223° giorno del #ArtsakhBlockade. Continuiamo a gridare che è grave il disastro in Artsakh, sull’orlo di carestia e guerra

Condividi su...

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 22.07.2023 – Vik van Brantegem] – Da 223 giorni, il popolo della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh sta affrontando una terribile catastrofe umanitaria, innescata dalla vicina autocrazia dell’Azerbajgian, che sta rafforzando la presa sul territorio e si prepara a riprendere la guerra da dove si era fermato il 9 novembre 2020 dopo aver occupato Sushi. La situazione è drasticamente peggiorata da quando l’Azerbajgian ha istituito un posto di blocco illegale al ponte sul fiume Hakari, all’entrata del Corridoio di Berdzor (Lachin) dal lato armeno, poi bloccando totalmente il trasferimento di beni essenziali, tra cui cibo e medicine, all’Artsakh, dal Comitato Internazionale della Croce Rosse e le forze di mantenimento della pace russe in Artsakh.

Ciò ha portato a conseguenze devastanti, con pazienti gravemente malati impossibilitati a raggiungere l’Armenia e il blocco totale di elettricità, gas e carburante, anche per ambulanze, polizia e altre funzioni essenziali, che ostacola il trasporto di rifornimenti vitali, lasciando i villaggi impossibilitati a fornire verdure a Stepanakert. Generi alimentari e prodotti di prima necessità quasi completamente esauriti, con negozi e supermercati quasi vuoti. La gente è disperata e molti sono sull’orlo della fame.

A questo si aggiunge l’allarme per l’approvvigionamento idrico a rischio. Sta arrivando il problema dell’acqua potabile in Artsakh a causa delle interruzioni di corrente. Se il blocco continua, ci saranno seri problemi, secondo Jrmugh-Koyughi, l’operatore di approvvigionamento idrico di Stepanakert.

Poi, c’è la sempre presente minaccia di una nuova offensiva azera a larga scala. Il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha detto ieri all’AFP [QUI], che la nuova guerra dell’Azerbajgian con l’Armenia è “molto probabile”. Ha anche denunciato il genocidio che sta compiendo l’Azerbajgian in Artsakh, da più di sette mesi soggetta al blocco delle forze armate di Ilham Aliyev. “Questo non è un genocidio in preparazione, ma un genocidio in corso”, ha detto Pashinian, accusando l’esercito azero di aver creato un “ghetto” nel Nagorno-Karabakh. Dopo l’ultima serie di colloqui di pace, tenutosi il 15 luglio a Brussel, che non ha prodotto una svolta, anzi, peggiorato il disastro in corso con Charles Michel che ha promosso l’oscena pretesa di Aliyev di fornire aiuti umanitari all’Artsakh dall’Azerbajgian, Pashinian ha affermato che l’Occidente e la Russia devono esercitare maggiori pressioni su Baku per revocare il blocco. “Secondo la logica di alcuni circoli occidentali, la Russia non soddisfa tutte le nostre aspettative perché non adempie ai suoi obblighi, ma la Russia ci dice la stessa cosa dell’Occidente”, ha spiegato.

Pashinian ha sottolineato che i negoziati tra i due Paesi sono ostacolati dalla “retorica aggressiva dell’Azerbajgian e dai discorsi di odio contro gli Armeni”. Ha accusato Baku di portare avanti una “politica di pulizia etnica”.

Nel frattempo, a Yerevan si è svolta una grande manifestazione a sostegno della popolazione dell’Artsakh. “Stop #ArtsakhBlockade”, “Artsakh è armeno”, “Artsakh non sarà mai sotto il controllo azero” sono stati i messaggi principali della manifestazione. I partecipanti hanno concordato di continuare ulteriormente le proteste mirate.

Karen Ohanjanyan, un cittadino della Repubblica di Artsakh, fondatore dell’ONG per i diritti umani Comitato Helsinki’92, ha detto. «Dal 2020 siamo difronte a un’aggressione ai danni del popolo armeno paragonabile a quanto accade in Ucraina, ma per l’Artsakh la comunità internazionale non si sta mobilitando».

