239° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. “Non fateci morire di fame”, implorano i 30.000 bambini Armeni dell’Artsakh

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 07.08.2023 – Vik van Brantegem] – Oggi, nel giorno 239 della pulizia etnica in Artsakh/Nagorno-Karabakh e a 5 giorni dall’inizio del 9° mese, ricordiamo che i 120.000 Armeni della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh sono deliberatamente affamati dal criminale regime autocratico di Ilham Aliyev. Usare la fame come arma di guerra è un crimine ai sensi del diritto internazionale [Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale del 1998, Articolo 8(2)(b)(xxv)]. Non deve essere tollerato che, proprio come il cibo, le vite degli Armeni vengono usate come arma di guerra dal tandem Azerbajgian-Turchia: due Stati, un fascismo.

Il sogno della pace: «Amici, permettete a me, anziano, di condividere con voi giovani un sogno che porto dentro: è il sogno della pace, il sogno di giovani che pregano per la pace, vivono in pace e costruiscono un avvenire di pace» (Papa Francesco – GMG Lisbona).

«Non pretendo di conoscere la ricetta per uscire dalla complicata situazione in cui si trovano attualmente la regione e gli Armeni che vivono nel Nagorno-Karabakh. Ma è sempre bene avere quante più informazioni possibili di prima mano. E continua a lavorare con loro» (Petr Piruncik, Ambasciatore della Repubblica Ceca in Armenia).

Caro Ambasciatore, gli ambasciatori hanno svolto un ruolo fondamentale nel fare il mondo vedere/agire durante il genocidio armeno del 1915. È fondamentale fare lo stesso oggi.

L’Azerbajgian continua a non consentire che una missione conoscitiva in Nagorno-Karabakh abbia luogo. Naturalmente, Aliyev non vuole che il mondo veda cosa sta succedendo lì. Anche se, con la quantità di informazioni che politici, organizzazioni, ecc. nell’era di internet hanno raccolto sul #ArtsakhBlockade, è un gioco da ragazzi per sviluppare una ricetta per uscirne. Non basta indignarsi, raccogliere informazioni e fare appelli, che Aliyev cestina, oltretutto.

Primo suggerimento: sanzionare Azerbajgian. Al minimo, l’Unione Europea deve porre una condizione all’Azerbajgian: revocare il #ArtsakhBlockade o l’accordo sul gas viene annullato. Non facciamoci ingannare dalla propaganda di Baku. Nonostante il costante insistere sull’Unione Europea che resiste ai regimi autoritari con i suoi “valori” esaltati, ha rinunciato ai combustibili fossili russi solo per firmare un accordo sul petrolio e sul gas con l’Azerbajgian, uno stato che spunta ogni casella sulla carta del bingo dell’autocrazia. E poi s’infila pure il gas russo riciclato.

Secondo suggerimento: avviare immediatamente un ponte aereo come fu fatto per Berlino Ovest.

Terzo suggerimento: inviare caschi blu dell’ONU per liberare il Corridoio di Lachin e togliere l’assedio all’Artsakh da parte dell’Azerbajgian con la complicità e il sostegno della Russia. Le Nazioni Unite, gli USA, l’Unione Europea, la Francia, ecc. hanno i mezzi per porre fine a questo crimine di guerra.

«L’Azerbajgian ha minacciato le Nazioni Unite, l’Unione Europea, gli Stati Uniti e altre entità internazionali, attraverso il suo sfacciato portavoce non ufficiale Adnan Huseyn. Per ora teme di fare questa minaccia direttamente da un funzionario governativo, quindi usa invece una brutta coppia consenziente» (Lindsey Snell).

“Non fateci morire di fame”, implorano i 30.000 bambini Armeni dell’Artsakh, sottoposti da quasi 8 mesi al barbaro blocco da parte degli Azeri-Turchi nomadi Tartari. Il mondo riuscirà ad ascoltarli e venire in loro aiuto?

Oggi in Artsakh, i residenti si iscrivono alle liste per avere un numero e sapere a che ora possono avere il pane, che costituisce l’unico pasto del giorno. Questo è diventato la norma, come la fame, la paura e il freddo. Costringere la gente ad aspettare per ore il pane razionato, mentre i camion all’ingresso del Corridoio di Berdzor (Lachin) sono pieni di farina, vengono bloccati dall’Azerbajgian da 11 giorni, è un atto terroristico. Ilham Aliyev è un terrorista.

