286° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. 4° giorno della resa dopo l’attacco terroristico azero. Urge aprire corridoio umanitario per l’Artsakh
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 23.09.2023 – Vik van Brantegem] – Cercare di monitorare e raccontare quotidianamente tutto quello che sta succedendo nel Caucaso meridionale, dal 27 settembre 2020, pensiamo sia importante, ma non abbiamo mai nutrito vane speranze che arrivino a salvare gli Armeni. È semplicemente nostro dovere mostrare cosa sta succedendo lì, sul campo, mentre succede, contro un popolo (che è pure cristiano). Nel nome della verità e della giustizia. Per restare umani. Restiamo convinti che la storia non la fanno i cattivi. Non ha ragione Hegel, il male non è reale come parte necessaria del cammino storico. Ciò che è disumano alla fine è ingoiato dal nulla.
La verità è la via verso la libertà.
La manipolazione è mancanza di rispetto.
L’amore è più forte dell’odio.
Il male può essere sconfitto.
++++ AGGIORNAMENTO ORE 23.00 ++++
«È molto inquietante vedere cosa sta succedendo ora nel Nagorno-Karabakh. Abbiamo sentito dal governo dell’Azerbajgian che non c’è niente da vedere, non c’è motivo di preoccuparsi. E se questa è una dichiarazione vera, allora gli osservatori della comunità internazionale dovrebbero entrare per familiarizzarsi con la situazione sul campo» (Senatore Jerry Peters, Capo della Delegazione del Congresso degli Stati Uniti a Kornidzor).
Non riescono proprio scrivere “Stepanakert”. “Il Karabakh viene ripulito dai germi” è uno degli slogan principali nei canali Telegram azeri. Ecco come trattano il popolo armeno. Come dei germi da eliminare.
«Stepanakert…» (Marut Vanyan, giornalista freelance in Karabakh/Artsakh – Email).
«Nel Nagorno-Karabakh, la popolazione di Stepanakert seppellisce i propri cari uccisi nell’attacco del 19 settembre da parte dell’Azerbajgian. Queste persone rimangono senza cibo, senza energia e niente; non viene loro concesso nemmeno un corridoio umanitario per partire. Questo è assurdo…» (Tatevik Hayrapetyan, ex deputato dell’Assemblea nazionale della RA).
«Migliaia di residenti dell’Artsakh sfollati a causa dell’aggressione militare dell’Azerbaigian si trovano all’aeroporto di Stepanakert da cinque giorni. Qui si riparano dal pericolo dei massacri da parte degli Azeri. I bambini, gli anziani e le donne si trovano in una difficile situazione umanitaria. Sono privati del cibo normale e del sonno. Ma questo non è il loro unico problema.
Le loro vite sono minacciate dall’Azerbajgian, il cui equipaggiamento militare e le cui truppe sono già presenti nel territorio del Nagorno-Karabakh. Ci sono persone malate all’aeroporto che hanno bisogno di cure e cibo. I soldati azeri hanno invaso gli insediamenti di queste persone e non hanno potuto portare con sé beni di prima necessità, vestiti, cibo o effetti personali. Dormono nelle loro macchine.
Le persone si rifiutano di lasciare l’aeroporto, che è anche una base militare russa. Credono di essere al sicuro qui e di non diventare vittime del massacro dell’esercito azerbajgiano. All’aeroporto sono venuti non solo i residenti degli insediamenti occupati dall’Azerbajgian, ma anche i residenti dei villaggi vicini.
L’esercito azerbajgiano è ovunque. Non si sentono sicuri e dicono che non vogliono tornare nei loro villaggi occupati dall’esercito dell’Azerbajgian. Questi residenti del Nagorno-Karabakh non possono immaginare di vivere con gli azeri quando sono stati vittime della pulizia etnica e dei crimini di guerra da parte dello stato azerbajgiano.
“Come possiamo tornare a casa nostra quando l’Azerbajgian è a 100 metri di distanza, e non abbiamo né la polizia né l’esercito a proteggerci? Se parliamo di integrazione il ritorno nei nostri villaggi è escluso. Decideremo dove andare”, dice una delle donne.
Il nonno di Valery afferma che dopo l’attacco dell’Azerbajgian del 19 settembre non ha più fiducia nemmeno nelle forze di mantenimento della pace russe. Dice che se fino a poco tempo fa Vladimir Putin era una delle sue figure preferite, ora è deluso.
Alcune di queste persone chiedono che venga assegnato un corridoio umanitario in modo che possano salvare le loro vite dai soldati azeri che hanno invaso il Nagorno-Karabakh e trasferirsi in Armenia» (Robert Ananyan).
Bollettino informativo del Ministero della Difesa della Federazione Russa sulle attività del contingente di mantenimento della pace russo nella zona di conflitto del Nagorno-Karabakh (al 23 settembre 2023)
«Il contingente di mantenimento della pace russo continua a svolgere compiti sul territorio del Nagorno-Karabakh. Viene mantenuta un’interazione continua con Baku e Stepanakert, volta a prevenire spargimenti di sangue, garantire la sicurezza e osservare il diritto umanitario nei confronti dei civili.
Una violazione del cessate il fuoco è stata registrata nella regione di Martakert. A seguito della sparatoria, un militare delle forze armate azere è rimasto ferito.
Il comando del contingente di mantenimento della pace russo, in collaborazione con la parte azera e i rappresentanti del Karabakh, sta conducendo un’indagine su questo fatto.
In applicazione degli accordi raggiunti sulla cessazione delle ostilità, le formazioni armate del Karabakh hanno continuato a consegnare armi ed equipaggiamento militare sotto il controllo delle forze di mantenimento della pace russe. Al 23 settembre sono state consegnate: sei unità di veicoli corazzati, più di 800 unità di armi leggere, armi anticarro e sistemi missilistici antiaereo a corto raggio trasportabili a spalla, circa 22mila munizioni.
Il contingente di mantenimento della pace russo continua ad ospitare 810 civili, tra cui 436 bambini. Vengono organizzati l’alloggio, il cibo e l’assistenza medica».
