Come finirà il “caso Becciu”? Appello di Feltri al sentimento di giustizia

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 11.09.2023 – Ivo Pincara] – In questi giorni ci stiamo scaldando i muscoli per la ripresa del processo 60SA in Vaticano, ovvero, il processo contro il Cardinale Angelo Becciu. Di seguito riportiamo una risposta di Vittorio Feltri ad un lettore, pubblicata su Il Giornale nella rubrica La stanza di Feltri di oggi, 11 settembre 2023 Ecco come finirà il caso Becciu. Il processo a Becciu? Ricorda il caso Tortora: «Faccio appello nella memoria di Tortora al sentimento di giustizia che di certo anima il Presidente del Tribunale Vaticano, Dottor Giuseppe Pignatone».

Un “processo Becciu”, esempio di «giustizia ingiusta» da parte del Promotore di (in)Giustizia vaticano, come ha ricordato Andrea Paganini – curatore di una meritevole opera di rassegna stampa sul caso Becciu [QUI] per chi volesse approfondire e anche per capire che c’è anche più di uno che non l’ha trattato come un mostro senza diritti – riprendendo una brevissima nota di qualche tempo fa, sempre attuale: «È normale? Immagina: in un processo emerge che il testimone chiave è manipolato da una pregiudicata; ma il Tribunale protegge la manipolatrice, cancellando il suo interrogatorio (già calendarizzato) e omissando 120 messaggi chat (su 126) intercorsi tra lei e l’amica del testimone chiave. Perché quel Tribunale non cerca la verità? Cosa deve nascondere? È un film dalla trama poco credibile? Ebbene, tutto ciò accade in questi giorni in Vaticano. E a Londra, dove in Tribunale si discute dello stesso caso, il Vaticano che fa? Non consegna i documenti richiesti dai Giudici, nascondendosi dietro il segreto pontificio! Tutto il contrario della parresia evangelica” E i giornalisti – atei, agnostici e cattolici – che fanno? Zitti tutti! Omertà? Paura? Viltà? Omologazione? Servilismo? Clericalismo? Complicità? Tutti tifosi di Barabba? Spero di no. La verità ci renderà liberi. Tutti!»

Alla ripresa il 27 settembre prossimo, sarà il turno – dopo l’ignobile “requisitoria” del Promotore di (in)Giustizia vaticano – dei legali delle parti civili. Di particolare importanza sarà l’intervento del rappresentante legale, della Segreteria di Stato (e, quindi, della Santa Sede e del Papa stesso), la Prof.ssa Avv. Paola Severino. Un peso molto più pesante da quello dell’APSA e dello IOR (e mettiamo un velo pietoso su Mons. Alberto Perlasca, principale artefice di quanto contestato dall’accusa agli imputati, già auto-squalificatosi).

Paola Severino si è laureata in giurisprudenza con lode nel 1971 all’Università di Roma La Sapienza e nel medesimo anno ha iniziato la propria carriera come ricercatrice in diritto penale. È stata allieva di Giuliano Vassalli alla Sapienza, di Adolfo Gatti ed in seguito ha collaborato, alla Luiss, con Giovanni Maria Flick che successivamente è stato Ministro di grazia e giustizia nel governo Prodi 1 e Presidente della Corte costituzionale (che è il difensore di parte civile per l’APSA). Dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013 è stata Ministro della Giustizia del governo Monti, prima donna a ricoprire questa carica nella storia d’Italia. Dal 18 giugno 2018 è Vice Presidente della Luiss, con delega alla Promozione delle Relazioni Internazionali. Dal 23 settembre 2021 è Presidente della Scuola Nazionale dell’Amministrazione, in seguito alla nomina da parte del Presidente del Consiglio, Mario Draghi.

Il suo intervento per conto della Segreteria di Stato è particolarmente atteso perché, anche se rappresenta la Santa Sede e il Papa stesso, ci si augura che agisca al di sopra delle parti e sappia finalmente stabilire la verità e riconosca – come già ha fatto l’attuale Sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato – che il Cardinal Becciu è un uomo innocente che ha sempre servito fedelmente la Chiesa e il Papato, e quindi venga liberato dall’infame tortura ante-processo, anche per il bene della Chiesa stessa e la salvezza delle anime.

