213° giorno del #ArtsakhBlockade. Lo scopo dell’assedio azero è l’integrazione dell’Artsakh in Azerbajgian. La situazione in Artsakh è critica

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 12.07.2023 – Vik van Brantegem] – Come abbiamo riferito ieri [QUI], da ”gli Armeni trasferiscono illegalmente armi al Karabakh” a ”La Croce Rossa trasferisce illegalmente sigarette al Karabakh”. La tragedia del blocco azero illegale alla Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh sfocia nella farsa. Intanto, il regime autocratico del guerrafondaio e genocida Ilham Aliyev sta facendo di tutto per far morire 120.000 Armeni autoctoni della regione (tra cui 30.000 minorenni) di fame e mancanza di medicine. Come siamo arrivati a questo punto, che mentre l’autocratico, guerrafondaio e genocida regime dell’Azerbajgian ha messo sotto assedio 120.000 Armeni sotto il genocida #ArtsakhBlockade nell’Artsakh, il Comitato Internazionale della Croce Rossa si scusa con Baku perché sono trasferiti con un camion recando il suo logo, alcuni pacchetti di sigarette, caricatori per telefoni cellulari e un certa quantità di benzina, dichiarato da Baku “merce illegale”?

La situazione in Artsakh è critica
Dichiarazione del Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh, Gegham Stepanyan

«La situazione in Artsakh è critica. Da un mese l’Artsakh è completamente tagliato fuori da ogni accesso umanitario, venendo letteralmente assediato dall’Azerbajgian. Dal 15 giugno, il divieto intenzionale e totale del trasporto di cibo e beni di prima necessità da parte dell’Azerbajgian minaccia la vita di 120.000 persone dell’Artsakh. Da ieri l’Azerbajgian ha anche bloccato il trasporto di andata e ritorno di pazienti e medicinali da parte del Comitato Internazionale della Croce Rossa.
Le forze di mantenimento della pace russe trasportano merci per il loro mantenimento con elicotteri, mentre l’intera popolazione dell’Artsakh è minacciata dalla fame e gli attori internazionali non fanno altro che rilasciare dichiarazioni. La comunità internazionale attende la morte di migliaia di persone dell’Artsakh per poi esprimere ipocritamente il proprio rammarico.
Chiedo al Comitato Internazionale della Croce Rossa di accendere il pulsante rosso di allarme del pericolo di genocidio. Puoi farlo.
La mia gente è tradita dall’indifferenza criminale di tutti.
Ripeto, la situazione in Artsakh è critica».

«Lasciate che gli Armeni malati siano curati a Barda, i medici azeri sono obbligati a curare sia i “ricchi che i dannati”».

Il politologo azero Zardusht Alizade, parlando con Il portale informativo e analitico in lingua russa azero Minval.az, rivela che l’accesso del CICR ad Artsakh è stato negato per impedire il loro viaggi attraverso Goris in Armenia e obbligarli di lavorare attraverso Barda in Azerbajgian. Il CICR trasporta pazienti in condizioni critiche a Yerevan per garantirne la loro sopravvivenza. Le azioni dell’Azerbajgian evidenziano le minacce alla sicurezza affrontate dagli Armeni dell’Artsakh. «Ora il governo azero sta ponendo le condizioni affinché le loro attività siano garantite attraverso Barda. Lasciate che gli Armeni malati siano curati a Barda, i medici azeri sono obbligati a curare sia i “ricchi che i dannati”», ha detto l’analista azero. Quanto rivelato qui è in totale opposizione e violazione delle disposizioni dell’accordo trilaterale del 9 novembre 2020, che prevede espressamente la libertà di movimento di persone, veicoli e merci attraverso il Corridoio di Lachin.

Zardusht Alizade: Se mi fosse permesso, andrei io stesso a Khankendi
di Nijat Hajiyev
Minval.az, 12 luglio 2023
(Nostra traduzione italiana dal russo)

Le rivendicazioni dell’Azerbajgian sul lavoro del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) stanno crescendo, principalmente perché le attività stesse dell’organizzazione stanno iniziando ad andare oltre quelle umanitarie e il CICR è sempre più solidale con la parte armena.

“L’Armenia utilizza anche i convogli del Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) per svolgere attività illegali e quindi mina la principale missione umanitaria dell’organizzazione. Per questo motivo, l’Azerbajgian è stato costretto a sospendere il passaggio dei veicoli del CICR”, ha scritto Aykhan Hajizade, capo del servizio stampa del Ministero degli Esteri della Repubblica di Azerbajgian, sul suo account Twitter.

In una parola, la tensione nei rapporti con questa organizzazione sta crescendo, nonostante il fatto che il CICR, avendo tutte le possibilità di utilizzare il territorio dell’Azerbajgian per svolgere la sua missione, operi attraverso l’Armenia.

