Dopo Fiducia supplicans, la Santa Sede corre ai ripari

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 12.01.2024 – Vik van Brantegem] – La controversa Dichiarazione Fiducia supplicans sulla benedizione delle coppie omosessuali e delle coppie irregolari, emessa con l’approvazione di Papa Francesco dal Cardinale Víctor Manuel (Tucho) Fernández, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, ha ricevuto un’accoglienza divisa da parte di vescovi, clero e laici sin dalla sua pubblicazione, avvenuta il 18 dicembre 2023. È stata definita imbarazzante ed eretica, contrastata dai vescovi dell’Europa orientale e centrale, dell’America Latina e, soprattutto, dell’Africa. Molti vescovi e interi episcopati hanno già dichiarato che non applicheranno le disposizioni di Fiducia supplicans, vietano ai loro sacerdoti di impartire le benedizioni delle coppie omosessuali e delle coppie irregolari, come indicato da Fiducia supplicans, non negandole alle persone individuali come da sempre.

La difficoltà principale che vescovi, sacerdoti e laici hanno con la Fiducia supplicans è, che non riesce a fare una distinzione chiara e comprensibile anche ai “semplici”, tra la benedizione delle persone e la benedizione delle loro relazioni oggettivamente di peccato. Ma il significato di Fiducia supplicans va oltre il suo stesso contenuto, come osserva Tommaso Scandroglio oggi su La Nuova Bussola Quotidiana [QUI]: «Forse, Fiducia supplicans potrebbe essere un documento provvidenziale nel senso letterale della parola perché potrebbe essere la goccia che farà traboccare il vaso».

L’attenzione non deve essere distratto dai documenti che il Cardinal Tucho sta producendo come Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede (per ultimo la sciagurata Fiducia supplicans), con le notizie sui libri del Parroco Tucho (sul “bacio che guarisce” e sulla pornografia eretica della “mistica dell’orgasmo”). Anche se sono “marginali”, non sono meno preoccupanti, come ha rilevato l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò nella sua dichiarazione del 10 gennaio scorso [QUI].

Comunque, dopo questa premessa, non vanno sottovalutate le critiche – indirizzate a coloro che si scandalizzano con ragione per il contenuto di quei libri – che il Cantico dei Cantici è un testo “esplicito”, e che molti mistici e anche San Giovanni Paolo II hanno scritto testi “espliciti”. Ma allora perché il Cardinal Tucho ha fatto di tutto per far sparire questi suoi due libri tra i tanti che ha scritto? Perché dice che oggi non li avrebbe scritto e non ha piacere che se ne parli? Poi, il Cantico dei Cantici non è un inno all’amore sensuale, ma sponsale, che simboleggia l’amore tra Dio e il popolo eletto e prefigura nell’Antico Testamento quello tra Cristo e la Sua Chiesa del Nuovo Testamento. Perciò trova posto nelle Sacre Scritture. Infine, San Giovanni Paolo II ha scritto testi sul corpo e sull’amore sponsale, per niente paragonabile alla pornografia eretica del Parroco Tucho.

Di seguito riportiamo un articolo dal titolo Dire bene di ciò che è male? Liberi pensieri di un filosofo su “Fiducia supplicans”, pubblicato oggi dal vaticanista a L’Espresso Sandro Magister sul suo blog Settimo Cielo, con una nota di Thibaud Collin, professore di Filosofia a Parigi, autore di saggi importanti sulla crisi contemporanea del matrimonio. Magister spiega: «Il “wokismo” al quale egli si richiama è l’odierna ondata di ripulsa di tutto ciò che è visto derivare da passate discriminazioni. Nella Chiesa, è la ragione naturale demolita da una nuova e contraddittoria religione dell’inclusione, nel nome della misericordia».

