Cinquantaseiesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Dalle miniere alle mine, il passaggio ortografico è breve ma il risultato è sempre lo stesso: fake
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 05.02.2023 – Vik van Brantegem] – 56° giorno di #ArtsakhBlockade. Intanto la “comunità internazionale” viene portata in gita nel Corrodoio di Berdzor (Lachin). Inoltre, «l’Azerbajgian è passato dal pagare “giornalisti” casuali per produrre propaganda al pagare europei casuali per fingere di essere turisti felici a Shushi? E hanno visitato il blocco che ha intrappolato 120.000 persone nel Nagorno-Karabakh ormai da 54 giorni? Questo è disgustoso» (Lindsey Snell).
«L’Azerbajgian ha portato 30 “turisti” da Paesi stranieri tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Belgio, Germania, Francia, Danimarca, Paesi Bassi, Italia e Spagna per visitare il luogo del blocco che il governo dell’Azerbajgian sta usando per intrappolare e tormentare 120.000 persone nel Nagorno-Karabakh. Sembra che si siano divertiti» (Lindsey Snell).
Nei paesi normali c’è per i partecipanti ad eventi internazionali dei tour guidati per i luoghi d’interesse. In Azerbaigian i portano a visitare il parco dei trofei a Baku e i luoghi della pulizia etnica.
Ovviamente, il regime dittatoriale dell’Azerbajgian non ci pensa nemmeno a fare delle gite turistiche per questi stranieri – che sono a Baku per una riunione dell’Unione Europa con il dittatore Aliyev sul gas azero-russo – nei luoghi di estrazione del gas che mendicano, nella penisola di Apsheron in Azerbajgian. Qui ci sono centinaia di pozzi petroliferi abbandonati in Azerbajgian, molti dei quali sono stati sommersi dall’innalzamento del mare, uccelli acquatici e pesci che vengono uccisi. Qui migliaia di ettari di terreno non più adatti all’uso agricolo a causa dell’inquinamento da petrolio in Azerbajgian. Qui il sobborgo Sabunçu di Baku, in Azerbaigian, è invaso da rifiuti petroliferi e sta rapidamente diventando una vera e propria discarica. Qui gli “eco-attivisti” non ci sono e non ci saranno, occupati dalle autorità dell’Azerbajgian per giocano all’”eco-attivismo” bloccando il Corridoio di Berdzor (Lachin), intrattenendo con i loro fake i “turisti” stranieri.
Mine e miniere: fake azere per giustificare una pulizia etnica
Karabakh.it – Iniziativa italiana per il Karabakh, 5 febbraio 2023
Non deve essere difficile in Azerbajgian costruire fake news. Ne sanno qualcosa gli attivisti per i diritti umani, i giornalisti, gli oppositori al regime di Aliyev che vengono incarcerati con le scuse più banali: le più ricorrenti sono il “possesso di droga” o la “collusione con il nemico”.
Nessuno si è quindi sorpreso della reale natura dei “manifestanti per l’ambiente” che dal 12 dicembre hanno bloccato la strada che passa per il Corridoio di Lachin e unisce il Nagorno-Karabakh (Artsakh) all’Armenia. Due mesi di blocco, crisi umanitaria in corso e tentativo di pulizia etnica. Una “protesta” organizzata dal governo dell’Azerbajgian come peraltro ammesso anche dal suo stesso Presidente.
La scusa iniziale erano le miniere (un paio) che all’improvviso sono diventate un problema per gli Azeri: sfruttamento illegale (considerano l’Artsakh territorio loro) e inquinamento ambientale (chiudendo due occhi su quello vero sulle sponde del Caspio dove non si può protestare altrimenti si finisce in prigione).
A fine dicembre Stepanakert annuncia l’interruzione dell’attività di scavo nelle miniere. Fine della protesta? No, ovviamente, perché dalle miniere si passa alle mine (coincidenza, in inglese è la stessa parola, mine) che gli Armeni avrebbero disseminato nel territorio, di qui la necessità di ispezionare tutti i carichi in transito sulla strada.
A giustificazione delle loro rivendicazioni, ecco produrre foto di mine made in Armenia e datate 2021. La prova certa della colpevolezza armena! Peccato che quegli ordigni siano stati prelevati dagli Azeri nel corso delle loro invasioni (da maggio 2021, fino all’ultima grave aggressione del settembre 2022) nel territorio sovrano della Repubblica di Armenia. La difesa di Yerevan le aveva collocate lungo il confine con l’Azerbajgian (i territori ora occupati dagli Azeri dell’Artsakh, Kashatagh e Karvachar) nel disperato (e vano) tentativo di arginare le incursioni del nemico. Il quale, evitato l’ostacolo, ha utilizzato le mine per giustificare il blocco della strada e il suo tentativo di pulizia etnica.