Senza sbloccare il Corridoio di Berdzor (Lachin), il disastro peggiorerà, portando a un numero impressionante di morti nel prossimo futuro. Il momento è critico. L’autocrate Ilham Aliyev, a capo di un regime cleptocratico, è un criminale e l’immobile comunità internazionale è sua complice. Adesso, dopo aver promosso per decenni l’odio verso gli Armeni e glorificato un assassino con l’ascia, Ramil Safarov, come un eroe in Azerbajgian, ora suggerisce che gli Armeni hanno bisogno di psicologi e psicoterapeuti per essere compresi. Un passo davvero notevole verso la “pace”. Dopo aver governato l’Azerbajgian per 20 anni, Aliyev afferma di vivere come un normale cittadino, irritato dall’ingiustizia e dalla cattiva gestione statale. Forse ora punta a diventare un Presidente democratico; non è mai troppo tardi.

L’assurdità è che Aliyev, che ha messo fuori legge l’opposizione in Azerbajgian, assicura che garantirà i diritti e la sicurezza degli Armeni del Nagorno-Karabakh sulla base della Costituzione dell’Azerbajgian. Durante la dittatura di Aliyev, la Costituzione dell’Azerbajgian non protegge nemmeno i diritti degli Azeri. Solo la democratizzazione dell’Azerbajgian può portare la pace agli Armeni e agli Azeri. Questo non accadrà sotto il sanguinario dittatore Aliyev; le guerre continueranno e sia gli Azeri che gli Armeni soffriranno e saranno uccisi.