La Dichiarazione Fiducia supplicans è stata salutata da sacerdoti attivisti LGBT come Padre James Martin, S.I., la cui successiva benedizione di una coppia omosessuale con fotografo al seguito è stata riportata da The New York Times, e dai vescovi in Germania e Belgio. «All’interno del mondo dei credenti LGBTI+, la recente dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede, Fiducia supplicans, è vista come un enorme passo avanti verso il riconoscimento delle relazioni omosessuali fedeli e durature», hanno dichiarato i vescovi eterodossi belgi. Qualcuno va pure oltre, come l’Arcivescovo eletto di Bamberg, Mons. Herwig Gössl, che chiede a Roma di non considerare più la sodomia un peccato mortale.

Poi, durante la Conferenza Stampa sul prossimo restauro del famoso baldacchino del Bernini, l’Arciprete della Basilica di San Pietro, Cardinale Mauro Gambetti, OFM Conv, ha dichiarato che il clero della basilica benedirà le coppie omosessuali, «per mostrare al mondo il volto materno della Chiesa e sulla linea di ciò che [Papa Francesco] ha chiesto». Tuttavia, per ora nessuno ha chiesto ai canonici della basilica una tale benedizione: «Non mi sembra che siano arrivate segnalazioni». Ha aggiunto: «Si muoveranno dritti lungo il solco che è stato tracciato».

Dopo il caos che Fiducia supplicans ha creato, Roma è costretto a cedere (quasi…) e a correre ai ripari (un modo di dire figurativo che significa secondo il dizionario, “cercare di porre immediato rimedio a un errore, un danno, un inconveniente o simili, come se in caso di pericolo ci si mettesse a correre verso i ripari in cui rifugiarsi”).

Ai colpi assestati a Fiducia supplicans nelle scorse settimane, ieri si sono aggiunti i KO dalla Chiesa in Francia (che si dissocia e fa crollare i distinguo di Fiducia supplicans, come ha osservato il vaticanista de Le Figaro, Jean-Marie Guénois) e in Africa (che sulla benedizione delle coppie omosessuali e delle coppie irregolari dice un deciso no al Cardinal Fernández e a Papa Francesco, rimanendo comunque in comunione, come hanno riferito ieri Vatican News, l’house organ della Santa Sede e Avvenire, il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana).

Il segnale significativo della retromarcia di Roma è arrivato con gli articoli di Vatican News [QUI] e Avvenire (che riportiamo di seguito), che ieri hanno diffuso il contenuto della lettera con cui il Cardinal Ambongo, a noma delle Chiese in Africa, respinge la Dichiarazione Fiducia supplicans. Ma anche dai media mainstream, in testa la Repubblica, che oggi titola – per carità, niente in prima pagina, solo un articoletto in fondo alla pagina 17 – «“Non benediremo le coppie gay”. I vescovi africani fanno muro contro l’apertura di Francesco». A margine, è divertente leggere i vari distinguo e le virgolette adoperati dal vaticanista repubblicano, con quel “quasi” di rara bellezza spirituale, che fa il pari con i 10/15 secondi del Tucho. Insomma, in Africa ci siamo “quasi”. Una lettura di Vatican News, Avvenire e la Repubblica “quasi” divertente.

L’atto di disobbedienza ad un documento del Magistero – che è la Dichiarazione Fiducia supplicans – di ben 15 Conferenze Episcopali, di un numero considerevole di vescovi in tutto il mondo, ma soprattutto del sud, della Chiesa in Francia e in Africa, è senza dubbio di grande rilevanza. È un fatto che non passa inosservato, né a Roma né alla Chiesa universale. Non si tratta più di qualche pronunciamento isolato di qualche componente curiale anche se  importante, o di alcuni vescovi sparse per il mondo.

La Chiesa in Francia conta ancora, osserva Jean-Marie Guénois su Le Figaro, soprattutto quando si tratta di prendere posizione nei grandi dibattiti teologici e pastorali che riguardano l’intera Chiesa Cattolica.

Con il Cardinale Fridolin Ambongo Besungo, OFM Cap, Arcivescovo metropolita di Kinshasa, Presidente del Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar, nonché membro del Consiglio dei Cardinali che assiste Papa Francesco nel governo della Chiesa universale, si è ribellata la Chiesa in Africa. Si tratta della più importante Chiesa Cattolica continentale, l’unica al mondo in fortissima crescita ed espansione, nonché ai primissimi posti per le vocazioni (mandando i suoi sacerdoti nelle nostre parrocchie, con la crescente mancanza di sacerdoti nostrani).

Il Cardinal Ambongo ha diffuso una lettera con cui, al di là delle forme diplomatiche, mette agli atti che quanto dispone la Fiducia supplicans non verrà attuata nel continente africano, pur rimanendo “in comunione con il Papa, ma non possiamo benedire le coppie omosessuali”.
La foto della lettera originale del Cardinal Ambongo [QUI e QUI].
Il testo completa della lettera del Cardinal Ambongo in inglese e nella traduzione italiana [QUI].

Il Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin, a margine di un evento a Roma su la Santa Sede e la pace, risponde alle domande su Fiducia supplicans, che ha generato forti reazioni nella Chiesa. Alla domanda: «È un bene o un male?», il Cardinal Parolin risponde: «È sempre un bene, l’importante è che si proceda sempre secondo quello che viene chiamato il “progresso nella continuità”. Nella Chiesa c’è sempre stato il cambiamento: la Chiesa di oggi non è quella di 2000 anni fa. La Chiesa è aperta ai segni dei tempi, è attenta alle esigenze che si presentano, però deve essere anche fedele al Vangelo, dev’essere fedele alla tradizione, fedele al suo patrimonio. Allora se questi fermenti servono a camminare seguendo il Vangelo per dare risposte, siano benvenuti». Circa la lettera di ieri del Cardinal Ambongo, in cui i vescovi africani ribadiscono la piena comunione al Papa ma si dicono non disponibili a benedire coppie omosessuali, il Segretario di Stato afferma: «Questo documento [Fiducia supplicans] ha suscitato delle reazioni molto forti da parte di alcuni episcopati. Vuol dire che si è toccato un punto molto molto delicato, molto sensibile che avrà bisogno di grandi approfondimenti».

Questo significa da parte del Segretario di Stato – dopo il Cardinal Ambongo e il Cardinal Sarah («Non ci opponiamo a Papa Francesco, ma ci opponiamo fermamente e radicalmente a un’eresia che mina gravemente la Chiesa, Corpo di Cristo, perché contraria alla fede cattolica e alla Tradizione» [QUI]) – la conferma, «che chiedere di andare a fondo su un tema così cruciale – il male, il bene, il peccato, la grazia – non significa essere contro il Papa, ma al contrario desiderare di rimanere in comunione» (Costanza Miriano).

«Il danno causato dal Cardinal Fernández è enorme: per la prima volta, un intero continente pubblica un documento in cui chiarisce che un atto approvato dal Pontefice lì non sarà applicato. La situazione è così grave che la premessa è la conferma della “incrollabile” fedeltà al Papa» (Matteo Matzuzzi).

La Chiesa in Francia non convalida la benedizione delle coppie omosessuali
di Jean-Marie Guénois
Le Figaro, 10 gennaio 2024

(Nostra traduzione italiana dal francese)

