151° giorno del #ArtsakhBlockade. L’Azerbajgian attacca nuovamente l’Armenia dopo i colloqui di Washington e prima degli incontri a Brussel e Mosca
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 11.05.2023 – Vik van Brantegem] – Oggi si completano 5 (cinque) mesi di assedio del regime autocratico dell’Azerbajgian alla democratica Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, mentre il mondo sta a guardare, incapace di agire. Consentendo all’autocrate dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, di continuare il suo genocida #ArtsakhBlockade senza punizione, l’Occidente consente un precedente per tutti gli altri despoti del mondo. Il messaggio è che va bene ignorare gli ordini della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Uniti e le parole di condanna del mondo civilizzato, intrappolando, affamando e congelando la popolazione civile armena dell’Artsakh per 5 (cinque) mesi… e continuare.
Poi, mentre quel che resta dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh etnico-armeno continua ad essere isolato dal mondo esterno, con solo il contingente di mantenimento della pace russo a fornire generi alimentari e aiuti (e anche trasportare pazienti dall’Artsakh all’Armenia, visto che questo viene impedito dall’Azerbajgian al Comitato Internazionale della Croce Rosse da 12 giorni), subito dopo una settimana di trattative tra Armenia e Azerbajgian con la mediazione del Segretario di Stato Blinken a Washington e in previsione della prossima sessione a Mosca con la mediazione del Presidente russo Putin, ne è seguito un altro attacco delle forze armate dell’Azerbajgian sul territorio sovrano dell’Armenia. Fino a quando l’Azerbaigian non potrà più usare la forza, tutti gli sforzi per avere la pace saranno inutili. Fino a quando nessuno dei mediatori colpisce il regime autocratico dell’Azerbajgian per le violazioni degli accordi, tutti i trattati sono solo documenti inutili.
Da questa mattina, iniziando alle ore 06.00, le forze armate dell’Azerbajgian hanno usato mortai e artiglieria (e droni turchi Bayraktar TB2 secondo alcuni fonti) contro le posizioni armene situate vicino a Sotk (sulla linea di contatto), a Norabak (10 km all’interno dell’Armenia) e la frazione Verin Shorzha di Vardenis, nella regione armena di Gegharkunik. La parte armena non ha perdite, solo feriti. Le unità delle forze armate armene hanno adottato misure preventive e protettive pertinenti.
Le forze armate azere hanno anche sparato contro un’ambulanza che trasportava un militare armeno ferito. Taguhi Tovmasyan, Presidente del Comitato permanente per la protezione dei diritti umani e gli affari pubblici dell’Assemblea nazionale della Repubblica di Armenia, ha chiesto al Rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in Armenia di rispondere adeguatamente alle azioni illegali delle forze armate dell’Azerbajgian, che hanno aperto il fuoco su un’ambulanza: «Prendendo di nuovo di mira gli operatori sanitari che svolgono i loro doveri professionali e l’ambulanza, l’Azerbajgian ha gravemente violato le disposizioni del Diritto Internazionale Umanitario e della Convenzione di Ginevra. Tenendo conto di quanto sopra, ho inviato una lettera urgente al Rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in Armenia, avvertendolo dell’incidente e prevedendo di rilasciare una dichiarazione pubblica e specifica in merito alla violazione del Diritto Internazionale Umanitario da parte dell’Azerbajgian».
L’uso di mortai e artiglieria da parte delle forze armate azere nelle vicinanze di villaggi armeni lede la vita, la salute e altri diritti fondamentali della popolazione civile. Il Difensore dei diritti umani dell’Armenia, Anahit Manasyan, lo ha sottolineato nella sua dichiarazione in merito alle violazioni dei diritti umani a seguito delle aggressioni odierne delle forze armate azere. Il Difensore dei diritti umani continua a ricevere avvisi che gli spari sono chiaramente udibili nel villaggio, a seguito dei quali i residenti sono terrorizzati, in uno stato di incertezza e stress. Anche il lavoro della miniera d’oro di Sotk è stato completamente interrotto in mattinata per la sicurezza dei lavoratori. Manasyan ha considerato molto preoccupanti le informazioni circa l’ambulanza che trasportava un militare ferito, presa di mire dalle forze armate dell’Azerbajgian, proibito dal Diritto Internazionale Umanitario.
Il Difensore dei diritti umani armeno sottolinea ancora una volta che «le sparatorie delle forze armate azere nelle immediate vicinanze dei villaggi in Armenia, compreso l’uso di armi di grosso calibro, hanno anche lo scopo di terrorizzare la popolazione civile, mantenendola in un costante stato di stress e ansia. Tali azioni violano gravemente i principi del diritto internazionale, rappresentano una minaccia reale per il diritto alla vita e alla sicurezza della popolazione civile, nonché per altri diritti fondamentali».