«In Azerbajgian è stata instaurata la dittatura monopartitica di Ilham Aliyev. Aliyev ha buone possibilità di sconfiggere i sanguinari dittatori Vladimir Putin e Kim Jong-un nella competizione per il titolo di dittatore più brutale. Il governo dell’Azerbajgian ha respinto le domande di ri-registrazione di tutti i partiti di opposizione del Paese.
Indovinate quale forza politica soddisfa i criteri fissati dal Ministero della Giustizia dell’Azerbajgian? Sì, l’unica forza politica che soddisfa i criteri è “Yeni Azərbaycan” (Nuovo Azerbajgian) guidata dal leader di lunga data degli Azeri, il nuovo padre della nazione, Ilham Aliyev.
Aliyev scioglie tutti i partiti di opposizione. Saranno interdetti dal tenere comizi, assembramenti e transazioni finanziarie se entro il prossimo mese non presenteranno liste di partito composte da 5mila persone. I partiti di opposizione dell’Azerbajgian sono obbligati a indicare non solo i nomi dei loro 5mila membri, ma anche i loro dati personali, inclusi indirizzi e numeri di telefono.
Negli ultimi due mesi, più di tre dozzine di partiti hanno cessato di esistere in Azerbajgian. C’è un’alta probabilità che non venga registrato nessun altro partito tranne il partito politico di Aliyev. Ali Kerimli, il leader della principale opposizione dell’Azerbaigian “Fronte Popolare” ha detto all’agenzia Turan che il suo partito ha presentato una lista più ampia di quanto richiesto dal Ministero della Giustizia, ma si è rifiutato di registrarla nuovamente, sostenendo che i dati di centinaia di persone incluse nella lista erano falsi.
Bocciata anche la registrazione degli altri rivali politici di Aliyev.
I deputati del partito “Yeni Azərbaycan” di Aliyev hanno adottato la nuova legge “Sui partiti politici”, volta a un sistema monopartitico in Azerbajgian. La Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa, e l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, affermano che lo scopo della nuova legge è quello di eliminare le già limitate attività dell’opposizione in Azerbajgian. L’Azerbajgian è uno dei Paesi più non liberi del mondo, dove una famiglia ha governato per più di due decenni.
In effetti, in Azerbajgian si sta creando un sistema di governo a partito unico, dove Aliyev non avrà alcun avversario legale. L’opposizione è dichiarata fuorilegge in Azerbajgian. Credo che Aliyev stia ripetendo l’errore di Putin distruggendo gli oppositori politici.
Putin uccise anche Boris Nemtsov, imprigionò Alexei Navalny e ricevette una ribellione armata guidata da Prigozhine. Tuttavia, un giorno il potere di Aliyev cambierà in Azerbajgian, ma non attraverso la competizione politica, ma probabilmente attraverso scontri armati.
L’assurdità è che Ilham Aliyev, che ha messo fuori legge l’opposizione, assicura che garantirà i diritti e la sicurezza degli Armeni del Nagorno-Karabakh sulla base della Costituzione dell’Azerbajgian. Durante la dittatura di Aliyev, la Costituzione dell’Azerbajgian non protegge nemmeno i diritti degli Azeri.
Tutte le forze di opposizione sono state soppresse, centinaia di oppositori sono in prigione, o sono stati uccisi o, nel migliore dei casi, sono fuggiti dall’Azerbajgian. Se il dominio diretto dell’Azerbaigian si estende al Nagorno-Karabakh, i 120.000 Armeni locali saranno uccisi, costretti a fuggire o imprigionati.
Secondo la valutazione dell’organizzazione internazionale Freedom House, il Nagorno-Karabakh è uno Stato più democratico dell’Azerbajgian. E infatti, il popolo del Nagorno-Karabakh ha eletto 5 presidenti. Si sono sostituiti a vicenda con un limite da 5 a 10 anni. L’Azerbajgian ha avuto 4 presidenti. Mutalibov ed Elchibey hanno governato insieme per due anni dal 1991 al 1993. Heydar Aliyev ha preso il potere in Azerbajgian nel 1993 e ha governato fino al 2003. Suo figlio, Ilham Aliyev, è stato il khan dell’Azerbajgian dal 2003 fino ad oggi, 2023.
Molti Azeri pensavano che la vittoria contro il Nagorno-Karabakh nel 2020 appartenesse anche a loro, ma no. La vittoria nella guerra dei 44 giorni appartiene esclusivamente a Ilham Aliyev, che ha utilizzato il risultato della guerra per la repressione nella vita politica interna dell’Azerbajgian. Dopo la guerra, Aliyev ha anche abolito i diritti dell’opposizione azera. Gli Azeri non hanno vinto nulla.
Gli Azeri continuano a vivere una vita povera. Più di 50 soldati azeri che hanno preso parte alla guerra si sono dati fuoco, si sono suicidati, si sono lamentati dell’ingiustizia sociale.
Gli Azeri dovrebbero capire che Aliyev sta usando l’inimicizia contro gli Armeni e il conflitto del Karabakh allo scopo di una repressione senza precedenti nella vita politica azera, accumulando miliardi di dollari e rafforzando il potere familiare. Gli Azerbajgiani dovrebbero lottare per la democrazia e la coesistenza pacifica con l’Armenia. Solo la democratizzazione dell’Azerbajgian può portare la pace agli Armeni e agli Azeri. Questo non accadrà sotto il sanguinario dittatore Aliyev; le guerre continueranno e sia gli Azeri che gli Armeni soffriranno e saranno uccisi» (Robert Ananyan).

Il Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, Gegham Stepanyan, ha scritto in un post sulla sua pagina Facebook: «Cari concittadini in Artsakh, molte persone dicono che il pubblico nella Repubblica di Armenia non è informato sulla situazione in Artsakh, come se solo noi in Artsakh e una piccola parte della società in Armenia e nella diaspora capissimo cosa sta succedendo a noi. Cari connazionali, scrivete della situazione su tutti i social network. Non so più come gridare per far capire che la situazione è grave».

«Secondo Aliyev, gli Armeni del Karabakh si sono auto-bloccati. Sì, ci siamo bloccati in modo che i nostri figli non possano mangiare il cioccolato, in modo che le nostre ambulanze non possano muoversi, in modo che le nostre famiglie non possano stare insieme, svuotiamo di proposito gli scaffali dei supermercati. Queste sono le persone autolesioniste che vivono in Nagorno-Karabakh» (Marut Vanyan).

Ecco un troll azero di turno, che ripete a pappagallo le oscenità di Aliyev: «L’Austria non dovrebbe cadere vittima delle invenzioni diffuse dall’Armenia. Invece di ripetere false narrazioni, è importante chiedersi perché gli Armeni bloccano l’assistenza umanitaria dall’Azerbajgian, incluso attraverso percorsi alternativi come la strada Aghdam-Khankendi [Akna-Stepanakert], se davvero esiste una crisi umanitaria» (Aykhan Hajizad).

