A San Michele Arcangelo, che sta alla destra dell’altare dell’incenso

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 30.04.2023 – Vik van Brantegem] – Il sacerdote, all’inizio della Liturgia Eucaristica, messo l’incenso nel turibolo, lo benedice e poi incensa tutto l’altare, in onore del Signore. L’incenso viene benedetto, nella Santa Messa vetus ordo, con la preghiera (intelligenti pauca): «Per intercessionem beati Michaelis Archangeli, stantis a dextris altaris incensi, et omnium electorum suorum, incensum istud dignetur Dominus benedicere, et in odorem suavitatis accipere» (Per intercessione di San Michele Arcangelo, che sta alla destra dell’altare dell’incenso, e di tutti i suoi santi, il Signore voglia benedire questo incenso e accoglierlo come profumo a Lui gradito».

Sarebbe molto opportuno che nelle liturgie cattoliche si riprendesse non solo l’uso dell’incenso (e con questa intercessione a San Michele Arcangelo) che in tantissime parrocchie è stato completamente abolito, addirittura non usandolo neppure più alla fine del funerale per incensare la salma, ma riprendere al termine della Santa Messa anche riprendere di nuovo la preghiera finale a San Michele Arcangelo, che San Giovanni Paolo II ha invitato a fare pur non essendo, purtroppo, obbligatoria come una volta.

Pieter Bruegel il Vecchio, La Caduta degli Angeli Ribelli, dipinto a olio su tavola, 117×162 cm, 1562, conservato nel Museo Reale delle Belle Arti del Belgio, Brussel.

Dalla luce divina del paradiso, che disegna un semicerchio chiarissimo nella metà superiore del dipinto La Caduta degli Angeli Ribelli, le schiere celesti si lanciano per sconfiggere il male, rappresentato dagli angeli ribelli che, precipitando verso l’Inferno, si trasformano in orribili mostri.

Al centro della scena si trova San Michele Arcangelo, con l’armatura, lo scudo crociato e la spada, che si scaglia contro il drago dell’Apocalisse, il mostro capovolto che, travolto dalla sferzata dell’arcangelo, precipita arrivando a sfiorare con le sue teste coronate il bordo inferiore della tavola.

La mostruosità morale dei demoni si riflette in tutta la loro deformità fisica, ottenuta fondendo con estrema fantasia pezzi fuori scala di vari esseri: rettili, insetti, molluschi, anfibi, mammiferi, vegetali. Ma se per Bosch i mostri sono sempre protagonisti secondari, Bruegel li mette in risalto.

Spicca al centro una figura con ali di farfalla, che copre addirittura il mostro apocalittico: forse, visto anche il suo volo in risalita, si tratta di un’allusione a come anche il peccato possa essere attraente. La distinzione tra paradiso e inferno è qui resa anche coloristicamente, con la contrapposizione luce/ombra.

Grande attenzione è riservata alla resa dei dettagli e dei vari materiali, dalle setose vesti degli angeli, alle lucide squame dei demoni. Bruegel attinse dunque al repertorio boschiano, dimostrando di conoscerlo bene, ma lo utilizzò per comporre un messaggio figurativo diverso, più razionale e moderno nella disposizione sulla superficie della tavola.

Foto di copertina: San Michele Arcangelo, dettaglio, Pieter Bruegel il Vecchio, La Caduta degli Angeli Ribelli, dipinto a olio su tavola, 117×162 cm, 1562, conservato nel Museo Reale delle Belle Arti del Belgio, Brussel.

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