“Uno di noi”: una firma per proteggere la vita nascente

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All’ultimo Meeting di Rimini hanno raccolto più di 5000 firme, riscuotendo il sostegno di esponenti del panorama culturale e religioso internazionale da mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, al card. Adrianus Simonis, arcivescovo emerito di Utrecht e primate emerito di Olanda e all’imam della Comunità religiosa islamica italiana, Yahya Sergio Yahe Pallavicini: sono i promotori della campagna per la vita “Uno di noi”, che chiede all’Unione Europea un’integrazione della normativa comunitaria in materia di protezione giuridica della vita nascente, una delle questioni ancora aperte nel confronto tra gli Stati membri e che continuano a vedere impegnato in prima linea, al tavolo delle discussioni,  il mondo cattolico.

Diffusa in tutti i paesi dell’Unione, dallo scorso aprile l’iniziativa è promossa in Italia da un comitato che raccoglie numerose sigle d’area cattolica – ACLI, Agesc, Associazione Medici Cattolici Italiani, Azione cattolica, Movimento per la Vita, Scienza&Vita, i Forum delle associazioni familiari e socio-sanitarie, Reti in Opera, Unione dei giuristi cattolici – ma anche i movimenti ecclesiali: Comunità di Sant’Egidio, Comunione e Liberazione,  Focolari, Rinnovamento nello Spirito, Cammino neocatecumenale.

“L’embrione umano – si legge dalla proposta presentata a Bruxelles – merita il rispetto della sua dignità e integrità. Ciò è affermato nella sentenza CEG nel caso Brustle, che definisce l’embrione umano come l’inizio dello sviluppo dell’essere umano”. E l’iniziativa porta il nome “Uno di noi” perché chiede che l’Unione riconosca come “uno di noi” “anche ogni singolo essere umano all’inizio della sua vita, quando, appena concepito, attraversa la condizione della più estrema fragilità umana”.

La raccolta di firme, oggi a quota 936.000 – ad un passo dal milione richiesto dalla normativa europea – chiede all’Unione di garantire “la coerenza nei settori di sua competenza dove la vita dell’embrione umano è in gioco”, iniziando con l’interrompere il finanziamento di attività che presuppongano la distruzione di embrioni umani nella ricerca, nella cooperazione allo sviluppo e nella sanità pubblica. Mira infatti a ottenere l’integrazione degli atti legislativi dell’Unione in fatto di bilancio, con la disposizione che nessuno stanziamento possa essere effettuato in vista del finanziamento di attività “che distruggono embrioni umani o che ne presuppongono la distruzione”, come anche di attività di ricerca finalizzate alla clonazione umana o che distruggano embrioni umani, incluse quelle che mirano all’ottenimento o all’uso di cellule staminali.

Sul fronte della cooperazione allo sviluppo, “Uno di noi” chiede che l’assistenza da parte dell’Unione non possa essere utilizzata “per finanziare l’aborto, direttamente o indirettamente, attraverso il finanziamento di organizzazioni che praticano o promuovono l’aborto” e specifica che nessun riferimento alla salute riproduttiva e sessuale, alle cure sanitarie, ai diritti, ai servizi, alle forniture, all’educazione tra quelli contenuti nella legislazione europea possono essere interpretati come base giuridica per l’utilizzo di fondi UE per finanziare l’aborto.

Per chi vuole unirsi alla campagna, è possibile firmare online sul sito www.firmaunodinoi.it fino al 1° novembre prossimo.  E se il milione richiesto dalla normativa europea è un traguardo ormai vicino, “ora – fanno sapere i promotori – vanno moltiplicati gli sforzi per superarlo in modo da dare il maggior peso politico nei confronti delle Istituzioni europee. In questo senso, è in corso l’organizzazione del click-day di domenica 22 settembre”.

Info: 06.68308573 o 06.68808002

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