Dalle miniere alle mine, il passaggio ortografico è breve ma il risultato è sempre lo stesso: fake!
«Parlando con i miei amici a Stepanakert #ArtsakhBlockade Day 56! In conclusione siamo giunti all’idea che l’Artsakh in tutta la sua storia non è mai stato così indipendente come durante questi 56 giorni!» (Irina Safaryan).
In alcune circostanze precedenti abbiamo riferito già delle “attività” strabilianti di Toivo Klaar, Rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Caucaso meridionale e la crisi in Georgia. È istruttivo seguire la sua attività (SPORADICA… supponendo che altro non fa) su Twitter negli ultimi 3 mesi. Dal 12 dicembre 2022 (prima giorno del #ArtsakhBlockade, oggi entrato nel 56° giorno di assedio azero agli Armeni dell’Artsakh) Toivo Klaar è diventato sonnolente (non è che prima era tanto sveglio). Andiamo indietro da ieri (riportando i tweet nella nostra traduzione italiana dall’inglese), per capire che Toivo Klaar, fanboy del dittatore dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, è parte del problema, incapace a portare un contributo positivo alla soluzione. Vivendo in una sorta di realtà alternativa vede la Turchia – alleato di ferro di Aliyev e il suo primo fornitore di armamenti e sostegno militare decisivo contro l’Armenia – come mediatrice di pace tra l’Armenia e l’Azerbajgian.
Ossessivo-compulsivo la sua fissazione con “entrambe le parti”, mentre l’aggressore è l’Azerbajgian e le vittime sono l’Armenia e l’Artsakh. Una missione dell’Unione Europea in Armenia di due mesi, che “ha concluso le sue attività”, senza che l’Azerbajgian si è ritirato dal territorio sovrano dell’Armenia. Poi l’Unione Europea ha ripreso ad “osservare” con una nuova missione, che da parte di Aliyev provoca solo una risata. Infine, le sanzioni non vengono considerate “in questo caso” ha affermato l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza e Vicepresidente della Commissione Europea, Josep Borrell. Due-pesi-e-due-misurismo.
Sarebbe opportuno di smetterla con l’entrambismo (mettendo le vittime Armenia e Artsakh – che non riescono nemmeno a pronunciare – sullo stesso piano dell’aggressore Azerbajgian) e di parlare di “accordi di pace”. Invece occorre iniziare a parlare di ciò che è veramente necessario: il riconoscimento della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh e l’adozione di sanzioni contro l’Azerbajgian e la famiglia Aliyev e la sua corrotto cricca, incluso i politici e giornalisti nostrani sul libro paga della diplomazia al caviale azera.
Mai una volta Toivo Klaar ha chiesto all’Azerbajgian di terminare l’assedio della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh (figuriamoci di pensare ad azioni concreti), che non menziona nemmeno e che non visita (quindi, lo facciamo vedere la foto di Stepanakert di notte, dove non è così piacevole andarci, come invece a Tbilisi).
4 febbraio 2023 (con la foto qui sopra): « È passato un po’ di tempo, Tbilisi». Che bella vita! A spesa dei contribuenti europei, cioè noi.
31 gennaio 2023 (con la foto del Comunicato Stampa qui sopra, che riportiamo nella nostra traduzione italiana dall’inglese): «Abbiamo dovuto posticipare il prossimo incontro GID [1] ma siamo pronti a impegnarci ».
Dichiarazione stampa dei Co-Presidenti dei Geneva International Discussions – 31.01.2023 – I Co-Presidenti dei Colloqui Internazionali di Ginevra (GID) [Colloqui Internazionali di Ginevra], il Rappresentante delle Nazioni Unite ai Colloqui Internazionali di Ginevra Gihan Sultanoğlu [2], il Rappresentante Speciale del Presidente dell’OSCE in carica per il Caucaso meridionale Viorel Moșanu e il Rappresentante speciale dell’Unione europea per il Caucaso meridionale e la crisi in Georgia Toivo Klaar ribadiscono il pieno impegno delle rispettive organizzazioni nei confronti del processo GID. Il prossimo ciclo di discussioni, che avrebbe dovuto tenersi alla fine di febbraio 2023, è stato rinviato all’inizio di aprile 2023 a causa di problemi di tempistica. Tuttavia, i copresidenti ribadiscono la loro disponibilità a impegnarsi in consultazioni di persona con tutti i partecipanti, sia sul processo in generale che sulla prossima riunione in particolare».