Al riguardo riportiamo un commento di Fari Pad:
«Ora tocca alle parti civili, una sarà seguita con particolare attenzione, precisamente la Segreteria di Stato, rappresentata dall’Avvocato Paola Severino, che in parole povere rappresenta Papa Francesco.
Saprà la Severino scindere la propria “autonomia” professionale, da una condanna già comminata ante-processo e una richiesta di condanna formulata dal Promotore di Giustizia, Diddi?
Mi risulta che la sua voce non si sia mai sentita, nel corso processo e nel corso della escussione dei testi (correggetemi se sbaglio [*]), ciò a significare una presa di distanza dalla conduzione e formulazione dell’accusa, naturalmente mi riferisco a quanto contestato al Cardinal Becciu ed ai testimoni escussi a sostegno della accusa.
Saprà e vorrà la Severino prendere le distanze da quanto prodotto dal Promotore di Giustizia? Soprattutto in relazione alla deposizione di Mons. Peña Parra – che racconta che il male-affare del palazzo di Londra è stato effettuato quando il Cardinal Becciu non era più Sostituto alla Segreteria di Stato, e che all’acquisto del palazzo hanno preso parte oltre a lui stesso, Mons. Perlasca con partecipazione attiva del Cardinal Parolin e Papa Francesco informati di tutto.
In ogni caso la Severino passerà alla Storia, dipende da lei scindere senso positivo o negativo. Ribadisco, rappresenta il Pontefice e la Santa Romana Chiesa».

[*] La Prof.ssa Avv. Paola Severino è intervenuta al processo vaticano (se non ci sbagliamo, due volte):
– Nella 1ª udienza del 27 luglio 2021, rispondendo con un intervento molto ampio ai rilievi degli avvocati difensori, che tra l’altro ha dichiarato infondate tutte le eccezioni presentate, e quindi da rigettare, evidenziando a più riprese che «il Papa è unico legislatore e promotore della giustizia» ed evocando «il carattere fortemente morale del processo».
Alla vigilia della 1ª Udienza gli avvocati difensori avevano parlato di «un tribunale speciale», «una procedura penale ad hoc», «una sospensione della certezza del diritto», menzionando riti sommari, procedimenti cautelari, violazione dell’habeas corpus, difetti di giurisdizione, il fatto che gli inquirenti hanno raccolto elementi per quasi due anni di inchieste mentre la difesa ha dovuto preparare le sue richieste istruttorie in appena otto giorni senza nemmeno poter disporre di tutti gli atti, chiedendo più tempo per organizzare la strategia di difesa. Poi hanno contestato i rescritti del Pontefice, che, in quanto atti amministrativi, non possono derogare la legislazione vigente. Inoltre, l’Avv. Luigi Panella aveva sottolineato che tre di questi rescritti papali sarebbero stati concepiti ad hoc: «Hanno introdotto procedure penali solo per questo processo, in un inedito regime di eccezione», il motivo per cui ha parlato di tribunale speciale, suscitando l’irritazione dell’accusa,.
– Nella 25ª Udienza del 28 settembre 2022, al termine del quarto interrogatorio di Fabrizio Tirabassi, ex impiegato dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, quando ha comunicato di aver detto tutto quello che poteva dire e di non voler rispondere alle domande di parti civili e difese, la Prof.ssa Avv. Paola Severino ha contestato la dichiarazione di Tirabassi, sottolineando come fosse ancora cospicuo «il pacchetto di domande» e di non reputare «esaustivo» l’escussione dell’imputato.

La stanza di Feltri
Ecco come finirà il caso Becciu
Il processo a Becciu? Ricorda il caso Tortora
di Vittorio Feltri
Il Giornale, 11 settembre 2023


Caro Direttore Feltri, mi permetto anzi di chiamarla Vittorio, dato che in tanti anni l’ho sentita in confidenza con i miei pensieri e sentimenti, anche e soprattutto quando mi pareva di essere in minoranza anche in famiglia. Volevo domandarle, visto che se n’è occupato negli scorsi anni, del cardinale Becciu e se lo ritiene ancora innocente dopo due anni di processo. Dopo che era stato trattato da tutti, tranne che da lei, come un mostro, il coro tace. È morto e non ce lo dicono? Se fossi capace di farlo con il computer, a questo punto aggiungerei una faccina con lacrime che simboleggiano le risate…
Arcangelo

