66ª, 67ª e 68ª Udienza del Processo 60SA in Vaticano. I “tre giorni delle parti civili” confermano la verità: in assenza di prova di colpevolezza il Cardinal Becciu è innocente

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 30.09.2023 – Ivo Pincara] – Dopo l’interruzione di due mesi per la pausa estiva, avviandosi definitivamente verso la fase conclusiva, si sono riprese il 27 settembre 2023, nella Sala polifunzionale dei Musei Vaticani, le Udienze del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato (nel Procedimento 45/19 R.G.P., che abbiamo chiamato “processo 60SA” per il principale filone o comunamente denominato “processo Becciu” per l’imputato preso principalmente di mira dall’accusa). Fino a ieri, 29 settembre si sono svolte i “tre giorni delle parti civili”, dopo che il 26 luglio scorso, al termine di una requisitoria durata sei udienze, il promotore di giustizia Alessandro Diddi ha illustrato e formulato le sue richieste d’accusa.

Riassume Andrea Gagliarduccii su ACI Stampa: «Un cardinale sotto processo. Un presunto scandalo immobiliare. Degli officiali infedeli. Veleni e attacchi personali. Ma anche una accusa tutta da decifrare. Un Papa presente sin dalle prime decisioni. Un organo di Stato che rifiuta inaspettatamente la richiesta dell’organo di governo dello Stato. Sono tutti temi che si incrociano nel processo sulla gestione di fondi della Segreteria di Stato». Poi, ricorda che in questo processo «ci sono tre filoni, diversi eppure, secondo il promotore di giustizia collegati tra loro».

«Il primo filone: l’investimento, da parte della Segreteria di Stato, nelle quote di un palazzo di lusso a Londra. Dopo aver deciso di non dare seguito alla possibilità di partecipare ad una piattaforma petrolifere in Angola, la Segreteria di Stato diede in gestione al broker Raffaele Mincione un fondo utilizzato per comprare le quote di un palazzo da sviluppare. Poi, diede le stesse quote in gestione al broker Gianluigi Torzi, che mantenne per sé le uniche azioni con diritto di voto, e di conseguenza il controllo del palazzo. Infine, rilevò l’intero palazzo, che è stato recentemente rivenduto.
Il secondo filone: il contributo dato dalla Segreteria di Stato alla Caritas di Ozieri per lo sviluppo di un progetto della cooperativa SPES, presieduta dal fratello del Cardinale Becciu. L’accusa, nei confronti di Becciu, è quella di peculato.
Il terzo filone: riguarda la sedicente esperta di geopolitica Cecilia Marogna, ingaggiata dalla Segreteria di Stato, che avrebbe utilizzato denaro a lei erogato per delle presunte operazioni di salvataggio di ostaggi (come quello della suora colombiana Cecilia Narvaez rapita in Mali) per fini personali».

Ora, fino al 6 dicembre prossimo, sono in calendario altre 15 Udienze, scrive Andrea Gagliarducci su ACI Stampa: «Chiamate a smontare pezzo per pezzo la requisitoria in cinque udienze (più una per le richieste di condanna) del promotore di Giustizia vaticano Alessandro Diddi. Una requisitoria che, in fondo, nel tentativo di giustificare i capi di accusa sembrava essersi cristallizzata a due anni fa, quando non erano ancora state ascoltati né gli imputati né i testimoni. Niente ha scalfito l’impianto accusatorio, neppure quando l’impianto accusatorio di monsignor Perlasca è stato smontato da due testimonianze che mettevano in luce come il monsignore potesse anche essere stato vittima di manipolazione. Improvvisamente, monsignor Perlasca non era più il “supertestimone”, come veniva definito e considerato, e di lui si è parlato molto poco nelle fasi successive del processo».

Quindi, prima di Natale si andrà alla sentenza, quasi due anni e mezzo dopo l’inizio del processo in aula, durante il quale – quello vero, non il mediatico che spesso distorce la realtà prendendone solo alcuni brandelli per trasformarli in verità di comodo – è emerso nel dibattimento in Aula in modo nitido la prova dell’innocenza del Cardinal Becciu, in totale assenza di qualsiasi prova di reato.

I “tre giorni delle parti civili” – le 3 Udienze dedicate alle conclusione delle parti civili, quindi Segreteria di Stato, Istituto per le Opere di Religione e Monsignor Alberto Perlasca, che hanno spiegato perché ritengono di dover essere risarciti; e l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, che ha chiesto l’assoluzione per il “caso Marogna” – sono stati riassunti egregiamente nei tre resoconti pubblicati sul Faro di Roma da Sante Cavalleri, che ringraziamo per la cortesia. Aggiungiamo le note dei difensori del Cardinal Becciu del 28 e 29 settembre, insieme ad una dichiarazione dell’Avvocato Guido Stampanoni Bassi, Direttore di Giurisprudenza Penale. Concludiamo con un Postscriptum, che permette di tirare qualche somma.

In sostanza, gli interventi delle parti civili non hanno scalfito in alcun modo la prova dell’innocenza del Cardinal Becciu emersa nitida in dibattimento.

1. Udienza 66, 27 settembre 2023 – IOR

Al processo per il palazzo di Londra il legale dello IOR insegue Diddi sulla via del delirio
Faro di Roma, 27 settembre 2023


“Sono state distratte somme destinate al Santo Padre per impiegarle in investimenti speculativi, quindi occorre restituire i fondi al vincolo che avevano e rimetterli nella piena disponibilità del Pontefice per le necessità della Chiesa”. “Questi fondi siano depositati presso lo IOR”. Con queste motivazioni l’Avvocato Roberto Lipari, che assiste la banca vaticana nel processo in corso in Vaticano sugli investimenti della Segreteria di Stato, ha chiesto “la condanna degli imputati e l’accertamento delle loro responsabilità penali” e anche la “condanna alla restituzione di quanto illecitamente sottratto”.

“Il soggetto offeso dalle condotte degli imputati è in primo luogo il Santo Padre” essendo stata vanificata la destinazione al Papa dei 700 milioni di euro erogati negli anni dall’Istituto per le finalità del Pontefice e accantonati dalla Segreteria di Stato, ha spiegato Lipari quantificando in ulteriori 987.494 euro il danno morale e reputazionale sofferto dallo IOR.

La parte civile sembra dunque aver sposato acriticamente le conclusioni del promotore di giustizia Alessandro Diddi, in realtà del tutto inconsistenti in quanto prive di prove. In particolare Lipari ha contestato anche il ruolo dell’allora vertice dell’AIF, il Presidente René Brülhart e il Direttore Tommaso Di Ruzza, accusati di abuso d’ufficio, “che non hanno solo violato la legge, ma hanno asservito il loro ruolo, hanno asservito la funzione pubblica dell’AIF per un fine non lecito”. E in definitiva “hanno portato al ridicolo il sistema finanziario vaticano”, ha affermato l’Avvocato Lipari.

A noi sembra esattamente il contrario, quanto al ridicolo.

Vale la pena di segnalare, ad esempio, che la condanna è chiesta anche per “un’ipotesi”, così l’ha chiamata il legale dello IOR nella sua requisitoria, quella relativa allo studio per un investimento petrolifero in Angola, che una volta appurato che fosse inopportuno non è stato deliberato: ma ugualmente si chiede che il fatto stesso di aver esaminato questa ipotesi entri nel computo delle pene da comminare, considerando “i danni all’ambiente [che ovviamente non ci sono stati, essendo il progetto mai realizzato, ndr], il fatto che fosse un Paese accusato di mancato rispetto dei diritti umani [e questo giudizio francamente discutibile, qualifica la professionalità dei rappresentanti dell’accusa, ndr] e anche i presunti rapporti tra la Falcon Oil e un trafficante d’armi francese, Pierre Falcone”.

Un autentico delirio. Così come lo è sostenere, come ha fatto l’Avvocato Lipari, che “il peculato ha offeso il sacrificio di chi ha fornito le offerte alla Chiesa”, senza provare che tale peculato sia stato commesso.

“Peculato, tra l’altro, che ha riguardato – ha affermato Lipari, sempre guardandosi bene dal provare che in effetti ci sia stato – non solo le offerte dei fedeli, ma anche gli utili messi a disposizione ogni anno dallo IOR e accantonati dalla Segreteria di Stato per la disponibilità del Papa e della Santa Sede. “Non era solo l’Obolo di San Pietro, che non dura – ha spiegato -: quindi o i fondi dello IOR o i lasciti posti a riserva”.