La rinnovata aggressione azerbajgiana contro il territorio sovrano dell’Armenia è un tentativo di “annullare” i colloqui di pace, ha afferma il Primo Ministro armeno, Nikol Pasinyan, durante la riunione del governo.
Con le sue ultime azioni, l’Azerbaigian mette in discussione gli accordi fondamentali raggiunti in questo periodo, che sono stati registrati il 6 ottobre 2022 a Praga e il 31 ottobre dello stesso anno a Sochi, ha dichiarato Pashinyan. «Questi documenti sottolineano che l’Armenia e l’Azerbajgian riconoscono reciprocamente l’integrità territoriale sulla base della Dichiarazione di Almaty del 1991. La domanda che si pone in questo contesto è: se l’Azerbajgian riconosce l’integrità territoriale dell’Armenia, perché sta sparando sul territorio sovrano del nostro Paese, soprattutto perché secondo la dichiarazione tripartita di Sochi del 2022, le parti devono astenersi dall’uso della forza e dalla minaccia della forza. Oggi, l’Azerbajgian ha gravemente violato questi accordi pubblici scritti, ed è difficile ricordare un documento congiunto che l’Azerbajgian non abbia violato durante questo periodo», ha affermato Pashinyan.
Secondo il Primo Ministro, l’obiettivo della reiterata aggressione dell’Azerbajgian è quello di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale e armena dall’allestimento di un posto di blocco illegale nel Corridoio di Lachin, dimenticando quello vecchio creandone uno nuovo in un posto nuovo. Questa è la tattica collaudata dell’Azerbajgian: «Hanno tentato di dimenticare l’aggressione di settembre bloccando il Corridoio di Lachin con finti ambientalisti; hanno cercato di dimenticare la crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh attraversando il confine di Stato armeno nella zona del villaggio di Tegh; hanno cercato di dimenticare il violazione del confine nell’area di Tegh con l’istituzione di un posto di blocco lungo il Corridoio di Lachin; aggravando la situazione a Sotk, stanno cercando di dimenticare l’installazione di un posto di blocco illegale nel Corridoio di Lachin. Nonostante i tentativi dell’Azerbajgian, tutte queste questioni rimangono naturalmente nella nostra agenda prioritaria», ha affermato Pashinyan. Il Primo Ministro ha sottolineato l’importanza di continuare una comunicazione attiva con la comunità internazionale su questi temi.
Queste ripetute violazioni di uno dei principi fondamentali del diritto internazionale – il non uso della forza o la minaccia della forza – dimostrano il disprezzo della parte azera per gli accordi raggiunti, ha dichiarato il Ministero degli Esteri della Repubblica di Armenia: «La mattina presto dell’11 maggio, le forze armate dell’Azerbajgian, ricorrendo ancora una volta ad azioni provocatorie e aggressive, hanno aperto il fuoco sul territorio sovrano della Repubblica di Armenia utilizzando mortai e mezzi di artiglieria. Queste ripetute violazioni di uno dei principi fondamentali del diritto internazionale – il non uso della forza o la minaccia della forza – dimostrano gli accordi raggiunti, tra cui il 2022 il disprezzo della parte azera verso gli obblighi assunti dalla dichiarazione tripartita di Sochi del 31 ottobre. Queste azioni dell’Azerbaigian, volte a destabilizzare la situazione, sono anche un aperto disprezzo per l’incontro di Washington finalizzato alla regolamentazione dei rapporti tra Armenia e Azerbajgian, gli incontri previsti a Brussel e a Mosca, e gli sforzi compiuti dai partner internazionali interessati alla stabilità e la pace nel Caucaso meridionale. Chiediamo alla leadership politico-militare dell’Azerbajgian di fermare i tentativi infondati, ingiustificati e vergognosi di interrompere il processo di negoziazione usando la forza e quindi esercitare pressioni sull’Armenia».
Il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian come consueto ha diffuso disformazione e fake news, secondo cui la parte armena starebbe cercando di espandere la portata del conflitto. Dovrebbe essere letto al contrario: è l’Azerbajgian che sta cercando di espandere la portata e la geografia del conflitto. Il motivo è semplice: il regime autocratico dell’Azerbajgian vuole la guerra, non la pace.
Il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian ha diffuso i filmati da droni del bombardamento odierno delle postazioni militari dell’Armenia lungo il confine, ripresi dai media statali azeri, che ha deciso di dimostrare [QUI] come l’Azerbajgian ha provocato la situazione a Sotk, nella regione di Gegharkunik dell’Armenia.