Anche se il popolo dell’Artsakh è ancora determinate a sopportare, le persone sono mentalmente e fisicamente esauste, con l’assedio azero che domina ogni momento della loro esistenza.

Le azioni dell’autocrate di Baku si sono intensificate, solo perché la sua barbarie è rimasta senza risposta di azioni da parte della comunità internazionale, mentre sta cercando di ripulire etnicamente gli Armeni dall’esistenza dell’Artsakh.

Mentre gli occhi del mondo sono puntati sull’Ucraina, il popolo armeno dell’Artsakh sta subendo il genocidio armeno 2.0 e l’Holodomor ucraino 2.0 perpetrato dallo stato genocida dell’Azerbajgian, con la complicità del suo fratello turco.

«La televisione di Stato azera ha appena trasmesso un “film” di 35 minuti che, in breve, presenta l’intero territorio sovrano della Repubblica di Armenia come territorio azero. L’Armenia viene “sbiadito” dalla mappa. Questa è a dir poco propaganda aperta e palese minaccia contro il sovrano vicino. Le province armene, la capitale Yerevan e il Lago Sevan sono presentati con toponimi azere. Non essendo questo non il primo caso, con false narrazioni la televisione di Stato dell’Azerbajgian alimenta continuamente il suo pubblico con sentimenti anti-armene. In quanto comportamento condannabile e accettabile per la regione e oltre, dovrebbe essere fortemente respinto da tutti nella sua interezza» (Ani Badalyan, Portavoce del Ministero degli Esteri dell’Armenia).

Mentre il regime autocratico dell’Azerbajgian fa di tutto per affamare gli Armeni dell’Artsakh, i troll azeri proseguono con la diffusione sui social dei vomitevoli post sulla “reale situazione in Karabakh”, mostrando immagini di matrimoni e feste di compleanno di bambini. Furiosi perché questi Armeni non muoiono in fretta di fame e invece con resilienza insistono a sposarsi, con fuochi d’artificio, e a fare la festa ai bambini, con qualcosa che somiglia ad una minuscola torta.

«Bambini armeni felici in Karabakh! Ne siamo delusi? Ovviamente no. Non siamo Armeni per opprimere i bambini dell’Azerbajgian e divertirci. Quindi buon compleanno a tutti loro. Tuttavia, non abbiamo alcuna intenzione di chiudere un occhio sulla falsa propaganda del blocco degli Armeni» (Ayshan Aslan-Mammadli).

Ma questa «docente dell’Università Statale di Baku, dal distretto di Lachin dell’Azerbaigian [cioè, dal distretto di Berdzor, occupato dalla forze armate dell’Azerbajgian] – Promuovendo la pace per il Karabakh [cioè l’integrazione dell’Artsakh in Azerbajgian = pulizie etnica]» crede davvero alle sciocchezze che pubblica o pensa che le persone che la leggono siano così stupide da prendere sul serio le sue sciocchezze?

Il sito statale azero Caliber English, che sostiene che non c’è nessun blocco dell’Artsakh, ritiene che l’Azerbajgian ha il diritto di avere «il pieno controllo su cosa e da dove entra nel suo territorio sovrano». Zaur Muradov, il Presidente dell’organizzazione distrettuale Ismayilli del partito (unico) al potere, Nuovo Azerbajgian, chiede che «i Paesi e le organizzazioni internazionali ingannati dalle manipolazioni dell’Armenia rispettino la sovranità e l’integrità territoriale dell’Azerbajgian, non interferiscano negli affari interni del nostro Paese e pongano fine alla politica dei doppi standard». Poi, un troll azero lo dice in modo brutale: «L’Azerbajgian deve fare ciò che ritiene giusto per la sua sicurezza e i suoi interessi. Da prendere o da lasciare».

Come osano questi Paesi e le organizzazioni internazionali a sindacare cosa fa l’Azerbajgian con gli Armeni in Artsakh, che sono i suoi cittadini. Facendo farli morire di fame è il diritto sovrano dell’Azerbajgian. Come osa l’Armenia a provare a far arrivare cibo agli Armeni affamati in Artsakh? La Turchia fa la stessa cosa a Cipro, cioè sostiene i separatisti Turchi sull’isola. Parlando di doppio standard, supponiamo che l’Azerbaigian è fortemente contrario a questo.

