Processo 60SA in Vaticano. Sentenza a metà dicembre. L’Avv. Pannella chiede l’azzeramento per gli errori del Promotore di Giustizia Diddi

Condividi su...

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 10.11.2023 – Ivo Pincara] – A due anni e mezzo dal suo inizio, il 27 luglio 2021, potrebbe concludersi prima di Natale il processo per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato. Il Presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, lo aveva già preannunciato nelle scorse udienze – “chiusura entro l’anno” – ha confermato l’8 novembre che entro il 16 dicembre giungerà il verdetto per i dieci imputati. “Siamo veramente agli sgoccioli”, ha detto Pignatone, annunciando che l’11 dicembre il Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, “intende fare una replica”. Seguiranno le controrepliche delle parti civili e delle difese lo stesso giorno e quello successivo, 12 dicembre. Date “non negoziabili”, ha affermato Pignatore, perché “entro quella settimana speriamo di fare la sentenza. Poi siamo qua… Vediamo cosa succede”.

«Noi aggiungiamo l’auspicio che si concluda bene, cioè con l’assoluzione degli imputati che sono stati perseguitati con accuse assurde e non provate, restituendo loro l’onorabilità. Un auspicio che è particolarmente sentito in quanto riguarda anche un cardinale onesto e fedele come Giovanni Angelo Becciu e un buon sacerdote come Mauro Carlino, vittime di una macchinazione in quanto colpevoli di nulla», ha scritto Sante Cavalleri su Faro di Roma. Concordiamo.

«La sentenza non metterà una pietra tombale sulla vicenda, perché ci saranno gli appelli. Però avrà la capacità di mettere in luce come il Tribunale vaticano ha recepito questi due anni e tre mesi di processo, quattro anni includendo le indagini, la cui narrativa era inizialmente squilibrata verso le tesi dell’accusa e poi, man mano che si dipanavano le vicende, diventava più simpatetica verso gli imputati, fino al drastico cambio di narrativa che è avvenuto con le ultime arringhe. Documenti alla mano, ci si trova di fronte ad indagini che non hanno considerato tutti i contesti e le vicende, che hanno creato un quadro accusatorio sul quale sono rimasti fermi (nella sua requisitoria, Diddi ha mantenuto tutti i punti del rinvio a giudizio di tre anni fa, come se non ci fosse stato dibattimento), e che ora si trovano messe in discussione dai difensori degli imputati» (Andrea Gagliarducci – ACI Stampa).

Al termine dell’Udienza del 20 ottobre, il Presidente Pignatone aveva dato il seguente calendario delle prossime Udienze: l’8 e il 21 novembre intervento della difesa di Gianluigi Torzi, il 9 e 10 novembre la difesa di Enrico Crasso, il 20 novembre la difesa di Mons. Mauro Carlino. Per il 22 novembre è prevista l’intervento della difesa del Cardinale Angelo Becciu e eventualmente il 6 dicembre, insieme con la seconda parte dell’arringa della difesa di Fabrizio Tirabassi. Infine il 4 e il 5 dicembre intervento della difesa di Raffaele Mincione.

73ª Udienza dell’8 novembre 2023
Prima parte dell’arringa della difesa di Gianluigi Torzi


“Da giovane avvocato, ho scoperto con dolore che anche chi ci fa appassionare al valore dei diritti, poi è pronto a calpestarli in nome di interessi ulteriori, tra cui quello investigativo”. L’Avv. Matteo Santamaria, del collegio difensivo del broker Gianluigi Torzi, ha espresso nella sua arringa la grande delusione per aver dovuto prendere atto che un suo collega più anziano, che in qualche modo considerava un maestro, il Prof. Alessandro Diddi, in qualità di Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano, ha calpestato norme e principi che tutelano gli imputati alla ricerca di un modo per condannarli pur mancando le prove dei reati contestati.

L’Avv. Santamaria ha fatto riferimento al momento clou dell’arresto di Torzi, proprio come episodio “simbolico” di tutta la vicenda investigativa, parlando di “domande degli inquirenti molto aggressive, domande nocive, partendo da presupposti sbagliati”. Ha parlato di “un’indagine caotica”, in cui “si è partiti dai concetti iniziali e si è andati avanti solo per giustificarli”, e di “un capo d’imputazione incomprensibile”. “Il Promotore di Giustizia è andato avanti nell’inchiesta solo al fine di giustificare la tesi accusatoria”, ha denunciato l’Avv. Santamaria.

Il difensore di Torzi ha ripercorso a lungo le trattative per il palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra, chiarendo che “le quote del fondo non erano liquidabili” e che Mincione aveva un “diritto potestativo” sull’investimento, al quale ha rinunciato “per cortesia” a fronte di una “cifra congrua” pari a 40 milioni, calcolata sul Nav (il valore dell’attivo netto di un fondo) delle quote sociali. Più volte l’Avv. Santamaria ha ribadito che l’immobile faceva parte di un asset e che le clausole contrattuali erano “chiarissime”.

Ha contestato in particolare l’accusa di peculato nei confronti di Torzi, a proposito del contratto del 22 novembre 2018 sul passaggio del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra, chiedendo quale fosse il bene oggetto del presunto reato. “Noi abbiamo concluso che sono i 40 milioni, ma perché questo non viene contestato?”, ha domandato. Mentre in assenza della carica di pubblico ufficiale viene incomprensibilmente formulata l’accusa di peculato.

Le accuse principali l’Avv. Santamaria le ha rivolte all’Architetto Luciano Capaldo che, a suo dire, ha rilasciato una deposizione “inquietante” in aula. Ha puntato il dito sul “super-consulente” Capaldo, testimone coinvolto nelle valutazioni dell’immobile di Londra, affermando che “avrebbe dovuto essere anche lui tra gli imputati”, considerando che è intervenuto attivamente durante le diverse trattative per il palazzo di Sloane Avenue, determinando anche “valori gonfiati” nelle quote dell’immobile.

Tra vicende intermedie come quella della trattativa con lo sceicco Al-Balawi, o della società Imvest Spa (“in cui Capaldo era al centro dell’organigramma Sviluppo Progetti”), il legale ha posto l’accento su asserite “sopravvalutazioni” dell’immobile, legate anche al “tasso di rivalutazione” indicato dallo stesso consulente. Ma ha spiegato anche che “quello che ho detto sull’Ingegner Capaldo serve per dimostrare che Torzi aveva in mente quei numeri. Capaldo gli ha detto: ‘290 milioni è il prezzo minimo a cui si può acquistare quel bene’. Da questo è conseguito: ‘Chiudiamo a 290 milioni. Lo dobbiamo portare a casa a questa cifra, andiamo da Raffaele Mincione, facciamo la trattativa’”.

“Qualcuno ha definito questo processo ‘simbolico’, oppure ‘morale’. Non so, ma per me simbolico sicuramente lo è stato. E anche doloroso”, ha commentato l’Avv. Santamaria che nel processo affianca il titolare dello studio dove lavora, Marco Franco, il quale interverrà a difesa di Torzi il 21 novembre 2023.

74ª Udienza del 9 novembre 2023
Prima parte dell’arringa della difesa di Enrico Crasso


Davanti alla condotta persecutoria del promotore di giustizia Alessandro Diddi la difesa del finanziere Enrico Crasso ha chiesto al Tribunale Vaticano “l’azzeramento dell’intero dibattimento”, perché “si è derogato dalle regole del giusto processo”. Ad assumere questa clamorosa iniziativa è stato l’avvocato Luigi Panella, che nella sua arringa ha ripresentato le eccezioni avanzate all’inizio del dibattimento e rigettate la Tribunale presieduto da Giuseppe Pignatone con l’ordinanza del 1° marzo 2022, che il legale ha chiesto di revocare in riferimento a quello che ha definito “mancato rispetto”, da parte del Promotore di Giustizia, delle indicazioni dell’articolo 6 della Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo, “alla quale la Santa Sede ha aderito sottoscrivendo la Convenzione monetaria con l’Unione Europea”.

L’Avv. Pannella ha sollevato anche la questione dei Rescripta richiesti dall’Ufficio del Promotore di Giustizia a Papa Francesco. Ha osservato che non sono mai stati pubblicati negli Acta Apostolicae Sedis, il registro ufficiale della legislazione vaticana, il che, a suo avviso, significa che non hanno mai avuto forza di legge, e quindi sono subordinati sia alla Legge Fondamentale dello Stato della Città del Vaticano e anche il Codice di Diritto Canonico. “Il Codice di diritto canonico impone limiti anche ai Rescritti”, ha affermato l’Avv. Pannella. “Non si può andare dal Papa per chiedere qualcosa che non è conforme alla legge, e queste richieste sono contrarie alla legge”.

Con la “plenitudo potestatis” del Pontefice esercitata attraverso i Rescripta, invece, “si è tornati a Gregorio VII, il Papa di Canossa, al 1075 e all’istituzione dei Tribunali dell’Inquisizione”. In particolare, consentendo al Promotore di Giustizia di selezionare a suo piacimento gli atti da consegnare alle difese, e riempiendoli di omissis, “si è violata la Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo”.

L’Avv. Panella ha contestato, uno ad uno, i 20 capi d’imputazione a carico del suo assistito, compresa l’accusa di truffa a carico delle società riconducibili a Crasso, da HP Finance LLC a Prestige Family Office SA, fino a Sogenel Capital Investment.

In dodici di queste imputazioni, ha denunciato l’Avv. Panella, “si definisce Crasso pubblico ufficiale, come consulente della Segreteria di Stato per la gestione del patrimonio”. Ma nell’imputazione 30 marzo 2023, “lo si definisce invece estraneo alla Pubblica amministrazione vaticana”.

Il Promotore di Giustizia, per l’Avv. Panella, “confonde la gestione degli investimenti della Segreteria di Stato e la gestione del cliente Segreteria di Stato per conto della società Credit Suisse”, che è quello che avrebbe fatto il suo assistito. Che “è sempre stato retribuito dalle banche e dalle società d’investimento, non dalla Segreteria di Stato”. Infatti ha definito “un fraintendimento” la presunta dichiarazione di Crasso, riportata nella citazione a giudizio, di essere stato remunerato dalla Segreteria di Stato, “cosa che non ha mai detto”.

Il consulente finanziario, per il suo difensore, si è limitato a “controllare che gli investimenti del cliente Segreteria di Stato, fossero compatibili con la sua classe di rischio, e comunque “sono stati sempre di rischio moderato”. Quindi quelle che per l’accusa sono tangenti, per la difesa sono solo “fees” garantite dalle banche per la sua attività di introducer, in quanto dalla Santa Sede Crasso non ha mai ricevuto un mandato formale di consulenza finanziaria. La sua è stata solo una consulenza “di fatto”, ma non “l’esercizio di un potere pubblico”.

Questo processo, ha quindi concluso l’Avv. Pannella, “è un fatto storico: saremo giudicati per quello che diremo e per quello che faremo”.

75ª Udienza del 10 novembre 2023
Seconda parte dell’arringa della difesa di Enrico Crasso

Si è visibilmente commosso in aula il finanziere Enrico Crasso alla fine della 75ª Udienza di oggi, quando in una dichiarazione spontanea ha ripercorso la sua carriera di “uomo che si è fatto da sé”. L’imputato ha preso la parola al termine della seconda parte dell’arringa dell’Avv. Luigi Panella, il suo difensore, che ha chiesto la piena assoluzione. “Ho la coscienza a posto, so di non aver fatto nulla di male e di non aver commesso reati”, ha detto Crasso.

L’Avv. Panella, in effetti, ha confutato tutte le accuse: peculato, corruzione, riciclaggio, truffa e altre e respingendo la richiesta del Promotore di Giustizia. “Non risulta in alcun modo un accordo illecito fra Torzi, Crasso e il funzionario Fabrizio Tirabassi. Da nessun atto del processo risulta che Torzi abbia offerto alcunché a Crasso. Anzi, l’obiettivo di Torzi era eliminare Crasso dal Vaticano e dalla sua gestione degli investimenti, e sostituirlo”, ha spiegato il legale mettendo in luce i macroscopici errori degli inquirenti in questa raffazzonata inchiesta giudiziaria preparata come una trappola ai danni del Cardinale Giovanni Angelo Becciu e nella quale rischiano di finire anche gli altri imputati.

