Non dimentichiamo i diritti umani

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Nel giorno del 75^ anniversario dei diritti umani ad  Oslo è stato consegnato il Premio Nobel per la Pace ad Narges Mohammadi, la sua sedia è rimasta vuota, perché l’attivista iraniana premiata Narges Mohammadi è in carcere in Iran e attraverso i suoi figli gemelli, Kiana e Ali di 17 anni, ha condannato in un messaggio il ‘regime religioso tirannico e misogino’ dell’Iran, in quanto oppositrice dell’obbligo di indossare l’hijab per le donne e della pena di morte nel Paese, Mohammadi è detenuta dal 2021 e non ha potuto ricevere di persona il prestigioso premio.

Ugualmente le autorità iraniane hanno impedito di partire per Parigi per ritirare il Premio Sakharov, assegnato postumo alla giovane vittima, ai genitori e al fratello di Mahsa Amini, la giovane curda-iraniana morta l’anno scorso mentre era sotto la custodia della polizia morale per avere indossato il velo non correttamente.

Per questa ricorrenza Amnesty International ha ricordato che la dichiarazione dei diritti umani “nata come faro di speranza dalle ceneri della Seconda guerra mondiale, la Dichiarazione universale dei diritti umani si proponeva di instaurare un sistema globale di giustizia, riconoscendo diritti ‘uguali e inalienabili’ per tutte le persone”.

Per questo Amnesty International ha ricordato che “in alcune parti del mondo, la Dichiarazione è spesso oggetto di critiche. Si dubita, infatti, della sua legittimità, ritenendo sia stata redatta da una minoranza di stati in un periodo in cui molti popoli erano ancora sotto il colonialismo.

Inoltre, c’è chi ritiene che il sistema contemporaneo dei diritti umani sia un progetto liberale e occidentale, che privilegia i diritti civili e politici a scapito di quelli economici, sociali e culturali”.

Però secondo l’organizzazione non governativa tale lettura è fuorviante: “Tuttavia, la Dichiarazione non fu solo un’affermazione delle grandi potenze dell’epoca. Nazioni più piccole influenzarono il testo finale, impegnandosi affinché i diritti umani fossero garantiti per tutti e tutte, ‘senza distinzioni’.

La delegazione egiziana lottò affinché venisse confermata l’ ‘universalità’ dei diritti umani, mentre le delegate di India, Brasile e Repubblica Dominicana si adoperarono per affermare l’uguaglianza dei diritti di uomini e donne.

Una volta approvata, la Dichiarazione ha preso vita, ispirando iniziative contro la colonizzazione e dando impulso alla creazione di strumenti giuridici per la tutela dei diritti umani in Europa, nelle Americhe e in Africa. La forza degli ideali racchiusi nella Dichiarazione ha superato i confini di controllo delle nazioni coinvolte nella sua stesura”.

L’appello di Amnesty Internationale è un omaggio a tutte le persone che hanno lottato e lottano per la libertà: “La storia dell’umanità è ricca di esempi di persone che si sono unite per limitare l’uso del potere e rivendicare diritti. Celebriamo la Dichiarazione dandole il giusto peso, senza eccessi sfarzosi, consapevoli dei doppi standard con cui viene talvolta attuata.

Rendiamo omaggio a coloro che hanno utilizzato il suo straordinario peso nelle lotte per la libertà, l’indipendenza, l’uguaglianza e la giustizia di genere e per un mondo di grande dignità per tutte e tutti colo che appartengono alla famiglia umana”.

Anche il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha ricordato l’importanza di tale documento: “L’Italia aderisce con sentita partecipazione alla campagna di celebrazione promossa dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, nella consapevolezza che tale importante anniversario si inserisce in una congiuntura caratterizzata da violazioni gravi e sistematiche dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario che offendono la coscienza delle donne e degli uomini del Pianeta.

Il riconoscimento e la tutela dei valori supremi della dignità umana, iscritti nella Costituzione, costituiscono per la Repubblica un’esigenza irrinunciabile, ovunque e in ogni circostanza. Senza diritti umani, universali e interdipendenti, non esistono né libertà né giustizia, né pace duratura né sviluppo sostenibile”.

D’altronde papa Francesco nell’Angelus di ieri ha ricordato che la dichiarazione dei diritti umani “è come una via maestra, sulla quale molti passi avanti sono stati fatti, ma tanti ancora ne mancano, e a volte purtroppo si torna indietro.

L’impegno per i diritti umani non è mai finito! A questo proposito, sono vicino a tutti coloro che, senza proclami, nella vita concreta di ogni giorno, lottano e pagano di persona per difendere i diritti di chi non conta”.

Quindi non dimentichiamo chi quotidianamente lotta per difendere i diritti umani!

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