Prendiamo molto sul serio la nostra responsabilità di condividere informazioni accurate e affidabili. Sebbene l’Azerbajgian usa i troll e bot sui social media, non intendiamo diffondere la propaganda azera. Invece, ci impegniamo a fornire ai nostri lettori informazioni verificate e credibili sull’attacco dell’Azerbajgian all’Armenia. Perché è di questo che si tratta.
Nasimi Aghaev, l’Ambasciatore dell’Azerbajgian in Germania, scrive in un post su Twitter (con la traduzione tra [ ]): «I residenti armeni della regione del Karabakh in Azerbajgian [gli Armeni autoctoni della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh] continuano a utilizzare comodamente la strada di Lachin [Corridoio di Berdzor (Lachin) dell’Artsakh sotto controllo delle forze di mantenimento della pace russe] passando attraverso il checkpoint azero sul confine di Stato con l’Armenia [il posto di blocco illegale azero al ponte Hakari sul confino di Stato tra Artsakh/Nagorno-Karabakh e Armenia]. Lo abbiamo detto un milione di volte: la strada è aperta ai civili. E un controllo di frontiera è una normale pratica internazionale [il blocco illegale sul confine tra altri Stati è stato condannato dalla comunità internazionale e dalla Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite]».
Il video allegato è la registrazione di un’altra sceneggiata allestita al posto di blocco illegale al ponti Hakiri. Nasimi continua a parlare come un bot [*] con le fake news che quotidianamente diffonde. Continua a perdere credibilità.
[*] Un bot (abbreviazione di robot) in terminologia informatica in generale è un programma che accede alla rete attraverso lo stesso tipo di canali utilizzati dagli utenti (per esempio che accede alle pagine Web, invia messaggi in una chat, si muove nei videogiochi, ecc.).
Ilgar Mammadov di Realuzv.org scrive in un post su Twitter, accompagnando una foto del Presidente russo Putin che disinfetta le mani al Primo Ministro armeno Pasinyan: «Ieri, poche ore dopo questa disinfezione, l’Armenia ha iniziato massicci colpi di artiglieria e mortai al confine contro l’Azerbajgian, ferendo pesantemente almeno 1 nostro soldato. I combattimenti sono ancora in corso».
Un’altra fake news di un bot del regime autocratico dell’Azerbajgian. È assolutamente disgustoso come si possano bloccare 120.000 Armeni in Artsakh, occupare parti del territorio sovrano dell’Armenia da dove lanciare ulteriori attacchi e poi parlare di aggressione da parte dell’Armenia.
«I media statali azeri stanno diffondendo disinformazione affermando che la parte armena avrebbe usato oggi droni kamikaze iraniani. I post sono accompagnati da una foto del presunto drone kamikaze iraniano utilizzato. In realtà quella foto è vecchia, inoltre, non si tratta di un drone kamikaze iraniano, ma di un UAV X-55 da ricognizione di fabbricazione armena. La foto è stata pubblicata dal Ministero della Difesa dell’Azerbajgian nel luglio 2020 [QUI]. Il Ministero della Difesa dell’Armenia ha ufficialmente smentito la presenza di droni iraniani nel suo inventario» (CivilNetTV).
Poi, va detto, che non sarebbe disdicevole se l’Armenia usassero droni iraniani e non si preoccupasse di ciò che potrebbe dire l’ipocrita mondo occidentale, perché difendendo il proprio territorio sovrano, salverebbe la propria Patria e la sua gente che ci vive.
Da 151 giorni 120.000 Armeni isolati dal mondo dall’Azerbajgian, che da 85 giorni ha tagliato il gas e da 121 giorni ha tagliata l’elettricità
Nuovo rapporto del Difensore dei diritti umani dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh sulla situazione causata dall’illegale #ArtsakhBlockade azero
Il Difensore dei diritti umani della Repubblica di Artsakh/NagornoKarabakh ha pubblicato oggi 11 maggio 2023 una versione aggiornata del rapporto trilingue sulle violazioni dei diritti umani individuali e collettivi a seguito del blocco di 150 giorni dell’Artsakh da parte dell’Azerbajgian.
Il rapporto presenta in modo completo e dettagliato i dati sulle violazioni di 7 diritti individuali, 5 diritti di gruppi vulnerabili e 4 diritti collettivi, che riflettono l’aggravarsi della crisi umanitaria e la politica di genocidio dell’Azerbajgian nei confronti del popolo dell’Artsakh.
