243° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. «Lieve è il dolore che parla. Il grande dolore è muto» (Seneca)

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 11.08.2023 – Vik van Brantegem] – Quello che si svolge davanti ai nostri occhi nel 2023, è il Yetz Meghern (Grande male), il genocidio armeno 2.0 e l’Holodomor (Carestia di massa), il genocidio ucraino 2.0, e nessuna nazione occidentale ha voglia di muovere un dito. Perché la comunità internazionale tollera un genocidio/Holodomor contro gli Armeni in Artsakh compiuto dall’Azerbajgian? Dove sono le sanzioni contro i funzionari azeri? Le più importanti organizzazioni umanitarie e per i diritti umani hanno espresso la loro posizione. È il turno dei decisori politici nell’arena internazionale di dimostrare che non permetteranno all’Azerbajgian di mettere in discussione l’autorità delle organizzazioni internazionali.

Rimane ancora poco tempo per il grande dolore. Il dolore è una grande forza che corrode, come l’acqua la roccia. Gutta cavat lapidem… la goccia scava la pietra. Ma il proverbio latino che afferma che così come una goccia con il tempo riesce ad avere la meglio sulla dura roccia, significa anche che con la pazienza resiliente e la perseveranza si può ottenere qualunque risultato. Si può essere coraggiosi e non temere i dolore con la resilienza, ma il dolore è inevitabile. Il grande dolore urla senza fare rumore, non riceve nome perché quello che non ha nome non esiste, ma è sostanza.

Facendo redde rationem, una ricognizione di tutto quello che è stato fatto per sincerarsi che si abbia agito nel bene, senza aver recato danno a sé e agli altri, nonostante tutto, siamo sono ancora qui a difendere la verità, la libertà e la giustizia per il popolo armeno dell’Artsakh. Perché «affamare una popolazione (come sta facendo Aliyev con il Nagorno-Karabakh/Artsakh) equivale a genocidio. Lo dice Ocampo, uno dei massimi esperti mondiali sul tema. Più di 20 camion carichi di aiuti alimentari sono bloccati dagli Azeri a [Kornidzor, davanti all’ingresso del Corridoio di] Lachin. Cosa si aspetta a intervenire?» (Emanuele Aliprandi).

La voce di Ocampos ha un peso più pesante di tutto quello che abbiamo pubblicato in questi otto mesi e se è visto, perché tutte le maggiori testate mondiali hanno ripreso il suo parere. E che questo fa molto male alla fabbrica della menzogna di Ilham Aliyev si nota, perché Hikmet Hajiyev, l’Assistente del Presidente dell’Azerbajgian, si è infuriato contro Luis Moreno Ocampo, massimo esperto di diritto internazionale, ex Procuratore capo della Corte Penale Internazionale e docente presso le Università di Harvard e Yale, per il suo rapporto sul blocco dell’Artsakh da parte dell’Azerbajgian, in cui ha concluso che il blocco del Corridoio di Lachin da parte delle forze di sicurezza azere è un genocidio in corso contro gli Armeni del Nagorno-Karabakh e che la comunità internazionale è obbligata a prendere misure urgenti ed efficaci per prevenirne l’ulteriore corso.

Diffamare e minacciare esperti e giornalisti critici nei confronti del regime autocratico di Aliyev – cioè tutti coloro che osano a raccontare i fatti in modo obiettivo, etichettati come “anti-azerbajgiani” – è una politica statale in Azerbajgian. Quello che fa Hajiyev in riferimento a Ocampo si chiama fallacia ad hominem, cioè screditare l’argomentazione di qualcuno con attacchi personali. Il governo di Aliyev, in particolare Hajiyev, non è strano ad affondare, ma questo è davvero basso e segno di aver toccato il fondo del barile nelle discussioni.

Hikmet Hajiyev ha chiesto su Twitter: «Chi è l’Avvocato Luis M.Ocampo autore di un fazioso rapporto legale anti-azerbajgiano contenente accuse di “genocidio”»?

