Roma: più di 40.000 giovani per il 35° Pellegrinaggio di fiducia sulla Terra

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Nei giorni scorsi è stato presentato  l’evento della Comunità di Taizé; sono attesi più di 40.000 giovani di diverse confessioni da tutta Europa per pregare nella Capitale e incontrare il Papa dal 28 dicembre al 2 gennaio. Organizzato dalla Comunità ecumenica francese, in collaborazione con il Vicariato di Roma e la Pastorale giovanile, l’incontro internazionale fa rivivere la volontà di frère Roger,  fondatore della Comunità, che sin dal 1940 auspicava ad un cammino delle nuove generazioni ‘sui sentieri della fiducia tra le persone, i popoli e Dio’. Oltre alle numerose famiglie che hanno aperto le proprie case per dare vitto e alloggio ai pellegrini, sono tante le parrocchie nella periferia di Roma che hanno assicurato un posto a circa 100 ragazzi ciascuna. Un’accoglienza ‘positiva e quasi commovente’, hanno sottolineato frère Marek e frère David, che però ancora non basta.

 

Il numero di giovani cattolici desiderosi  di partecipare continua infatti a crescere ogni giorno. A questo si è aggiunto anche un nutrito gruppo proveniente da Paesi ortodossi come Russia, Romania, Serbia e, in particolare, Ucraina, che ha già registrato 3.000 adesioni. Anche alcuni Paesi, come Germania, Svizzera e Inghilterra, hanno assicurato la loro presenza. I responsabili del coordinamento hanno invitato i romani ad aprirsi all’accoglienza: “L’incontro è libero e apre a tutti la possibilità di stare insieme riuniti intorno a Cristo, vivendo momenti di preghiera e condivisione. C’è bisogno di tanti posti. Pertanto contiamo sulla ospitalità delle famiglie romane e aspettiamo che aderiscano anche altre comunità e parrocchie”. Chi vuole ospitare i giovani partecipanti al 35° Pellegrinaggio di fiducia sulla terra può rivolgersi alla parrocchia più vicina o al centro di preparazione della Comunità di Taizé in via Orione, Roma.

 

L’iniziativa avviene ogni anno, a fine anno, in una capitale d’Europa. Dopo l’incontro del 2011 a Berlino, approda ora nella Capitale per concludere l’anno passato e inaugurare il nuovo nel segno della convivenza pacifica e della speranza per il futuro. I pellegrini vivranno giornate di preghiera nelle chiese locali e  visiteranno le grandi basiliche romane e le tombe degli Apostoli. Sabato 29 dicembre, alle 18, saranno  accolti da Benedetto XVI per una preghiera comune in piazza San Pietro. Il cardinale Vicario, Agostino Vallini, ha affermato:  “Questo pellegrinaggio invita i giovani a riflettere sulle realtà del mondo a partire dal loro esser cristiani per rispondere a domande provocatorie. E’ possibile essere un segno di fiducia nella società di oggi? Apparentemente sembra di no, invece i giovani possano cambiare l’atmosfera di una società. in un momento nel quale il pericolo della frammentazione, di una vita all’insegna del ‘si salvi chi può’, può caratterizzare l’esistenza dei popoli il fatto che migliaia di giovani, nonostante la crisi e gli interrogativi sul futuro, vengano a Roma e dicano vogliamo essere un segno di fiducia è un messaggio di grande umanità e positività… La fiducia è il tema più urgente per il mondo di oggi.  Senza di essa è difficile stabilire relazioni umane che aspirano alla pace”.

Ed a novembre frère Alois, con due suoi fratelli sono andati a Goma, dove recenti guerre hanno portato decine di migliaia di famiglie di sfollati in cerca di rifugio nelle parrocchie. A Kigali, i partecipanti sono arrivati ​​da tutto il Ruanda, la regione dei Grandi Laghi in Africa orientale, in totale, più di 8.500 giovani provenienti da 35 paesi sono riuniti a 4.000 famiglie di 50 comunità locali. Il programma del mattino si è svolto nelle comunità di accoglienza di tutto il tema ‘incontrare testimoni di speranza’, le persone che si impegnano per gli altri. Nel pomeriggio, i giovani hanno partecipato nelle preghiere guidati dalla comunità di Taizé, in corrispondenza delle intersezioni su diversi temi, un forum culturale, una visita genocidio sito National Memorial. Frère Alois si è detto “impressionato dalla vitalità dei giovani cristiani in questa regione dell’Africa. Sapendo che molti vanno in situazioni così difficili, questo dinamismo è il Vangelo come una chiamata a rimanere saldi nella speranza”.

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