A proposito di quella voce sul rito romano usus antiquior. Con qualche riflessione sull’unità nella Chiesa

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 18.01.2023 – Vik van Brantegem] – “Ora possiamo finalmente firmare il documento!”: sono le parole che – secondo una voce – avrebbe pronunciato giorni fa il Cardinale di curia inglese Arthur Roche (il 27 maggio 2021 nominato da Papa Francesco Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e il 27 agosto 2022 creato cardinale), riportate ampiamente su Internet.

Le (presunte) parole sono state interpretate nel senso che un documento che restringe ulteriormente il rito romano usus antiquior – che Benedetto XVI nel 2007 aveva consentito con Summorum Pontificum, affermando che il rito romano prima della sua riforma post-conciliare, ovvero il rito romano antico, dovrebbe essere considerata sempre degna e buona – è già stato preparato, anche se non ancora firmato. Alcuni hanno ipotizzato che dopo la morte di Papa Benedetto XVI, l’ipotetico documento “più restrittivo” potrebbe essere firmato. Ma c’è qualcosa di vero in questa voce? Esiste una bozza di tale documento nella realtà?

Ieri, il blog cattolico tradizionale internazionale Rorate Coeli ha scritto: «Riguardo alla voce di un nuovo documento sulla Messa in latino, voce che si è diffusa la scorsa settimana, le nostre fonti a Roma ne hanno negato l’esistenza, o almeno che sia prevista». Quindi, la voce sarebbe stata solo una speculazione, senza reale fondamento?

Come abbiamo riferito ieri [QUI], la prima segnalazione della voce era arrivata il 13 gennaio da Summorum-Pontificum.de, un sito tedesco incentrato su questioni liturgiche, con un articolo (che abbiamo riportato nella nostra traduzione) che dava per scontato che il Cardinal Roche abbia effettivamente fatto l’osservazione riferita dalla voce, dopo aver appreso della morte di Papa Benedetto XVI. Comunque, il sito sottolineava di non considerare la presunta osservazione casuale del Cardinal Roche di grande importanza o interesse (“ci è sembrato nel migliore dei casi essere di interesse aneddotico”). Tuttavia, la voce parlava di aver ricevuto “notizie” sulla “forma e contenuto” di un documento vero e proprio. Quindi, non si basava solo su l’interpretazione di una presunta osservazione casuale del Cardinal Roche, ma su ulteriori “informazioni”. Questa voce afferma che è in lavorazione a Roma una Costituzione apostolica che “porrebbe fine alla Messa antica”. Ecco perché, leggendo questo articolo di Summorum-Pontificum.de, indicando anche i (presunti) contenuti della (presunta) Costituzione apostolica, il mondo tradizionale si è allarmato.

Il sito francese Médias-Presse.info ha poi rilanciato l’argomento, riportando il 14 gennaio in un articolo a firma di Christian Lassale Profitant de la mort de Benoît XVI, François veut parachever son œuvre destructrice (Approfittando della morte di Benedetto XVI, Francesco vuole portare a termine la sua opera distruttiva), la traduzione francese dell’articolo di Summorum-Pontificum.de, con l’aggiunta di alcuni commenti, che abbiamo riportato nella nostra traduzione italiana dal francese [QUI].

Questo articolo di Médias-Presse.info è poi stato rilanciato il 14 gennaio da Marco Tosatti nella traduzione italiana sul suo blog Stilum Curiae.

Infine, ieri è arrivato l’articolo di Rorate Coeli, che suggerisce che non c’è alcun fondamento per la voce, aggiungendo però “un avvertimento importante”, che “la voce potrebbe non essere completamente vera, ma non che qualcosa del genere sia impossibile. Semplicemente non si sa mai cosa sta succedendo o chi è attualmente favorito dalla cricca” intorno a Papa Francesco.

Quindi… a proposito di quella voce…
Rorate Coeli, 17 gennaio 2023


Riguardo alla voce di un nuovo documento sulla messa in latino, voce che si è diffusa la scorsa settimana, le nostre fonti a Roma ne hanno negato l’esistenza, o almeno che sia prevista.
***
Un avvertimento importante, tuttavia, e questo è nostro, non dalle nostre fonti: questo pontificato ha visto uscire una pletora di nuove leggi ogni mese. E, a differenza di quanto avveniva in passato, la normativa varata da Francesco non deriva da un procedimento misurato, in cui a ciascuna Congregazione interessata vengono chiesti riscontri e considerazioni.
In Francescolegge, non c’è procedura.

La cricca attorno al Papa seleziona progetti già pronti, da qualsiasi rumoroso lobbista ecclesiastico che troverà un pubblico favorevole nella cerchia dei gesuiti: e, se è favorito da chi a sua volta è favorito da Francesco, ha grandi possibilità di diventare legge.

È quello che è successo con Traditionis custodes: è una cattiva legge, scritta male e piena di linguaggio grottesco perché scritta per lo più da un dilettante liturgico, Andrea Grillo, il cui unico titolo personale è il suo odio per la Messa tradizionale. Era stato posto davanti a Francesco dal suo entourage, lo accettò e lo decretò.

È tutto molto bizzarro: in un sistema, come il papato, in cui il sovrano è esecutivo, legislatore e giudice, i limiti al suo potere sono le linee procedurali sviluppate nei secoli.