Invece, la domanda da porsi è: «Chi è il consigliere lealista dell’autocrate guerrafondaio genocida, noto per essere un bugiardo professionista, autore per esempio delle “prove dell’aggressione armena” da lui diffuse durante l’aggressione azera alla pacifica e democratica Repubblica di Artsakh, quella domenica mattina del 27 settembre 2020?». A questa domanda ha risposto Ararat Petrosyan, Caporedattore del quotidiano Respublica Armenia con l’articolo Cinquanta sfumature dell’assistente di Aliyev, Hikmet Hajiyev, pubblicato il 30 luglio 2023 su Greekcitytimes, com, e che abbiamo ripreso nella nostra traduzione italiana dall’inglese il giorno successivo [QUI].

La star televisiva armeno-americana, Kim Kardashian, ha reagito al rapporto di Ocampo sul blocco del Corridoio di Lachin, condividendo sul suo account Instagram un articolo intitolato Opinione dell’esperto: genocidio contro gli armeni nel 2023.

David Babayan: gli incontri Karabakh-Azerbaigian non porteranno a risultati positivi, tutto sarà chiaro dal primo colloquio

Visto che prima abbiamo parlato di un consigliere presidenziale, per par condicio – e per non essere accusati di essere “unilaterali”, peraltro difficile nel nostro caso, perché abbiamo sempre dato spazio alle voci delle massime autorità di Baku, Yerevan e Stepanakert – riportiamo che David Babayan, il Consigliere del Presidente della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, riferendosi alla dichiarazione dell’Azerbajgian secondo cui Baku è pronto a «tenere incontri regolari con gli Armeni del Karabakh», ha detto a News.am: «L’Azerbajgian vuole presentare i negoziati Stepanakert-Baku come un dialogo intra-azerbajgiano; cioè, alcuni “criminali” – cioè noi – dovrebbero andare [a Baku] e dire: “Perdonateci, stiamo diventando vostri cittadini».

«Baku vuole discutere la questione dell’integrazione. Hanno posto una precondizione che rende impossibile qualsiasi incontro. E cioè semplicemente facendo pressione su di noi, facendoci morire di fame e poi raggiungendo il loro obiettivo. Se ci fosse sincero interesse per la risoluzione del conflitto, gli incontri dovrebbero essere tenuti in un formato diverso. Vediamo che il mondo è apatico e non fa alcun passo per migliorare questa situazione vergognosa», ha detto Babayan.

Babayan crede che, a differenza di altri Paesi, l’Azerbajgian abbia una particolarità: a questo punto non mente, dice: «Stiamo venendo a massacrarvi, questo è il nostro obiettivo». Se qualcuno si alza e dice: «Artsakh è armeno», sarà imprigionato a vita, nella migliore delle ipotesi.

«La componente principale del dire “reintegrazione” è far morire di fame la gente dell’Artsakh e far venire le persone che sono già disperate e inginocchiarsi davanti a loro e dire “siamo d’accordo su tutto”. Non credo che gli incontri porteranno ad un esito positivo perché tutto sarà chiaro fin dal primo colloquio. E ci sono casi in cui è meglio non incontrarsi, che incontrarsi perché dopo la situazione sarà più complicata. Immagina che durante l’incontro l’Azerbajgian presenti un ultimatum, quindi l’incontro fallisce. Cosa dovremmo fare? Andrebbe tutto peggio», ha sottolineato Babayan.

Mercoledì notte, una manifestazione armena ha bloccato a Glendale, la principale città della diaspora armeno-americana, nella contea di Los Angeles, California, tutte le corsie in direzione est dell’autostrada 134 (una “freeway”, cioè non soggetto a pedaggio), agli incrocio con Central Avenue e Brand Avenue, chiedendo al membro del Congresso, Adam Schiff, di aiutare a far riaprire il Corridoio di Berdzor (Lachin), la via per la vita e l’ancora di salvezza dell’Artsakh, e di aiutare a fermare il genocidio degli Armeni dell’Artsakh da parte dell’Azerbajgian.

