Dio vide che il creato era bello
E’ terminata da diverse ore la veglia di preghiera indetta da Papa Francesco per la pace in Siria e nel resto del mondo. Sono state tolte in Piazza San Pietro le sedie che hanno permesso ad oltre 100mila persone di prendere parte al momento di preghiera guidato dal Pontefice. Le immagini proposte dalla televisione hanno testimoniato l’incredibile afflusso di pellegrini giunti in Vaticano per rispondere all’appello del Papa, la compostezza e il clima di preghiera, occidentali e orientali, cristiani e non cristiani seduti indifferentemente gli uni accanto agli altri. Al di là dello schermo televisivo milioni di famiglie recitano il Rosario e spiegano ai più piccoli – a “digiuno” dai loro giochi elettronici – perché si sta pregando “davanti la televisione”. Tantissima altra gente ha scelto di recarsi in Duomo per prendere parte al momento di preghiera organizzato dal Vescovo della propria diocesi. E poi c’è chi ha potuto accendere una candela davanti alla finestra della propria casa, chi ha inviato un’offerta in denaro per gli aiuti umanitari, o chi semplicemente ha dedicato un solo minuto del proprio tempo per desiderare ed invocare la pace.
“Questo nostro mondo nel cuore e nella mente di Dio – lo ha ricordato Papa Francesco durante la sua omelia – è la «casa dell’armonia e della pace» ed è il luogo in cui tutti possono trovare il proprio posto e sentirsi «a casa», perché è «cosa buona». Tutto il creato forma un insieme armonioso, buono, ma soprattutto gli umani, fatti ad immagine e somiglianza di Dio, sono un’unica famiglia, in cui le relazioni sono segnate da una fraternità reale non solo proclamata a parole: l’altro e l’altra sono il fratello e la sorella da amare, e la relazione con il Dio che è amore, fedeltà, bontà si riflette su tutte le relazioni tra gli esseri umani e porta armonia all’intera creazione. Il mondo di Dio è un mondo in cui ognuno si sente responsabile dell’altro, del bene dell’altro”.
Ciascuno di noi, dunque, appartiene a quell’originaria bellezza e vi abita come in una casa armoniosa e bella. Per ben sette volte, infatti, nelle prime pagine della Bibbia risuona questa espressione: «Dio vide che (il creato) era bello / buono» (Genesi 1,4.10.12.18.21.25.31). “La bellezza / bontà di ciò che è stato creato – affermava l’esegeta Claus Westermann – non è qualcosa di aggiunto dopo la sua creazione ma appartiene allo statuto della creazione”.
Le parole pronunciate da Papa Francesco, fanno subito il giro del mondo e raggiungono tutti, ma c’è qualcosa che difficilmente potrà essere descritto: quel particolare “silenzio” che ha scandito il tempo della veglia, e che ci è sembrato scolpito nel volto del Pontefice e dei fedeli presenti. Anche il silenzio può essere considerato oggi un faticoso digiuno. “Viviamo nell’inflazione delle parole, delle immagini”, affermava Papa Benedetto XVI qualche anno fa, auspicando un tempo di digiuno dalle parole e dalle immagini che ci allontanano spesso dall’essenziale. “Abbiamo bisogno di un po’ di silenzio, – osservava il Pontefice – abbiamo bisogno di uno spazio senza il bombardamento permanente delle immagini. […] crearci spazi di silenzio e anche senza immagini, per riaprire il nostro cuore all’immagine vera e alla parola vera. […] È realmente un lavoro importante dell’educazione cristiana: la liberazione per la Parola dietro le parole, che esige sempre di nuovo spazi di silenzio, di meditazione, di approfondimento, di astinenza, di disciplina”. Madeleine Delbrêl (1904) – considerata una delle più grandi mistiche del xx secolo – a tal proposito scriveva:
“Tutti i rumori che ci circondano fanno molto meno strepito di noi stessi. Il vero rumore è l’eco che le cose hanno in noi. Non è il parlare che rompe inevitabilmente il silenzio. Il silenzio è la sede della Parola di Dio, e se, quando parliamo, ci limitiamo a ripetere quella parola, non cessiamo di tacere”.
Anche Papa Francesco, a conclusione del suo discorso, parla del silenzio, accostandolo al mistero della sofferenza di Cristo: “Nel silenzio della Croce tace il fragore delle armi e parla il linguaggio della riconciliazione, del perdono, del dialogo, della pace”. Il Papa invita tutti a guardare nella propria coscienza, ad uscire dal vortice dei propri interessi, a superare l’indifferenza verso gli altri, ad aprirsi al dialogo e alla riconciliazione, superando la strategia della morte, per ricostruire quell’originaria bellezza e armonia che si è spezzata. Un messaggio chiaro che intende raggiungere davvero tutti, anche chi si trova dall’altra parte del mondo: «And God saw, how beautiful/good is was…!», “Dio vide che (il creato) era bello / buono”!