22 gennaio 2023: «Di nuovo a Yerevan per una giornata di incontri. La situazione attorno al Corridoio di Lachin è grave e occorre trovare urgentemente delle soluzioni. Non vedo l’ora di discutere per esplorare le strade da percorrere. L’obiettivo dell’Unione Europea rimane un accordo globale armeno-azerbajgiano».
Tempo sprecato: lo sappevamo da 43 giorni – mentre lui aveva dormito per 39 giorni – che la situazione per l’Artsakh è grave (che pudore, parla di “situazione attorno al Corridoio di Lachin” e la parola “blocco” non riesce a pronunciare; di Nagorno-Karabakh e di Artsakh neanche da pensare, neanche Karabakh si trova nel suo vocabolario “di amicizia con Aliyev”). Invece di dire a Yerevan che “occorre trovare urgentemente delle soluzioni”, che vada a dire a Baku che il blocco deve terminare all’istante.
16 dicembre 2022: «Circola un video su una pattuglia dell’EUMCAP [EU Monitoring Capacity to Armenia] che osserva la strada che conduce al Corridoio di Lachin. La pattuglia si trovava quindi a un posto di blocco a circa 1,2 km dal confine Armenia-Azerbajgian [in realtà il confine Armenia-Artsakh all’inizio del Corridoio di Berdzor (Lachin)]. L’EUMCAP, in linea con il suo mandato, opera esclusivamente sul territorio armeno e non è entrata nel Corridoio».
Toivo Klaar si è materializzato alle ore 19.10 del 16 dicembre 2022 con un tweet per rassicurare il suo compagno di merende Ilham Aliyev a Baku, che il il blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) in atto da 4 giorni, non era un problema per lui e che non avevo niente da obiettare, anzi non voleva neanche entrarci. Secondo quanto hanno riferito i media azeri (tutti sotto controllo statale), suo tweet era la denuncia di una “fake news” dell’Armenia (per loro tutto quello che dice l’Armenia e dicono gli Armeni sono “menzogne”). Nel frattempo neanche una parola per invitare l’Azerbajgian a togliere il blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin).
10 dicembre 2022: «Grazie al TRT World Forum 22 [3] per l’invito. Ho gradito la possibilità di brevi scambi con il Ministro Mevlüt Çavuşoğlu [Ministro degli Esteri della Turchia] e altri funzionari. Credo che la Turchia abbia molto da offrire per sostenere una soluzione globale tra l’Armenia e l’Azerbajgian».
9 dicembre 2022: «Breve visita, ma sostanziali incontri ieri a Yerevan con il Primo Ministro Nikol Pashinyan, il Vice Primo Ministro Mher Grigoryan e il Ministro degli Esteri Ararat Mirzoyan. Ora via per Istanbul».
Così può bastare, importante è andare dall’amico sultano sul Bosforo.
8 dicembre 2022: «Buongiorno! Oggi provo il volo diretto Vienna-Yerevan. In attesa di incontri sostanziali nel pomeriggio».
“Buongiorno!”, appena svegliato si è ricordato di volare a Yerevan, per andare a provare il volo diritto da Vienna. “Sostanziale”, aggettivo che significa relativo alla sostanza in senso filosofico, termine usata dalla diplomatizia per coprire il nulla.
28 novembre 2022: «Alcune riflessioni a seguito della visita in Azerbajgian alla fine della scorsa settimana: 1) Impegno importante del Presidente dell’Azerbajgian per il formato agevolato dell’Unione Europea. 2) Rimangono molte sfide; Saranno necessarie moderazione e forte politica da parte dell’Azerbajgian e dell’Armenia per ridurre le tensioni e raggiungere una soluzione globale» [4].
24 novembre 2022: «È stato bello poter presentare il GID al Consiglio permanente dell’OSCE insieme ai copresidenti del GID. Incontri utili con il DHoM russo [Deputy Head of Program Office] e l’ambasciatore georgiano Tsikhelashvilik. Ora lascia la piovosa Vienna per importanti incontri a Baku».