Seguono alcuni dati di base riportati nel Rapporto sulle violazioni dei diritti umani a seguito del blocco di 150 giorni dell’Artsakh:
- Il movimento delle persone in transito sulla strada Stepanakert-Goris (lungo il Corridoio di Lachin) è diminuito di circa 200 volte (1.839 ingressi e partenze invece di 367.500).
- Il traffico automobilistico su detta strada è stato quasi 54 volte inferiore rispetto a quello che avrebbe dovuto essere in assenza di blocco (2.558 entrate e partenze di auto – effettuate solo dal Comitato Internazionale della Croce Rossa e dalle forze di mantenimento della pace russe – invece di 138.000).
- È stato importato circa 13 volte meno carico di merci vitale rispetto a quello che avrebbe dovuto essere in assenza di blocco (4.623 tonnellate invece di 60.000 tonnellate).
- Un totale di circa 3.900 persone, tra cui 570 bambini, non è potuto rientrare nelle loro case a causa del blocco.
- A causa della sospensione degli interventi programmati, circa 1200 cittadini hanno perso la possibilità di risolvere i propri problemi di salute attraverso gli interventi.
- L’Azerbajgian ha interrotto in tutto o in parte la fornitura di gas dall’Armenia all’Artsakh per un totale di 85 giorni.
- La fornitura di energia elettrica dall’Armenia all’Artsakh è stata completamente interrotta per 121 giorni, il che ha portato all’introduzione di blackout continui seguiti da numerosi incidenti.
- Secondo stime preliminari, circa 10.900 persone hanno effettivamente perso il posto di lavoro e le fonti di reddito (compresi i casi di mantenimento del posto di lavoro), che rappresentano oltre il 50% del totale degli occupati del settore privato.
- L’economia del Paese ha subito perdite per circa 285 milioni di dollari.
- Un numero di violazioni dei diritti è più pronunciato nel caso di gruppi vulnerabili, in particolare 30.000 bambini, 9.000 persone con disabilità, 20.000 anziani, 60.000 donne (donne e ragazze) e 15.000 sfollati.
Oltre alle continue e molteplici violazioni delle disposizioni della Dichiarazione Tripartita del 9 novembre 2020, ormai da 80 giorni consecutivi, l’esecuzione obbligatoria della decisione della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite di garantire il transito in ambedue le direzioni senza ostacoli di persone, auto e merci lungo il Corridoio di Lachin non è stato attuato dall’Azerbajgian, che ancora una volta calpesta i più alti valori e principi internazionali.
Inoltre, in seguito la parte azera ha fatto ricorso a nuove azioni aggressive che hanno provocato perdite umane e nuove sofferenze tra il popolo dell’Artsakh.
Dal 23 aprile, la parte azera ha installato un posto di blocco illegale vicino al ponte Hakari. Di conseguenza, la comunità internazionale ha non solo il diritto, ma anche l’obbligo indiscutibile di attuare la decisione della Corte Suprema Internazionale di Giustizia con mezzi pratici il prima possibile e di prevenire futuri crimini azerbajgiani, compreso il nuovo crimine pianificato e brutale contro l’umanità.
Tutte le violazioni dell’Azerbajgian contro il popolo dell’Artsakh sono effettuate nell’ambito della sua politica statale di discriminazione razziale (armenofobia) e sono profondamente dirette contro il loro diritto all’autodeterminazione e il fatto della sua realizzazione, volto a risolvere definitivamente il conflitto a loro vantaggio attraverso la pulizia etnica basata sulla logica del “niente popolo, niente diritti”.
La sistematica e coerente politica di odio etnico perseguita dall’Azerbajgian, che si è manifestata sia durante l’aggressione contro il popolo dell’Artsakh nel 2020 sia dopo l’istituzione del regime di cessate il fuoco, dimostra indiscutibilmente che qualsiasi status di Artsakh all’interno dell’Azerbajgian equivale alla pulizia etnica di Artsakh e il genocidio degli Armeni dell’Artsakh. Pertanto, nel contesto del conflitto dell’Artsakh, il diritto all’autodeterminazione equivale al diritto delle persone a vivere nella propria patria.
Il diritto fondamentale all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh, così come le invasioni e le minacce dell’Azerbajgian contro la sua esistenza fisica sulla base della discriminazione razziale sono motivi più che sufficienti per la protezione del popolo dell’Artsakh da parte della comunità internazionale, come nonché il riconoscimento internazionale della Repubblica di Artsakh basato sul principio del “riconoscimento correttivo”.
Il rapporto integrale in inglese può essere scaricato in formato PDF [QUI].
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI].