La solenne Santa Messa in memoria del Servo di Dio Francesco II di Borbone a Nola e a Napoli

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 30.12.2023 – Vik van Brantegem] – Mercoledì 27 dicembre 2023, a Nola e a Napoli è stata celebrata una solenne Santa Messa nella ricorrenza del 129° anniversario del pio transito del Servo di Dio Francesco II di Borbone (Napoli, 16 gennaio 1836-Arco, 27 dicembre 1894), ultimo Re delle Due Sicilie (22 maggio 1859-20 marzo 1861), Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.

Le annuali solenne Celebrazioni Eucaristiche in memoria del Servo di Dio Francesco II di Borbone sono tra le più importanti eventi del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e del Real Circolo Francesco II di Borbone, sottolineando l’imperituro e inscindibile legame di ambedue i sodalizi con la Real Casa delle Due Sicilie, il cui Capo S.A.R. il Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orléans, Duca di Calabria, Conte di Caserta, è il Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e il Presidente Onorario del Real Circolo Francesco II di Borbone.


Organizzata dalla Delegazione di Napoli e Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, la solenne Concelebrazione Eucaristica, alle ore 18.30 presso la Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta di Nola, è stata presieduta da Don Vladimir Montante, Vice Parroco della Cattedrale, concelebranti Mons. Sebastiano Bonavolontà, Cappellano di Merito con Placca d’Argento, e Don Carlo Giuliano, Cappellano di Merito. La Prima Lettura e il Salmo sono stai letti dal Delegato, il Nob. Manuel de Goyzueta, dei Marchesi di Toverena e di Trentenare, Cavaliere di Giustizia. La Preghiera del Cavaliere Costantiniano a conclusione della Santa Messa è stata letta dall’Avv. Stefano d’Ambrosio, Cavaliere di Merito.


La partecipazione a questa annuale cerimonia commemorativa costituisce una felice consuetudine per i Cavalieri della Delegazione di Napoli e Campania, occasione anche per lo scambio degli auguri per il nuovo anno. Oltre ai Cavalieri guidati dal Delegato, erano presenti Postulanti, familiari e amici della Sacra Milizia. A rappresentare la Real Commissione per l’Italia, il Responsabile della Comunicazione, Comm. Vik van Brantegem, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento.

“Mai ha durato lungamente l’opera dell’iniquità”

Nel suo intervento al termine della Celebrazione, Don Montante ha ricordato la figura dell’ultimo Sovrano del Regno delle Due Sicilie, sottolineando l’importanza della sapienza cristiana nell’interpretarne la vita e il governo:
«Francesco II fu fortemente influenzato dall’educazione religiosa impartitagli dal padre, il Re Ferdinando II, dalla matrigna, la Regina Maria Teresa d’Asburgo, e dai Padri Gesuiti. Francesco II comprese la profondità del suo impegno verso Dio e i suoi sudditi, ponendo al di sopra di ogni altra cosa i doveri nei confronti di entrambi.
Un esempio significativo della sua munificenza verso il popolo fu durante una carestia di grano, quando ordinò la distribuzione a prezzo ridotto di intere partite di grano estero alle popolazioni, nonostante ciò comportasse una perdita economica per il governo. Numerosi provvedimenti attestano la sua attenzione per le fasce più deboli della popolazione, come l’abolizione del dazio sulle case terrene delle persone meno abbienti.
La sua preoccupazione per i diritti umani si manifestò attraverso la nomina di commissioni dedicate a visitare i luoghi di pena e apportare le necessarie migliorie. Durante l’invasione garibaldina, Francesco II dimostrò una paterna preoccupazione nel cercare di evitare inutili stragi, preferendo abbandonare Napoli per proteggerla dagli orrori di un bombardamento.
Nell’ora della prova, emerse la sua elevata statura morale, evidenziata dal suo distacco dai beni materiali al momento di lasciare la Reggia, portando con sé solo oggetti di devozione e ricordi familiari. La sua nobile dignità fu chiaramente espressa nella frase: “Preferisco le mie sventure ai trionfi dei miei avversari”, alludendo alle modalità giuridicamente inique e moralmente scorrette, che portarono alla fine del Regno delle Due Sicilie.
Un tratto particolarmente edificante della sua personalità fu la carità, virtù dimostrata anche durante gli anni dell’esilio, quando nel 1862 inviò da Roma una consistente somma di denaro ai Napoletani colpiti da un’eruzione del Vesuvio.
Guardando a questa nobile e tragica figura di sovrano tradito, spodestato e condannato dalla storia a una vita da esule, proviamo una grande ammirazione per la serena compostezza con cui affrontò i colpi del destino. Il più prezioso insegnamento che possiamo trarre dal suo pensiero è senza dubbio l’invincibile fiducia nella forza superiore del bene: “Mai ha durato lungamente l’opera dell’iniquità”».


