48ª Udienza del Processo 60SA in Vaticano. La diserzione di diversi testimoni provoca la reazione seccata del Presidente del Tribunale vaticano Pignatone

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 08.03.2023 – Ivo Pincara] – Oggi, nel corso della 48ª udienza del processo vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, che si è svolta nell’aula polifunzionale dei Musei Vaticani, è stato ascoltato come teste Felice Liberatore, cugino dell’imputato Fabrizio Tirabassi. È stato interrogato unicamente dall’avvocato di Tirabassi per approfondire alcuni aspetti di accesso ai locali di Celano, appartenenti al padre dell’imputato, Onofrio, oggetto di perquisizione da parte della Guardia di Finanza nel 2020. Liberatore era l’unico testimone a presentarsi tra i quattro convocati per oggi.

All’inizio dell’udienza, l’Avv. Scaroina, difensore della Segreteria di Stato che si è costituita parte civile, ha riferito che non è stata trovata alcuna traccia di rapporti tra la Segreteria di Stato e Cecilia Zulema, il cui vero nome è Cecilia Marogna. La prossima udienza avrà luogo domani, 9 marzo per l’ascolto del Comandante del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, Gianluca Gauzzi Broccoletti, e del Commissario Stefano De Santis.

Non si sono presentati Don Mario Curzu, Direttore della Caritas di Ozieri, e Prof. Antonino Becciu, insegnante in pensione, gestore della Cooperativa Spes e fratello del Cardinale Angelo Becciu. Il Presidente Pignatone ha riconvocato i testimoni per l’udienza del 31 marzo. Non si è presentato neanche l’Arch. Luciano Capaldo, con una vasta esperienza nel campo immobiliare e chiamato a testimoniare sul caso del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue di Londra, per il quale fu incaricato, nel 2018, ad operare una valutazione. La sua testimonianza è stata sollecitata, in particolar modo, dalla difesa del mediatore finanziario Gianluigi Torzi. Capaldo è già stato escusso dall’Ufficio del Promotore di Giustizia e dalle parti civili, ma solo parzialmente dalle difese degli imputati, che hanno denunciato e deplorato la circostanza. Il Presidente Pignatone ha riconvocato il teste per le udienze del 29 o del 30 marzo, dicendo: “Se non viene non sarà più sentito”.

Prof. Antonino Becciu e Don Mario Curzu – implicati in un procedimento in corso in Italia (indagati dalla Procura della Repubblica di Sassari, in relazione all’attività della Diocesi di Ozieri, della Caritas diocesana e della Cooperativa Spes) e in Vaticano coinvolti solo come teste – attraverso il loro legale, Ivano Iai, hanno comunicato di non essersi presentati, sostenendo che nello Stato della Città del Vaticano, a differenza che in Italia, non ci sono garanzie per un giusto processo nei confronti di chi è già coinvolto in un altro procedimento.

In risposta, il Presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, ha letto un’ordinanza in cui si definisce “infondata e irricevibile” la comunicazione “trasmessa a mezzo posta elettronica”, oltre che “gravemente lesiva della funzione giurisdizionale l’affermazione secondo cui ‘in armonia con i diritti riconosciuti alle persone sottoposte a indagini dalla Costituzione e dalle leggi processuali italiane vi è l’impossibilità assoluta per il rev.do don Mario Curzio e il prof. Tonino Becciu di presentarsi davanti al Tribunale dello Stato della Città del Vaticano’”. Pignatone ha dichiarato: “Si vuole mascherare con argomenti giuridici la non disponibilità a testimoniare sui fatti oggetto di questo processo”, sottolineando che “nell’ordinamento vaticano ci sono tutte le garanzie per un giusto processo”. “Il privilegio contro l’autoincriminazione costituisce una ferma garanzia offerta anche dall’ordinamento vaticano”, “sicché mai i testi potrebbero essere obbligati a deporre su fatti da cui possano derivare loro responsabilità penali”, ha dichiarato Pignatone. “È solo l’implausibilità degli argomenti e il grave travisamento delle categorie giuridiche fondamentali – si legge ancora nell’oridinanza – a dar vita a un tentativo inidoneo di ‘addebitare’ a una cornice normativa (invero pienamente rispettosa dei diritti fondamentali) le scelte che i signori don Curzu e Becciu, stando alla comunicazione de qua, paiono voler compiere in relazione all’ufficio testimoniale cui sono chiamati”.

Invece, Sante Cavalleri su Faro di Roma sottolinea «che la sfiducia di cittadini italiani verso la giustizia vaticana è del tutto comprensibile», visto che fino ad oggi «ancora non si capisce di quali reati si sarebbero macchiati gli imputati, a cominciare dal Card. Becciu, e su quali prove siano fondate le accuse».

Franca Giansoldati su Il Messaggero rileva che «il processo in Vaticano si ingarbugli» (anche se è ingarbugliato dal principio) e che «la defezione di diversi testimoni davanti al Tribunale vaticano è stata un colpo per la giustizia d’Oltretevere». Che lo è stato si è notato dalla reazione stizzita del Presidente Pignatone.

Indice – Caso 60SA [QUI]

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