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Il presidente della Repubblica Italiana indica  persone per vivere l’anno nuovo

Anno nuovo con il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, che domenica scorsa, a sorpresa, si è recato a Caivano, partecipando alla celebrazione eucaristica, officiata da don Maurizio Patriciello, nella chiesa dei Santissimi Apostoli della parrocchia del Parco Verde, ringraziando il parroco per l’opera che svolge nella comunità di Caivano: “Gli auguri non sono soltanto per l’anno che è appena cominciato ma sono per il futuro. Specialmente per i bambini e i ragazzi, su di loro ci sono le speranze della comunità. A loro auguriamo un futuro di crescita, di serenità, di lavoro e cultura”.

Al termine della visita don Maurizio Patriciello ha ringraziato il presidente Mattarella per aver testimoniato la presenza dello Stato: “Non me l’aspettavo. Si è presentato mezz’ora prima della Messa il prefetto dicendomi che oggi ci sarebbe stata una sorpresa. Fino a qualche tempo fa dicevo che lo Stato è un signore distinto ma distante. Oggi dico che lo Stato è un signore distinto ma non più distante”.

Una presenza dello Stato manifestata anche nel discorso del presidente della Repubblica italiana di fine anno, ricordando le difficoltà di vivere la pace: “Nella notte di Natale si è diffusa la notizia che a Gaza una bambina di pochi giorni è morta assiderata. Nella stessa notte di Natale feroci bombardamenti russi hanno colpito le centrali di energia delle città dell’Ucraina per costringere quella popolazione civile al buio e al gelo. Gli innocenti rapiti da Hamas, e tuttora ostaggi, vivono un secondo inizio di anno in condizioni disumane. Queste forme di barbarie non risparmiano neppure il Natale e le festività più sentite. Eppure mai come adesso la pace grida la sua urgenza”.

Ed ha sottolineato la necessità per i cittadini di conoscere la Costituzione italiana: “Abbiamo il dovere di osservare la Costituzione che indica norme imprescindibili sulla detenzione in carcere. Il sovraffollamento vi contrasta e rende inaccettabili anche le condizioni di lavoro del personale penitenziario. I detenuti devono potere respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti alla illegalità e al crimine. Su questo sono impegnati generosi operatori, che meritano di essere sostenuti”.

Inoltre è importante non dimenticare persone che nello scorso anno hanno prospettato traiettorie importanti per la vita: “Ho incontrato valori e comportamenti positivi e incoraggianti nel volto, nei gesti, nelle testimonianze di tanti nostri concittadini. Li ho incontrati nel coraggio di chi ha saputo trasformare il suo dolore, causato da un evento della vita, in una missione per gli altri. Li ho letti nelle parole di Sammy Basso che insegnano a vivere una vita piena, oltre ogni difficoltà”.

Ma anche nei ragazzi e nelle ragazze che ogni giorno lottano per difendere la dignità della persona: “Si trovano nel rumore delle ragazze e dei ragazzi che non intendono tacere di fronte allo scandalo dei femminicidi. Siamo stati drammaticamente coinvolti nell’orrore per l’inaccettabile sorte di Giulia Cecchettin e, come lei, di tante altre donne uccise dalla barbarie di uomini che non rispettano la libertà e la dignità femminile e, in realtà, non rispettano neppure sé stessi”.

Questi sono alcuni esempi di chi crede nel bene comune che invitano a non ‘cadere’ nell’indifferenza: “Ho fatto riferimento ad alcuni esempi di persone che hanno scelto di operare per il bene comune perché è proprio questa trama di sentimenti, di valori, di tensione ideale quel che tiene assieme le nostre comunità e traduce in realtà quella speranza collettiva che insieme vogliamo costruire.

E’ questa medesima trama che ci consentirà di evitare quelle divaricazioni che lacerano le nostre società producendo un deserto di relazioni, un mondo abitato da tante solitudini. Siamo tutti chiamati ad agire, rifuggendo da egoismo, rassegnazione o indifferenza”.