Dopo la Santa Messa, si è svolto in sagrestia lo tradizionale scambio degli auguri, seguito da un vin d’honneur e un brindisi augurale per il nuovo anno. Successivamente, si è tenuta un’agape fraterna presso un ristorante nolano. Il Delegato ha espresso un sentito ringraziamento al Prof. Antonio De Stefano, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento, per l’impeccabile organizzazione, al Postulante Luigi Scarano per il servizio fotografico e a tutti i Cavalieri per l’anno appena trascorso, formulando l’auspicio di raggiungere ulteriori successi nel prossimo anno. Infine, ha ringraziato per la sua presenza il Comm. Vik van Brantegem, a testimonianza della prossimità della Real Commissione per l’Italia alla Delegazione di Napoli e Campania.

Gaetano D’Agostino, Incendio della cattedrale, 1906, pittura a tempera su intonaco, 250×400 cm. Il dipinto si trova in fondo alla cattedrale sulla parete della controfacciata principale d’ingresso, al di sopra della porta principale.

La basilica cattedrale di Nola

La basilica cattedrale di Nola, dedicata a Santa Maria Assunta in Cielo e ai Santi Felice Vescovo Martire e Paolino conserva le spoglie di San Paolino trafugate dal complesso paleocristiano di Cimitile tra il IX e X secolo dai longobardi e trasportate prima a Benevento e poi a Roma, ritornate a Nola soltanto nel 1909.
La cattedrale sorge in piazza Duomo, dove su lato sinistro è visibile la statua dedicata all’imperatore Augusto legato al territorio nolano, nel punto in cui si costruì la basilica inferiore intorno alla sepoltura del corpo di San Felice Vescovo e Martire, mai ritrovato. La facciata è preceduta da un portico con cinque arcate sorrette da colonne in marmo.
La chiesa collega i due momenti storici, dalla fine del Trecento quando venne costruita per volere del Conte Niccolò Orsini al di sopra delle strutture più antiche relative alla basilica inferiore in cui sono ancora visibili una croce gemmata di V-VI secolo ed un altorilievo con Cristo fra gli apostoli di XIII secolo. Distrutta più volte durante i secoli, è una costruzione moderna, edificata tra il 1869 e gli inizi del Novecento su progetto dell’architetto Nicola Breglia in stile neorinascimentale: essa fu inaugurata nel maggio 1909 con la traslazione delle reliquie di San Paolino.
La nuova costruzione fu necessaria a causa del devastante incendio che avvenne nella notte tra il 12 e il 13 febbraio 1861, ad opera di facinorosi rivoluzionari e massoni. La cattedrale fu prima saccheggiata e poi incendiata, quando la capitolazione della Fortezza di Gaeta era già concordata e firmata, e ne era giunta la notizia anche a Nola. L’incendio doloso distrusse completamente l’antica chiesa gotica; di essa si salvarono soltanto alcuni manufatti, le statue dei santi patroni, la cripta, la cappella e la statua dell’Immacolata.
Nel marzo del 1954 Papa Pio XII ha elevata la cattedrale di Nola alla dignità di basilica minore.


A Napoli, organizzata dal Real Circolo Francesco II di Borbone, con il Comitato Pro Francesco II e la Guardia d’Onore alle Reali Tombe della Basilica di Santa Chiara, la solenne Santa Messa, alle ore 19.00 presso la Reale Basilica di Santa Chiara, è stata officiata dal Vicario parrocchiale di Santa Chiara, Fra’ Massimo Avitabile, OFM.


Nella sua omelia, Fra’ Avitabile ha esaltato le virtù cristiane del Servo di Dio Francesco II, a testimonianza del fatto che l’ultimo Re delle Due Sicilie agì sempre a vantaggio esclusivo del suo popolo, attuando quei valori cristiani che gli erano stati trasmessi dal padre, il Re Ferdinando II. Con dignità accettò l’esilio e per amore del suo popolo evitò una sanguinosa guerra civile che si sarebbe prodotta qualora avesse tentato di riconquistare il Regno militarmente. Fu così che andò in esilio e portò fino alla morte il nome di Sig. Fabiani. Da Napoli non portò nessuna ricchezza materiale: l’oro, i gioielli e i valori, che lasciava al suo amato popolo, in realtà rientrarono nelle casse del neonato Stato unificato. S.M. Francesco II di Borbone e il Sig. Fabiani sono due facce della stessa medaglia; la medaglia di un uomo pio, capace di dare risalto ai valori spirituali e umani prima ancora di quelli temporali.