«Vediamo l’orrore che gli Armeni dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh subiscono ORA per mano dell’esercito azerbajgiano: noi della Fondazione Tatoyan guardiamo una atrocità e disumanità alla volta, gravi violazioni dei diritti umani che molti non vedono mai» (Garo Ghazarian, difensore dei diritti umani e civili, avvocato penale, ex Preside della Facoltà di Giurisprudenza e professore di diritto).
«Denunce di crimini di guerra da parte delle forze azere nei villaggi di etnia armena del Karabakh. Ci siamo imbattuti in alcuni rapporti, ne abbiamo verificati alcuni, lavorando per ottenere un quadro dettagliato. Ciò potrebbe in parte spiegare perché molti nelle regioni più lontane rimangono dispersi dopo 3 giorni dal cessate il fuoco» (Nagorno Karabakh Observer).
«Dall’Artsakh escono storie di decapitazioni di bambini e di separazione di ragazzi più grandi e uomini da donne e bambini. Ci auguriamo che queste non siano vere, ma abbiamo tutte le ragioni per credere che lo siano. L’Azerbajgian ha abitualmente trattato gli Armeni con questo livello di barbarie, soprattutto nelle guerre del 2016, 2020 e 2022. È un Paese gestito da persone che non nascondono il loro odio viscerale nei confronti degli Armeni.
Tali atrocità sono comuni anche durante i genocidi. Sono esattamente ciò che accadde, ad esempio, quando le forze serbe invasero Srebrenica nel 1995 (un altro genocidio facilitato dalle esitazioni occidentali). Bambini decapitati, uomini e ragazzi più grandi separati per essere massacrati. Stupro di massa. Autori ubriachi di potere e odio.
Ebbene, mondo: ecco il Paese, l’Azerbajgian, che avete sostenuto e insabbiato nonostante i molteplici avvertimenti da parte di esperti di genocidio e organizzazioni di prevenzione. Abbiamo capito: l’Azerbajgian è un Paese ricco di petrolio, nemico dell’Iran, via di accesso all’Asia centrale, ma valeva davvero la pena vendere l’anima e tradire un intero popolo per tutto questo? Ovviamente no. Eppure eccoci qui.
Non dimentichiamo mai l’avidità, la codardia e (in alcuni casi) la malizia dei leader mondiali che dal 2020 fingono che l’Azerbajgian fosse qualcosa di diverso da uno stato terrorista e genocida.
Non dimentichiamo mai questa complicità nel genocidio» (Istituto Lemkin per la prevenzione del genocidio).
«Su Telegram emergono resoconti orribili secondo cui Baku avrebbe liquidato il Vicecomandante delle forze di mantenimento della pace russe e il suo convoglio perché erano stati allertati di un massacro, hanno raggiunto la scena dell’accaduto e hanno fotografato come le forze azere avevano violentato e mutilato dei corpi, compresi quelli di bambini» (Alison Tahmizian Meuse), che condivide il rapporto che riportiamo nella nostra traduzione italiana dall’inglese:
«Come e perché le forze di mantenimento della pace russe sono state uccise nell’Artsakh: dettagli scioccanti.
Il 20 settembre, durante un’altra aggressione militare azera contro la non riconosciuta Repubblica di Artsakh, le forze di mantenimento della pace russe, tra cui il Vicecomandante del contingente di mantenimento della pace russo nell’Artsakh, Capitano di 1° grado Ivan Kovgan, sono state fucilate nell’area del villaggio di Chankatakh (Dzhanyatag).
Diverse fonti riferiscono che le forze di mantenimento della pace russe sono state uccise non per errore, ma deliberatamente per nascondere i crimini di guerra di cui erano stati testimoni. Si apprende che la notte del 19 settembre i terroristi azeri sono riusciti a irrompere nella parte settentrionale dell’Artsakh e ad accerchiare i villaggi armeni di Vardadzor, Mets Shen, Nerkin Khoratagh e Chankatakh. Le autorità della Repubblica di Artsakh hanno informato il contingente di mantenimento della pace della Federazione Russa che, secondo le informazioni in loro possesso, i terroristi azeri hanno fatto irruzione nei villaggi armeni, dove hanno iniziato a sparare ai civili, a violentare donne e ad abusare dei cadaveri di persone, compresi dei bambini.
A questo proposito, il Vicecomandante del contingente di mantenimento della pace della Federazione Russa, Ivan Kovgan, e alcuni ufficiali a bordo di due veicoli UAZ Patriot si sono recati negli insediamenti menzionati per verificare le informazioni. Il loro viaggio non è stato coordinato con Baku, poiché il percorso correva esclusivamente all’interno dell’area di responsabilità delle forze di mantenimento della pace.
Nella zona del villaggio di Nerkin Khoratagh (vicino alla città di Martakert), le forze di mantenimento della pace russe hanno incontrato diversi residenti locali nascosti nella foresta, che hanno chiesto alle forze di mantenimento della pace di recarsi urgentemente nei vicini villaggi di Vardadzor e Chankatakh, dove erano concentrati i terroristi Azeri a compiere la pulizia etnica. L’esercito russo si è diretto verso questi villaggi, dove hanno visto tracce di distruzione, numerosi cadaveri di Armeni per le strade e si sono imbattuti in terroristi Azeri che si spostavano di casa in casa e uccidevano gli Armeni sopravvissuti.
I terroristi azeri hanno puntato le armi contro le forze di mantenimento della pace e hanno chiesto di consegnare loro immediatamente i telefoni sui quali le forze di mantenimento della pace avevano registrato le tracce di massacri, a cui le forze di mantenimento della pace si sono rifiutate e hanno cercato di contattare il comando di Stepanakert. Mezz’ora dopo, i terroristi Azeri hanno detto alle forze di mantenimento della pace che avevano contattato il loro comando a Baku, non c’erano problemi e potevano dirigersi a Stepanakert, lasciando con loro i telefoni.
Le forze di mantenimento della pace hanno lasciato il villaggio di Nerkin Khoratagh in direzione di Martakert, ma nella zona della svolta verso un altro villaggio occupato dagli Azeri, Vardadzor, sono caduti in un’imboscata da parte di un secondo gruppo di terroristi Azeri, che in quel momento stavano derubando e uccidere gli Armeni in questo villaggio. L’esercito azerbajgiano ha sparato a bruciapelo alle auto delle forze di mantenimento della pace russe e, quando hanno perso il controllo e sono uscite di strada, si sono avvicinati e hanno ucciso a bruciapelo le forze di mantenimento della pace sopravvissute.