Il dipartimento di polizia di Burbank ha affermato, che il gruppo armeno-americano stava organizzando l’evento chiamato “Rally for Life” (Manifestazione per la vita) per esprimere il proprio disagio al membro del Congresso Adam Schiff, che rappresenta l’area. Affermano che non ha fatto abbastanza per fermare il blocco dell’Artsakh in corso da parte dell’Azerbajgian sull’unica via di terra tra la Repubblica di Armenia e la Repubblica di Artsakh, un’area in cui vivono 120.000 Armeni. Sui cartelli si poteva leggere: “Adam Schiff non ignorarci ” e “Apri la strada per la vita”.

La polizia ha affermato, che le proteste sono iniziate al municipio di Burbank prima che un folto gruppo, che comprendeva dozzine di auto, alcuni grandi camion e centinaia di persone, si riunisse in due incroci sulla SR-134.

Con SkyCal dall’alto era visibile l’enorme fila di macchine che si estendeva per chilometri a causa delle proteste in corso.

Adam Schiff ha rilasciato una dichiarazione a KCAL News mentre la manifestazione era in corso: «Sto con il popolo dell’Armenia, dell’Artsakh e della comunità armeno-americana, non solo i miei elettori ma quelli di tutto il mondo. Sento e vedo il vostro dolore per la situazione disumana che i vostri fratelli e sorelle stanno affrontando. Dalla condanna delle violazioni del cessate il fuoco, alla richiesta del rilascio dei prigionieri di guerra armeni, alla richiesta di sanzioni e responsabilità per l’Azerbajgian, sono sempre stato, e continuerò ad essere, fermo nel mio impegno a garantire la protezione dei diritti fondamentali per il popolo dell’Artsakh. Sono in comunicazione con il governo Biden, il Dipartimento di Stato e i miei colleghi del Congresso e sto sostenendo l’utilizzo di tutti gli strumenti a nostra disposizione, compresa la spinta per gli aiuti umanitari statunitensi all’Artsakh, l’interruzione dell’assistenza militare e di altro tipo all’Azerbajgian e l’imposizione di sanzioni contro i responsabili di questa crisi. Sarò con voi in ogni fase del percorso e starò sempre con il popolo dell’Armenia e dell’Artsakh».

Oltre a questa manifestazione in autostrada, recentemente i manifestanti armeno-americani hanno fatto sentire la loro voce anche presso l’ufficio locale di Adam Schiff, esortando il membro del Congresso democratico a compiere passi più sostanziali per sostenere la loro causa, in riferimento al blocco dal 12 dicembre 2022 da parte dell’Azerbajgian del Corridoio di Berdzor (Lachin), isolando i 120.000 Armeni nell’Artsakh dal resto del mondo e provocando una terribile crisi umanitaria.

Una madre armena che vive nell’Artsakh sotto assedio azero, racconta come i suoi figli (inclusi due disabili) vanno a letto affamati. Oltre 30.000 bambini soffrono la fame a causa del genocidio dell’Azerbajgian contro gli Armeni dell’Artsakh.

A causa del blocco, la cura delle persone con disabilità diventa problematico

Il blocco di otto mesi dell’Artsakh ha avuto un impatto negativo su tutti gli strati della popolazione, ma va notato che le persone con disabilità sono particolarmente vulnerabili, ha detto ad Artsakhpress Gohar Khachatryan, Direttore ad interim del Centro di riabilitazione intitolato a Lady Caroline Cox di Stepanakert, medico-reabilatrice.

«Come tutti gli altri, le persone con disabilità affrontano problemi vitali di base, come cibo insufficiente o spesso assente. Stiamo assistendo al peggioramento delle condizioni di salute di persone particolarmente malnutrite, che svengono in code affollate, motivo anche del sovra-stress mentale delle persone. La mancanza di carburante è particolarmente problematica per le persone con disabilità, il che rende impossibile il loro trasporto e spostamento, quindi sono private di un’adeguata assistenza quotidiana», ha osservato la Dott.ssa Khachatryan.