«Secondo l’Azerbaigian non c’è crisi umanitaria in Karabakh: gli Armeni mentono, ma dovrebbero anche prendere da noi questa “assistenza umanitaria” di cui hanno bisogno per qualche motivo sconosciuto» (Neil Hauer). Ecco, detto in modo sarcastico, per capire meglio di cosa si tratta. Sembra che i troll azeri sui social stanno parlando di un terremoto, un’alluvione, un’eruzione vulcanica…

Artsakh, adesso… Sì, non c’è crisi umanitaria, ecco perché mangiano mais invece di altri prodotti vitali. Nella foto di Marut Vanyan, ieri davanti al mercato principale della capitale Stepanakert. Gli agricoltori portano ciò che è rimasto dopo la stagione delle piogge, che ha distrutto quasi tutta l’agricoltura in Artsakh.

«Questo è ciò che mangia il bambino in Artsakh/Nagorno-Karabakh che è bloccato dal’Azerbajgian, causato la crisi umanitaria» (Nelli_Avetisyan).

«Ho dovuto convincere questa bambina che era sdraiata, rifiutandosi di camminare perché era esausta. Lei, con i suoi fratelli, la loro madre vedova e la nonna hanno dovuto percorrere chilometri a piedi con borse pesanti per portare cibo dal villaggio. Non ci sono mezzi di trasporto, niente cibo nei negozi a causa del #ArtsakhBlockade» (Siranush Sargsyan).

Quasi totalmente sospeso il servizio di trasporto pubblico in Artsakh a causa del blocco azero. Ferme le auto private e i trattori agricoli. Neppure i camion per il ritiro della spazzatura funzionano per mancanza del carburante.

«A causa della mancanza di carburante nel Paese, assenza di materiali di imballaggio, la fornitura di latticini essenziali ai negozi non è più possibile. A causa dell’assenza di mezzi pubblici, le persone devono camminare a piedi fino al caseificio e fare la fila per ore al caldo con la speranza di ottenere almeno un latticino. Il latte prodotto localmente non è sufficiente per provvedere all’intera popolazione dell’Artsakh di 120.000 persone, quindi molti di quelli in fila spesso se ne vanno senza niente» (Ufficio del Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh).

L’Artsakh sta vivendo giorni critici. I villaggi di confine stanno cercando di coltivare frutta e verdura, la mancanza di cibo sta diventando ormai un imperativo.

Ma a Chankatagh evitano di uscire nei campi perché le forze armate azere sparano regolarmente contro i residenti che svolgono lavori agricoli e prendono di mira anche le case

In un’intervista con Artsakhpress, il sindaco di Chartar, Vladik Hovhannisyan, ha affermato che, a causa della situazione creatasi intorno all’Artsakh, non vengono organizzati eventi nel giorno della festa della città. “Nonostante tutte le difficoltà, i residenti continuano a creare nella loro terra natale. In questo periodo, i lavori di raccolta sono in fase di completamento. Dopo la guerra, la maggior parte dei terreni agricoli è rimasta sotto il controllo del nemico. È difficile lavorare nei campi, perché il nemico spara regolarmente contro i civili che svolgono lavori agricoli. Abbiamo vigneti, alcuni dei quali abbiamo coltivato il più possibile”, ha detto Hovhannisyan. Riferendosi alla penuria di viveri, ha affermato che con le scorte limitate esistenti, i due asili nido della città continuano la loro attività.

I medici azeri vogliono esaminare i pazienti armeni che vengono accompagnati dal Comitato Internazionale delle Croce Rossa a Yerevan attraverso il Corridoio di Lachin. «Si tratta di condizioni rivolte contro la dignità dei nostri cittadini, che li mettono in una situazione di disagio. Il CICR, accettando le condizioni della Gestapo di Baku, diventa complice di un crimine di guerra» (Gurgen Nersisyan, Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh).