I terroristi hanno coordinato queste azioni con i vertici del loro Paese, dove è stato loro detto che non dovevano esserci testimoni della pulizia etnica, e che avrebbero risolto le questioni con Mosca allo stesso modo come dopo l’abbattimento di un elicottero delle forze aerospaziali russe in territorio armeno nel novembre 2020».
«L’Azerbajgian avrebbe inviato carburante SOCAR a Stepanakert. Sembra più un insulto simbolico che un “aiuto”. SOCAR, la società nazionale del gas dell’Azerbajgian, è il motivo principale per cui la “comunità internazionale” è rimasta a guardare la guerra dell’Azerbaigian nel 2020, il suo blocco di 9 mesi e i suoi attacchi di questa settimana» (Lindsey Snell).
++++ AGGIORNAMENTO ORE 20.00 ++++
«La terribile questione umanitaria all’interno del Karabakh è sicuramente la questione principale oggi. Maggiore è l’attenzione internazionale e i piani per la presenza internazionale, meglio è. I diplomatici a Baku dovrebbero chiedere di visitare la regione» (Thomas di Waal).
«Chiamate con il nome proprio ciò che sta accadendo nel Nagorno-Karabakh… genocidio!» (Philip D. Jaffé).
«Secondo quanto riferito, Azerbajgian sta ancora bloccando l’accesso ai villaggi di Artsakh sotto sequestrato a Tavagard e Red Bazar. Nascondono le prove dei massacri contro gli armeni, cancellano le tracce del genocidio e trasferiscono i corpi. Il Dipartimento delle Operazioni di Pace delle Nazioni Unite deve schierarsi ora per raccogliere prove e proteggere la popolazione» (Maro Kochinyan).
«Niente elettricità. Niente gas. Le persone hanno bisogno di usare legno e altri materiali combustibili per fare il pane e cucinare. Dopo essere state affamate per mesi e bombardate, uccise e sfollate, le persone nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh assediato sono di nuovo in cerca di cibo. Poi arrivano i problemi di sicurezza, o tutti insieme» (Anush Ghavalyan).
«L’aeroporto di Stepanakert» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance nel Nagorno-Karabakh assediato).
Queste immagini emblematiche dimostrano cosa ha fatto l’Azerbajgian per i “suoi” cittadini Armeni del Karagagh.
I propagandisti azerbaigiani continuano a intimidire e molestare non solo gli Armeni dell’Artsakh, ma anche loro sostenitori internazionali, siano essi Paesi, funzionari, organizzazioni, attivisti, esponenti del mondo accademico, analisti politici o giornalisti, come per esempio Rasmus Canbäck, autore e giornalista svedese indipendente, che pubblica con Blankspot.
«Il giorno prima dell’aggressione, l’Azerbajgian ha accettato che gli aiuti del CICR venissero ripristinati. Da allora l’Azerbajgian si è presentato come una sorta di potenza umanitaria, nonostante abbia ucciso centinaia di persone e fatto morire di fame i civili per 9 mesi» (Rasmus Canbäck).
Il “diplomatico” azero, Ali Alizada, ufficialmente Ambasciatore dell’Azerbajgian in Iran, ha scritto in un post su Twitter: «Gli Armeni residenti nel Karabakh dell’Azerbajgian inizieranno presto a sentire la differenza tra Armenia e Azerbajgian. Oggi 4 camion carichi di prodotti alimentari e igienici sono stati inviati dall’Azerbajgian ai residenti Armeni del Karabakh».
Che Alizada rilascia il guscio. Gli Armeni dell’Artsakh conoscono da decenni la differenza tra Armenia e Azerbajgian.
Prima l’Azerbajgian ha provato di farli morire di fame per oltre 9 mesi, poi li attacca, li uccidi e li rendi senza casa, poi li registra mentre ricevono cibo dalle mani dei loro aguzzini. Poi, dopo l’attacco terroristicoi e ampiamente condannato contro la popolazione affamata ed esausta dell’Artsakh, il regime genocida di Aliyev non consente ancora che gli aiuti umanitari dall’Armenia e del resto che mondo, che ha bloccato a Kornidzor prima del ponte Hakari al posto di blocco illegale all’ingresso del Corridoio di Berdzor (Lachin) raggiungano decine di migliaia di civili, lasciati senza riparo, cibo e beni, aggravando così la crisi umanitaria che ha creato.
Il “collega” di Alizada, il gran bugiardo Nasimi Aghayev, ufficialmente Ambasciatore dell’Azerbajgian in Germania, gli ha fatto eco. Ha scritto in un post su Twitter, con la sua faccia di bronzo:
«Misure adottate dall’Azerbaigian dal 20 settembre 2023 per aiutare gli armeni a Garabagh:
Il 2 settembre camion contenenti 40 tonnellate di prodotti alimentari e sanitari e 2 camion pieni di pane sono stati inviati ai residenti armeni attraverso la strada Aghdam-Khankendi.
Tendopoli per 1.000 persone sono state allestite ad Aghdam, Fuzuli e Kalbajar per fornire ai residenti armeni primo soccorso e cibo. La polizia, il personale militare e gli operatori civili stanno fornendo il primo soccorso e il supporto adeguato sul campo ai residenti armeni.
Su richiesta dei rappresentanti dei residenti armeni, verranno forniti carburanti e energia innanzitutto agli asili nido, assistenza medica d’urgenza e servizi antincendio.
Attraverso la strada Lachin-Khankendi viene assicurato il passaggio dei viveri e dei beni di prima necessità per l’utilizzo da parte del personale del contingente russo di mantenimento della pace, nonché per la consegna alla popolazione civile tramite le forze di pace.
Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) faciliterà il trasporto di cibo, medicinali e alimenti per bambini attraverso le strade Aghdam-Khankendi e Lachin-Khankendi e l’invio di personale aggiuntivo dagli uffici di Baku e Ginevra dell’organizzazione all’ufficio secondario a Khankendi.
Sulla base della richiesta del CICR, saranno create le opportunità necessarie per l’evacuazione delle persone che necessitano di assistenza medica verso l’Armenia».