Ha notato che gli assistenti organizzano visite domiciliari, visitando le persone con disabilità che sono a letto e, valutando le condizioni dei pazienti, forniscono articoli per l’igiene personale di base (pannolini, ecc.), ma stanno già affrontando una grave carenza di forniture mediche. A causa della limitata fornitura di gasolio, anche le visite domiciliari sono state parzialmente sospese, soprattutto alle regioni, e nella capitale si sta cercando di aiutare il più possibile gli assistiti.

«Abbiamo venti pazienti che vengono curati nel reparto di degenza. C’è anche un centro di trattamento e assistenza diurna per l’autismo, dove ogni giorno partecipano ventiquattro bambini con diagnosi di “autismo e ritardo dello sviluppo globale”. Il centro ospita bambini con gravi disabilità in sedia a rotelle che sono serviti dal trasporto appositamente adattato del centro, ma, tuttavia, l’organizzazione del trasporto del resto dei pazienti continua a essere un problema», ha aggiunto.

«Poiché nel #ArtsakhBlockade totale imposto dall’Azerbajgian, i bambini sono privati di tutti i tipi di dolci e delizie, Nelson Sargsyan del villaggio di Kaghartsi ha deciso di sorprendere i bambini delle scuole e le donne incinte del villaggio e ha dato loro piccoli vasetti di miele dal suo raccolto annuale di apicoltura» (Irina Safaryan).

Il primo esempio per oggi, dalla raccolta sterminata dei post i troll turco-azeri nomadi Tartari, negazionisti armenofobi: «Che blocco accogliente e pieno di stomaco chiamato Narnia, scusa, #ArtsakhBlockade. Se mai moriranno di fame, dovrebbero mangiare le “forze di mantenimento della pace” della Russia che li armano. Oppure partire per il proprio Paese, nessuno li obbliga a restare nelle case degli Azeri. Karabakh è Azerbajgian» (Hamida Vahidli).
«Categoria: Armeni affamati nella regione del Karabakh in Azerbajgian. Marut Vanian [giornalista freelance di Stepanakert, non perdono il vizio di intimidire i giornalisti non sotto loro controllo] sta parlando con te, tu il più grande Pinocchio. Foto reali da Khankendi» (Esdra Ackner).
Il secondo esempio: «Foto reali da Khankendi».

«Il Direttore per il vicinato orientale e lo sviluppo istituzionale dell’Unione Europea presso la Commissione Europea, sul suo account Twitter tiene la foto di copertina “stare con l’Ucraina” mentre promuove come destinazione per le vacanze estive l’Azerbajgian, che sta facendo morire di fame la popolazione del Nagorno-Karabakh a causa del suo crudele blocco, illustra magnificamente i valori dell’Unione Europea. Di fronte alla situazione in Artsakh che è assolutamente critica, questo è rivoltante.
È profondamente inquietante quando i blogger turistici partecipano a tour di propaganda del governo azero tutto spesato e promuovono il regime genocida di Aliyev, ma è molto peggio se viene da un funzionario dell’Unione Europea.
Lo invitiamo di passare dal Corridoio di Lachin per godersi il sito dove viene imposto il crudele blocco del Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbajgian, che sta facendo morire di fame 120.000 persone, e godersi la meravigliosa atmosfera del tentativo di pulizia etnica e del genocidio armeno» (Lindsey Snell).

«Se qualcuno è alla ricerca di incontrare dei criminali internazionali che stanno commettendo un genocidio nel XXI secolo, visitare questa “destinazione affascinante” è quello che deve fare» (Mijerita Khachatryan).

Fara propaganda turistica per l’Azerbajgian, è come invitare a fare una visita turistica nel Terzo Reich, mentre i campi di sterminio della Shoah erano in funzione.

Da notare che Adnan Huseyn, che nella sua armenofobia non manca mai di attaccare chi difende la causa degli Armeni, è prontamente corso in sostegno del suo amico: «Lawrence, innanzitutto mi dispiace per quello che hai dovuto sopportare semplicemente per aver condiviso informazioni sul nostro Paese che sono prettamente turistiche e culturali, senza legami politici. Grazie per averlo fatto! Purtroppo, questo è il tipo di aggressione ingiustificata che chiunque deve affrontare».