(…) I vescovi di Francia hanno finalmente preso posizione nella controversia che scuote il mondo cattolico riguardo alla benedizione, da parte di un sacerdote, delle coppie omosessuali. Un Comunicato stampa del 10 gennaio del Consiglio Permanente dell’episcopato, composto da dieci vescovi eletti da un centinaio di loro confratelli, incoraggia la benedizione delle persone omosessuali che ne fanno richiesta ma non delle coppie. Fino ad allora formalmente respinta da Roma, la possibilità di benedire le coppie in quanto tali è stata aperta il 18 dicembre dalla Santa Sede attraverso una Dichiarazione, intitolata Fiducia supplicans, del Dicastero per la Dottrina della Fede, sostenuta da Papa Francesco. Il che ha suscitato elogi in certi ambienti ecclesiali ma anche un vero e proprio clamore in altri, in Africa in particolare. Al punto che la Santa Sede ha dovuto, il 4 gennaio, lasciare finalmente ai vescovi la scelta se consentire o meno queste benedizioni nella loro diocesi. (…)
Riunito a Parigi, il Consiglio Permanente dell’episcopato, presieduto da Mons. Éric de Moulins-Beaufort, Arcivescovo metropolita di Reims, ha ora assunto una posizione nazionale. Il che non passerà inosservato, né in Vaticano né a livello della Chiesa universale, visto che la Chiesa in Francia conta ancora. Soprattutto quando si tratta di prendere posizione nei grandi dibattiti teologici e pastorali che riguardano l’intera Chiesa Cattolica. (…)
Questa “chiamata” ad una “accoglienza incondizionata e misericordiosa” viene da “Gesù Cristo”, scrivono i vescovi francesi. Sottolineano che la Dichiarazione Fiducia supplicans ricorda che “coloro che non vivono una situazione che gli consenta di partecipare al sacramento del matrimonio non sono esclusi né dall’Amore di Dio né dalla sua Chiesa. Li incoraggia nel desiderio di avvicinarsi a Dio per beneficiare del conforto della sua presenza e per implorare la grazia di conformare la loro vita al Vangelo”.
Questa “ampia e incondizionata accoglienza”, spiegano ancora i vescovi francesi, può realizzarsi concretamente “attraverso preghiere di benedizione, impartite in forma spontanea, ‘non ritualizzata’, al di fuori di ogni segno suscettibile di essere assimilato alla celebrazione del matrimonio”. Perché il matrimonio cattolico, è l’altro punto chiave della dichiarazione episcopale francese, può essere inteso solo come “unione esclusiva, stabile e indissolubile, tra un uomo e una donna, naturalmente aperta alla generazione di figli”. Definizione contenuta anche nel documento Fiducia supplicans, ma che era passata inosservata poiché aveva preso il sopravvento la novità di consentire le benedizioni alle coppie omosessuali – per la prima volta integrato in questo documento pensato al più alto livello della Chiesa. Questa possibilità di benedire le coppie omosessuali rimane tuttavia. Il Papa insiste su questo. Non ha seguito la cautela del Sinodo dei Vescovi, riunitosi in ottobre a Roma, che aveva escluso questa ipotesi. La benedizione delle coppie omosessuali avverrà quindi secondo la decisione di ciascun vescovo, che di fatto non risponde ad una Conferenza Episcopale secondo il diritto canonico. Tuttavia, è estremamente raro che una Conferenze Episcopale, nel suo insieme, osi correggere pubblicamente una decisione del Papa. Un fatto ecclesiale importante alla fine del pontificato di Francesco, considerato autoritario.

Lettera. Vescovi africani: con Pietro, ma no alla benedizione delle coppie omosessuali
Avvenire, 11 gennaio 2024


