Processo 60SA in Vaticano. La verità si fa strada, nonostante tutto! Di penale non c’è nulla: chi ha montato il complotto contro il Cardinal Becciu?

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 24.11.2023 – Ivo Pincara] – Le lunghe pause nell’interminabile processo “farsa del secolo” vaticano (per fortuna lo strazio troverà la sua fine di prima istanza entro la fine dell’anno), sono per noi – e ci auguriamo anche per i giudici (nel pentimento del Promotore di Giustizia non poniamo più speranza) – tempi per la lettura con più calma delle notizie, per la riflessione sulla (in)giustizia vaticana e per la preghiera a sostegno del Cardinal Becciu, uomo innocente a prova contraria… e di prova non abbiamo ancora visto l’ombra in questi tre anni passati.

Oggi partiamo dal testo accompagnato dalla foto che abbiamo messo in copertina, di un post pubblicato oggi all’alba sulla bacheca Facebook di Andrea Paganini, che dall’inizio del “caso Becciu” ha dato un contributo unico, incessante e puntuale per ottenere la verità sull’innocenza del Cardinale Angelo Becciu, con la sua Rassegna stampa “caso Becciu”, costantemente aggiornato [QUI], un punto di riferimento per chiunque segue la questione, come noi continuiamo con la nostra copertura consultabile nell’Indice – Caso 60SA [QUI].

Poi, proseguiamo con due contributi:

  • Processo in Vaticano, Legali all’assalto pubblicato su Diritto&Affari il 23 novembre 2023: «Tutta l’accusa è stata sconfessata dal dibattimento. Il Promotore [di Giustizia], per continuare a sostenerla ha dovuto inevitabilmente abbandonare la prova dei fatti inseguendo suggestioni, insinuazioni, virando su vicende estranee alle accuse e su giudizi morali (peraltro forniti in assenza di prove). Sempre con un tic metodologico: la rimozione delle prove sgradite. (…) Ecco perché il Cardinal Becciu più che nel processo si è dovuto difendere dal processo: basti la sola circostanza che, in tutte le precedenti ottanta udienze, l’accusa non è riuscita a presentare una che una pratica che fosse stata avviata e approvata dal prelato di Pattada».
  • Il calvario di Becciu di Paolo Matta pubblicato su L’Unione Sarda il 24 novembre 2023: «Le parole del Collegio di difesa al dibattimento (?) che si va a concludere in Vaticano, nella stridente magnificenza dei Musei, parrebbero più adatte a un romanzo di Kafka che all’aula di un tribunale. Perché irreale, surreale, paradossale, persino psicotico è il quadro dipinto dagli avvocati difensori di Becciu che, nel chiedere l’”assoluzione piena” per il loro assistito, hanno parlato di “testimonianze inquinate, accuse assurde e infondate, indagini mosse da occhio pregiudizievole, impianto accusatorio debole e puntualmente sconfessato dal dibattimento”. Un processo “dove il figlio è nato prima del padre”, con la sola, generale, pervicace, ossessiva volontà di “mostrificarlo”».
Il Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano, Prof. Avv. Alessandro Diddi.

Nel corso della sua aringa del 22 novembre 2023 [QUI] , l’Avv. Fabio Viglio, uno dei difensori del Cardinal Becciu, ha accusato il Promotore di Giustizia  del «desiderio di “mostrificare” il cardinale, [ma] l’ambiziosa struttura sviluppata dall’accusa non ha trovato conferma. Tutte le prove smentivano le tesi dell’accusa, grazie a forme stravaganti di ricostruzioni dei fatti. Arriviamo qui con calma, con una valutazione attiva dell’innocenza del cardinale».

L’Avv. Viglione ha chiesto l’assoluzione del Cardinal Becciu, che sia attraverso i suoi difensori, che a voce propria, ha da sempre e ripetutamente negato ogni illecito per ognuno dei reati di cui è accusato, per cui in Aula nei tre anni trascorsi non è stata fornita alcuna prova.