Per mettere le cose in chiaro, asciugando le lacrime di Huseyn: «Si tratta di un dipendente della Commissione Europea che sta facendo pubblicità per un’affascinante dittatura e un regime affascinante, che ha un punteggio di libertà di 9/100, una presidenza che passa di padre in figlio, diplomazia al caviale, che vende gas russo, terrorizza e affama 120.000 Armeni da 8 mesi» (Lusine Ghazaryan).

Commentando questo post della studiosa Ewelina U. Ochab, Hikmet Hajiyev, il Consigliere del Presidente dell’Azerbajgian, scrive: «Ewelina U. Ochab il tuo articolo su Forbes [*] distorce la realtà, è unilaterale ed è usato dalla macchina di propaganda/disinformazione dell’Armenia. Come sostenitore dei diritti umani, non hai mai sollevato i diritti e le difficoltà di milioni di altri Azeri che sono stati oggetto di pulizia etnica da parte dell’Armenia. L’Azerbajgian ha subito una devastante occupazione militare durata 30 anni da parte dell’Armenia. Come risultato di milioni di mine posate dall’Armenia, i civili azeri diventano quotidianamente vittime del terrore delle mine antiuomo. La strada Lachin è stata utilizzata illegalmente dall’Armenia per il traffico di mine antiuomo e materiale/personale militare. Ma tu sei rimasta in silenzio su tutto questo. Il tuo articolo omette la proposta dell’Azerbajgian di aprire la strada Agdam-Khankendi in sostituzione della strada Lachin. Il regime separatista fantoccio sponsorizzato dall’Armenia tiene in ostaggio i residenti Armeni della nostra regione del Karabakh. Il tuo nobile status di sostenitrice dei diritti umani richiede di essere neutrale, libera da manipolazioni politiche, obiettività ed equità. Mi dispiace di non aver osservato questi meriti nel tuo articolo su Forbes. Mi dispiace anche che Forbes fornisca una piattaforma per la propaganda unilaterale».

[*] L’articolo abbiamo segnalato ieri: Il blocco del Corridoio di Lachin affama il Nagorno-Karabakh di Ewelina U. Ochab – Forbes, 8 agosto 2023 [QUI].

L’Assistente di Aliyev si infuria contro l’autore dell’articolo sull’orribile crisi umanitaria causata dal blocco azero del Nagorno-Karabakh Forbes e contro Forbes stesso.

Diffamare e minacciare i giornalisti e i media critici nei confronti del regime autocratico di Aliyev è una politica dello Stato dell’Azerbajgian.

La verità è difficile da ascoltare per il rappresentante dell’autocrazia, perché la verità è scomparsa dall’arena pubblica azera, poiché non c’è stampa libera in Azerbajgian.

Non riesce proprio a gestire la verità, cosa che viene con l’appartenenza nelle dittature e nelle autocrazie. È così abituato a pagare marchette e comprare giornalisti e media, che dover subire qualcuno che dice la verità ed esprime preoccupazione per i diritti umani degli Armeni in Artsakh, risulta ad essere molto scomodo e pare insolito. Infatto, un solito troll di turno sui social scrive in un post: «Forse Ewelina U. Ochab è corrotta e ha ricevuto dei soldi per questo articolo».

Hikmet Hajiyev, serve bugiardo fedele di Alijev, che fa quello che fa sempre, sporca, brutta propaganda e disinformazione, sta urlando perché è soltanto arrabbiato. che non può mettere a tacere i giornalisti stranieri (che non riesce a convincere con la diplomazia al caviale), come è abituato a fare con quelli azeri che criticano Aliyev.

Le autorità politiche, statali e diplomatiche azere, come gli attori affiliati allo Stato dell’Azerbajgian conducano una campagna diffamatoria e minacciosa contro le voci indipendenti critiche, cercando di screditare la loro posizione accademica e comunicativa, alimentando teorie del complotto su di loro, volte a mettere a tacere coloro che fanno luce sulla deliberata distruzione del popolo dell’Artsakh da parte dell’Azerbajgian.