«Nessuna benedizione per le coppie omosessuali nelle Chiese africane», così si intitola il documento pubblicato oggi a firma del cardinale Fridolin Ambongo. (…)
Nell’introduzione si sottolinea come questo messaggio «ha ricevuto il consenso di Sua Santità Papa Francesco e di Sua Eminenza il Cardinale Víctor Manuel Fernández» e rappresenta una sintesi delle posizioni delle varie conferenze episcopali (che sono state consultate appositamente dopo essersi espresse in ordine sparso nelle scorse settimane).
Quattro le parti di cui si compone il testo.
Nella prima si ribadisce da parte delle Chiese africane «l’incrollabile attaccamento al Successore di Pietro, la loro comunione con lui e la loro fedeltà al Vangelo». Esse «riconoscono collettivamente che la dottrina della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia rimane invariata. Tutti hanno notato i passaggi in cui Fiducia supplicans riafferma questa posizione tradizionale della Chiesa ed esplicitamente esclude il riconoscimento del matrimonio omosessuale. Questa posizione, radicata nelle Sacre Scritture, è stata insegnata senza interruzioni dal Magistero universale della Chiesa. Pertanto, riti e preghiere che potrebbero offuscare la definizione di matrimonio – come unione esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna, aperta alla procreazione – sono considerati inaccettabili. La distinzione fatta da Fiducia supplicans tra le benedizioni liturgiche o rituali formali e le benedizioni spontanee non intende imporre che ci siano benedizioni per le coppie in situazione irregolare e per le coppie dello stesso sesso (cfr. 31), anche se il documento dice che esse “dovrebbero essere effettuate al di fuori dei contesti liturgici”».
Nella seconda parte «il clero è incoraggiato a fornire un’assistenza pastorale accogliente e di sostegno, in particolare alle coppie in situazioni irregolari» e si ribadisce «che le persone con tendenze omosessuali devono essere trattate con rispetto e dignità, ricordando loro che le unioni di persone dello stesso sesso sono contrarie alla volontà di Dio e quindi non possono ricevere la benedizione della Chiesa».
Nella terza parte si afferma che «le Conferenze episcopali preferiscono in generale – ogni vescovo è libero di farlo nella propria diocesi – non offrire benedizioni a coppie dello stesso sesso. Questa decisione deriva dalla preoccupazione per la potenziale confusione e lo scandalo all’interno della comunità ecclesiale. L’insegnamento costante della Chiesa descrive gli atti omosessuali come “intrinsecamente disordinati” (Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Persona Humana, n. 8) e contrari alla legge naturale. Questi atti, considerati come chiusura dell’atto sessuale al dono della vita e non procedenti da un’autentica complementarietà affettiva e sessuale, non devono essere approvati in nessun caso (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2357)».
A sostegno di questa posizione, «gran parte degli interventi dei vescovi africani si basano soprattutto sulla Parola di Dio. Essi citano passi che condannano l’omosessualità, in particolare Lv 18,22-23 dove l’omosessualità è esplicitamente proibita e considerata un abominio. Questo testo legislativo testimonia queste pratiche nel contesto di Israele, così come altre pratiche che Dio proibisce, come l’infanticidio (cfr. il sacrificio di Isacco). Una Conferenza episcopale ha aggiunto lo scandalo degli omosessuali di Sodoma (cfr. Gn 19, 4-11). Nella narrazione del testo, l’omosessualità è così abominevole che porterà alla distruzione della città».