“Questi sono i fondi intaccati dal Card. Becciu e da Fabrizio Tirabassi per indebitarsi”, ha scandito senza poter provare né quantificare un arricchimento indebito degli imputati e in particolare del Card. Giovanni Angelo Becciu, che nella vicenda è la vera vittima di calunnie e cospirazioni. Secondo l’accusa si tratterebbe di un peculato compiuto nell’acquistare il palazzo di Londra che certo non era intestato né riconducibile come proprietà alle persone accusate. A proposito del palazzo di Londra, il legale ha parlato anche di un “investimento incompatibile col diritto canonico”. Ancora una volta senza spiegare perché.

Insomma il processo continua nelle consuete modalità: a ogni udienza si procede con alcuni passi nel delirio, senza preoccuparsi delle sofferenze morali che si infliggono a persone innocenti e in definitiva alla Chiesa.

2. Udienza 67, 28 settembre 2023 – Segreteria di Stato

La congiura contro il Card. Becciu procede a briglia sciolta. La Segreteria di Stato gli chiede i danni, senza che siano dimostrate le sue responsabilità
di Sante Cavalleri
Faro d Roma, 28 settembre 2023


Onestamente in molti ci saremmo aspettati che la Segreteria di Stato non partecipasse al massacro mediatico e giudiziario del suo storico numero due, il Card. Giovanni Angelo Becciu. E invece oggi le sue rappresentanti legali, tre avvocatesse, compresa l’ex Ministro Paola Severino, hanno fatto propria acriticamente la linea colpevolista dell’accusa per la quale mancano del tutto le prove, parlando di una “spoliazione ampiamente consentita da Becciu che è stato colui – ha detto l’ex Ministro – che ha aperto le porte ai mercanti nel Tempio”.

Tutto, ha sostenuto la Severino, “inizia infatti quando Monsignor Becciu diventa Sostituto della Segreteria di Stato. È Becciu – ha detto – che cambia la tipologia storica di investimento della Segreteria di Stato che amministrava un tesoro complessivo di 928 milioni di euro (secondo quando ricostruito dal Revisore Generale vaticano). Un tesoro composto dall’Obolo di San Pietro, dalle donazioni al Santo Padre di soggetti privati e dai versamenti che i vari enti vaticani normalmente compivano a favore del Papa e che venivano gestiti dalla Segreteria di Stato, a cominciare dai 700 milioni destinati al Papa da parte dello IOR, la cosiddetta banca vaticana, a partire dal 2004. Prima di Becciu la Segreteria di Stato investiva quei soldi in maniera conservativa e prudente, attraverso alcune banche, erano investimenti a pronta liquidabilità, cioè di cui l’investitore poteva rientrare in possesso prontamente. E invece Becciu decide “un salto di tipologia“: gli investimenti diventano speculativi affidati a un fondo chiuso, un vero e proprio hedge fund di Mincione in cui l’ investitore vaticano non aveva nessuna possibilità di controllo”.

Su queste basi, del tutto prive di fondamento fattuale, la Severino ha chiesto al Tribunale la condanna degli imputati in solido a pagare un danno reputazionale e di immagine quantificato in 177 e 818 mila milioni di euro (il massimo individuato da una società di consulenza) visto che in ben 130 Paesi del mondo lo scandalo ha generato 50 mila articoli di stampa e web tra l’ottobre del 2019 e l’aprile 2023 [ma di tutto questo il conto andrebbe mandato al pg Alessandro Diddi, ndr]. La somma di 98 milioni 473 mila euro è stata chiesta come somma provvisionale da essere liquidata subito al momento della sentenza, subordinando la sospensione condizionale della pena al suo versamento.

La nota dei legali del Cardinal Becciu
Nella nota del 28 settembre 2023 degli Avvocati Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, difensori del Cardinale Angelo Becciu si legge:
«Le richieste di risarcimento del danno avanzate dalle parti civili e, tra queste, dalla Segreteria di Stato, sono in linea con il ruolo dalle stesse tipicamente svolto nei processi. Ma il Cardinale Becciu non ha commesso alcun reato e conseguentemente non ha arrecato alcun danno. Il suo agire è stato sempre ispirato alla tutela della Santa Sede. Il processo lo ha dimostrato in modo netto e pertanto confidiamo nel giudizio terzo ed imparziale del Tribunale».