8 novembre 2022: «Importante incontro ieri a Washington tra i Ministri degli Esteri armeno e azero. È incoraggiante che Ararat Mirzoyan e Jehun Bayramov siano impegnati in un sostanziale processo di negoziati per un trattato di pace bilaterale».
[1] La 57ª riunione dei Colloqui internazionali di Ginevra (GID) – il forum multilaterale per affrontare le conseguenze umanitarie e sulla sicurezza della guerra russo-georgiana dell’agosto 2008 – si terrà nell’aprile 2023 invece che nel 21-22 febbraio. “Posso confermare a nome del Rappresentante speciale dell’Unione Europea Toivo Klaar che i copresidenti hanno annunciato ai partecipanti al GID che il prossimo ciclo, inizialmente previsto per febbraio 2023, avrebbe dovuto essere posticipato all’inizio di aprile 2023 a causa di problemi di tempistica”, ha dichiarato Henri Duquenne, Portavoce del Rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Caucaso meridionale e la crisi in Georgia.
Duquenne ha affermato che “i copresidenti erano e sono ancora pronti a intraprendere consultazioni con tutti i partecipanti sia sull’argomento della prossima riunione, sia sul processo GID in generale. Pertanto, è ovviamente deludente che i partecipanti abkhazi non abbiano ritenuto utili tali consultazioni in questo momento”.
Il Ministro degli esteri dell’Abkhazia, Inal Ardzinba, ha rilasciato una dichiarazione il 31 gennaio, affermando che il 57° GID è stato annullato “unilateralmente” dall’UE, dall’ONU e dall’OSCE. Ha detto che la decisione è “di natura di parte” e “crea ulteriori minacce alla stabilità e alla sicurezza”. Rilevando che tali cancellazioni “senza ragioni oggettive e senza accordo con i partecipanti” sono avvenute prima che Ardzinba si sia espresso, “la parte abkhazia ha deciso di rifiutare l’ingresso nel territorio della Repubblica di Abkhazia della delegazione dei Co-Presidenti del GID, che ha programmato di venire l’8-9 febbraio per incontrare i funzionari”.
La Portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova ha osservato che questa è la seconda volta consecutiva che i Co-Presidenti rinviano una riunione, poiché una riunione prevista per dicembre dello scorso anno era stata spostata a febbraio 2023. La parte russa osserva che prendendo questo in considerazione, il rinvio della riunione di febbraio appare “assolutamente artificioso” e valuta questa decisione, “presa senza consultazioni preliminari con tutte le delegazioni come la continuazione del percorso distruttivo degli occidentali volto a bloccare l’operato del Gid”. Zacharova prosegue affermando che, tenuto conto di quanto sopra, la parte russa ha ritenuto inaccettabile tenere un incontro con i Co-Presidenti previsto per il 3 febbraio. Rileva inoltre che i “viaggi degli occidentali” non possono e non sostituiranno il vero e proprio funzionamento del formato di Ginevra. «Gli alleati dell’Abkhazia e dell’Ossezia meridionale concordano pienamente con le valutazioni russe», ha concluso la Zacharova.
[2] Ayşe Cihan Sultanoğlu è stata dal 2012 fino alla sua nomina nel 2018 Assistente del Segretario Generale delle Nazioni Unite.
[3] Il TRT [Turkish Radio and Television] World Forum, che “riunisce diversi leader, esperti, accademici e nomi famosi di tutto il mondo per discutere sui problemi globali e offrire delle soluzioni”, si è tenuto per la sesta volta in Istanbul il 9 e 10 dicembre 2022 sul tema “Modellare il futuro: Incertezza, Realità e Opportunità” alla presenza del Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, con la partecipazione di circa 100 relatori provenienti da 34 paesi. Secondo la dichiarazione della Turkish Radio and Television Corporation (TRT), nel forum sono discussi diversi temi dall’energia alla crisi migratoria globale, dalla sicurezza alimentare all’islamofobia con sessioni aperte e tavole rotonde.
[4] “È importante che l’Unione Europea svolga un ruolo anche ai margini dell’Europa”, ha affermato Henri Duquenne, Portavoce del Rappresentante Speciale dell’Unione Europea per il Caucaso meridionale e la crisi in Georgia. “Diversi Stati membri hanno interessi diversi, ma nel complesso questa è una regione prioritaria per noi”. Il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, ha espresso valutazione negazione sugli “sforzi” dell’Unione Europea, mentre prometto ai suoi rappresentanti il suo gas azero-russo.
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]