Nessuno parola sul perché questo “aiuto umanitario” è necessario. Sembra che tutto è successo per un terremoto. Aghayev pensa certamente che il carburante/energia sia la cosa più importante al mondo. Com’è semplicistico. Non ha alcuna nozione di libertà e di diritti umani, ma solo di bisogni materiali fondamentali, che peraltro suo padrone a Baku ha negato per più di 9 mesi agli Armeni dell’Artsakh, per poi bombardarli visto che volevano arrendersi e insistevano di voler vivere in libertà e in pace nel loro Paese. Per completare i piani, ha creato delle condizioni di vita insostenibili e si mostra a mondo come il grand umanitario, mandandoli qualche camion con generi alimentari e pane, mettendoli in tende dopo aver distrutto le loro case dove vivevano.
Come “negoziare” con qualcuno che ti ha tenuto in ostaggio con una pistola puntata alla testa, provocando la carestia, che ti ha bombardato e ti ha distrutto la tua casa? Ciò che l’Azerbajgian sta facendo ora nell’Artsakh è simile all’affermazione dei nazisti di essere in “dialogo” con coloro che hanno rinchiuso nei campi di concentramento. Perché con tutto questo è Corridoio di Berdzor (Lachin) rimane chiuso, mentre i Russi e gli Azeri affermano che è l’Armenia che non vuole gli sfollati, che hanno deliberatamente provocato con la loro operazione terroristica del 19-20 settembre. Tutto ciò che gli Armeni in Artsakh vogliono ora non sono noccioline dei loro carcerieri e aguzzini, ma il corridoio umanitario verso l’Armenia, che è proto di accoglierli.
Poi, i media mainstream copriranno e la comunità internazionale sposerà la narrativa azera.
Narek Sukiasyan ha pubblicato su Twitter il rapporto di un sopravvissuto di Stepanakert, che riporta la situazione sul campo ORA:
«Cronaca dell’apocalisse, 23 settembre 2023
Nessuno sa niente. Non sappiamo se abbiamo qualche potere. Non c’è elettricità, la maggior parte degli apparecchi sono morti, apprendiamo le notizie da testimoni oculari o attraverso il passaparola.
Dicono che abbiamo molti morti, soprattutto tra i civili nelle zone rurali, che era un giorno lavorativo, i bambini erano a scuola, i nostri vicini tolleranti mentono dicendo che non hanno bombardato obiettivi civili e non hanno ucciso i civili, ma il numero delle persone scomparse parla del contrario.
Stepanakert ricorda un grande alveare. Ci sono moltissimi rifugiati provenienti dalle zone rurali, non so dove dormano, ma sembra che i poveri vivano proprio per strada. Nessuno si occupa di loro, non conosco i punti di ristorazione calda, ad eccezione del ristorante Gini Tun.
Ovunque ci sono caminetti improvvisati dove le persone cercano di cucinare qualcosa, non c’è né gas né elettricità, mentono ogni giorno dicendo che lo accenderanno oggi, ma non l’hanno acceso…
Alcuni panifici a legna hanno iniziato a funzionare, ma praticamente non c’è pane da nessuna parte. Ci sono mucchi di spazzatura ovunque, la nostra città, un tempo perfettamente pulita, presto affogherà nella terra. Non ci sono saccheggi o rapine.
Dai messaggi di amici e parenti presenti alla base delle forze di mantenimento della pace vicino all’aeroporto, si scopre che vivono in tende, quasi tutti i bambini sono malati, non ci sono le condizioni, c’è poco o niente cibo. La situazione sanitaria presto andrà fuori controllo. Le persone sono state ingannate per essere portate all’aeroporto con la promessa di evacuazione, poi cominciarono a circolare voci secondo cui l’Armenia non ci avrebbe accettato [successivamente smentito dal governo dell’Armenia].
Ancora nessuna notizia sul corridoio umanitario. Circolano voci secondo cui o non verremo lasciato andare affatto o che soltanto le donne e i bambini verranno liberati, e gli uomini disarmati verranno uccisi. Tutti coloro che vengono lasciati andare devono firmare un documento in cui dichiarano di non avere pretese contro l’Azerbajgian.
È tutto per ora.
EVACUARE LE PERSONE
LASCIATE ENTRARE MEDIA E OSSERVATORI».
Continuano gli arresti di attivisti pacifisti in Azerbaigian
Nel mezzo dell’offensiva nel Nagorno-Karabakh, l’Azerbaigian continua ad arrestare gli attivisti pacifisti azeri. “Invitateci a rompere il monopolio del regime sul processo di pace”, dice uno di loro
di Rasmus Canbäck
Blankspot, 23 settembre 2023
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
Blankspot ha riferito negli ultimi mesi di arresti di massa di attivisti dell’opposizione e del “no guerra” in Azerbajgian [La persecuzione degli oppositori azeri si sta intensificando [QUI]]. Ciò è avvenuto nello stesso momento in cui il regime autoritario ha intensificato il blocco del Nagorno-Karabakh e, negli ultimi giorni, ha lanciato un’offensiva su vasta scala contro la regione, provocando una catastrofe umanitaria ancora in corso per la popolazione civile.
Nei giorni scorsi almeno cinque attivisti pacifisti sono stati arrestati per aver espresso critiche all’offensiva nel Nagorno-Karabakh. I rapporti indicano che sono stati sottoposti a brutalità da parte della polizia e condannati a 30 giorni di prigione con accuse vaghe.
Uno di loro, Afiaddin Mammadov, presidente di un sindacato non registrato, sarebbe stato avvicinato da una persona armata di coltello che si è autoinflitta una ferita. Poco dopo, la polizia ha arrestato Mammadov con l’accusa di aver ferito l’uomo. Gli attivisti affiliati a Mammadov credono che sia stata una montatura. Ora rischia fino a cinque anni di carcere.
All’inizio di settembre il movimento democratico Democrazia 18 ha annunciato che avrebbe interrotto le proprie attività a causa di queste accuse. Un’altra organizzazione, il movimento Nida, di cui fanno parte alcuni degli arrestati, ha detto a Blankspot che, nonostante la persecuzione, continueranno le loro attività.