La dichiarazione dell’Avvocato Guido Stampanoni Bassi, Direttore di Giurisprudenza Penale
L’Avvocato Guido Stampanoni Bassi, Direttore di Giurisprudenza Penale, a margine del convegno che si è svolto presso la Sala Caduti di Nassirya al Senato della Repubblica La tutela penale del patrimonio aziendale, ha dichiarato:
«Oggi al convegno abbiamo parlato anche di brand reputation, sempre più centrale per enti e aziende. A tal proposito, mi è capitato di approfondire ultimamente le vicende che in Vaticano hanno coinvolto la Segreteria di Stato e lo IOR in merito al palazzo di Sloane Avenue a Londra e, proprio questa mattina, leggevo un articolo in cui la Segreteria di Stato della Santa Sede chiederebbe un ristoro per danno reputazionale, quantificato attraverso una consulenza tecnica. La cosa è sicuramente singolare perché si quantifica il presunto danno – questo almeno è quello che emerge dalla stampa – sulla base della “divulgazione delle fasi del processo” e, dunque, sulla visibilità del processo stesso, che normalmente è da escludere possa essere causata dagli imputati che non hanno alcun interesse alla ricerca di risalto mediatico né alle difese che, anche per limite deontologico, sono vincolate a un notevole grado di riservatezza. È piuttosto una narrazione maldestra quella che causa i più gravi danni reputazionali».

3. Udienza 68, 29 settembre 2023 – APSA, ASIF, Perlasca

Processo in Vaticano. L’APSA ha chiesto l’assoluzione del Card. Becciu per l’affaire Marogna
di Sante Cavalleri
Faro di Roma, 29 settembre 2023


Un raggio di luce nell’oscurità delle udienze del processo per i fondi della Segreteria di Stato dedicate alle parti civili, che si erano fin qui accodate alla linea del promotore di giustizia che, pur senza alcuna prova di colpevolezza, ha accusato il Card. Giovanni Angelo Becciu chiedendo per lui 7 anni e tre mesi e cifre iperboliche di danni. Ma oggi l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, parte civile nel processo, ha chiesto invece l’assoluzione del Cardinal Becciu dall’accusa di peculato legata alla vicenda del rapimento di una suora in Mali, cioè per la presunta distorsione di fondi destinati da Papa Francesco al riscatto e che secondo l’accusa sarebbero stati sperperati da una consulente, la signora Marogna.

In aula a nome dell’APSA sono intervenuti l’ex Ministro Giovanni Maria Flick e l’Avvocato Luria che si è soffermato invece sul ruolo nella vicenda Londra degli ex vertici dell’AIF, l’ex Presidente René Brülhart e l’ex Direttore Tommaso Di Ruzza, imputati per abuso d’ufficio. Entrambi, a detta del legale, hanno avuto una “incidenza causale” sulla estorsione posta in essere dal broker Torzi, quando ha ceduto alla Segreteria di Stato le ormai note mille azioni con diritto di voto sul palazzo londinese (quelle che gli davano l’effettivo controllo) per 15 milioni di euro. La violazione delle regole da parte di Brülhart e Di Ruzza, in sostanza, non ha consentito di bloccare il pagamento a Torzi, dando vita così a “un’ulteriore sezione del reato” e “aggravando il danno patrimoniale”.

La stessa accusa è stata mossa dall’Avvocato Titomanlio, in difesa della parte civile ASIF, la quale ha direttamente affermato che “senza il contributo” dell’ex Presidente ed ex Direttore l’estorsione non ci sarebbe mai stata.

Da segnalare anche un siparietto esilarante quando è intervenuto pure l’Avvocato Alessandro Sammarco, in difesa di Mons. Alberto Perlasca, ex responsabile dell’Ufficio Amministrativo ritenuto il “super teste” del processo, del quale si è scoperto che negli interrogatori e memorie, nella fase istruttoria, recitava una parte scritta per lui da due signore che avevano motivi di rivalsa nei confronti di Becciu. Perlasca – cui si devono materialmente le firme sulle transazioni che il promotore di giustizia ritiene scorrette – figura invece come parte civile per il solo reato di subornazione di cui è accusato (ingiustamente) il Cardinale Becciu, una ipotesi che il Cardinal Cantoni, Vescovo di Como, ha smentito nel suo interrogatorio, inquadrando la conversazione con Becciu come un colloquio amicale. Per l’Avvocato Sammarco si è invece consumato un vero e proprio reato, e ha evocato “una persecuzione mediatica ai danni del super testimone per come è stato dipinto in queste 70 udienze.