Ieri abbiamo riferito la notizia data da Marut Vanyan, che un gruppo di giornalisti armeni si stava dirigendo da Goris verso il ponte Hakari. «Il gruppo intende arrivarci e ottenere l’accesso al Corridoio di Lachin illegalmente bloccato. Il gruppo comprende giornalisti dei media armeni e corrispondenti che lavorano per un pubblico straniero», aveva riferito Vanyan.

Un gruppo di cittadini della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, residenti in Armenia, accompagnati dal gruppo di giornalisti, ha cercato ieri di raggiungere il ponte Hakari all’inizio del Corridoio di Berdzor (Lachin) per recarsi in Artsakh. Sono arrivati fino all’ultimo posto di blocco armeno nel villaggio di Kornidzor, nella regione armena di Syunik, dopo il quale inizia il corridoio formalmente sotto il controllo delle forze di mantenimento della pace russe. I cittadini dell’Artsakh non sono stati in grado di avanzare, aspettando per ore al posto di blocco che le forze di mantenimento della pace russe si avvicinassero a loro.

I rappresentanti dei servizi di sicurezza armeni hanno ribadito che l’accesso al corridoio è possibile solo in presenza delle forze di mantenimento della pace russe. Margarita Karamyan, una dei cittadini diretti ad Artsakh, ha dichiarato a Factor TV che con questa visita vogliono mostrare alla comunità internazionale che le dichiarazioni di Ilham Aliyev sull’apertura del Corridoio di Berdzor (Lachin) non delle menzogne.

I cittadini che cercavano di recarsi in Artsakh sono stati sfollati con la forza da Hadrut, Shushi e altri insediamenti armeni dell’Artsakh occupati dalle forze armate dell’Azerbajgian con la guerra dei 44 giorni del 2020.
L’unico corridoio che collega Armenia e Artsakh è chiuso da più di sette mesi. Inoltre, per più di un mese, il corridoio è stato chiuso anche per il carico umanitario, con conseguente grave carenza di cibo, carburante e altri beni essenziali in Artsakh.

Dietro la videoreporter c’è il ponte sul fiume Hakari, l’inizio del Corridoio di Berdzor (Lachin) dell’Arzakh, formalmente sotto controllo delle forze di mantenimento della pace russe, attualmente occupato dalle forme armate azere.

«Insieme ad un gruppo di giornalisti, abbiamo accompagnato due donne dell’Artsakh che volevano tornare da Yerevan alle loro famiglie a Stepanakert.
La pattuglia di frontiera dell’Armenia ha ospitato il nostro gruppo mentre aspettavamo una risposta dalle forze di mantenimento della pace russe in modo da poter oltrepassare il checkpoint di frontiera armeno nel cosiddetto territorio “neutrale” che richiedeva garanzie di sicurezza. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta dai russi.

Abbiamo avuto il permesso dei servizi di sicurezza nazionale armeni di raggiungere con la pattuglia di frontiera armena il checkpoint, ma il resto è controllato dalle forze di mantenimento della pace russe che non hanno risposto né si sono presentate e non si vedevano da nessuna parte nell’area.

Nel corso delle ore di attesa non abbiamo registrato alcun traffico attraverso il Corridoio di Lachin, ad eccezione di veicoli militari e attrezzature da costruzione azere. Le affermazioni di Aliyev secondo cui il corridoio è aperto sono un’ovvia menzogna, registrata oggi dai giornalisti locali, bielorussi e russi.

In sostanza, abbiamo l’impressione che le stesse forze di mantenimento della pace russe non riescano a passare/non passino attraverso il checkpoint illegale azero installato sul corridoio umanitario, ma di questo non potevamo esserne sicuri, non avendo ricevuto alcuna risposta da parte loro.
È importante che i media internazionali visitino il luogo e riferiscono della questione sul posto. È strabiliante come le sfacciate bugie di Aliyev possano ancora essere ripetute su diverse piattaforme internazionali! 120.000 Armeni sono privati del cibo e della libertà di movimento e questo non può essere messo a tacere» (Seda Grigoryan, foto/videoreporter e documentarista di Yerevan).

