Karekin II: «Crediamo nell’alba della nostra nuova vita, perché l’oscurità non può essere una barriera all’alba»

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 06.01.2024 – Vik van Brantegem] – Oggi 6 gennaio 2024, il Patriarca Supremo della Chiesa Apostolica Armena e Catholicos di tutti gli Armeni, Sua Santità Karekin II, ha celebrato la solenne Divina Liturgia della Santa Natività e dell’Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo nella chiesa di San Gregorio l’Illuminatore a Yerevan. Ha salutato gli Armeni di tutto il mondo, concludendo la sua omelia con la notizia celeste: «Cristo è nato e si è rivelato. Buone notizie per voi e per noi».

In riferimento agli avvenimenti dell’anno scorso in Artsakh ha detto: «Artsakh rimase solo durante i giorni dei disastri. Gli Armeni dell’Artsakh sono stati sfollati con la forza dalla loro patria e sono diventati dei senzatetto. (…) Portiamo il nostro incoraggiamento patriarcale al nostro popolo sfollato dall’Artsakh. Carissimi, avete superato e superate con impareggiabile spirito eroico e insuperabile e con dignità, le difficoltà che vi hanno afflitto. Per noi l’Artsakh non sarà mai dimenticato. Continueremo a custodirlo nei nostri cuori e nelle nostre anime, facendo ogni sforzo per proteggere i diritti degli armeni dell’Artsakh. Rimanete pieno di speranza, Dio provvederà e vi darà benedizioni per le difficoltà che avete sopportato. Non siete soli nelle vostre difficoltà. Sono con voi i vostri fedeli fratelli e sorelle nel nostro Paese e nella Diaspora, che continueranno a sostenervi e ad aiutarvi con tutti i mezzi possibili. Insieme usciremo dalla difficile situazione e costruiremo un futuro pacifico, prospero e sicuro per il nostro popolo e la nostra Patria».

«Un anno fa, il Natale era sotto assedio nel Nagorno-Karabakh, ma almeno era nella patria dell’Artsakh. Ora le nostre chiese nell’Artsakh sono silenziose, prive di preghiere e liturgia» (Siranush Sargsyan).

Omelia di Sua Santità Karekin II
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

«Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
In passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce poiché il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità (Efesini 5,8-9).
Carissimi amati fedeli,
oggi, nella festa della Santa Natività e dell’Epifania, la nostra nazione armena, sebbene addolorata e affranta, ma con fede incrollabile, incrollabile nella volontà e piena di speranza, si inchina davanti a Cristo bambino, che dalla grotta di Betlemme risplende come luce e salvezza al mondo intero. Con belle parole di lode, il commovente cantico ci trasmette la meraviglia della Santa Natività. “O Madre di Dio, tabernacolo di luce, tu sei diventata l’aurora del sole di giustizia e hai dato la luce a quelli di noi che siedono nelle tenebre”.
La nascita del Salvatore è un invito a passare dalle tenebre alla luce, a Dio, e a stare sempre con il Signore, per diventare degni delle benedizioni celesti e dell’eternità. Rifiutare il Dio incarnato, però, porta disastri, diffonde male e distruzione. La festa del Santo Natale viene celebrata oggi dall’intero mondo cristiano con la preghiera e la richiesta che la vita dell’umanità sia piena di rinnovamento in Cristo e che le nazioni e gli Stati possano trovare le vie della pace e della convivenza armoniosa in un mondo attuale pieno di disagio e conflitti.
Nel XXI secolo, il nostro popolo ha nuovamente subito perdite, è stato sottoposto a nuove prove, che purtroppo non siamo riusciti a superare a causa di complicati eventi geopolitici, nonché per aver deviato dalla via del bene, della giustizia e della verità.
La bontà tra noi è stata guastata dalla zizzania della malizia e del tradimento, la giustizia è stata trasformata in nepotismo e castigo, la verità è stata mutilata e distorta da bugie e atti malvagi.
Tali vizi hanno causato anche divisione nella nostra nazione, divisione degli sforzi, sconfitte e perdite dei nostri santuari e della vita dignitosa. In questo modo, Artsakh rimase solo durante i giorni dei disastri. Gli Armeni dell’Artsakh sono stati sfollati con la forza dalla loro patria e sono diventati dei senzatetto.
Ma il Signore, che con la sua nascita ha portato la luce nelle tenebre, mostra che presso Dio ogni tribolazione si trasforma in vittoria, ogni sofferenza in ricompensa divina, ogni difficoltà in forza e potenza, e anche la morte si trasforma in eternità. Con tale consapevolezza e impegno, uniamo i nostri sforzi per superare le prove e riflettere la verità delle parole dell’evangelista nella nostra vita: “La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno sopraffatta” (Giovanni 1,5).
Carissimi fedeli in patria e nella diaspora, nella festa della Santa Natività e dell’Epifania, il nostro messaggio patriarcale è che non dobbiamo trasformare i nostri cuori in caverne buie e fredde di disperazione e dolore, ma trasformarli in mangiatoie illuminate dalla presenza di Cristo, dove regnano l’impulso e il desiderio di offrire opere gradite a Dio a Gesù Bambino. Ora, affidiamoci al Signore che si è fatto uomo, rimaniamo forti nella fede, siamo pionieri della bontà, dell’amore e della verità ovunque, per il bene della nostra vita giusta e luminosa. Cerchiamo di essere zelanti per il rafforzamento del nostro Stato e unirci insieme per fermare con tutte le nostre forze le ambizioni espansionistiche e le invasioni dell’Azerbajgian. Eliminiamo le distanze create artificialmente tra noi, viviamo nell’amore gli uni per gli altri, affinché le vigne della nostra nazione e della nostra patria siano illuminate dalla benedizione celeste, come è detto nelle Scritture: “Il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata” (Matteo 4,16).
Ispirati dal mistero di speranza della festa della Santa Natività e dell’Epifania, portiamo il nostro incoraggiamento patriarcale al nostro popolo sfollato dall’Artsakh. Carissimi, avete superato e superate con impareggiabile spirito eroico e insuperabile e con dignità, le difficoltà che vi hanno afflitto. Per noi l’Artsakh non sarà mai dimenticato. Continueremo a custodirlo nei nostri cuori e nelle nostre anime, facendo ogni sforzo per proteggere i diritti degli Armeni dell’Artsakh. Rimanete pieno di speranza, Dio provvederà e vi darà benedizioni per le difficoltà che avete sopportato. Non siete soli nelle vostre difficoltà. Sono con voi i vostri fedeli fratelli e sorelle nel nostro Paese e nella Diaspora, che continueranno a sostenervi e ad aiutarvi con tutti i mezzi possibili. Insieme usciremo dalla difficile situazione e costruiremo un futuro pacifico, prospero e sicuro per il nostro popolo e la nostra Patria.
Crediamo nell’alba della nostra nuova vita, perché l’oscurità non può essere una barriera all’alba. Con la luce del mattino, la luce luminosa di Dio risplenderà nelle nostre anime, come supplica il cantico di San Narsete il Grazioso. E, come dice il Signore per mezzo del profeta: “La mia vittoria è vicina, si manifesterà come luce la mia salvezza” (Is 51,5a).
Con tanta abbondanza di speranza e di fede, con la buona novella del Santo Presepe, portiamo il nostro fraterno saluto ai titolari delle Sedi gerarchiche della nostra Santa Chiesa: a Sua Santità Aram I, Catholicos della Grande Casa di Cilicia, al Patriarca armeno di Gerusalemme, Sua Beatitudine Nourhan Manoukyan, al Patriarca armeno di Costantinopoli, Sua Beatitudine Sahak Mashalyan, ai Capi delle Chiese sorelle, chiedendo la benedizione del Salvatore e il sostegno per anni fruttuosi nel loro ministero pastorale. Portiamo il nostro amore patriarcale e i nostri cari auguri al clero della nostra Santa Chiesa e a tutto il nostro popolo fedele.
In questo giorno benedetto della Santa Natività, inviamo la nostra preghiera al nostro Salvatore, il Signore.
O Gesù Cristo, Figlio di Dio, ti sei incarnato per la nostra salvezza e sei venuto al mondo con il tuo infinito amore per l’umanità e hai portato la luce delle grazie celesti nelle anime di tutti coloro che credono in te. Dona pace e prosperità al mondo e alla nostra madrepatria. Liberaci da ogni male e da ogni infermità, dona conforto ai nostri cuori turbati e addolorati dagli orrori della guerra e dalle pesanti perdite. Perdonaci e concedici il perdono, affinché i peccati e i fallimenti non ci blocchino la strada per realizzare i nostri sogni e le fonti della tua infinita bontà e inesauribile misericordia. Proteggi con la tua santa mano i nostri coraggiosi soldati che sorvegliano i confini della madrepatria. Riportate subito indietro gli Armeni catturati e tenuti in ostaggio, nonché i nostri dispersi [*]. Concedi il riposo e la luminosità celestiali ai nostri eroici martiri morti in guerra.
Fa’ che la tua presenza luminosa risplenda in mezzo a tutti gli Armeni, come nel presepe di Natale, affinché insieme a te possiamo affrontare con forza tutte le prove e procedere verso il futuro vittorioso del nostro popolo, glorificandoti con il Padre e lo Spirito Santo ora e sempre e nei secoli dei secoli.
Cristo è nato e si è rivelato.
Buone notizie per voi e per noi».

[*] Argishti Kyaramyan, il Capo del Comitato Investigativo dell’Armenia, ha dichiarato al Primo Canale: «In questo momento sono detenuti 23 connazionali confermati dall’Azerbajgian, 17 dei quali sono persone catturate a seguito dell’aggressione del 2023. Abbiamo le prove della sparizione forzata di 32 persone dopo la guerra dei 44 giorni, che abbiamo presentato a organizzazioni sovranazionali». Inoltre, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha indicato misure provvisorie nei confronti di 22 prigionieri; tuttavia, l’Azerbajgian nega che queste persone siano state fatte prigioniere.

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