Il Presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, ha tagliato corto: “Il ruolo di Perlasca è stato uno dei temi più approfonditi dell’intero processo”.

La nota dei legali del Cardinal Becciu
Nella nota del 29 settembre 2023 degli Avvocati Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, difensori del Cardinale Angelo Becciu si legge:
«Salutiamo con favore la scelta della parte civile APSA di chiedere l’assoluzione del Cardinale Becciu in relazione alla imputazione di peculato per la vicenda del rapimento della suora in Mali. La richiesta di assoluzione ha preso atto dell’istruttoria che ha dimostrato l’assoluta buona fede e correttezza del Cardinale nell’operazione. Per il resto, le richieste di risarcimento sulle altre vicende non hanno scalfito in alcun modo la prova dell’innocenza del cardinale emersa nitida in dibattimento».

Postscriptum

In questi giorni ci sono state alcune notizie, che – con il pensiero rivolto al trattamento riservato al Cardinale Angelo Becciu – insegnano. Lo sfondo è offerto dal caso del Cardinale francese Jean-Pierre Ricard, che abusò 35 anni fa di una ragazza di 14 anni, che non potrà celebrare la Santa Messa fuori dalla diocesi, ma potrà entrare in Conclave, e dallo scandalo Rupnik, al quale Papa Francesco ha cancellato la scomunica.

Il Cardinale francese Jean-Pierre Ricard, Arcivescovo metropolita emerito di Bordeaux, due volte Presidente della Conferenza Episcopale Francese e era membro del Dicastero per la Dottrina della Fede (incarico dal quale sarebbe stato dimesso), ha compiuto 79 anni e quindi, fino al 25 settembre 2024, continuerà ad avere diritto a prendere parte in un eventuale Conclave per eleggere un nuovo Vescovo di Roma. Proprio in questi ultimissimi giorni, come trapelato prima della Visita del Pontefice a Marsiglia, si è avuta notizia delle sanzioni che gli sono state imposte dalla Santa Sede, Fra le sanzioni imposte al porporato, come riferisce La Croix, nessuna riguarda la sua alta dignità cardinalizia, i suoi diritti e le sue prerogative che invece furono tolte al Cardinale Angelo Becciu, prima di un processo regolare e garantito e persino prima di una sentenza. Nel caso del Cardinal Becciu, Papa Francesco ha fatto tutto da solo: accuse, indagini, processo e forse prossimamente, entro la fine dell’anno, anche la sentenza o la grazia, cosa che accrescerebbe il suo carisma di uomo della misericordia.

Per il Cardinal Ricard, il metodo è stato diverso. Lui non è un presunto innocente, come invece il Cardinal Becciu. Ricard è stato accusato, indagato, processato e condannato, dopo aver confessato il suo delitto. Per la giustizia canonica è una persona colpevole di delitti gravissimi, ma conserva fino alla morte tutti i suoi diritti e prerogative. Sconvolgente ma vero.

Dunque, sullo sfondo dello scandalo Rupnik, al quale Francesco ha cancellato la scomunica, che gli era stata comminata dall’allora Congregazione per la Dottrina della Fede nel maggio 2020, per aver assolto in confessione una persona complice, ora si aggiunge il caso del cardinale Ricard, assieme ad altri fatti simili recenti.

Le sanzioni sono clamorosamente inadeguate e stupefacenti. Ma sono soprattutto pericolose perché inviano messaggi ambigui che nulla hanno a che fare con la “tolleranza zero”. Come per il caso della scomunica di Rupnik, a molti fa pensare che alla fine nella Chiesa “si riesce ad aggiustare tutto”. Fare così rappresenta la morte della lotta contro gli abusi nella Chiesa. Questa lotta sopravvive e vince con i fatti e non con le parole, che già si sono dette abbondantemente (Fonti: Il Sismografo [QUI] e Il Messaggero [QUI]).

Ognuno potrà tirare le somme per conto proprio. Noi abbiamo osservato dal principio, che il Cardinal Becciu è la vittima sacrificale di una congiura, innocente fino a prova contraria (prova che non è mai arrivata durante il dibattimento in aula) e accusato, giudicato, condannato e giustiziato per mezzo stampa, con una campagna sapientemente gestita da chi ha ordito la congiura. Il tutto – incredibilmente per odio e per vendetta – per impedire di far entrare il Cardinal Becciu in un Conclave.

Indice – Caso 60SA [QUI]

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