“Questo processo l’ha voluto la Chiesa, però il danno d’immagine lo soffrono gli imputati: non c’è alcun nesso causale tra i fatti e la spesa risarcitoria”, ha spiegato l’Avv. Panella, soffermandosi poi sul fatto che “l’APSA non ha nessun titolo per chiedere il risarcimento di danni. Fin dal primo momento, i danni, anche patrimoniali, doveva chiederli la Segreteria di Stato. Aver inserito un’altra parte civile è stato, a nostro avviso, un errore”. Secondo Panella, infatti, il Motu proprio del Papa che ha trasferito dalla Segreteria di Stato all’APSA “gli investimenti e le liquidità” decorre dal 1° gennaio 2021, e “per tutto quello che è accaduto prima la titolare è la Segreteria di Stato”. Inoltre all’APSA, a parte appunto gli investimenti e le liquidità, “non sono stati trasferiti i diritti, tanto meno risarcitori”. In altre parole, “l’APSA ha chiesto danni che non ha subito in forma diretta e su cui non aveva alcun titolo”.

“Gli inquisitori di Galileo avevano più elementi da cui partire: il sole sorge da una parte e tramonta dall’altra. Il Promotore di Giustizia contro Crasso non aveva assolutamente nulla. Questo processo nei suoi confronti si basa su elementi privi di ogni fondamento”, ha concluso l’Avv. Pannella. Da qui la richiesta al Tribunale vaticano di assolvere Crasso da tutte le imputazioni “perché il fatto non sussiste”, e anche di revocare il sequestro dei suoi fondi bancari in Svizzera.

Fonte: Sante Cavalleri su Faro di Roma dell’8 novembre 2023 [QUI] e del 10 novembre 2023 [QUI] e [QUI]

Postscriptum
La professionalità multitasking dell’Avv. Diddi. È opportuno che il Promotore di Giustizia del Vaticano difenda in Italia imputati di corruzione o di mafia?
di Sante Cavalleri
Faro di Roma, 31 ottobre 2023


Da una sua dichiarazione all’ANSA apprendiamo che il Promotore di Giustizia del Tribunale della Città del Vaticano, Alessandro Diddi, difende Concetta Ferrari, Segretario Generale del Ministero del Lavoro, che è una degli imputati dell’inchiesta sul finanziere Danilo Iervolino, ex proprietario dell’Università Pegaso e Presidente della Salernitana. L’accusa per la signora è corruzione e riguarda il parere favorevole, già negato dal Ministero, alla divisione del patronato Encal-Inpal in Encal-Cisal e Inpal conservandone però i vantaggi economici e patrimoniali.
L’udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 24 novembre. “Prediamo atto della diffusione, tardiva e non casuale, di questa notizia”, ha dichiarato l’Avvocato Diddi, legale di Concetta Ferrari, contattato dall’ANSA. “Peccato – ha aggiunto – che siano già state chieste delle misure cautelari per gli indagati, tutte rigettate dal giudice per le indagini preliminari sia dal Tribunale delle Libertà di Napoli”.
Non vogliamo entrare nei dettagli di questo processo, ed essendo garantisti riteniamo che fino a prova contraria la signora (il cui figlio, docente alla Pegaso, ha subito un sequestro di 68 mila euro che equivalgono ai suoi compensi come professore) sia innocente e in ogni caso abbia diritto alla difesa migliore. Ma non possiamo non restare perplessi davanti alla professionalità multitasking dell’Avv. Diddi, che in Vaticano assume i panni dell’implacabile inquisitore, e fuori quelli di difensore da accuse di corruzione. O anche da accuse di mafia.
È opportuno?

Indice – Caso 60SA [QUI]

Free Webcam Girls
151.11.48.50