Il regime genocida dell’Azerbajgian non solo fa di tutto per far morire di fame 30.000 bambini, ma ha anche scatenato un feroce esercito di moderni fascisti armenofobi, assoldati per negare odiosamente la fame di massa che hanno causato e arrivare persino ad accusare gli Armeni di far morire di fame i propri figli per “propaganda”.

Ovviamente non potevano mancare le esternazioni di Adnan Huseyn, un uomo con tanti deficit, soprattutto di umanità e di affettività, che conosciamo bene dal blocco dei finti “eco-attivisti”, quando lo abbiamo ringraziato più volte per il suo lavoro quotidiano su Twitter, provando con i suoi video in diretto l’esistenza del blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) che negava che c’era.

Oggi, sentiamo nuovamente il dovere di ringraziare Adnan Huseyn, per il suo quotidiano impegno nel diffondere la voce sul #ArtsakhBloccade che l’Azerbajgian continua a imporre agli Armeni dell’Artsakh. Si nota però, che in questi 8 mesi di blocco non ha imparato niente, la sua arte di propaganda rimane debole ed inefficaci per gli obiettivi per cui viene pagato dal suo padrone autocrate, ma principalmente perché la maggior parte di ciò che ha da dire non trova riscontri nella realtà.

Alcuni esempi dalla raffica dei sui post più recenti su Twitter (comunque impossibile di stargli dietro nella sua frenesia come una trottola):

[Commentando la foto sopra]
«Questo è assolutamente disgustoso! La propaganda armena sta attraversando tutte le linee rosse. Se la comunità internazionale è cieca, incapace di vedere che ciò costituisce abuso e sfruttamento sui minori».

«Gli Armeni utilizzano i bambini per la loro propaganda, bugie e manipolazioni da quando hanno lavorato per l’auto-vittimizzazione».

[Commentando la foto sopra]
«Incontrate Mher. Gli Armeni lo hanno usato per la propaganda a gennaio sostenendo che gli Azerbajgiani lo stavano facendo morire di fame. Ora, 7 mesi dopo, lo stanno usando di nuovo, sostenendo che sta morendo di fame. Per fortuna ha un bell’aspetto, il che conferma solo che è vittima delle loro bugie, non della fame».

«Quelli di voi che hanno figli, qualcuno di voi prenderebbe in considerazione l’idea di scattare e diffondere tali foto se vostro figlio stesse davvero morendo di fame? Come genitore, sarei per strada tutto il giorno, chiedendo cibo per mio figlio con ogni mezzo necessario!»

[In quanto segue, Adnan Huseyn afferma che l’Azerbajgian ha chiuso il Corridoio di Berdzor (Lachin), che non ha chiuso. Ecco, nonostante la firma di Aliyev sotto l’accordo trilaterale del 9 novembre 2020 che garantiva il movimento senza ostacolo in ambedue le direzioni di persone, veicoli e merci, niente può entrare o uscire dall’Artsakh senza il permesso dell’Azerbajgian. Poi, dopo aver chiuso la strada Goris-Berdzor (Lachin)-Shushi-Stepanakert del collegamento diretto tra Armenia e Arsakh, “offre” la strada via Akna (Aghdam) dall’Azerbajgian. La strada presentata come “alternativa” dall’Azerbajgian (rifiutata dalla comunità internazionale) è un inganno e in realtà una pericolosa trappola per mettere l’Artsakh sotto il controllo genocida di Baku. Aliyev usa la fame per costringere gli Armeni dell’Artsakh di integrarsi in Azerbajgian o di andarsene, militarizzano la fame per poi accusare i madri dell’Artsakh di far morire i loro figli per propaganda]
«L’Azerbaigian ha offerto la strada di Aghdam per la consegna di cibo e medicine. Qualsiasi madre di un bambino affamato CHIEDEREBBE che questa strada fosse utilizzata! Metterebbe da parte la propaganda, dimenticherebbe tutto il resto, solo per nutrire suo figlio! Allora, dove sono queste madri? Occupate a montare immagini?»

«Trattengono camion etichettati come “aiuti umanitari” al valico di frontiera di Lachin per 10 giorni, invitando diplomatici e ONU per osservare il loro spettacolo. Qualcuno ha pensato di chiedere loro: “Se la situazione è così grave come dici, perché non mettere le persone, i BAMBINI, al primo posto e prendere la strada di Aghdam?”»