“Da 12 anni lottiamo contro la repressione in Azerbajgian e non abbiamo mai pensato di interrompere le nostre operazioni nonostante gli attacchi del regime. Durante questo periodo, abbiamo sostenuto i giovani nell’attivismo. Il fatto che Democrazia 18 abbia cessato le sue attività è probabilmente legato a questo, dato che sono giovani e il regime li ha presi di mira specificatamente nel tentativo di sopprimere una nuova generazione di opposizione”, ha detto un rappresentante di Nida, parlando a condizione di anonimato.
Perché questi arresti avvengono proprio adesso, durante l’offensiva?
“C’è una spiegazione abbastanza semplice. Uno dei nostri membri, Nemet Abbasov, è stato uno degli ideatori dell’organizzazione di un seminario contro la guerra in agosto. Un altro membro, il giornalista Nurlan Libre, ha condiviso notizie su ciò che stava accadendo e ha apertamente sostenuto soluzioni pacifiche. Quando è iniziata la cosiddetta operazione antiterrorismo, era chiaro che noi del movimento Nida eravamo oggetto di arresti proprio perché stavamo cercando di opporci alla militarizzazione del regime”, afferma lo stesso rappresentante.
Il 21 settembre, l’Azerbaigian ha annunciato l’intenzione di aumentare il bilancio della difesa dal 5,2% per il 2023 al 6% per il 2024, nonostante gli Armeni del Nagorno-Karabakh abbiano deposto le armi.
Dalla guerra del 2020, il Presidente Ilham Aliyev ha ripetutamente avanzato rivendicazioni territoriali su gran parte dell’Armenia, e si teme che il conflitto nel Nagorno-Karabakh non sia la fine della disputa tra Armenia e Azerbajgian.
Il movimento Nida si oppone alla militarizzazione della società dal 2011 e afferma di subire un’intensificazione della persecuzione degli attivisti pacifisti.
“All’interno del nostro movimento abbiamo già otto membri detenuti a lungo termine. È chiaro che sono prigionieri politici. Una dozzina sono stati arrestati con condanne a breve termine. Recentemente abbiamo notato come i nostri membri vengano nuovamente perseguitati e c’è un forte legame con le nostre espressioni contro la guerra e la militarizzazione della società. Il regime vede chiunque esprima la propria opinione, qualunque essa sia, come una potenziale minaccia e cerca di monopolizzare il significato del processo di pace”, spiega il cittadino di Nida.
Cosa deve cambiare?
“Se in Azerbajgian non si instaura un sistema democratico, non si difende i diritti di nessuno, sia Armeno che Azerno. Senza un sistema democratico i problemi non scompariranno”.
Come pensi che dovrebbe agire la comunità internazionale?
“Dovrebbero rompere il monopolio del regime e la visione del processo di pace invitando attivisti contro la guerra e permettendoci di usare la nostra voce su una piattaforma internazionale”.
++++ AGGIORNAMENTO ORE 12.00 ++++
«Cari giornalisti internazionali. Dovete trattarci con più rispetto. Voi mi mandate un messaggio chiedendomi un colloquio urgente ad una certa ora, io annullo un incontro, riorganizzo la mia giornata, e poi voi sparite. avete rovinato la mia fitta agenda per niente. Siamo già sopraffatti» (Sossi Tatikyan).
Questi non hanno dignità. Le professioniste del più antico mestiere del mondo hanno più onestà e dignità nei confronti dei loro usufruttuari.
«Ho espresso il mio disappunto a France 24 riguardo ai doppi standard della comunità internazionale. Fingono che 120.000 Armeni, che sono stati attaccati, posti sotto blocco, uccisi e soggetti a odio massiccio, possano in qualche modo essere al sicuro. Ho evidenziato il caso di un Azero che ha brutalmente ucciso un ufficiale Armeno a Budapest mentre dormiva ed è tornato in Azerbajgian, dove è stato celebrato come un eroe. Sembra che le persone tendano a trascurare questo fatto, come se stessero giocando un gioco pericoloso che mette a rischio la vita di 120.000 persone. Questo approccio è altamente pericoloso, poiché mina l’intero sistema di valori su cui si basa il mondo occidentale (Ruben Vardanyan, co-fondatore dell’agenzia di sviluppo regionale “Siamo Nostre Montagne”, ex Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh).
I media internazionali parlano dell’approccio azerbajgiano al Nagorno-Karabakh secondo cui la prima cosa che i residenti chiedono nei nuovi negoziati con l’Azerbajgian sia l’accesso al cibo e al carburante “compresa l’energia per riscaldare asili nido e scuole”. L’Azerbajgian pensa certamente che il carburante/energia sia la cosa più importante al mondo. Com’è semplicistico. Gli Azeri hanno alcuna nozione di libertà e di diritti umani, ma solo di bisogni materiali fondamentali, che hanno negato per più di 9 mesi agli Armeni dell’Artsakh, e poi bombardato per completare i loro piani, creando delle condizioni di vita insostenibili.
«È stato riferito che ieri nella città di Shusha, il capo del DTS [Servizio di Sicurezza di Stato dell’Azerbajgian], Ali Nagiyev, ha incontrato il capo degli Armeni in Karabakh, Samvel Shahramanyan. Non ci sono ancora informazioni sui dettagli dell’incontro» (Həbib Müntəzir, giornalista e social media manager presso Meydan.tv turco). Commenta il Nagorno Karabakh Observer: «Ci siamo imbattuti anche in informazioni su questo: non ufficiali, ma una delle cose forse discusse era la non persecuzione/amnistia per gli uomini armeni locali partecipanti ai conflitti armati e un corridoio per la popolazione armena locale per lasciare definitivamente il Nagorno-Karabakh».
«Finché il terrorista Aliyev sarà il Presidente dell’Azerbaigian, la guerra tra Azerbajgian e Armenia non finirà. Aliyev schiererà nuovamente attrezzature militari al confine con l’Armenia. Aliyev verserà ancora sangue e lascerà in lacrime le madri di entrambe le parti. Che tu sia maledetto, Aliyev e il tuo governo» (Suleyman Suleymanli, blogger politico, Organizzazione per la difesa della libertà di parola e della democrazia).
Trovare giustificazioni per i prossimi attacchi che l’Azerbajgian lancerà contro l’Armenia.
Continuerà a succedere. È tutto ciò che hanno. I sistemi economici e politici dell’Azerbajgian e della Turchia stanno già precipitando verso la disfunzione e il declino. Più le cose peggiorano in patria, maggiore è la tentazione di uccidere gli Armeni.