Ecco, alcuni esempi di attori affiliati allo Stato dell’Azerbajgian, che senza vergogna si coprono di ridicolo con le loro affermazioni, leggere tre volte per credere che è possibile diffondere pedissequamente la voce del padrone di Baku. Sono sempre gli stessi che tornano ad esibirsi come dei balabiott.

«Il movimento nel corridoio di Lachin è aperto, continua il necessario supporto agli armeni. Fanno foto e video per ingannare i Paesi del mondo. L’Azerbajgian è sempre un partner di pace e fa sempre passi verso la pace nella propria terra» (Vuqar Huseynov).

Come si può notare su questa foto, diffusa dall’Ufficio delle Nazioni Unite di Ginevra, il Corridoio di Berdzor (Lachin) non è chiuso, a testimoniare l’intenso traffico di macchine e camion.

«Innanzitutto, l’Azerbajgian non ha imposto un blocco agli Armeni residenti in Karabakh. Se tale fosse stato l’intenzione, non avremmo proposto la strada Aghdam-Khankendi e consentito il movimento in entrambe le direzioni per gli Armeni fino ai giorni nostri» (Ayshan Aslan-Mammadli). Di questa «docente dell’Università Statale di Baku, dal distretto di Lachin dell’Azerbaigian [cioè, dal distretto di Berdzor, occupato dalla forze armate dell’Azerbajgian] – Promuovendo la pace per il Karabakh [cioè l’integrazione dell’Artsakh in Azerbajgian = pulizie etnica]» abbiamo già chiesto in passato se crede davvero alle sciocchezze che pubblica o pensa che le persone che la leggono siano così stupide da prendere sul serio le sue sciocchezze. Per che questo è il tipo di academici preferiti dal Consigliere del Presidente dell’Azerbajgian.

«Ewelina U. Ochab si appoggia costantemente all’Armenia, adottando persino l’abitudine di etichettare tutto come “genocidio”. Questo “difensore dei diritti umani” ha fatto riferimento alla nostra guerra patriottica nel 2020 usando la stessa etichetta, trascurando i diritti dei civili a Ganja, Barda, Tartar» (Adnan Huseyn). Questo portavoce ufficioso degli eco-terroristi, che avevano iniziato il 12 dicembre 2022 il blocco illegale del Corridoio di Lachin, conosciamo da tempo, ringraziandolo sempre per i suoi servizi in diretto su Twitter, con cui provava l’esistenza del blocco che diceva che non c’era, mostrando che passavano solo veicoli del Comitato Internazionale della Croce Rossa e delle forze di mantenimento della pace russe (che passano neanche più dall’inizio del blocco totale).

Segnaliamo

Cristiani armeni intrappolati e di fronte al genocidio: una spiegazione di Peter Pinedo e Kevin J. Jones – Catholic News Agency, 9 agosto 2023 [QUI]: «Più di 120.000 Armeni Cristiani sono attualmente intrappolati, senza cibo né medicine, con un blocco della regione del Nagorno-Karabakh mantenuto dalla nazione a maggioranza musulmana dell’Azerbajgian. L’ex Ambasciatore con incarichi speciali per la libertà religiosa internazionale statunitense, Sam Brownback, recentemente tornato da una missione conoscitiva in Armenia, ha affermato che l’Azerbajgian sta “strangolando” i cristiani nella regione e che il blocco è l’ultimo tentativo del regime di “pulizia religiosa”».

Antica popolazione cristiana sotto assedio: conflitto Armenia-AzerbajgianWatchman Newscast, 8 agosto 2023 [QUI]: «Il conduttore Erick Stakelbeck analizza uno dei conflitti più aspri del mondo. Almeno 120.000 Cristiani Armeni stanno attualmente soffrendo sotto il blocco imposto dalla nazione musulmana dell’Azerbajgian. La scena è il territorio conteso del Nagorno-Karabakh, dove l’antica comunità Cristiana sta ora lottando per la sopravvivenza. Robert Nicholson del Philos Project si unisce a Erick Stakelbeck con un resoconto di un testimone oculare di ciò che sta accadendo sul campo e del motivo per cui tutti i cristiani dovrebbero essere preoccupati».

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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