Come osserva il politologo Zardusht Alizade in una conversazione con Minval.az, il CICR ha uno statuto rigoroso, opera sul territorio di uno Stato solo con il consenso di questo Stato. “Se proibisce, allora non operano in questo Paese. A Khankendi [Stepankert] hanno agito con il consenso del governo azero. Mentre il nostro governo ha permesso loro di lavorare attraverso il loro punto a Goris [in Armenia], hanno trasportato tutto attraverso il territorio dell’Armenia, dal cibo ai pazienti. Ma ora il governo azero sta ponendo le condizioni affinché le loro attività siano garantite attraverso Barda [in Azerbajgian]. Lasciate che gli armeni malati siano curati a Barda, i medici sono obbligati a curare sia i “ricchi che i dannati”, ha detto l’esperto.

Il nostro interlocutore ha aggiunto che la questione si basa sulla posizione dell’élite criminale dei separatisti, che a loro volta non vogliono andare a Barda e vietano qualsiasi contatto con gli Azeri. “Il CICR ha lavorato per 2 anni e mezzo dal territorio dell’Armenia. Ma ora le condizioni politiche stanno cambiando, le nostre hanno posto nuove condizioni per il CICR, e quindi dovranno sospendere il loro lavoro. Non hanno un “esercito del CICR”. Funzionano solo con il consenso del governo. Sì, se non accettiamo la continuazione del loro lavoro, subiremo alcune perdite di immagine, cercheranno di fare pressione su di noi. Oggi, il CICR, nonostante ci siano anche corruzione, obiettivi politici e così via, è un’organizzazione persino più influente delle Nazioni Unite”, ha sottolineato.

Secondo l’esperto, agli Armeni del Karabakh sono state raccontate così tante storie terribili sugli Azeri che hanno paura di noi. “Ci vuole molto tempo per riprendersi psicologicamente. La parte armena si rifiuta di lavorare con l’Azerbajgian. Puoi costringere il CICR a lavorare attraverso l’Azerbajgian, ma possono semplicemente dichiarare che si rifiutano di lavorare a Khankendi in tali condizioni, ma ci sarà un’enorme pressione internazionale sull’Azerbaigian per questo”, ritiene l’esperto.

Alizade ha ricordato che il CICR lavora ovunque ci siano zone disastrate, dall’Afghanistan, ai paesi africani fino alla Corea del Nord.  “Il Karabakh, purtroppo, è ancora qualificato come zona disastrata. Per 30 anni agli armeni del Karabakh è stata raccontata la “grande vittoria”, poi in 44 giorni questo mito è stato distrutto. All’inizio sono fuggiti tutti in Armenia, poi i russi li hanno riportati indietro. Gli armeni, da un lato, volevano negoziare, ma sia l’esercito russo che il loro “potere” criminale lo vietano. Il bandito Araik ha recentemente preso una “decisione” che qualsiasi tentativo di contatto, in qualsiasi forma, anche se una persona volesse solo sapere cosa offre l’Azerbaigian, potrebbe andare in prigione. Raduni, riunioni: tutto è proibito. È solo un peccato per queste persone in Karabakh, se me lo permettessero, andrei io stesso a Khankendi e inizierei a comunicare con le persone, ma non me lo permetteranno, perché la Russia non vuole la pace”, ha detto.

Il politologo ha aggiunto che la questione non è solo del CICR – l’Azerbajgian pone le stesse condizioni per le forze di mantenimento della pace russe. “L’Azerbajgian sta anche negando il supporto logistico alle forze di mantenimento pace russe in Karabakh e attraverso l’Armenia. Offriamo loro di trasportare tutto ciò di cui hanno bisogno attraverso l’Azerbajgian. I russi hanno rifiutato e in risposta abbiamo vietato ai camion militari russi di passare attraverso il valico di Lachin [il posto illegale sul ponte Hakari]. Ora sono forniti con due elicotteri.

Il nostro governo sta stringendo le viti, perché da 2 anni e mezzo chiediamo sia ai Russi che agli Armeni di avviare il processo di reintegrazione, ma si rifiutano. I Russi capiscono che se inizia il processo di reintegrazione, se gli Armeni del Karabakh e gli Azeri si riconciliano, allora dovranno andarsene. Vogliono che rimanga il rapporto di sfiducia e inimicizia che determina la loro presenza in Karabakh di fronte al mondo intero”, ha concluso il nostro interlocutore.

«Ancora propaganda di Stato dell’Azerbaijan sull'”Azerbaigian occidentale” e un promemoria del fatto che lo scorso dicembre Aliyev ha affermato che, poiché la “situazione del Karabakh” è stata risolta, il passo successivo è che l’Azerbajgian riconquisti l'”Azerbaigian occidentale”. Che è l’Armenia» (Lindsey Snell).