Anche nel Nuovo Testamento «san Paolo, nella Lettera ai Romani, condanna quelli che definisce rapporti innaturali (cfr. Rm 1, 26-33) o costumi vergognosi (cfr. 1 Cor 6, 9-10). Oltre a queste ragioni bibliche, il contesto culturale africano, profondamente radicato nei valori della legge naturale in materia di matrimonio e famiglia, complica ulteriormente l’accettazione delle unioni di persone dello stesso sesso, in quanto viste come contraddittorie rispetto alle norme culturali e intrinsecamente corrotte».
Nella quarta parte del messaggio è contenuta la dichiarazione conclusiva: «Le Conferenze episcopali di tutta l’Africa, che hanno riaffermato con forza la loro comunione con Papa Francesco, ritengono che le benedizioni extraliturgiche proposte nella dichiarazione Fiducia supplicans non possano essere realizzate in Africa senza esporsi a scandali. Ricordano, come fa chiaramente Fiducia supplicans, al clero, alle comunità religiose, a tutti i credenti e alle persone di buona volontà, che la dottrina della Chiesa sul matrimonio e sulla sessualità cristiana rimane invariata. Per questo motivo, noi, vescovi africani, non riteniamo opportuno che l’Africa benedica le unioni omosessuali o le coppie dello stesso sesso perché, nel nostro contesto, ciò causerebbe confusione e sarebbe in diretta contraddizione con l’ethos culturale delle comunità africane. Il linguaggio di Fiducia supplicans rimane troppo sottile per essere compreso dalla gente semplice.
Inoltre, rimane molto difficile essere convincenti sul fatto che persone dello stesso sesso che vivono in un’unione stabile non rivendichino la legittimità del proprio status. Noi, vescovi africani, insistiamo nell’appello alla conversione di tutti. Come Osea, Gesù viene a testimoniare la tenerezza di Dio: “Non è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mt 9,3). Su questo non c’è dubbio. Ma Gesù tende anche la mano al peccatore perché si rialzi, perché si converta (cfr. Mc 1,5). Dopo aver mostrato tanta tenerezza alla donna colta in adulterio, le disse: “Va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,11). Come sale della terra e luce del mondo (cfr. Mt 5,13-14), la missione misericordiosa della Chiesa consiste nell’andare controcorrente rispetto allo spirito del mondo (cfr. Rm 12,2) e nell’offrirgli il meglio, anche se è esigente.
Alcuni Paesi preferiscono avere più tempo per approfondire la Dichiarazione che, di fatto, offre la possibilità di queste benedizioni ma non le impone. In ogni caso, continueremo a riflettere sul valore del tema generale di questo documento, al di là delle sole benedizioni per le coppie in situazione irregolare, cioè sulla ricchezza delle benedizioni spontanee nella pastorale quotidiana».
Quindi il saluto finale del cardinale Ambongo: «”Grazia e pace”: è con queste parole tratte da san Paolo, in comunione con Sua Santità Papa Francesco e con tutti i vescovi africani, che come presidente del Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar concludo questo messaggio invitando le comunità cristiane a non lasciarsi scuotere. Sua Santità Papa Francesco, ferocemente contrario a qualsiasi forma di colonizzazione culturale in Africa, benedice con tutto il cuore il popolo africano e lo incoraggia a rimanere fedele, come sempre, alla difesa dei valori cristiani».