L’Avv. Viglione si è concentrato sul ruolo del testimone chiave dell’accusa, Monsignor Alberto Perlasca, ex Responsabile dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato. «Se ci fosse una hit parade dei nomi più pronunciati in questo processo, lui sarebbe al primo posto», ha rimarcato l’Avv. Viglione. Ha osservato che nel corso del dibattimento in Aula del processo è emerso che la testimonianza di Mons. Perlasca era stata preparata con l’ausilio di altre due figure: Genoveffa Ciferri, consacrata francescana secolare, un tempo consulente del servizio di sicurezza italiano, e amica personale di lunga data di Mons. Perlasca ; e Francesca Immacolata Chaouqui, attiva come consulente di pubbliche relazioni ed ex membro della Pontificia Commissione Referente di Studio e di Indirizzo sull’Organizzazione della Struttura Economico-Amministrativa (COSEA), istituita da Papa Francesco con chirografo del 18 luglio 2013 al fine di raccogliere informazioni in cooperazione con il Consiglio dei cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede, con lo scopo di preparare le riforme delle istituzioni curiali, finalizzate “ad una semplificazione e razionalizzazione degli Organismi esistenti e ad una più attenta programmazione delle attività economiche di tutte le amministrazioni vaticane”. Al momento della sua condanna nel processo “Vatileaks 2” a 10 mesi di reclusione con la pena sospesa, la Chaouqui ha incolpato il Cardinal Becciu per le sue vicissitudini.

Quando la Ciferri e la Chaouqui testimoniarono a gennaio, si contraddissero a vicenda su un’ampia varietà di punti, lasciando poco chiaro all’epoca chi avesse effettivamente modellato la presentazione di Perlasca, visto che la corte ha negato ulteriori interrogazioni e approfondimenti. Riferendosi all’intersezione tra Perlasca, Ciferri e Chaouqui come un «triangolo delle Bermuda», l’Avv. Viglione ha detto che l’unica differenza «è che mentre [il triangolo delle Bermuda] ha fatto sparire gli aeroplani, questo ha fatto sparire la verità». «Perlasca ha cambiato la nostra vita, ha cambiato la storia di questo processo. Ha deragliato e deviato il corso delle indagini», ha detto l’Avv. Viglione alla corte, sostenendo che la testimonianza di Monsignor Perlasca «non conteneva alcun chiarimento, solo un obiettivo da colpire»: il Cardinale Angelo Becciu, uomo di Chiesa innocente.

La verità si fa strada, nonostante tutto!

«Smontati uno dopo l’altro i teoremi calunniosi dell’accusa. Ora la domanda è: CHI HA MONTATO IL COMPLOTTO? Vogliamo la verità, nulla di meno. Verità e giustizia per il Card. Becciu! Nel fragoroso silenzio delle testate giornalistiche che si sono prestate alla campagna di diffamazione – altrimenti detta macchina del fango, killeraggio mediatico, mascariamento o character assassination – più violenta della storia umana, io continuo a lavorare per la verità» (Andrea Paganini, 24 novembre 2023). Ha commentato Suor Pierina Sias: «Io ti condivido tutto perché non ci possono essere queste nefandezze nel luogo dove si deve, uso il presente e non il condizionale, solo in chi ha scelto di seguire Gesù “Io sono la via, la verità e la vita”, che tradotto in parole povere che tutti possano capire, la giustizia, la verità e la carità».

Processo in Vaticano
Legali all’assalto
Diritto&Affari, 23 novembre 2023


Come assai spesso accade, accuse roboanti si ridimensionano fortemente man mano che si sviluppa un processo. Il caso in Vaticano che vede quale principale imputato nientemeno che un Cardinale di Santa Romana Chiesa, Angelo Becciu, non fa eccezione, al punto che Cataldo Intrieri che difende un ex impiegato dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, Fabrizio Tirabassi, facendo eco ad altri colleghi, intervenuti prima e dopo di lui, è arrivato a parlare in arringa di «processo profondamente morale», proprio per sottolineare che rispetto ai profili penali vi sia molta poca sostanza.

