Un’iniziativa per la pace necessaria che naufragò

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 29.06.2023 – Vik van Brantegem] – Condividiamo l’editoriale di Piero Sansonetti, pubblicato oggi su L’Unità in cui viene raccontato che in Vaticano nel giugno del 2022 si stava lavorando per un incontro diretto tra Berlusconi e Putin. E che si valutava che sarebbe stato un balzo verso la pace. Ma poi è successe qualcosa.

Quando si erano conosciuti, Silvio Berlusconi e Vladimir Putin si piacevano da subito, dal primo incontro tra i due nel 2001, quando il Cavaliere – ai tempi Presidente del Consiglio dei Ministri– accoglieva in Italia il Presidente della Federazione Russa per il G8 di Genova. Un rapporto lungo più di 20 anni, durante i quali i due si sono scambiati regali, hanno trascorso vacanze e compleanni insieme, tra la Costa Smeralda e Sochi. E dopo la morte di Berlusconi, il 12 giugno 2023, Putin l’ha ricordato, chiedendo un minuto di silenzio in sua memoria al successivo Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo.

Incontro tra Putin e Berlusconi per la pace organizzato dal Vaticano: chi lo ha sabotato?
di Piero Sansonetti
L’Unità, 29 giugno 2023


Nel mese di giugno del 2022 Silvio Berlusconi discusse con le gerarchie del Vaticano un suo possibile viaggio a Mosca. Il Vaticano era convinto che il rapporto diretto e di grande amicizia tra l’ex presidente del Consiglio italiano e Vladimir Putin potesse essere decisivo per la soluzione del conflitto in Ucraina. Al governo, ricorderete, c’era Mario Draghi, sostenuto da una maggioranza ampissima e in quel momento ancora compatta sulla linea interventista.

Uno schieramento impressionante che comprendeva la Lega, i Cinque stelle, la stessa Forza Italia e poi i partiti del centrosinistra. Ministro degli Esteri era Luigi Di Maio, che svolgeva il suo incarico, più o meno, come portavoce di Draghi. Però, da quello che ho saputo dalla mia fonte, il governo italiano non fu coinvolto. Passare dalla diplomazia ufficiale italiana avrebbe avuto due conseguenze negative. La prima, automatica, era che dell’iniziativa sarebbero stati informati immediatamente gli americani (ai quali il governo Draghi era largamente subalterno, anche se non ancora nelle forme totali dell’attuale governo Meloni), e gli americani avrebbero potuto boicottare l’iniziativa. La seconda conseguenza sarebbe stata un probabile irrigidimento di Mosca, che non vedeva di buon occhio l’Italia dalla quale si era aspettata una posizione più neutrale e una qualche attitudine alla mediazione che invece non c’erano stati.

Quindi agì in proprio, usando i suoi strumenti e le sue conoscenze – politiche e anche religiose – la diplomazia Vaticana. Che però volle usare questa via specialissima, e cioè mettere a frutto l’amicizia di Berlusconi con Putin insieme alle sue capacità notevoli in politica estera. Il Vaticano, in quel momento, era abbastanza sicuro che la missione di Berlusconi a Mosca, se fosse stata realizzata, avrebbe avuto un esito decisamente positivo, se non addirittura risolutivo. Il tentativo andò molto avanti. Sembra che fosse stato addirittura concordato l’incontro diretto tra Berlusconi e Putin. Che era la chiave di volta dell’operazione. La guerra era iniziata solo da quattro mesi, i danni umani e materiali erano stati già enormi, ma se la missione fosse andata in porto sicuramente sarebbe stato possibile evitare o attenuare i danni ancora più grandi, e le stragi avvenute nell’anno successivo, fino ad oggi.

Il papa – ricostruendo le cose col senno di poi – in quelle settimane intervenne più volte a favore della pace. Anche denunciando le responsabilità dell’Occidente nella guerra e polemizzando con i leader europei e americani. Non è improbabile che la sua iniziativa, oltre che da evidenti ragioni etiche, fosse dettata anche da ragioni diplomatiche. La mia fonte non mi ha detto se il papa fosse direttamente al corrente di questa iniziativa, ma è assai probabile che lo fosse. La domanda alla quale non ho avuto risposta è: quando e perché l’iniziativa naufragò?

Ricordo perfettamente una telefonata che ricevetti ai primi di luglio da parte di Silvio Berlusconi (in tutta la mia vita credo di avere ricevuto un paio di telefonate da parte di Berlusconi, persona con la quale non avevo alcuna confidenza personale) che mi parlò almeno per mezz’ora di Ucraina. Mi elencò tutte le ragioni dei russi, le colpe dell’Occidente, e insistette sulla necessità di una pace, della quale l’Italia fosse protagonista senza però rompere i suoi legami di fedeltà alla Nato. Il suo cruccio credo che fosse questo: come conciliare una sua evidente tendenza pacifista – originata non solo da questioni ideali ma anche di realpolitik e di concezione della geopolitica – con la necessità di non isolare l’Italia nell’alleanza atlantica.

Berlusconi era l’uomo di Pratica di Mare, cioè del vertice del 2002 nel quale riuscì ad avvicinare come mai erano state vicine dai tempi di Roosevelt, Stati Uniti e Russia, e anche i loro presidenti, Bush Junior e Putin. Non so esattamente perché Berlusconi mi fece quella telefonata (che io solo parzialmente e in forma anonima, secondo gli accordi riportai sul Riformista che allora dirigevo e che, a parte l’Avvenire e gli “orsinismi” un po’ scombiccherati del Fatto, era l’unico quotidiano con orientamenti pacifisti). E non so se quando mi telefonò l’ipotesi della missione a Mosca fosse già fallita o fosse ancora in corso. Ritengo però molto ragionevole pensare che quella telefonata, sicuramente insolita, fosse legata all’iniziativa Berlusconi/Vaticano.

Chi fece saltare tutto? Escluderei che fu la Chiesa. Mi pare molto improbabile, soprattutto visti gli atteggiamenti assolutamente pacifisti assunti successivamente dal Vaticano, compresa l’ultima missione del cardinal Zuppi. Dunque fu la politica. Esattamente quale settore politico? C’entra qualcosa la crisi di governo aperta in quei giorni da Conte e che portò poi alle elezioni di settembre? E ci fu una interferenza straniera? Da parte di chi? Degli Stati Uniti, dell’Europa? Purtroppo, dopo la morte di Berlusconi sarà molto più difficile rispondere a queste domande.

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