Invece, i media internazionali visitano Sushi occupato dalle forze armate azere, in un viaggio al caviale pagato da Aliyev…

«Nella Shushi occupata, un giornalista turco ha sottolineato il ruolo cruciale dell’amicizia Aliyev-Erdoğan nella guerra del 2020. Con la rielezione di Erdoğan, hanno altri cinque anni per attuare i loro piani. A volte, le domande sono affermazioni franche della realtà» (Tatevik Hayrapetyan).

«Un forum dei media si sta svolgendo a Shushi. A soli 10 minuti di auto e siete a Stepanakert, Nagorno-Karabakh. Cari giornalisti, per favore visitateci e vedete che i nostri supermercati sono completamente vuoti. Gli Azeri dicono che sto mentendo. P.S. Portate anche un panino con voi» (Marut Vanyan).

In questa città di Shushi dell’Artsakh, occupata dalle forze armate azere con la guerra dei 44 giorni del 2020, da dove la popolazione autoctona armena è stata sfollata con la forza e  il museo armeno è stato distrutto dagli occupanti azeri, l’Azerbajgian ospita da oggi a domani, 22 e 23 luglio, il “Shusha Global Media Forum”, un forum mediatico globale al caviale, con 250 ospiti provenienti da 50 Paesi.

Quindi, Ilham Aliyev fa uno spettacolo di clown a Shushi etnicamente pulito, a 10 km di distanza dal #ArtsakhBlockade con cui l’Azerbajgian sta facendo morire di fame e sete 120mila Armeni dell’Artsakh, tra cui 30.000 bambini. Certo… Hitler aveva i Giochi Olimpici di München accanto al campo di sterminio di Dachau.

Il “Shusha Global Media Forum” viene promosso su Twitter da Hikmet Hajiyev (Assistente del Presidente della Repubblica di Azerbajgian, Capo del Dipartimento per gli Affari Esteri dell’Amministrazione presidenziale).

Riportiamo la presentazione del forum, nel classico stile propagandistico del regime azero: «Il Global Media Forum “Nuovi media nell’era della 4a rivoluzione industriale” si terrà il 22 e 23 luglio, nella città azera di Shusha, per conto del Presidente Ilham Aliyev, nell’ambito dell'”Anno di Heydar Aliyev” e in connessione con il 148° anniversario della stampa nazionale azera», riporta Trend. «Il Presidente della Repubblica di Azerbaigian, Ilham Aliyev, incontrerà i partecipanti al forum a Shusha. All’evento parteciperanno 150 ospiti stranieri provenienti da circa 50 Paesi, tra cui agenzie di stampa statali, 12 organizzazioni internazionali e strutture mediatiche. Al forum saranno rappresentati anche un totale di circa 60 dirigenti e rappresentanti dei media locali. Si prevede di discutere questioni di attualità a livello globale nel campo dei media e dell’area dell’informazione e della comunicazione. Famosi dirigenti ed esperti di media globali discuteranno di nuovi strumenti di giornalismo e comunicazione nell’era digitale e nella trasformazione, gestione dei media nel moderno ambiente dell’informazione e la creazione di modelli di business dei media sostenibili, alfabetizzazione mediatica, metodi per combattere la disinformazione e le notizie false, la sicurezza dei giornalisti e altre questioni. Nell’ambito del forum sarà inoltre presentata l’iniziativa della Piattaforma mediatica del Movimento dei Paesi non Allineati. Per la prima volta nella storia dell’Azerbajgian indipendente, nella città di Shusha si riuniscono i capi delle principali organizzazioni mediatiche e giornalistiche del mondo, autorevoli esperti nel campo dei media, delle comunicazioni informative e noti giornalisti».

La Repubblica di Artsakh è impegnata a salvare il suo popolo dal flagello della guerra

L’Assemblea nazionale della Repubblica di Artsakh ha diffuso un messaggio per sollecitare l’adozione da parte delle Nazioni Unite di misure appropriate per dare la pace all’Artsakh:
«Il 27 settembre 2020, con la partecipazione diretta della Turchia e il coinvolgimento di terroristi armati stranieri, in grave violazione del principio del non uso della forza e della minaccia della forza, l’Azerbajgian ha scatenato un’aggressione militare di 44 giorni, che è stata fermata con la mediazione della Federazione Russa con la Dichiarazione congiunta del 9 novembre 2020 dei leader di Armenia, Azerbajgian e Russia. In conformità alla procedura stabilita dalla dichiarazione tripartita, le truppe di mantenimento della pace della Federazione Russa sono state schierate nella Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh per un periodo di 5 anni, con possibilità di ulteriore proroga, se una delle Parti non annuncia l’intenzione di interrompere l’applicazione di questa disposizione 6 mesi prima della fine del periodo.
Con la Dichiarazione tripartita, la Federazione Russa, infatti, ha dato attuazione alle disposizioni di risoluzione pacifica delle controversie definite nel capitolo 6 della Carta delle Nazioni Unite, in particolare nella parte 1 dell’articolo 33, spostando la risoluzione della controversia tra le parti in conflitto nell’ambito della “mediazione, accordo e negoziato”, fallita a seguito della continua e su vasta scala aggressione mostrata dall’Azerbaigian, creando una crisi regionale con il coinvolgimento delle parti in conflitto dirette e indirette. D’altra parte, la soggettività della Repubblica di ‘Artsakh e la volontà del popolo dell’Artsakh continuano ad essere ignorate. Il popolo dell’Artsakh, in conformità con le norme e i principi del diritto internazionale, nonché con la legislazione dell’URSS, ha esercitato il proprio diritto all’autodeterminazione nel 1991. dichiarando la Repubblica del Nagorno-Karabakh (Artsakh) il 2 settembre.
Il contingente di mantenimento della pace russo di stanza nell’Artsakh non ha un mandato internazionale. una circostanza che dà il via libera alle violazioni da parte dell’Azerbajgian della Dichiarazione tripartita e delle norme e dei principi del diritto internazionale, e alla continua minaccia alla sicurezza e stabilità della regione. Le prove fattuali di quanto detto sono le gravi violazioni dell’Azerbajgian del regime di cessate il fuoco e delle norme di diritto internazionale stabilite dalla Dichiarazione trilaterale, i verbali delle decisioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite e la risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa.
In particolare, a seguito del blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin), del blocco dell’Artsakh che dura da più di sette mesi, dell’interruzione delle infrastrutture, delle continue intimidazioni della popolazione civile, della propaganda di odio nazionale, i numerosi casi registrati di distruzione intenzionale e vandalismo di chiese armene, monumenti storici, culturali, religiosi e di altro tipo. La politica della pulizia etnica con i suddetti e altri metodi sono chiare manifestazioni di crimini contro l’umanità.
Sulla base di tutto ciò, così come la determinazione delle Nazioni Unite a salvare le generazioni future dal flagello della guerra, della pulizia etnica e del genocidio, e la responsabilità di mantenere la pace e la sicurezza internazionali, il più alto organo rappresentativo del popolo dell’Artsakh, l’Assemblea Nazionale, chiede:
Alla Repubblica di Armenia:

  • di adottare immediatamente misure per dotare la missione di mantenimento della pace situata nella Repubblica di Artsakh di un mandato internazionale, applicando la procedura stabilita al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, all’Assemblea generale, proponendo di adottare misure adeguate nella direzione del mantenimento della pace e della sicurezza nella regione.

Alla comunità internazionale, rappresentata dagli Stati membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite:

  • essendo impegnati negli obiettivi e nei principi stabiliti nel Capitolo 1 della Carta delle Nazioni Unite e guidati dalla procedura stabilita nel Capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite, ad adottare una decisione imperativa (risoluzione) intraprendendo e stabilendo misure efficaci per far rispettare la pace in Artsakh.

La Repubblica dell’Artsakh è impegnata a salvare il suo popolo dal flagello della guerra, a riaffermare la fede nei diritti e nelle libertà fondamentali dell’uomo, nonché nell’uguaglianza dei diritti delle nazioni grandi e piccole, pertanto si aspetta da queste strutture di creare le condizioni che assicurino il rispetto degli obblighi derivanti dalle norme del diritto internazionale, promuovano l’offerta di una vita dignitosa per il popolo dell’Artsakh in condizioni di libertà».

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

Free Webcam Girls
151.11.48.50