«Al Summit di Vilnius ho incontrato il Presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan. Insieme abbiamo dialogato sul comune interesse a rafforzare l’impegno nella sponda sud del Mediterraneo e su come potenziare la collaborazione e le relazioni economiche tra le nostre Nazioni. Continuiamo a lavorare per una pace giusta e duratura» (Giorgia Meloni – Twitter, 11 luglio 2023). Anche nel Caucaso meridionale?

Il Ministero della Difesa della Repubblica di Artsakh ha comunicato che oggi, 12 luglio alle ore 09.00, le forze armate dell’Azerbajgian hanno violato il regime di cessate il fuoco nella regione di Shushi dell’Artsakh, usando un mortaio da 82 mm.

Il Cardinal Segretario di Stato Pietro Parolin in visita alla comunità salesiana a Baku. Poi si è recato anche a Yerevan

Dall’8 all’11 luglio 2023, il Segretario di Stato della Santa Sede, Cardinale Pietro Parolin, è stato in visita in Azerbajgian. La ragione principale di questa sua prima visita nel Paese è quella di avere colloqui con il Presidente della Repubblica, Ilham Aliyev, con il Ministro degli Esteri, Jeyhun Bayramov, con il Ministro della Cultura, Adil Karimli, e con il Direttore Esecutivo della Fondazione Heydar Aliyev, Anar Alekperov, sulla cooperazione reciproca tra Santa Sede ed Azerbajgian. Il Segretario di Stato è stato disponibile al dialogo anche riguardo ai possibili modi e forme di consolidare la coesistenza pacifica e la cooperazione nel Caucaso.

Il Cardinal Parolin è venuto in visita in Azerbajgian su invito del Presidente Aliyev, per sottolineare l’importanza delle buone relazioni tra la Santa Sede e l’Azerbajgian – relazioni che, a livello diplomatico vennero stabilite trent’anni fa.

Domenica 9 luglio, nel primo pomeriggio, il Cardinal Parolin ha presieduto la celebrazione della Messa nella chiesa di Maria Immacolata a Baku, attigua al centro salesiano, con una grande partecipazione di fedeli. Nell’omelia ha ricordato alcuni eventi importanti della storia recente della Chiesa locale in Azerbajgian e ha incoraggiato i cattolici locali a testimoniare con gioia la loro fede in Gesù Cristo. Dopo la solenne Concelebrazione Eucaristia, nel cortile della chiesa, il Cardinale ha svelato e benedetto la statua di San Giovanni Paolo II, il primo Papa in assoluto a visitare l’Azerbajgian, nel 2002.

In onore del Cardinale, il Prefetto Apostolico dell’Azerbajgian, il salesiano Mons. Vladimir Fekete, ha organizzato un momento di agape per il seguito del Cardinale e per tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose che lavorano nella Prefettura Apostolica. Durante il pranzo, il Segretario di Stato della Santa Sede si è interessato dei progetti educativi e sociali sviluppati in Azerbajgian dalla Comunità Salesiana, avviata a Baku 23 anni fa. Lo stesso giorno il Cardinal Parolin ha visitato la casa per malati e infermi senzatetto gestita a Baku dalle Missionarie della Carità di Madre Teresa.

La visita del Cardinal Parolin ha incluso anche un incontro con i rappresentanti delle religioni tradizionali dell’Azerbajgian, organizzato dall’Imam dei Musulmani del Caucaso, Sheykhulisam Alahshukur Pashazade nella sua residenza.

Al termine della sua missione a Baku, il cardinale Parolin si è recato a Yerevan.

L’Azerbajgian ha antiche radici cristiane, ma la rinascita della Chiesa Cattolica nel Paese ha avuto inizio nel 1997 con l’arrivo del primo sacerdote diocesano, il polacco Don Jerzy Pilus, che in due anni riuscì a far riconoscere la comunità cattolica presso il governo.

Nel 2001 la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli costituì la Missio sui iuris di Baku, affidandola ai Salesiani di Don Bosco, che da allora sono alla guida del piccolo gregge cattolico nel Paese. La Missio sui iuris venne poi elevata a Prefettura Apostolica dell’Azerbajgian nel 2011, e il Superiore della comunità Salesiana, Don Vladimir Fekete, venne contestualmente nominato primo Prefetto Apostolico; questi, l’8 dicembre 2017 è stato infine elevato da Papa Francesco alla dignità episcopale, ed è stato consacrato vescovo l’11 febbraio successivo (Fonte: Agenzia Info Salesiana-ANS).