Dal processo, sostanzialmente a porte chiuse [non lo è, visto che un pool di vaticanista partecipa alle Udienza e su richiesta al e autorizzato dal Presidente del Tribunale si potrebbe, anche assistere. V.v.B.] giungono notizie che forniscono un quadro profondamente diverso da quello dell’accusa, tanto che sempre l’Avvocato Intrieri ha avuto modo di evidenziare: «Un investimento sbagliato non è un illecito». Il legale ha poi altresì denunciato in aula che il rischio è che si creino veri e propri capri espiatori, in primis il Sostituto alla Segreteria di Stato, quell’Angelo Becciu i cui legali, Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, hanno smentito categoricamente ogni accusa, sottolineando come il quadro probatorio sia stato «inquinato» da figure estranee al caso giudiziario, come emerso a dibattimento attraverso diverse testimonianze. Durante il processo, i due avvocati hanno ricostruito come l’allora Sostituto alla Segreteria di Stato operasse «nel rispetto della Costituzione Apostolica e di tutte le norme e assumendo delle scelte in armonia sia con le valutazioni che gli giungevano dall’ufficio amministrativo» del Vaticano «sia con i vertici della Santa Sede».

Nelle oltre sei ore di arringa, i legali Marzo e Viglione hanno voluto sottolineare che «neanche un centesimo è finito nelle tasche del cardinale». Secondo l’accusa il cardinale avrebbe violato consapevolmente la legge, ma senza alcun personale ritorno economico, senza nessuna appropriazione, né alcun vantaggio. Già sul piano della logica e del buon senso più elementare è un’accusa stravagante. Tutta l’accusa è stata sconfessata dal dibattimento. Il Promotore [di Giustizia], per continuare a sostenerla ha dovuto inevitabilmente abbandonare la prova dei fatti inseguendo suggestioni, insinuazioni, virando su vicende estranee alle accuse e su giudizi morali (peraltro forniti in assenza di prove). Sempre con un tic metodologico: la rimozione delle prove sgradite. Il dibattimento – spiegano i legali – ha dimostrato che l’accusa è prigioniera di un teorema e che un innesco inquinato ha portato al forzato coinvolgimento del Cardinal Becciu. Insomma, è caduto il “velo di Maya”: sono state dimostrate le imbeccate, i suggerimenti e le interferenze subite da Monsignor Perlasca che, anziché chiarire la propria posizione, ha parlato d’altro, investendo il Cardinal Becciu di una serie di illazioni, sospetti e maldicenze”.

“In questo modo – proseguono Marzo e Viglione – da una indagine su una “notizia di reato”, quella relativa agli investimenti, siamo passati a una indagine sulla persona del Cardinale Angelo Becciu. Una costruzione lenta di una accusa sganciata dalle indagini e ancor più da quanto è emerso in dibattimento”.

“Non dimentichiamo il controesame di Mons. Perlasca, che prima non ricordava chi lo avesse aiutato nella redazione delle domande del suo memoriale, spiegando di averlo scritto da solo, poi chiedeva un po’ di tempo per ricordare, poi qualche giorno per ritornare, infine, rivelando la storia di un finto magistrato che tramite l’amica Ciferri gli avrebbe fatto giungere i temi da affrontare. Approfittando della fragilità di Mons. Perlasca è stata realizzata una operazione di mostrificazione dopo la quale non è stato difficile considerare Becciu colpevole a prescindere. Il memoriale di Perlasca, che avrebbe dovuto rappresentare la rivisitazione critica delle sue condotte, è solo un cavallo di Troia per introdurre accuse nei confronti del Cardinal Becciu, che il dibattimento ha completamente smentito”.

In sintesi, gli avvocati hanno trattato specificamente ogni singola accusa, seguendo i capi di imputazione dei tre “filoni” del processo. Per quanto riguarda la vicenda relativa all’operazione umanitaria della suora rapita in Mali, sia i messaggi acquisiti che le testimonianze (in particolare quella del Sostituto della Segreteria di Stato, successore del Cardinal Becciu) hanno ampiamente dimostrato quale fosse la finalità dell’impiego di denaro. In relazione agli investimenti, si è evidenziato che non ci fu alcuna violazione di legge e che, in ogni caso, i competenti uffici tecnici scrutinarono positivamente tutte le proposte sottoponendole al cardinale per una sostanziale ratifica della decisione. E comunque è stato pienamente dimostrato che nemmeno un euro dell’Obolo di San Pietro è stato utilizzato per l’investimento contestato. Quanto poi alla vicenda dei contributi alla Caritas di Ozieri, è stato documentato l’impiego delle somme per l’acquisto di un macchinario funzionale al ripristino del panificio colpito da un incendio e per finanziare una parte del più ampio progetto relativo alla costruzione di un centro di accoglienza, la “Cittadella della Carità”, fortemente voluto dal Vescovo di Ozieri. Si è poi dimostrato che neanche un centesimo è stato indebitamente utilizzato dal fratello del Cardinal Becciu nell’ambito del proprio impegno sociale, vissuto quotidianamente quale membro Caritas e rappresentante della cooperativa sociale.

Luigi Panella, legale di un altro imputato, Enrico Crasso, ha per parte sua cercato di confutare la qualifica per il suo assistito di «pubblico ufficiale», attribuita in quanto consulente della Segreteria di Stato nella gestione del patrimonio e degli investimenti, dal momento che non c’è mai stato un vero mandato, ma soprattutto perché Crasso veniva pagato non dalla Santa Sede ma dalle società che lo incaricavano di gestire il «cliente Segreteria di Stato», in particolare il Credit Suisse.

Ripercorrendo poi le vicende che lo coinvolgono, a partire dall’ingresso della Segreteria di Stato nel Fondo Athena di Raffaele Mincione, prima per l’ipotesi di sfruttamento petrolifero in Angola, poi per l’acquisto del palazzo di Sloane Avenue a Londra, Panella ha contestato che Crasso sapesse effettivamente di questioni attribuitegli poi nei capi d’accusa, negandone soprattutto le prove. Il legale sostiene ancora: «è un’assurdità pensare che la Chiesa debba liberarsi dei suoi beni e dei suoi immobili per darli ai poveri: anche per il Codice di diritto canonico, la Chiesa può possedere, gestire e amministrare i suoi beni per ottenere i suoi fini, che sono quelli dell’amministrazione del culto divino, del mantenimento del clero e delle opere di carità, con preferenza per i poveri. La stessa destinazione delle offerte dei fedeli può essere il mantenimento della Sede Apostolica e il complesso delle sue attività, cosa sfuggita al promotore di giustizia, che ha confuso l’impiego dei beni con la loro amministrazione». Altro aspetto sottolineato da Panella: «È grave dire, come ha fatto la parte civile Segreteria di Stato, che grazie al Cardinale Angelo Becciu “sono entrati i mercanti nel Tempio”. Invece in Segreteria di Stato c’è la prova che, con l’arrivo di Becciu come Sostituto, non c’è stato alcun cambiamento nelle strategie degli investimenti rispetto a prima, quando ugualmente si mettevano soldi in fondi internazionali».

Il calvario di Becciu
di Paolo Matta
L’Unione Sarda, 24 novembre 2023


Per i nostri nonni il Natale era paschixedda, piccola pasqua, per distinguerla da Pasca manna, trionfo del Risorto, culmine della Settimana santa di morte, passione e, appunto, resurrezione.

