Papa Francesco: la preghiera è la scuola della vita

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“Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli di lingua italiana. Il mese di ottobre, mese missionario, rappresenta un pressante invito per i cristiani a sentirsi tutti responsabili nella diffusione del Regno di Dio. Siate coraggiosi nell’annunciare con le parole e con l’esempio il messaggio evangelico, in ogni ambiente”: con queste parole papa Francesco ha ricordato al termine dell’udienza generale nell’aula Paolo VI l’importanza della missione.

Udienza generale che ha continuato il racconto dell’esperienza della preghiera nel ricordo di papa Giovanni Paolo II: “Domani celebriamo la memoria liturgica di San Giovanni Paolo II, nell’anno giubilare del Centenario della Sua nascita. Egli, uomo di spiritualità profonda, ogni giorno contemplava il Volto luminoso di Dio nella preghiera liturgica e nella meditazione dei Salmi. Esortava anche tutti i cristiani a cominciare le giornate con le lodi al Signore, prima di intraprendere le non sempre facili vie della vita quotidiana”.

Riprendendo la lettura dei Salmi il papa h ribadito che la preghiera non è un calmante per placare le ansietà della vita ma responsabilizza ognuno do noi, prendendo spunto da un episodio durante la lettura del brano introduttivo:

“Poi, mentre leggevano i lettori il brano biblico, mi ha attirato l’attenzione quel bambino o bambina che piangeva. E io vedevo la mamma che coccolava e allattava il bambino e ho pensato: ‘così fa Dio con noi, come quella mamma’.

Con quanta tenerezza cercava di muovere il bambino, di allattare. Sono delle immagini bellissime. E quando in Chiesa succede questo, quando piange un bambino, si sa che lì c’è la tenerezza di una mamma, come oggi, c’è la tenerezza di una mamma che è il simbolo della tenerezza di Dio con noi. Mai far tacere un bambino che piange in Chiesa, mai, perché è la voce che attira la tenerezza di Dio. Grazie per la tua testimonianza”.

Questa è la preghiera dei Salmi: “Anzitutto notiamo che nei Salmi compare spesso una figura negativa, quella dell’ ‘empio’, cioè colui o colei che vive come se Dio non ci fosse. E’ la persona senza alcun riferimento al trascendente, senza alcun freno alla sua arroganza, che non teme giudizi su ciò che pensa e ciò che fa.

Per questa ragione il Salterio presenta la preghiera come la realtà fondamentale della vita. Il riferimento all’assoluto e al trascendente, che i maestri di ascetica chiamano il ‘sacro timore di Dio’, è ciò che ci rende pienamente umani, è il limite che ci salva da noi stessi, impedendo che ci avventiamo su questa vita in maniera predatoria e vorace. La preghiera è la salvezza dell’essere umano”.

Eppoi ha messo in guardia da una falsa preghiera: “Certo, esiste anche una preghiera fasulla, una preghiera fatta solo per essere ammirati dagli altri. Quello o quelli che vanno a Messa soltanto per far vedere che sono cattolici o per far vedere l’ultimo modello che hanno acquistato, o per fare buona figura sociale. Vanno a una preghiera fasulla.

Gesù ha ammonito fortemente al riguardo. Ma quando il vero spirito della preghiera è accolto con sincerità e scende nel cuore, allora essa ci fa contemplare la realtà con gli occhi stessi di Dio”.

Però la preghiera dà senso ad ogni situazione, se essa proviene dal cuore: “Questo è curioso nella preghiera, forse incominciamo in una cosa sottile ma nella preghiera quella cosa acquista spessore, acquista peso, come se Dio la prende in mano e la trasforma. Il peggior servizio che si possa rendere, a Dio e anche all’uomo, è di pregare stancamente, in maniera abitudinaria. Pregare come i pappagalli. No, si prega con il cuore”.

La preghiera quindi costituisce il centro della vita: “La preghiera è il centro della vita. Se c’è la preghiera, anche il fratello, la sorella, anche il nemico, diventa importante… Chi adora Dio, ama i suoi figli. Chi rispetta Dio, rispetta gli esseri umani.

Per questo, la preghiera non è un calmante per attenuare le ansietà della vita; o, comunque, una preghiera di tal genere non è sicuramente cristiana. Piuttosto la preghiera responsabilizza ognuno di noi. Lo vediamo chiaramente nel “Padre nostro”, che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli”.

Esaminando il Salterio, ha ribadito che esso è ‘una grande scuola’: “La preghiera dei cristiani ha questo ‘respiro’, questa ‘tensione’ spirituale che tiene insieme il tempio e il mondo. La preghiera può iniziare nella penombra di una navata, ma poi termina la sua corsa per le strade della città. E viceversa, può germogliare durante le occupazioni quotidiane e trovare compimento nella liturgia”.

La preghiera permette alla Chiesa di essere ‘membrane’: “Le porte delle chiese non sono barriere, ma ‘membrane’ permeabili, disponibili a raccogliere il grido di tutti.  Insomma, dove c’è Dio, ci deve essere anche l’uomo…

Dio non sopporta l’ ‘ateismo’ di chi nega l’immagine divina che è impressa in ogni essere umano. Quell’ateismo di tutti i giorni: io credo in Dio ma con gli altri tengo la distanza e mi permetto di odiare gli altri. Questo è ateismo pratico. Non riconoscere la persona umana come immagine di Dio è un sacrilegio, è un abominio, è la peggior offesa che si può recare al tempio e all’altare”.

(Foto: Santa Sede)

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