Alla celebrazione ha partecipato S.E. il Marchese Pierluigi Sanfelice dei Duchi di Bagnoli, Cavaliere di Gran Croce di Giustizia, Luogotenente per l’Italia Meridionale del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, Socio Onorario del Real Circolo Francesco II di Borbone, Presidente della Guardia d’Onore alle Reali Tombe della Basilica di Santa Chiara. Inoltre, hanno partecipati tra gli altri: il Delegato della Campania del Real Circolo Francesco II di Borbone, il Nob. Alfredo Buoninconti, Barone di Santa Maria Jacobi; il Segretario, Nicola Di Frenna, Cavaliere di Merito; la Responsabile della Sezione Monti Lattari, Filomena D’Auria; il Nob. Francesco Pessetti Buoninconti; il Dott. Luigi Gaeta, Coordinatore per l’Italia della Commerce Chamber Italia Africa Grands Lacs; l’Avv. Luigi Ferrara, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Nocera-Pagani; la Guardia d’Onore alle Reali Tombe della Basilica di Santa Chiara.

È seguito un vin d’honneur per il tradizionale scambio degli auguri natalizi e di fine anno. Il Marchese Pierluigi Sanfelice ha espresso un ringraziamento particolare alla Guardia d’Onore alle Reali Tombe della Basilica di Santa Chiara, che ha coordinato la cerimonia.


La Reale Basilica di Santa Chiara
e la Cappella Reale dei Borbone

Le spoglie di Francesco II, insieme a quelle della moglie e della loro unica figlia Maria Cristina riposano, dal maggio del 1984, nella Cappella Reale dei Borbone nella monumentale Reale Basilica di Santa Chiara, nel cuore del centro storico napoletano.
La costruzione dell’antico Complesso Monumentale di Santa Chiara ebbe inizio nel 1310, per volontà del Re Roberto d’Angiò e di sua moglie Sancia di Maiorca. La cittadella francescana fu realizzata costruendo due conventi: uno femminile per le clarisse e l’altro maschile per i frati minori francescani.
La chiesa si presenta oggi nelle sue originarie forme gotiche, con una semplice facciata nella quale è incastonato un antico rosone traforato. Nel 1742 la chiesa subì delle modifiche per opera dell’architetto D. A. Vaccaro. Fastosi rivestimenti donarono al complesso un aspetto barocco. Il 4 agosto del 1943 la chiesa fu quasi del tutto distrutta da un bombardamento aereo. Essa fu ricostruita e restaurata secondo l’originario stile gotico. Dieci anni dopo la chiesa fu riaperta al culto.
Il Chiostro del monastero ha subìto nel corso dei secoli varie trasformazioni. La più importante è stata eseguita tra il 1739 e il 1742 da Domenico Antonio Vaccaro (Napoli, 3 giugno 1678 – Napoli, 13 giugno 1745), che fu un pittore, scultore, architetto e disegnatore a cavallo tra il Barocco e il Rococò, autore di importanti chiese napoletane e campane. Il Vaccaro ha realizzato due viali che, incrociandosi, hanno diviso il giardino in quattro settori. Fiancheggiano i viali pilastri, a pianta ottagonale, rivestiti da maioliche con festoni vegetali. I pilastri maiolicati sono collegati tra loro da sedili sui quali, con la stessa tecnica, sono rappresentate scene tratte dalla vita quotidiana dell’epoca. Le pareti dei quattro lati del chiostro sono interamente coperte da affreschi seicenteschi raffiguranti Santi, allegorie e scene dell’Antico Testamento. All’interno della struttura si può inoltre ammirare un Museo che conserva alcuni tesori scampati al bombardamento del 1943, uno stabilimento termale romano del I sec d.C. e un tradizionale presepe con pastori del Settecento e dell’Ottocento.
La Cappella Reale dei Borbone è una cappella barocca, testimonianza settecentesca della basilica scampata ai bombardamenti alleati del 1943. La cappella è luogo di sepoltura di diversi membri della dinastia dei Borbone con i loro familiari. La costruzione avviene nel 1742 su volontà di Carlo III di Spagna il quale la intese solo provvisoriamente, in attesa che venisse costruita in un altro luogo la definitiva struttura che avrebbe ospitato i reali con le famiglie. Col tempo e con l’aggiunta man mano di altri componenti della Real Casa borbonica nella cappella, l’ambiente divenne definitivamente la cappella funeraria dei reali.
Sulla parete di destra, vi sono le lapidi commemorative dei membri della famiglia reale qui sepolti con i loro più stretti parenti: Ferdinando I di Borbone; Francesco I di Borbone con la moglie Maria Clementina d’Asburgo-Lorena e con Maria Isabella di Spagna; Ferdinando II di Borbone con Maria Cristina di Savoia e Maria Teresa d’Asburgo-Teschen; Francesco II di Borbone con Maria Sofia di Baviera e la figlia Maria Cristina Pia di Borbone.
Sulla parete sinistra, due putti su di un monumento funebre del 1777 sorreggono una targa commemorativa in cui c’è la dedica di Carlo III al figlio primogenito Filippo morto a soli trent’anni di età per via del vaiolo.
La pala d’altare è una Incredulità di San Tommaso di Girolamo Macchietti, eseguita ben prima della nascita della cappella, durante il periodo di soggiorno dell’artista fiorentino a Napoli avvenuto tra il 1578 ed il 1583.
La famiglia reale dei Borbone continua tutt’oggi a possedere i diritti di sepoltura nella cappella, anche se recentemente solo una lapide ricorda il Principe Ferdinando Maria di Borbone-Due Sicilie, Duca di Castro, scomparso nel 2008 e di sua moglie Chantal de Chevron Villette, padre dell’attuale Duca di Castro, ramo ultrogenito del casato, il Principe Carlo di Borbone-Due Sicilie. Mentre ancora non è stata apposta quella che ricorda il Principe Don Carlos Maria, Duca di Calabria, Conte di Caserta, Infante di Spagna, Capo della Real Casa delle Due Sicilie, esponente del ramo primogenito della dinastia.