I media gestiti dal regime azerbajgiano ieri hanno nuovamente parlato di “Azerbajgian occidentale” (=Armenia): «Con la volontà del nostro meraviglioso Presidente, ci restituirà i nostri luoghi. Se abbiamo restituito il Karabakh, restituiremo l’Azerbajgian occidentale».
«In vista dell’operazione militare dell’Azerbajgian contro gli Armeni del Karabakh, ho deciso di inviare Toivo Klaar nella regione. Riferirà su cosa sta succedendo» (Josep Borrell Fontelles, Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza dell’Unione Europea, 20 settembre 2023).
Toivo Klaar, Rappresentante Speciale per il Caucaso meridionale e la crisi della Georgia dell’Unione Europea, ha ammesso almeno che ci sia stata un’operazione militare azera contro gli Armeni del Karabakh? Toivo Klaar da dove riferirà? Dai ristoranti di Yerevan? Toivo Klaar ha messo mai piedi nell’Artsakh? Tra un pranzo e l’altro, cosa avrà riferito a Borrell? I menù?
Continuano le manifestazioni di massa e le proteste davanti all’Ambasciata russa in Armenia. I manifestanti denunciano la Russia per aver abbandonato i suoi obblighi di sicurezza e per aver consegnato l’Artsakh all’Azerbajgian. Cantano slogan come “Putin huilo” (Putin è un coglione) e “La Russia è un nemico”. I manifestanti accusano la Russia di complicità nell’ultima aggressione terroristica dell’Azerbajgian e hanno annunciato che l’Armenia sarà liberata dall’influenza dell’occupazione russa.
L’Ambasciata russa a Yerevan è diventata uno dei principali obiettivi delle proteste degli ultimi giorni. Pochi giorni fa, dopo una violenta protesta, l’Ambasciata russa ha inviato una nota al Ministero degli Esteri armeno chiedendo di adottare misure contro i manifestanti e di sbloccare l’edificio dell’Ambasciata. Oggi l’Ambasciata russa è difesa dalle forze di polizia armene.
Finalmente, si registrano alcuni progressi concreti nelle reazioni delle Nazioni Unite. Finalmente.
«COMUNICATO STAMPA DELLE NAZIONI UNITE
Dichiarazione di Alice Wairimu Nderitu, Consigliera speciale delle Nazioni Unite per la prevenzione del genocidio, sulla situazione in Armenia e Azerbajgian
(New York, 22 settembre 2023) Il Consigliere speciale del Segretario Generale per la prevenzione del genocidio, Alice Wairimu Nderitu, ha espresso il suo allarme per la recente escalation militare da parte dell’Azerbajgian, ha preso atto del cessate il fuoco annunciato il 20 settembre e ha sottolineato l’importanza di prevenire ulteriori violenze e garantire una pace duratura nella regione che tuteli i diritti di tutte le persone.
“L’azione militare può solo contribuire ad aggravare quella che è già una situazione di tensione e a mettere la popolazione civile della zona a rischio di violenza, compreso il rischio di genocidio e di crimini atroci correlati. È necessario compiere tutti gli sforzi per prevenire la violenza e sostenere la pace”, ha sottolineato il Consigliere speciale.
Il Consigliere speciale Wairimu Nderitu ha ribadito il suo appello al dialogo e alla pace, nonché l’appello a evitare qualsiasi escalation di tensione, lanciato durante il suo briefing alla 53ª sessione del Consiglio per i diritti umani il 4 luglio di quest’anno, e ha sottolineato l’impatto della violenza sugli innocenti e civili vulnerabili. “Precedenti casi di escalation militare nella regione hanno avuto un impatto negativo significativo sulle popolazioni civili; e ci sono state anche segnalazioni di vittime civili a causa della recente escalation. La regione ha inoltre assistito a frequenti segnalazioni di odio e di narrazioni divisive utilizzate, che hanno alimentato la tensione. La violenza e l’odio si rafforzano a vicenda. Dobbiamo fermare questo circolo vizioso e lavorare per costruire un futuro in cui l’odio e la divisione non siano più presenti. Esorto tutte le parti a promuovere un dialogo e negoziati costruttivi nel pieno rispetto del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani”.
Il Consigliere speciale ha inoltre espresso preoccupazione per il fatto che questi sviluppi si stanno verificando nonostante i recenti progressi nel garantire assistenza umanitaria all’area, anche attraverso il Corridoio di Lachin. Il Consigliere speciale ha ricordato l’ordinanza della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) del 22 febbraio 2023, riaffermata dalla Corte il 6 luglio 2023, che indica misure provvisorie nel caso riguardante l’applicazione della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di Discriminazione razziale (Armenia v Azerbajgian). Ha inoltre fatto eco agli appelli lanciati dal Segretario Generale delle Nazioni Unite il 24 febbraio e il 3 agosto 2023, sottolineando che le decisioni della Corte Internazionale di Giustizia sono vincolanti per le parti. Il Consigliere speciale ha espresso l’importanza che siano pienamente attuati, compreso l’ordine di adottare tutte le misure per garantire la libera circolazione di persone, veicoli e merci lungo il Corridoio di Lachin in entrambe le direzioni. Questo messaggio era stato ribadito in precedenza, anche in occasione dell’evento del 28 aprile 2023 organizzato dalla Missione Permanente dell’Armenia presso le Nazioni Unite sulla prevenzione dei crimini atroci nell’era digitale.
“Il fatto che parte dell’assistenza umanitaria sia riuscita a raggiungere la popolazione della zona costituisce un passo positivo che deve essere portato avanti, in linea con il diritto umanitario internazionale. Si è trattato di un importante passo avanti sul quale occorre continuare a sviluppare. Tutte le persone meritano di vivere una vita libera dall’odio, dall’insicurezza, dalla fame e dai conflitti».
123 difensori dei diritti umani residenti in Turchia hanno rilasciato una dichiarazione a sostegno dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh. Il testo della dichiarazione dice:
Questo attacco dell’Azerbajgian contro il Nagorno-Karabakh (Artsakh) è diventato realtà con la tacita complicità della comunità internazionale e l’aperto sostegno di Turchia e Israele.