Che Natale sarà per Angelino Becciu? Dovrà accontentarsi, il cardinale di Pattada, di una paschixedda o, dopo tre anni di calvario e di gogna, potrà festeggiare la sua Pasca manna di rinascita piena, di riscatto dai veleni di morte, di rinnovata navigazione sulla barca di Pietro, attraversata e archiviata la burrasca?

Le parole del Collegio di difesa al dibattimento (?) che si va a concludere in Vaticano, nella stridente magnificenza dei Musei, parrebbero più adatte a un romanzo di Kafka che all’aula di un tribunale. Perché irreale, surreale, paradossale, persino psicotico è il quadro dipinto dagli avvocati difensori di Becciu che, nel chiedere l’«assoluzione piena» per il loro assistito, hanno parlato di «testimonianze inquinate, accuse assurde e infondate, indagini mosse da occhio pregiudizievole, impianto accusatorio debole e puntualmente sconfessato dal dibattimento». Un processo «dove il figlio è nato prima del padre», con la sola, generale, pervicace, ossessiva volontà di «mostrificarlo».

L’arringa di difesa di Becciu ha smontato, pezzo per pezzo, tutto il castello accusatorio partendo dal fatto che il cardinale «ha agito sempre in armonia con i vertici della Santa Sede e nel rispetto della Costituzione Apostolica» confermando, ancora una volta, come «l’Obolo di San Pietro non sia stato mai utilizzato per gli investimenti contestati ma sempre e solo per le finalità cui era destinato». Evapora, quindi, l’accusa di appropriazione indebita e personale dell’ex Sostituto di Stato. «La stessa accusa» – ha tuonato l’Avvocato Viglione – «non ha contestato a Becciu neanche un centesimo di vantaggio personale. Di tutti i milioni di cui si è parlato, neanche un euro è stato messo da parte”. Accusato di abuso d’ufficio, peculato e subornazione, per questi reati il Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, ha chiesto per il cardinale sette anni e tre mesi di reclusione, oltre a 10.329 euro di multa e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ecco perché il Cardinal Becciu più che nel processo si è dovuto difendere dal processo: basti la sola circostanza che, in tutte le precedenti ottanta udienze, l’accusa non è riuscita a presentare una che una pratica che fosse stata avviata e approvata dal prelato di Pattada. «La correttezza dei comportamenti del Cardinal Becciu», la conclusione dell’arringa dei difensori «è stata provata per tutte le diverse accuse dalla quali si è difeso: gli investimenti immobiliari, le risorse destinate al tentativo (poi andato a buon fine) di salvare una suora rapita in Mali e le somme inviate per finalità caritatevoli alla Diocesi di Ozieri». Sono tornati poi i temi dei versamenti di 125 mila euro alla Caritas di Ozieri e alla cooperativa Spes per il recupero di persone in condizioni di disagio, guidata dal fratello del cardinale, Antonino, e la vicenda marginale della Birra Pollicina, riconducibile ad un’impresa dell’altro fratello Mario. «Birra e cooperativa, tutto insieme per fare un titolo perfetto», ha esclamato l’Avvocato Viglione. «L’Ufficio del Promotore è rimasto prigioniero di un pregiudizio e di un teorema. Lo dimostra questa accusa: com’è possibile che due donazioni dimostrate come certamente caritative, siano diventate peculato?». Per tutto ciò», concludono Viglione e Marzo, «la nostra richiesta al Tribunale non può che essere: assolvete un innocente». La difesa proseguirà la sua arringa il prossimo 6 dicembre. Previste altre due udienze il 4 e il 5, poi le repliche del promotore di Giustizia l’11 mattina, seguite dalle parti civili lo stesso pomeriggio, e il giorno successivo, il 12, dalle difese. Prima del 16 dicembre, infine, la sentenza. Sarà, per Don Angelino, paschixedda o, finalmente Pasca manna?

Indice – Caso 60SA [QUI]

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