Senza dimenticare il messaggio del presidente della Repubblica a papa Francesco per ringraziare del messaggio in occasione del messaggio per la Giornata mondiale per la pace con l’invito a ‘seguire’ i suoi suggerimenti: “Affinché, come Ella auspica, il 2025 possa essere un anno in cui ‘cresca la pace’, Vostra Santità suggerisce gesti urgenti e coraggiosi.

Spetta a ciascuno, individualmente e nel contesto sociale di riferimento, raccogliere questo invito a credere nel dialogo e nella pace, a fare di più per gestire con efficacia il fenomeno strutturale delle migrazioni, il degrado ambientale, i rischi e le opportunità connessi alle nuove tecnologie. Tutti temi che investono il futuro dell’umanità e sui cui quali il Suo alto Magistero pone massima attenzione”.

Auguri di buon anno!!!

(Foto: facebook don Patriciello)

Auguri papa Francesco

Papa Francesco

“Beatissimo Padre, nel giorno del Suo 88° compleanno, vogliamo rivolgerLe un pensiero affettuoso e farLe giungere l’abbraccio di tutte le nostre comunità. Auguri di cuore! Più volte nel Suo Pontificato ci ha richiamato all’importanza del cuore, quest’anno ci ha consegnato la Lettera Enciclica ‘Dilexit nos’, una vera e propria bussola per il nostro mondo che sembra aver smarrito la rotta, sempre più in balia della tempesta della violenza, delle guerre, del cinismo e dell’indifferenza. In questo tempo cupo, dove si addensano le nubi dell’odio e della vendetta, l’ago della bussola punta a Cristo, che ci rende ‘capaci di relazionarci in modo sano e felice e di costruire in questo mondo il Regno d’amore e di giustizia’ (Dilexit nos, 28)”: questo è l’inizio del messaggio dei vescovi italiani per gli auguri in occasione del compleanno di papa Francesco.

Nel messaggio augurale i vescovi hanno sottolineato l’essenzialità del cristianesimo, riprendendo la costituzione pastorale ‘Gaudium et Spes: “Vogliamo allora impegnarci per tornare all’essenza, per riscoprire la forza propulsiva di bene che sgorga dai nostri cuori, ‘aprendo gli occhi sul mondo intero e su tutte quelle cose che gli uomini possono compiere insieme per condurre l’umanità verso un migliore destino’. Vogliamo imparare da Cristo, Dio che ha scelto la tenerezza e la fragilità di un bimbo per ‘reinventare l’amore’ laddove la capacità di amare è sopraffatta dall’individualismo, dalla cattiveria e dal disprezzo”.

E’ un’apertura alla realtà in ascolto del popolo: “Vogliamo ascoltare il battito della nostra gente, che a volte fa fatica a trovare ragioni per andare avanti e continuare a sperare. Vogliamo ricordare, cioè ‘portare nel cuore’, tutti coloro che sono ai margini, che non hanno voce, che sperimentano la solitudine, lo sconforto, la sofferenza. Vogliamo aprire la porta santa del nostro cuore per vivere al meglio il Giubileo, questo anno di grazia che ci viene donato, e per rendere la nostra Chiesa più missionaria e più accogliente, così come ci chiede il Cammino sinodale nazionale”.

Ed anche il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha inviato gli auguri al papa in nome del popolo italiano: “Nel farlo, mi rendo sicuro interprete dei sentimenti di affetto che il popolo italiano nutre nei confronti della Sua persona. Mentre molteplici focolai di guerra, anche in aree prossime all’Italia, continuano a provocare lutti e a lacerare il tessuto sociale di intere comunità, le Sue parole e i Suoi richiami costituiscono, per credenti e non credenti, un punto fermo cui guardare nei momenti di più profonda angoscia o di intima inquietudine”.

E’ un ringraziamento per la testimonianza di fede del papa: “Con la predicazione coraggiosa, con l’intensa attività pastorale, con i numerosi viaggi apostolici, Vostra Santità ha ricordato, anzi, ha testimoniato l’anelito di ogni persona a una quotidianità vissuta in pace e concordia, nel segno della libertà, della solidarietà, del rispetto reciproco. A tale riguardo, particolarmente incisivo è il monito espresso nella Lettera Enciclica ‘Dilexit Nos’ affinché il senso stesso della dignità umana non dipenda da cose che si ottengono con il potere del denaro”.