C’è il rischio di una palese pulizia etnica e di un genocidio.
L’obiettivo di Baku è prendere il pieno controllo del Nagorno-Karabakh e scacciare il popolo armeno dalle sue terre, dove vive da secoli, e, se resistono, eliminarlo del tutto.
Baku ora vuole distruggere la presenza armena nel Karabakh, nell’Artsakh, così come non ha lasciato nulla in piedi nel cimitero armeno di Julfa a Nakhijevan.
Noi cittadini turchi vediamo che la comunità internazionale non agisce con sufficiente sensibilità verso gli sviluppi e seguiamo la situazione con preoccupazione. Ribadiamo che prevenire i genocidi non significa aspettare che accadano e poi intervenire.
Chiediamo a tutti gli Stati, alle organizzazioni internazionali guidate dalle Nazioni Unite e alla comunità internazionale di assumere una posizione attiva.
Dovrebbero essere avviati aiuti umanitari di emergenza per spostare i cittadini bloccati nella regione verso luoghi sicuri.
Il cessate il fuoco dovrebbe diventare un cessate il fuoco permanente. Devono essere garantite le condizioni di vita libera del popolo del Karabakh, di cui godono i cittadini di ogni Paese.
Commento di Robert Ananyan: «Sono grato ai 123 difensori dei diritti umani della Turchia che, nonostante l’esistenza del muro di divisione tra noi, realizzano e proteggono il diritto degli Armeni del Nagorno-Karabakh di vivere nella loro patria storica.
Sono sempre stato contrario all’uso di slogan nazisti come “Armenia senza turco”, “Il turco rimane turco” e “Un buon turco è un turco morto” durante le proteste dei gruppi nazionalisti in Armenia.
C’è odio verso gli Armeni negli ambienti nazionalisti turchi. Sono felice che in ogni caso in entrambi gli Stati ci siano gruppi sani che vedono il futuro di entrambi i popoli senza sangue, omicidi e guerre. Ancora una volta ringrazio i miei vicini in Turchia, che hanno lanciato un chiaro avvertimento e hanno allertato la grande minaccia alla sicurezza di 120.000 Armeni».
«Dopo essere stato offline e occupato per alcune ore, ho trovato molti messaggi di Armeni che mi informavano che uno dei post con tre foto di bambini era relativo al terremoto del 1988 e non adesso, e della campagna diffamatoria degli Azeri che mi accusavano di disinformazione e menzogna.
Questo è ridicolo. Sono un esperto indipendente, ben collegato ma non gestisco un istituto con personale in grado di verificare ogni parte delle numerose informazioni che ricevo. C’è molta disinformazione e questo può succedere a chiunque e non lo pubblicherei mai deliberatamente.
Ieri ho pubblicato un’informazione ricevuta da una fonte molto affidabile secondo cui l’Azerbajgian ha consentito a 10 camion del CICR di entrare dal Corridoio di Lachin e anche questa si è rivelata una disinformazione.
Lezioni per me – Verificherò con cautela qualsiasi informazione prima di pubblicare. Normalmente lo faccio, ma siamo in modalità emergenza e talvolta ci sono delle omissioni. Tuttavia, accusarmi di diffusione deliberata di disinformazione è falso e dannoso. Calmatevi. FINE» (Sossi Tatikyan).
Il lavoro di Sossi Tatikyan ha un valore inestimabile e nessuna quantità della diffamazione azera nei suoi confronti cambierà questo. Anche noi abbiamo usufrutto del suo lavoro inestimabile. E continueremo a farlo. E chi chiudono la bocca coloro che in nove mesi di #ArtsakhBlockade sono rimasti in silenzio o se parlavano era per negare o per sminuire i drammatici eventi.
Non dimentichiamo che abbiamo a che fare con una campagna di disinformazione organizzata da parte di troll pagati dallo Stato dell’Azerbajgian. Sono bugiardi e sanno che mentono apertamente: non si affidano a nessuno standard. I nostri standard autoimposti sono più elevati per definizione. I negazionisti del genocidio armeno sono gli ultimi al mondo a parlare di “disinformazione”. Se sei Armeno, non hai nemmeno il “lusso” di commettere un solo errore, in buona fede. I negazionisti del genocidio, d’altro canto, mentono 24 ore su 24, 7 giorni su 7, poiché la loro esistenza è stata costruita sulle menzogne.
«Una delle principali differenze tra la guerra del 2020 e quest’ultima è che quasi nessun video delle forze del Karabakh è stato pubblicato online, quasi tutti i video dei combattimenti proviene dalla parte azera» (Nagorno Karabakh Observer). Quindi, per forza delle cose le fonti di disinformazione sono di origine quasi esclusivamente da parte azera.
L’organo di stampa statale azero Azeri Times diffonde video delle forze armate dell’Azerbajgian con il commento: «Queste sono le scene che vogliamo vedere… L’esercito azerbajgiano fornisce il primo soccorso agli Armeni residenti nel Karabakh feriti».
Un altro video della propaganda azera diffuso da Azeri Times: «Medici e infermieri azeri forniscono assistenza eccellente ai residenti armeni del Karabakh. La pace nel Caucaso meridionale non è mai stata così a portata di mano».
UNIVERSAL STUDIOS PRESENTS. La propaganda è sempre bella quando non c’è nessuno a vedere cosa succede realmente sul campo. Ammettiamo che Azeri Times è in buona fede, ma di non conoscere il regime azero…
Sì, ci ricordiamo il video del soldato armeno ferito che, dopo una lieve ferita curata dai militari azeri, è stato filmato e poi il suo corpo è stato consegnato all’Armenia. Anche il cadavere di questa persona nella prima foto verrà inviato in Armenia, come è successo in passato?
Chi può credere ancora a questa storia dei «gentili militari azeri» dopo nove mesi di blocco e bombe, che sparano ai civili, per poi prestare il primo soccorso a qualcuno davanti alla telecamera?
Azeri Times non rileva perché questi civili sono rimasti feriti. In un commento al loro post delle prima foto si chiede: «Chi gli ha fatto del male in primo luogo?» Un troll azero risponde: «Probabilmente i separatisti armeni armati hanno cercato di ucciderlo per poter poi incolpare l’esercito azerbajgiano per la morte dei civili. Hanno fallito e gli Azeri hanno finito per aiutarlo». Si fa fatica a credere quello che si legge.