[“Trattengono”? Invece, è l’Azerbajgian impedisce l’entrata di questi camion in Artsakh. La domanda ad Adnan Huseyn è: perché non permettere gli aiuti umanitari (senza virgolette, per sono aiuti umanitari) di procedere? Ah sì, dice che la situazione non è così grave, perché il Corridoio di Berdzor (Lachin) non è chiuso è le merci possono liberamente entrare. Sono gli Armeni che “trattengono” i camion per lo “spettacolo” ad uso dei diplomatici e l’ONU]

«Comunità internazionale e media, siete troppo compiacente per condurre qualsiasi ricerca o verifica dei fatti? Se è così, vi aggiornate con le ultime notizie sui ristoranti di Khankendi sotto questo tweet. Aprite gli occhi e guardate».

1000 giorni senza i nostri prigionieri di guerra
301.am, 6 agosto 2023

(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

Sono trascorsi ormai 1000 giorni da quando la dichiarazione tripartita è stata firmata il 9 novembre 2020, eppure l’Azerbajgian continua a detenere circa 35 prigioni di guerra (POW) armene confermate a Baku. 26 dei 35 provenivano dal “gruppo Khtsaberd”. Il “gruppo Khtsaberd” si riferisce a un gruppo di 62 soldati che sono stati fatti prigionieri dopo un attacco militare da parte dell’Azerbajgian il 12 dicembre 2020. I soldati si trovavano vicino ai villaggi di Hin Tagher e Khtsaberd, nella regione di Hadrout della Repubblica di Artsakh. I due villaggi e i territori circostanti non erano tra quelli da dove i soldati armeni dovevano ritirarsi.

Attualmente, i difensori dei diritti umani alla CEDU che si occupano di questioni relative ai prigionieri di guerra armeni hanno presentato prove inconfutabili che suggeriscono l’esistenza di prigionieri di guerra non dichiarati, portando le loro stime effettive a 80.

Tra i 35 prigionieri di guerra confermati, altri 2 militari armeni sono stati recentemente rapiti dal territorio sovrano della Repubblica di Armenia il 16 maggio 2023. Inoltre, proprio la scorsa settimana l’Azerbajgian ha rapito altri 2 civili, Vagif Khachatryan, mentre era in custodia del Comitato Internazionale della Croce Rossa il 29 luglio, e Rashid Beglaryan, vicino al villaggio di Aghavno il 1° agosto.

La maggior parte dei prigionieri di guerra attualmente detenuti a Baku stanno affrontando in Azerbaigian casi penali inventati.

Durante la guerra dei 44 giorni del 2020 provocata dall’Azerbajgian e l’aggressione del 13-14 settembre 2022 contro l’Armenia e l’Artsakh, le forze armate azere hanno commesso numerosi crimini di guerra, tra cui la tortura di prigionieri di guerra e civili, esecuzioni extragiudiziali. La base di questi atti criminali dell’Azerbajgian è la continua politica fascista di armenofobia e l’animosità anti-armena delle autorità di questo Paese.

Ci sono prove inconfutabili che Davit Gishyan, fatto prigioniero durante l’aggressione di settembre 2022, sia stato ucciso durante la prigionia. Il video, registrato dai militari azeri il 14 settembre, mostra che era vivo in quel momento. Tuttavia, il 19 settembre, il suo corpo, insieme ai corpi di 31 militari armeni, è stato trasferito in Armenia.

Questi casi costituiscono gravi violazioni del diritto internazionale, vale a dire la Convenzione di Ginevra relativa al trattamento dei prigionieri di guerra. Secondo l’articolo 13 della Convenzione, i prigionieri di guerra devono essere sempre trattati con umanità. Qualsiasi atto od omissione illegale della Potenza detentrice che provochi la morte o metta in serio pericolo la salute di un prigioniero di guerra sotto la sua custodia è proibito e sarà considerato una grave violazione della presente Convenzione. In particolare, nessun prigioniero di guerra può essere sottoposto a mutilazioni fisiche o ad esperimenti medici o scientifici di qualsiasi genere che non siano giustificati dalle cure mediche, dentistiche od ospedaliere del prigioniero interessato ed effettuate nel suo interesse.

Non restituendo i prigionieri di guerra, l’Azerbajgian viola la dichiarazione tripartita firmata il 9 novembre 2020, che richiede il ritorno immediato dei prigionieri di guerra e delle persone detenute.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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