Caro Arcangelo, mi risulta che il cardinale Becciu, che di nome fa Angelo, e pertanto inferiore a lei nella gerarchia celeste, sia vivo vivissimo. Ed è un fatto miracoloso, che papa Francesco dovrebbe far valutare dalla commissione dei medici di Lourdes. Tanto più che il prelato sardo è riuscito a sopravvivere alla mazzata che improvvisamente gli diede lo stesso Pontefice argentino, nel settembre del 2020 senza neppure dargli la possibilità di difendersi, cosa che non si usa neppure in Italia. In diretta mondiale la reputazione di quest’uomo fu appesa al pennone più alto della barca di Pietro, con i corvi a cavargli gli occhi. Questa unanimità pelosa mi indusse subito a dubitare della colpevolezza dell’oggetto di un trattamento tipico dei linciaggi nel Far West. Esaminai le notizie, risalii alle presunte prove, e mi resi conto della loro inconsistenza, bugie frutto di invidia, dalle quali si era fatto ingannare Bergoglio, nel caso molto assistito da consiglieri pelosi ma poco dallo Spirito Santo. Credo che l’ex arcivescovo di Buenos Aires abbia avuto modo di rendersi conto della sua troppo umana precipitazione, e abbia manifestato segni di aver recuperato stima e affetto per il suo collaboratore. E che però dopo aver dato via libera alla macchina della tortura non abbia più trovato il modo di fermarla. In compenso Becciu è, dicevo, vivo.
A essere morta è piuttosto tutta la schiera di fucilatori che i primi tempi si schierarono in plotone compatto sparandogli alla schiena, e trattandolo da ladro della peggior specie. Il contrario cioè di Robin Hood e nel caso specifico di Frate Tuck, che fungeva da cappellano dell’allegra brigata. Infatti l’Eminenza cui furono lasciati il titolo e la porpora, ma – quasi a sottolineare la beffa e lo sfregio – senza alcun potere, tra cui quello importantissimo di entrare in conclave, era stato accusato e immediatamente condannato dal Vicario di Cristo per aver rapinato i soldi destinati da Sua Santità ai poveri. Il tutto per ingrassare sé stesso e i suoi parenti.
Dopo tre anni dalla esibizione della sua testa tagliata e due dall’inizio del processo, siamo alla fase finale, e non credo ci sia nessuno che osi pensarlo colpevole, dopo aver assistito allo spettacolo indecente e volgare dei (delle!) testimoni d’accusa e alla violenza verbale da tribuno della plebe del pubblico ministero. Il 27 settembre se sono bene informato riprenderà il dibattimento, e avranno voce le parti civili. Sarebbe tragico proprio per la credibilità del Pontefice e del suo tribunale che la Segreteria di Stato, che è espressione diretta del Papa, chiedesse la condanna del Cardinale, con ciò sottoponendo il Tribunale ad una pressione tale da inficiarne in qualsiasi sede internazionale la credibilità.
Infine toccherà alla difesa. L’accusa, dopo aver ottenuto dal Papa di cambiare le regole in corso di indagine, per incastrare più facilmente l’imputato, non ha trovato un solo centesimo nelle tasche di Becciu, e i centomila euro destinati alla Caritas di Ozieri dall’allora sostituto alla Segreteria di Stato, restano lì intatti, pronti per essere usati a fin di bene dal vescovo. Eppure c’è una richiesta di condanna a sette anni e tre mesi di carcere, francamente troppo poco se davvero ritenesse Becciu un traditore del Papa a scopo di lucro, ma adeguata a marchiarlo come capro espiatorio per il cattivo uso delle finanze vaticane, tra l’altro consumatosi a Londra quando ormai Becciu non aveva più alcun potere in materia.
Il mio timore è che accada come capitò a Enzo Tortora. Condanna in primo grado, assoluzione in appello, e morte dell’innocente. Gli esperti di affari di curia mi dicono che un contentino alla turba famelica dei colpevolisti, se non altro per giustificare l’enorme risonanza del caso, sia inevitabile sia data. Un piccolo graffio, come premessa della grazia papale. Sono certo, conoscendo il carattere sardo dell’uomo, in questo somigliante al mio carissimo amico Francesco Cossiga, che il cardinale si consegnerebbe serenamente ai carcerieri non so se dotati di alabarda svizzera o schiavettoni da gendarmi di Torquemada.
Mi ero ripromesso, davanti all’uso sfacciato della vicenda e del nome di Enzo, di non citarlo più. Ma chiedendo scusa ai suoi cari, e confidando nei sentimenti anticlericali ma laicamente cristiani del grande perseguitato che sono certo mi avallerebbe, faccio appello nella memoria di Tortora al sentimento di giustizia che di certo anima il presidente del Tribunale Vaticano, dottor Giuseppe Pignatone. Se lo Spirito Santo c’è, me Lo saluti.

Indice – Caso 60SA [QUI]

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