«”Rispondendo a Rahim Saliyev: Rahim, puoi ammettere, per favore, come uomo (kişi kimi), quanto ti paga la lobby armena? Non è correlato all’etnia”. Il mio reddito proviene dalla mia piccola impresa. Non sono mai stato pagato né ho ricevuto offerte di denaro da organizzazioni o individui armeni. Ma i membri del governo dell’Azerbajgian mi hanno offerto di lavorare per loro due volte. La prima volta è stata quando vivevo a Tbilisi, la seconda volta è stata quando ero a New York. Li ho rifiutati entrambi» (Rahim Shaliyev, Cofondatore di @CaucasusTalks e Kokolos, Fondatore di Avasor Tv).
L’Ufficio del Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh sta ricevendo molteplici rapporti terrificanti sul terrorismo informativo condotto attivamente dall’Azerbajgian contro la popolazione civile armena dell’Artsakh. I canali di Telegram azeri incoraggiano le persone a trovare, uccidere, torturare e violentare le persone scomparse dell’Artsakh, offrendo anche denaro per questo. Molti parenti delle persone scomparse, che si trovano già in uno stato psicologico vulnerabile, lamentano il fatto che l’Azerbajgian li terrorizza e li minaccia con chiamate e messaggi di testo. Si tratta dell’ennesima espressione di armenofobia e di odio etnico, che dimostra soltanto che la popolazione civile armena dell’Artsakh non avrà alcuna garanzia di sicurezza quando sarà posta sotto il controllo dell’Azerbajgian.
«Ho visto il primo video di un civile armeno torturato dai soldati azeri. L’uomo è in ginocchio e implora per la sua vita, gli Azeri lo picchiano e fermano il video. Che il video si interrompe quando inizia la violenza sembra indicare che ci siano istruzioni per non mostrare atrocità questa volta» (Pierre Digenes Akrites).
«Questo quartiere (Krkzhan) a Stepanakert è completamente vuoto. Ci sono stato ieri. Poco fa è passato un veicolo blindato delle forze di mantenimento della pace russe. I residenti di queste case hanno trovato rifugio nel centro della città» (Marut Vanyan, giornalista freelance in Karabakh/Artsakh Email).
Le forze armate azerbajgiane si sono avvicinate molto vicino a questo sobborgo di Stepanakert e sono persino entrate nelle prime case. Qui è avvenuta la violazione del cessate il fuoco del 21 settembre. L’intero Krkzhan è vuoto a causa degli alti rischi per la sicurezza.
«Buongiorno Stepanakert. In chiesa…» (Marut Vanyan, giornalista freelance in Karabakh/Artsakh Email).
«Più legna per il loro fuoco. Stepanakert stamattina» (Marut Vanyan, giornalista freelance in Karabakh/Artsakh Email).
«La capitale del Karabakh, Stepanakert, è diventata un grande campo profughi… Il problema è che i sotterranei sono la casa di tutti. Non c’è elettricità, ci sono stufe a legna, ecco perché la gente sta negli scantinati» (Marut Vanyan, giornalista freelance in Karabakh/Artsakh Email).
«Migliaia di persone fuggite dalle città/villaggi vicini a causa dei bombardamenti dell’Azerbajgian si trovano ora in rifugi affollati, senza alloggi di base, senza luce, senza cibo, senza medicine… e senza casa» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance nel Nagorno-Karabakh assediato).
«La situazione a Stepanakert è catastrofica. La città è inondata di rifugiati, molti dei quali non hanno un posto dove ripararsi e sono costretti a dormire per strada. Elettricità e gas sono inesistenti, costringendo i residenti a ricorrere ad accendere fuochi nelle strade per riscaldarsi e cucinare» (Tigran Grigoryan, Civil Net TV).
Non è stato raggiunto alcun accordo con l’Azerbajgian sulle garanzie di sicurezza o sull’amnistia che saranno concesse ai soldati e agli ufficiali dell’esercito di difesa della Repubblica di Artsakh in caso di loro scioglimento. Come abbiamo riferito ieri, riportando il link al video sul canale Telegram Peacekeeper russo, cui sono tratte le due foto sopra, è iniziata comunque la consegna delle prime armi alle forze di mantenimento della pace russa.
«A causa delle nuove minacce, che l’ultima aggressione azera pone, delle politiche di genocidio e di odio a lungo termine, del disarmo del nostro stesso esercito e del totale fallimento delle garanzie delle forze di mantenimento della pace russe, nonché della critica crisi umanitaria, sembra che la maggioranza del popolo dell’Artsakh voglia andarsene, ma il Corridoio di Lachin resta bloccato dall’Azerbajgian. È necessario aprire urgentemente un corridoio umanitario, lasciando che le persone decidano il proprio destino. Parallelamente occorre fornire forti garanzie internazionali a chi resta» (Artak Beglaryan, ex Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh).
Il presidente armeno al Foglio: basta dare armi all’Azerbaigian
di Pietro Guastamacchia
Il Foglio, 23 settembre 2023
Vahagn Khachaturyan è preoccupato per la cooperazione militare tra Italia e il governo azero, nel mezzo del conflitto in Nagorno-Karabakh. “Meloni? Spero venga presto da noi”.
Un nostro amico ci ha consigliato di rileggere l’Inno a Satana di Carducci. Profetico. È spiegato cosa e perché sta succedendo in questo mondo.
169. Un bello e orribile
170. Mostro si sferra,
171. Corre gli oceani,
172. Corre la terra:
173. Corusco e fumido
174. Come i vulcani,
175. I monti supera,
176. Divora i piani;
177. Sorvola i baratri;
178. Poi si nasconde
179. Per antri incogniti,
180. Per vie profonde
181. Ed esce; e indomito
182. Di lido in lido
183. Come di turbine
184. Manda il suo grido,
185. Come di turbine
186. L’alito spande:
187. Ei passa, o popoli,
188. Satana il grande.
Vengono descritti gli eventi nel Caucaso meridionale negli ultimi anni, oggi. Questa non è una lotta contro le cattiverie degli uomini, ma contro il Male, contri il Maligno. Che San Michele lo re-incateni all’inferno!
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]