Ore contate in Siria?

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“Faccio appello alla Comunità Internazionale perché si mostri più sensibile verso questa tragica situazione e metta tutto il suo impegno per aiutare la amata Nazione siriana a trovare una soluzione ad una guerra che semina distruzione e morte. Tutti insieme, preghiamo, tutti insieme preghiamo la Madonna, Regina della Pace: Maria, Regina della Pace, prega per noi. Tutti: Maria, Regina della Pace, prega per noi”, così durante l’Angelus di domenica 25 agosto, l’appello di papa Francesco.

E mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, ha bocciato senza sconti qualsiasi opzione militare, rilanciando la via diplomatica e denunciando l’allarme per la moltiplicazione di presenze militari straniere e per la degenerazione del conflitto, di cui farebbero le spese le minoranze; in particolare quella cristiana, come  ha dichiarato alla Radio Vaticana, nei giorni scorsi: “Occorre anche non continuare ad inviare armi sia all’opposizione che al governo. Non si crea certamente la pace, infatti, portando nuove armi a questa gente. Mi pare poi che per arrivare ad una giusta soluzione si debba evitare una lettura parziale della realtà della Siria e del Medio Oriente in generale. Ho l’impressione che la stampa e i grandi mezzi di comunicazione non considerino tutti gli aspetti che creano questa situazione di violenza e di continuo conflitto. Abbiamo visto in Egitto il caso dei Fratelli Musulmani, dove l’appoggio indiscriminato a loro ha portato ad altra violenza”.

Il conflitto ha già causato oltre 100.000 vittime, 200.000 dispersi e un esodo di 6.000.000 di profughi interni e 3.000.000 nei Paesi vicini: Turchia, Libano, Iraq, Giordania… quasi il 40% dei rifugiati siriani sono in esilio! E l’ ‘Ouevre d’Orient’ ha lanciato una raccolta fondi, tantochè il direttore generale dell’associazione cattolica, monsignor Pascal Gollnisch, ha rivolto un appello ai cristiani di Francia per aiutare i loro fratelli in Siria: “I nostri fratelli vivono l’apocalisse”. Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese (WCC), organismo che coordina 345 Chiese, ha esortato l’ONU a proteggere il popolo siriano: “Non importa chi c’è dietro questo attacco. E’ assolutamente inconcepibile che armi chimiche possano aver trovato la loro strada nel conflitto in Siria… Come Consiglio mondiale delle Chiese, tra cui le chiese in Siria che hanno sofferto molto durante la guerra, noi condanniamo l’uso di armi chimiche, in ogni caso e da entrambe le parti. Non ci sono scuse. Questi ultimi giorni hanno dimostrato ancora una volta la brutalità di questa guerra, in cui persone innocenti stanno pagando un prezzo insostenibile”.

Nel frattempo l’organizzazione umanitaria ‘Medici senza Frontiere’ ha denunciato alcuni sintomi riscontrati nei pazienti giunti nei loro ospedali, dopo il 21 agossto: “Il personale medico che lavora in queste strutture ha fornito informazioni dettagliate ai medici di MSF riguardo un gran numero di pazienti giunti con sintomi quali convulsioni, eccesso di salivazione, pupille ristrette, visione offuscata e difficoltà respiratorie.

I pazienti sono stati curati con atropina fornita da MSF, un farmaco usato per trattare i sintomi neurotossici. MSF sta ora cercando di ricostituire le scorte delle strutture e fornire ulteriori attrezzature mediche e assistenza. MSF non può né confermare scientificamente la causa di questi sintomi, né stabilire chi è responsabile per l’attacco. Tuttavia, i sintomi dei pazienti, in aggiunta al quadro epidemiologico degli eventi, caratterizzato dal massiccio afflusso di pazienti in un breve lasso di tempo, dalla provenienza dei pazienti, e dalla contaminazione dei medici e del personale sanitario, indicano chiaramente l’esposizione di massa ad un agente neurotossico. Ciò costituirebbe una violazione del diritto internazionale umanitario, che vieta assolutamente l’uso di armi chimiche e biologiche”.

Ma dal sito www.terrasanta.net il patriarca siro-cattolico, Youssef III Younan, ha affermato che i Paesi occidentali hanno tradito i cattolici siriani in cambio del petrolio: “Invece di aiutare le varie parti in conflitto a trovare vie per la riconciliazione, avviare il dialogo per delle riforme basate su un sistema pluralista di governo, queste potenze fino ad oggi hanno armato i ribelli, incitato alla violenza e avvelenato ancora di più le relazioni fra sunniti e sciiti. L’Occidente pensa che con i sunniti al governo la democrazia rimpiazzerà la dittatura, ma questa è una grande illusione: cambiare il regime con la forza, senza dare sicurezza ai partiti d’ispirazione laica, scatenerà un conflitto peggiore che in Iraq”. Anche dalla Gran Bretagna si è levata la voce della Chiesa contro l’intervento militare, dopochè l’ex arcivescovo di Cantebury, George Carey, ha avvertito che esso potrebbe portare a una guerra regionale, a cui ha fatto eco quello attuale, Justin Welby: “Io non sono a favore dell’entrata in questo conflitto del Regno Unito, perché ci potrebbe trascinare in una guerra che potrebbe inghiottire l’intero Medio Oriente”.

Mentre in Italia si è levato un appello per la pace in Siria e Medio Oriente, promosso da Savino Pezzotta, don Luigi Ciotti, Flavio Lotti (direttore del Coordinamento Nazionale Enti Locali per la pace e i diritti umani), Antonio Papisca (professore fdi tutela dei diritti umani), Marco Mascia (professore di Relazioni internazionali e di Sicurezza internazionale), Marco Vinicio Guasticchi (presidente della Provincia di Perugia), Beppe Giulietti (giornalista), Ottavia Piccolo (attrice), padre Efrem Tresoldi (direttore di Nigrizia), pubblicato sul sito del Sacro Convento di San Francesco di Assisi: “Sveglia! Quello che sta succedendo ad un passo dai nostri confini (in Siria, Egitto ma non solo) è estremamente pericoloso. E richiede la nostra attenzione urgente perché riguarda molto da vicino la vita nostra e dei nostri figli…

Eppure la politica tace. E quando parla, nessuno se ne accorge. L’informazione è distorta, superficiale, frammentata. E anche la coscienza civile sembra disinteressata e disimpegnata… Abbiamo bisogno di agire concretamente senza dover ricorrere all’intervento armato che, al di là di ogni pur necessaria considerazione di carattere etico e giuridico, non potrebbe che causare ulteriori sofferenze e instabilità come dimostra la miope prassi degli ultimi 20 anni. Ma per questo serve una visione per il futuro e serve rinsaldare quei principi fondamentali che sono alla base della convivenza e che devono guidare l’azione politica a tutti i livelli: il ripudio della guerra, la condanna per ogni forma di violenza e di arbitrio, il primato della dignità umana, il rispetto del diritto internazionale dei diritti umani, il dovere di solidarietà con tutte le vittime. Non c’è più tempo per l’indifferenza e l’ipocrisia. Agire è difficile. Non farlo sarà catastrofico”.

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