Quando questi vengono ignorati, tutte le scommesse sono annullate.

E la stessa legittimità dell’istituzione viene annullata.

Ogni nuovo mese del pontificato di Francesco è un mese di crescente illegittimità a causa del crollo dei baluardi istituzionali che proteggono i diritti, i doveri e le prerogative di tutti, dai vescovi e cardinali ai laici.

Tutto questo per dire che la voce potrebbe non essere completamente vera, ma non che qualcosa del genere sia impossibile. Semplicemente non si sa mai cosa sta succedendo o chi è attualmente favorito dalla cricca.

Il Cardinal Müller nel 2012 sull’unità della Chiesa

Robert Moynihan, riportando l’articolo di Rorate Coeli nella su Lettera N. 20 Messa antica di ieri, 17 gennaio 2023, in un Addendum Il Cardinal Müller sull’unità della Chiesa, ricorda le parole “di anni fa” di Gerhard Ludwig Müller, il 2 luglio 2012 da Papa Benedetto XVI elevato arcivescovo e nominato per un quinquennio Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, diventando ex officio Presidente della Pontificia Commissione Biblica, della Commissione Teologica Internazionale e della Pontificia Commissione Ecclesia Dei (poi il 22 febbraio 2014 da Papa Francesco creato cardinale). “Le sue opinioni, quindi, probabilmente hanno un certo valore per valutare l’ortodossia della dottrina della Chiesa e le questioni chiave nelle lotte dottrinali della Chiesa odierna”, osserva Moynihan.

Il riferimento di Moynihan è ad un’intervista concesso in tedesco per Radio Vaticana del 17 settembre 2012 a cura di Padre Bernd Hagenkord, S.I. Erzbischof Müller: Die Polarisierungen überwinden (Superare le polarizzazioni) [QUI], in cui l’allora Arcivescovo Gerhard Ludwig Müller – a due mesi e mezzo dalla sua nomina a Prefetto – affermava di voler aiutare a superare la polarizzazione nella Chiesa. Osservando che aveva «iniziato a pensare a cosa c’è di sbagliato nella vita della Chiesa, diceva (nostra traduzione italiana dal tedesco): «In molti Paesi c’è una polarizzazione: tradizionalisti contro progressisti o come volete chiamarla. Questo deve essere superato, dobbiamo trovare una nuova e fondamentale unità nella Chiesa. Un’unità in Cristo, non un’unità fabbricata programmaticamente e poi invocata da un oratore di partito. Non siamo in alcun modo una comunità umana attorno a un programma di partito o una comunità di ricerca scientifica, ma la nostra unità ci è data. Crediamo in una Chiesa unita in Cristo. E se si crede in Cristo, si crede davvero, e non solo si strumentalizza l’intero insegnamento della Chiesa e si individuano singoli punti per la propria ideologia, ma si è anche coinvolti senza riserve con Cristo, allora anche l’unità della Chiesa è importante. Allora la Chiesa non sarà dilaniata dalla gelosia e dalla spinta a mettersi in mostra da parte dei singoli, come si dice in tanti passi della Sacra Scrittura. Questa è un’idea di fondo e un mio progetto: ridurre le tensioni all’interno della Chiesa».

Al riguardo, tornando ad oggi, ci sembra opportuno riportare quanto scritto da Americo Mascarucci il 16 gennaio su Stilum Curiae, in un contributo dal titolo Benedetto XVI, il prossimo conclave e il ruolo di Müller [QUI].

Tra altro Mascarucci – opponendosi alla spinta verso lo “scisma indotto” o “la mossa del cavallo”, di cui abbiamo trattato in modo esauriente già in passato [QUI] – reagisce opportunatamente a quegli «irriducibili, ripetendo a pappagallo ciò che è stato trasmesso loro per indottrinamento, contestano il fatto che io sostenga di dover combattere contro i modernisti dall’interno, cioè restando nella Chiesa in unione con Papa Francesco, che non condividiamo sotto molteplici aspetti ma che è il sommo pontefice intorno cui, volenti o nolenti, dobbiamo essere uniti quale successore di Pietro; proprio come ha ribadito anche nei giorni scorsi il Cardinale Gerhard Ludwig Müller, ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, uno che non ha mai risparmiato critiche, anche molto dure, nei confronti del Papa regnante».

Dopo aver sgombrato il campo «da alcuni equivoci», conclude: «E per quanto Papa Francesco non ci piaccia, sarebbe sicuramente un errore imperdonabile spingerlo fra le braccia dei modernisti, anche inseguendo teorie sedevacantiste che altro non farebbero che creare l’ennesima setta scismatica senza futuro. Non a caso il Cardinal Müller, nel chiedere con forza a Bergoglio di cambiare passo e di rispettare i conservatori tenendo conto delle loro posizioni e sensibilità, ha invitato il Papa regnante a restare al suo posto e a non rinunciare come molti gli stanno chiedendo. Anche Müller si è improvvisamente venduto al nemico? O forse sta soltanto cercando di portare avanti l’opera di Ratzinger che, piaccia o no, al di là degli scontri e delle scorrettezze commesse nei confronti dell’Emerito (vedi Traditionis custodes o la cacciata di Padre Georg), Bergoglio ha dovuto comunque ascoltare opponendosi per esempio fino ad oggi alle oscene proposte del Sinodo tedesco?».

Traditionis custodes – Indice [QUI]

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