Un «wokismo» ecclesiale
di Thibaud Collin
Settimo Cielo, 12 gennaio 2024


Josef Ratzinger non ha mai smesso di ricordare che la Chiesa primitiva fece la scelta, da un lato, della ragione alla ricerca della saggezza contro il mito e, dall’altro, della natura, oggetto d’interrogazione della ragione contro la consuetudine allora dominante. Questa scelta originale suggellò il divenire dell’intelligenza della fede e fondò gli stretti legami che uniscono la teologia e la filosofia.
La lettura di “Fiducia supplicans” solleva interrogativi nello spirito del lettore filosofo. Come dice Boileau ne “L’arte poetica” (1674) “ciò che si concepisce bene si enuncia con chiarezza e le parole per dirlo vengono facilmente”. Ma una lettura attenta della dichiarazione del 18 dicembre e del comunicato stampa del 4 gennaio 2024 non consente di sciogliere alcune confusioni. Le osservazioni che seguono non hanno altro scopo che quello di contribuire alla comprensione di questo testo.
La domanda centrale ci sembra essere: a chi Dio deve dare la sua benedizione quando il sacerdote la invoca sulle persone che gliela chiedono?
Fino al paragrafo 30 compreso, la dichiarazione, dopo aver distinto differenti tipi di benedizione, considera come soggetti recettori della benedizione gli individui. Poi all’improvviso nel paragrafo 31 afferma che queste distinzioni fondano la possibilità di “benedire le coppie in situazioni irregolari e le coppie dello stesso sesso”. Questo passaggio dall’individuo alla coppia non è giustificato anche se è il cuore del testo, tutti ammettendo che Dio può benedire una persona umana in quanto tale.
La dichiarazione afferma quindi che il soggetto recettore di una benedizione, anche se informale ed effettuata in dieci secondi, può essere “una coppia irregolare” o “una coppia dello stesso sesso”. Ma benedire una coppia è la stessa cosa che benedire due individui? Il che fa sorgere la domanda: che cosa fa sì che una coppia sia una coppia?
Una coppia è un tutto che è più della somma delle sue parti, cioè dei due individui. È un’entità che ha una consistenza propria, un essere relazionale distinto dai due termini in relazione. Qual è il fondamento di questo essere se non la scelta reciproca con la quale questi due individui acconsentono insieme allo stesso legame che li lega? In breve, nel diritto naturale ciò che costituisce una coppia è il matrimonio.
Il matrimonio è un’istituzione irriducibile a una semplice relazione di intersoggettività perché i due coniugi assumono un legame oggettivo che la natura umana, la società e ultimamente Dio offrono loro. I due individui si impegnano l’uno con l’altro in quanto uomo e donna e la loro alleanza è potenzialmente il luogo della venuta all’essere di un terzo, il figlio. La nozione di coppia connota quindi in essa stessa la coniugalità che, ricordiamolo, ha come radice il giogo, strumento distinto dai due buoi che lega insieme. Parlare, quindi, di “coppia irregolare” o di “coppia dello stesso sesso” è carico di significato perché un tale linguaggio riconosce, almeno implicitamente, che la relazione tra questi due individui partecipa analogicamente all’ordine della coniugalità. Questa è la logica secolare di alcune legislazioni civili che considerano il matrimonio come dissolubile e sessualmente indifferenziato. Certo non è la logica cattolica riaffermata nei paragrafi 4 e 11 della dichiarazione.
Ma come leggere a rigore di logica il paragrafo 31 dopo le affermazioni dei paragrafi 4 e 11? Utilizzare la nozione di coppia per designare la relazione tra due individui non sposati basta a significare che la Chiesa riconosce ormai che la relazione sessuale è di per sé sufficiente affinché questi due individui formino un’entità a sé stante, capace di essere il soggetto recettore di una benedizione di Dio? E può Dio benedire una relazione che forma una “coppia” il cui elemento costitutivo è in contraddizione con il suo disegno di sapienza e di amore verso gli esseri umani?
A questa domanda il paragrafo 31 sembra rispondere dicendo che Dio benedice “tutto ciò che di vero di buono e di umanamente valido è presente nella loro vita e relazioni”. Ma chi non vede che benedire ciò che è buono in una relazione non significa benedire la relazione stessa? Eppure la dichiarazione afferma che è la coppia stessa che può essere benedetta da Dio. Il testo passa dall’individuo alla coppia come soggetto recettore grazie agli elementi positivi che sono implicati nella relazione. Dio non benedirebbe i loro rapporti sessuali contrari alla sua sapiente volontà, ma i beni autentici che sono vissuti e condivisi. Dio benedirebbe il loro rapporto in quanto è un’amicizia, un rapporto in cui ciascun amico è apprezzato dall’altro nel suo stesso valore di persona e mai ridotto ai suoi valori sessuali.