Ed infine un pensiero all’imminente giubileo: “Il Giubileo di cui è ormai prossimo l’inizio si aprirà nel segno de ‘La speranza non delude’, come riporta il titolo della Bolla con la quale Vostra Santità lo ha indetto. Possa questo richiamo alla concretezza della virtù della speranza indurre tutti (soprattutto coloro che rivestono ruoli di responsabilità nei diversi campi della vita politica, economica e sociale) a compiere scelte coraggiose per la giustizia e il bene comune”.

Tanti auguri papa Francesco

A conclusione della recita dell’Angelus di oggi papa Francesco ha impartito ai’Bambinelli’, portati a piazza san Pietro dai ragazzi e ragazze degli oratori romani: “E ora saluto voi, cari bambini e ragazzi degli oratori e delle scuole di Roma, che avete portato le statuine di Gesù Bambino perché siano benedette. Le benedico. E nel benedire i vostri ‘Bambinelli’, vi chiedo di pregare davanti al presepio per i bambini che vivranno un Natale difficile, nei luoghi di guerra, nei campi-profughi, in situazioni di grande miseria. Grazie di questo, e buon Natale a voi e alle vostre famiglie!”

Tempo di auguri per l’anno nuovo

E’ tempo di auguri. Di parole lanciate in aria come fuochi d’artificio. Riscaldando gli animi. Improvvisando un luminoso avvenire. E spegnendosi, dopo un istante. Semplicemente, a dire il vero, non saprei augurarvi che una salute sufficiente. Il resto dipenderà da voi.

50 anni di sacerdozio di papa Francesco

“Io stavo frequentando il collegio industriale, studiavo chimica, e un 21 di settembre, per questo me lo ricordo sempre, sono uscito per andare a passeggiare con i miei compagni e sono passato per la chiesa di Flores. Io andavo alla chiesa di Flores, a San José. Sono entrato, sentivo che dovevo entrare: quelle cose che senti dentro e non sai cosa sono.

E ho guardato, era un po’ buio, era un mattino di settembre, forse le 9, e ho visto un sacerdote che camminava, non lo conoscevo, non era di quella chiesa. E si siede in uno dei confessionali, l’ultimo sulla sinistra guardando l’altare. Non so cosa sia successo poi. Ho avuto la sensazione che qualcuno mi afferrava dentro e mi portava nel confessionale.

Certo, gli ho raccontato le mie cose, mi sono confessato… ma non so cosa sia successo… Là, ho sentito che dovevo essere sacerdote. Ne ero certo, ne ero certo. Invece di andare a passeggiare con gli altri, sono tornato a casa, perché ero come emozionato. Dopo, ho proseguito i miei studi e tutto il resto, ma deciso a seguire quel cammino”.

Così papa Francesco raccontava la propria vocazione sacerdotale in un’intervista radiofonica nel novembre 2012 ed i primi auguri pervenutigli arrivano dalla diocesi di Roma attraverso il vicario della capitale, card. Angelo De Donatis:

“La Chiesa di Roma non si dimentica di pregare per Lei Santo Padre. Per Lei sale a Dio la preghiera dei piccoli, dei bambini delle nostre comunità, che Lei benedice con affetto di Padre. Sale al Signore per Lei la preghiera dei poveri, che Lei ama in modo privilegiato; la preghiera degli anziani e dei malati, che offrono le loro sofferenze per la Chiesa.

Per Lei è la preghiera dei giovani, spinti dal Suo entusiasmo missionario; e delle famiglie, chiamate a vivere la Gioia dell’Amore. Per Lei è la preghiera di tutti noi, pronti a portare il Vangelo della gioia. E la preghiera dei ministri ordinati, chiamati a camminare insieme al Suo passo per le periferie esistenziali della nostra città. Per Lei è la preghiera dei consacrati e delle consacrate, segno di speranza per la nostra Chiesa.