Poi, nei comunicati ufficiali dopo gli incontri con il Ministro degli Esteri azero e il Gran Mufti del Caucaso, è stato dato sfogo a tutto il consueto registro azero di propaganda, disinformazione, menzogne e calunnie. Tipico comportamento DARVO [QUI]. Da parte della Santa Sede non è pervenuto ne comunicato, ne reazione. Chi tace acconsenta ed è complice dei crimini commessi dal regime autocratico dell’Azerbajgian.

La visita del Cardinal Segretario di Stato Pietro Parolin a Baku. I temi dei colloqui con il Ministro degli Esteri azero

Il 10 luglio 2023 il Ministro degli Esteri dell’Azerbajgian, Jeyhun Bayramov, ha incontrato a Baku il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, in visita nel Paese. Il comunicato ufficiale del governo azero sottolinea che “durante la conversazione si è discusso sullo stato attuale e le prospettive future delle relazioni” e anche “sul processo di pace tra l’Azerbajgian e l’Armenia nonché sull’attuale situazione nella regione”. Nei colloqui Jeyhun Bayramov ha attribuito molto rilievo ai rapporti bilaterali e si è mostrato “fiducioso che l’Ambasciata dell’Azerbaigian in Vaticano, di recente apertura, possa servire all’ulteriore sviluppo della cooperazione” tra Santa Sede e Baku.

La nota ufficiale del Ministero degli Esteri azero osserva che il governo azero ha fornito al Cardinal Parolin “informazioni dettagliate sulla situazione dopo la guerra patriottica di 44 giorni, nonché sui crimini, gli atti di vandalismo al patrimonio culturale e religioso distrutto nei nostri territori liberati dall’occupazione”. Il Ministro, ovviamente, con queste parole si è riferito all’Armenia, dove domani comincia una visita del Segretario di Stato. L’alto rappresentante del governo dell’Azerbajgian ha aggiunto altri particolari che nei colloqui ha illustrato al Cardinal Parolin dicendo che “non ci sono ancora informazioni su più di 3.800 azeri scomparsi dall’inizio degli anni ’90. (…) L’Armenia non ha rispettato le misure di rafforzamento della fiducia per il rimpatrio dei militari che hanno attraversato accidentalmente il confine”. Infine, il comunicato osserva che “è stata rilevata con soddisfazione la partecipazione dell’Azerbajgian al restauro dei siti storici e religiosi del Vaticano” (Fonte: Il Sismografo).

Gran Mufti del Caucaso al Cardinal Parolin: “Oggi il mondo intero vede le tracce del vandalismo armeno, che ha distrutto le nostre moschee e templi”

I rapporti tra la Santa Sede e la Repubblica di Azerbajgian, così come tra la Chiesa cattolica e l’Amministrazione dei musulmani del Caucaso sono di alto livello. Così ha detto lo Sceicco ul-Islam Allahshukur Pashazadeh, Presidente del Caucasus Muslims Board (CMB) e Gran Mufti del Caucaso (che comprende la Repubblica di Azerbajgian, la Repubblica di Georgia e il Daghestan, Kabardino-Balkaria, Inguscezia, Cecenia, Karachay-Cherkessia e Adygea nella Federazione Russa), il 10 luglio, durante un incontro con il Segretario di Stato della Santa Sede, Cardinale Pietro Parolin.

Secondo quanto informa l’agenzia statale azera Azertac,  durante il colloquio, Pashazade, che ha sottolineato che recentemente Papa Francesco si è indignato per l’atroce incidente del rogo del Corano in Svezia, cosa che ha considerato disgustosa, ha aggiunto: “La diversità etnica e religiosa è la ricchezza nazionale dello stato multiculturale dell’Azerbajgian. Abbiamo chiaramente dimostrato questa armonia monolitica, religioso-spirituale, unità dello stato-nazione durante la guerra patriottica di 44 giorni sotto la guida del comandante in capo supremo del popolo azero. Oggi il mondo intero vede le tracce del vandalismo armeno, che ha distrutto le nostre moschee e templi, e le mine che hanno seppellito, continuano a porre fine alla vita di centinaia di civili. Il nostro Stato sta ripristinando e ricostruendo il nostro patrimonio religioso e spirituale che è stato vittima di vandalismo nei territori che abbiamo liberato dall’occupazione. Ma purtroppo le accuse infondate, ingiuste, da parte degli Armeni contro l’Azerbajgian, dove tutte le comunità religiose vivono da secoli in pace e tranquillità, non si placano. “I revanscisti armeni conducono campagne diffamatorie contro il nostro Paese dai tribuni di varie organizzazioni internazionali e abusano persino della piattaforma religiosa – il Consiglio ecumenico delle Chiese – per i loro insidiosi scopi politici” (Fonte: Il Sismografo).

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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