Dovremmo dunque concludere che con questa dichiarazione la Chiesa insegna ormai che ogni amicizia crea una coppia, mentre finora “essere in coppia” era un’espressione riferita a un legame esclusivo differente dai legami di amicizia? Ciò sembrerebbe improbabile. Il significato delle parole resiste quindi ai nostri interrogativi e ci porta a formulare un’ipotesi interpretativa per cogliere la comprensione del testo.
Come l’apertura del matrimonio civile a persone dello stesso sesso ha modificato la natura stessa del matrimonio, così la possibilità di benedire “coppie irregolari” o “dello stesso sesso” cambia la natura della benedizione. Come si chiamerebbe allora questa nuova benedizione? La nostra ipotesi è che diventi sinonimo di riconoscimento, intendendo con questo termine tutto il carico semantico che le “minoranze discriminate e risvegliate” hanno investito in quella che chiamiamo “la politica del riconoscimento”. Offrendo la possibilità di essere benedetti in quanto “coppia”, “Fiducia supplicans” vuole dimostrare a queste persone sofferenti che sono amate da Dio. Qualificando la loro relazione come “coppia”, autorizza i sacerdoti a utilizzare la loro mediazione sacerdotale per attribuire “de facto” una certa legittimità alla loro situazione relazionale.
Se così non fosse, sarebbe bastato dire che il sacerdote può benedire ogni individuo e non ci sarebbe stato bisogno di inventare un nuovo tipo di benedizione. Il testo afferma che mentre la benedizione liturgica esige che ciò che è benedetto sia “conforme alla volontà di Dio” (paragrafo 9), la “semplice benedizione” non esige che vi siano “condizioni morali” previe. È noto che il Rituale Romano offre già numerose benedizioni che non esigono le stesse disposizioni individuali previste per la ricezione dei sacramenti. Dobbiamo quindi considerare che l’espressione “condizioni morali” designa qui situazioni relazionali (e non individuali) contrarie alla volontà di Dio. Il nuovo tipo di benedizione è pensato come un gesto pastorale inteso a significare “la forza incondizionata dell’amore di Dio” (paragrafo 12).
Poniamoci allora la domanda su cosa presuppone qui il testo. Qual è il tipo di benedizione che manifesta maggiormente l’amore incondizionato di Dio: la benedizione condizionata (liturgica) o la benedizione incondizionata (spontanea)? La risposta è nella domanda! La benedizione liturgica discrimina? Sì, ma non sono le persone ad essere discriminate bensì le situazioni relazionali, alcune delle quali possono essere benedette da Dio perché conformi alla sua volontà e altre no perché gli sono contrarie. Quindi il criterio per distinguere i due tipi di benedizione è che la benedizione liturgica discrimina le “coppie irregolari” e le “coppie dello stesso sesso”, mentre la nuova benedizione non le discrimina.
Si tratterebbe quindi della manifestazione di una volontà ecclesiale di “inclusione” (paragrafo 19) che il testo giustifica come manifestazione dell’infinita misericordia di Dio. Così Dio sarebbe “inclusivo” quando benedice spontaneamente e non liturgicamente tutte le “coppie”, mentre coloro che rifiutassero di benedire alcune “coppie” sarebbero “giudici che solo negano, respingono, escludono” (paragrafo 13). La logica inclusiva che rifiuta di differenziare promuove una indifferenziazione semantica del termine coppia. La logica liturgica e dogmatica invece distingue; e in questa veste viene presentata nel testo come se manifestasse meno la bontà di Dio. Ma allora che cosa vuole Dio? Può volere con una mano ciò che rifiuta con l’altra? Può Dio parlare bene di ciò che contraddice il suo disegno sapiente e benevolo?
Come uscire da questa contraddizione? Lo si può fare sia negando che Dio possa voler benedire “coppie irregolari” e “coppie dello stesso sesso” in quanto tali, sia rimettendo in discussione le fondamenta su cui si è basata finora la Chiesa per affermare che Dio non può voler benedire tali “coppie”.
Di qui la domanda capitale: in che misura la dichiarazione “Fiducia supplicans” decostruisce implicitamente la dottrina morale e antropologica fondante la pratica delle benedizioni? Se così fosse, essa farebbe sua un’altra logica, quella dell’inclusione, giustificata in nome di una pastorale presentata come più adeguata alla misericordia divina.
Questa nuova pastorale sarebbe la forma ecclesiale del “wokismo”, perché genererebbe “de facto” una decostruzione di ciò che le si oppone: l’ordine naturale umano finora assunto dalla dottrina cattolica e giudicato oggi discriminatorio dallo spirito del mondo.
Indice – Fiducia supplicans [QUI]

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