Per Lei, per la Chiesa e per il mondo, è tutta la nostra preghiera, come anche il ringraziamento per come ci sta portando per mano per le vie dell’uomo, ‘misericordiando’, con uno sguardo di amore e di tenerezza. Una preghiera quotidiana si innalza per Lei, successore di Pietro, da questa sua città.

Oggi in particolare rendiamo grazie al Signore per il dono delle Sue mani consacrate cinquanta anni fa, che sono levate in alto per intercedere per noi, e che sono protese verso tutti per trasmettere amore. Senta queste Sue mani alzate sostenute dalle nostre, ogni giorno, in ogni istante. Auguri di cuore, Santità!”

Anche il presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, ha ringraziato il papa per la sua testimonianza: “Beatissimo Padre, nello scorrere dei giorni, ci sono date che non scandiscono solo il passare del tempo, ma acquistano un sapore particolare e diventano preziosa opportunità di gratitudine a una persona amata. Così, in occasione del 50° anniversario della Sua ordinazione sacerdotale, la Chiesa che è in Italia partecipa con la sua preghiera di lode e di ringraziamento al Signore.

La Sua testimonianza, i Suoi insegnamenti, le parole e i gesti che ci dona, sono storia che si fa vita. La ringraziamo, Santità, perché non smette di ricordarci l’importanza di vivere ‘la missione come un servizio a Dio e al suo popolo’, nonostante tutte le difficoltà del cammino. E’ un percorso impegnativo ed entusiasmante che c’impegniamo a seguire con semplicità, umiltà e vigore…

 Grazie, perché con il Suo sguardo attento e amorevole ridona alla Chiesa la gioia del Vangelo. Ci assicura che la chiamata è un dono prezioso da custodire e da far fruttare in una vita piena; è lo sguardo sulla realtà, fondato su un ascolto maturo, che consente di incrociare le sofferenze dell’umanità, fino a sentirle nostre, con la misericordia del Padre. Grazie, perché con parresia ci mette in guardia da un rischio diffuso: l’incapacità di contemplare e ringraziare.

Grazie, per la Sua paternità spirituale: non si stanca, Lei per primo, di ‘prendere l’iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare’. E’ Pastore di una Chiesa che accorcia le distanze, è vicina alle vicende delle persone, s’incarna nella loro storia, s’inginocchia, fascia e cura le ferite. E sa anche farsi curare nelle sue imperfezioni umane.

Grazie, perché dopo cinquant’anni non ha perso la gioia di sentirsi chiamato ogni giorno e, con essa, ci sprona ad andare avanti con umiltà e coraggio; soprattutto, conservando una fiducia sconfinata nella misericordia di Dio e dedicandoci, a nostra volta, con generosità al ministero affidatoci”.

Nel discorso ai parroci romani nel marzo 2014 il papa ha sottolineato il valore della misericordia in azione in ogni ‘ospedale da campo’: “La Chiesa oggi possiamo pensarla come un ‘ospedale da campo’. Questo scusatemi lo ripeto, perché lo vedo così, lo sento così: un ‘ospedale da campo’. C’è bisogno di curare le ferite, tante ferite! Tante ferite! C’è tanta gente ferita, dai problemi materiali, dagli scandali, anche nella Chiesa… Gente ferita dalle illusioni del mondo…

Noi preti dobbiamo essere lì, vicino a questa gente. Misericordia significa prima di tutto curare le ferite. Quando uno è ferito, ha bisogno subito di questo, non delle analisi, come i valori del colesterolo, della glicemia… Ma c’è la ferita, cura la ferita, e poi vediamo le analisi. Poi si faranno le cure specialistiche, ma prima si devono curare le ferite aperte.

Per me questo, in questo momento, è più importante. E ci sono anche ferite nascoste, perché c’è gente che si allontana per non far vedere le ferite… Mi viene in mente l’abitudine, per la legge mosaica, dei lebbrosi al tempo di Gesù, che sempre erano allontanati, per non contagiare”.

Auguri Santità dalla redazione di Korazym

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