S.M. Francesco II di Borbone, Re delle Due Sicilie (22 maggio 1859-20 marzo 1861), in una foto dei fratelli D’Alessandri, 1865 circa, National Portrait Gallery, Londra.

“Il Re dei Re non aveva avuto ove riposar la sua testa”

Al di fuori dello stereotipo del Francesco giovane re, inesperto, dileggiato e tradito da tutti, finito a fare la vittima sacrificale in una fortezza, sotto una pioggia di bombe, vorremmo mettere in risalto aspetti diversi del monarca e dell’uomo.
Francesco II non morì sotto le bombe a Gaeta, ma passò la maggior parte della sua esistenza in esilio, ben 33 anni. Tutti si dimenticarono di S.M. Francesco II di Borbone dopo il 14 febbraio 1861, come uno sconfitto.
Francesco d’Assisi Maria Leopoldo, era stato un giovane, come tanti alla sua età, preso dalle angosce e i patimenti morali della giovinezza, cose che in lui si amplificavano per la sua condizione speciale come figlio di un Re e che un giorno sarebbe stato destinato a regnare. Egli ha lasciato nella storia un segno più profondo di quello che ci è stato restituito dai libri di storia, un umo che ha lottato da solo con un manipolo di eroi, i suoi soldati, non il suo esercito, contro le ingiustizie, contro un disegno massonico rivoluzionario che usò principalmente l’arma della corruzione. Egli seppe essere un giovane Re desideroso di aprirsi alle innovazioni e ai cambiamenti, che seppe adempiere anche ai doveri di soldato. Le numerose testimonianze che si evincono dai documenti che ci ha lasciato, fanno trasparire il suo vero valore e i suoi veri sentimenti.
Certamente ebbe a superare delle prove difficili nella sua esistenza, ma tutto filtrato dalla sua incrollabile fede in Dio, che sicuramente ha temperato certi drammatici momenti della sua vita. Però, questo non scalfisce la sua figura di uomo di grande dignità e statura morale. Come monarca cristiano egli seppe rimanere attaccato ai suoi punti di riferimento, che non erano certamente materiali. Quando qualcuno gli sottolineò la storia lo aveva ridotto a vivere in una locanda, Francesco II rispondeva; che “il Re dei Re non aveva avuto ove riposar la sua testa”. Non aveva mai indugiato a dare ai bisognosi quanto poteva, privandosi pure del necessario.

«Il mio onore non è in vendita»

Dagli spalti di Gaeta assediata dall’esercito piemontese comandato dal Generale Cialdini, S.M. Francesco II, ultimo Re del Regno delle Due Sicilie scriveva a Napoleone III il 13 dicembre 1860: «I Re che partono ritornano difficilmente sul trono, se un raggio di gloria non abbia indorato la loro sventura e la loro caduta». Due mesi dopo ci sarebbe stata la resa e l’esilio a Roma insieme alla consorte, la Regina Marie Sophie Amalie von Wittelsbach. Dopo qualche tempo i due si stabiliranno a Parigi da dove si allontaneranno per brevi viaggi in Austria ed in Baviera presso i parenti della moglie.
Vissero privatamente, senza grandi mezzi economici poiché tutti i loro averi erano stati confiscati. Al governo italiano che proponeva la loro restituzione in cambio della rinuncia ad ogni pretesa sul trono dell’ex Regno delle Due Sicilie, Francesco II rispose: «Il mio onore non è in vendita».
Francesco II era malato di diabete e si recava per le cure termali ad Arco di Trento, cittadina che faceva allora parte dell’Impero asburgico. E fu lì che si spense all’ età di 58 anni, il 27 dicembre 1894. Solo allora gli abitanti del posto vennero a conoscenza che il cortese e riservato “Signor Fabiani”, che ogni giorno era presente alla Santa Messa, recitava il Rosario, si metteva in fila con i contadini del luogo per baciare le reliquie, era il deposto ultimo Re del meridione d’Italia. Gli furono tributate esequie solenni e tuttora esiste in quella località una via a lui intitolata. Nel suo testamento aveva lasciato scritto: «Ringrazio tutti coloro che mi hanno fatto del bene, perdono coloro che mi hanno fatto del male e domando scusa a coloro ai quali ho in qualche modo nuociuto».
Il 29 dicembre 1894, appresa la notizia, Matilde Serao dalle colonne del quotidiano Il Mattino, fondato a Napoli due anni prima, scriveva: «Giammai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di Francesco II. Colui che era stato o parso debole sul trono, travolto dal destino, dalla ineluttabile fatalità, colui che era stato schernito come un incosciente ha lasciato che tutti i dolori umani penetrassero in lui, senza respingerli, senza lamentarsi. Detronizzato, impoverito, restato senza patria egli ha piegato la testa sotto la bufera e la sua rassegnazione ha assunto un carattere di muto eroismo. Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe, ecco il ritratto di Francesco di Borbone».

Alfons Mucha, Apoteosi celeste di Francesco II, 1895, incisione, 30x40cm, D’Amico Editore.

Preghiera
per Francesco II di Borbone,
Re delle Due Sicilie

(Composta da Don Fernando Maria Cornet, Priore del Real Circolo Francesco II di Borbone
e presentata in occasione della costituzione del Comitato Pro Francesco II
nella Real Basilica di Santa Chiara a Napoli il 27 dicembre 2014)

O Signore, che per il bene del suo popolo e la gloria del Tuo Nome, hai suscitato Francesco II di Borbone, Re delle Due Sicilie, e lo hai illuminato con la Tua Sapienza affinché sapesse agire con prudenza e giustizia, lo hai sostenuto e confortato nelle avversità, affinché fosse docile ai disegni della Tua Provvidenza, e lo hai riempito della Tua Carità, affinché fosse misericordioso con tutti, specie con i suoi nemici; fa’ che anche noi, imitandolo nelle sue virtù, possiamo essere: giusti e prudenti nelle nostre vicende familiari e sociali, forti durante le tentazioni e pazienti nelle prove della vita, caritatevoli con tutti e misericordiosi anche con i nostri avversari. Degnati, o Signore, di glorificare il Tuo Servo Francesco II concedendoci la grazia che ora umilmente e devotamente Ti supplichiamo (…). Amen.

Don Fernando Maria Cornet
Basilica di Santa Chiara – 15.11.2014 – Napoli
In conformità coi Decreti di Papa Urbano VIII, si dichiara che in nulla s’intende prevenire il giudizio dell’Autorità Ecclesiastica, e che questa Preghiera non ha alcuna finalità di culto pubblico.
Si prega a chi riceva grazie divine per l’intercessione del Re Francesco II, di comunicarla al Comitato Pro Francesco II di Borbone
[QUI].

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