Il Papa ai vescovi del Celam: riscoprite la tenerezza

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É sempre il documento di Aparecida a dettare la linea delle riflessioni che il Papa presenta ai vescovi del Comitato di Coordinamento del Celam. In uno degli ultimi appuntamenti a Rio de Janeiro Papa Francesco ha incontrato i rappresentanti dell’ episcopato latinoamericano per ricordare alcuni punti centrali che, come nel discorso di ieri ai vescovi brasiliani, mette al centro l’atteggiamento pastorale per la Chiesa del continente.

Vescovi che devono affrontare delle sfide ed evitare di incorrere in errori che evidentemente il Papa vede come frequenti nel suo continente.

Tornano i temi consueti come un esame di coscienza. Essere pastori e non amministratori, essere misericordiosi, rendere partecipi i laici, far funzionare i consigli pastorali, avvicinare i lontani, ed essere in dialogo con il mondo.

Il Papa mette anche in guardia da alcune tentazioni come la ideologizzazione del messaggio evangelico, e avere uno sguardo sbagliato, mette in guardia dalle derive marxiste, psicologiche , gnostiche e palegiane, ma anche dal funzionalismo e ripete che la Chiesa non è una ONG, e dal clericalismo.

Ma il rischio è anche quello di essere o troppo nel passato o troppo nel futuro e Papa Francesco parla dell’ oggi come “scintilla di eternità”.

Tornano i temi cari al Papa del rischio della autreferenzailità.

Il vescovo spiega il Papa deve avere la voglia di essere vicino alla sue gente con tenerezza, e non deve avere la tentazione del carrierismo, non deve essere “poligamo” essere cioè in una diocesi e già pensare al prossimo incarico: “ i Vescovi devono essere Pastori, vicini alla gente, padri e fratelli, con molta mansuetudine; pazienti e misericordiosi. Uomini che amano la povertà, tanto la povertà interiore come libertà davanti al Signore, quanto la povertà esteriore come semplicità e austerità di vita. Uomini che non abbiano “psicologia da príncipi”. Uomini che non siano ambiziosi e che siano sposi di una Chiesa senza stare in attesa di un’altra. Uomini capaci di vegliare sul gregge che è stato loro affidato e di avere cura di tutto ciò che lo tiene unito: vigilare sul loro popolo con attenzione sugli eventuali pericoli che lo minacciano ma soprattutto per accrescere la speranza: che abbiano sole e luce nei cuori. Uomini capaci di sostenere con amore e pazienza i passi di Dio nel suo popolo. E il posto del Vescovo per stare col suo popolo è triplice: o davanti per indicare il cammino, o nel mezzo per mantenerlo unito e neutralizzare gli sbandamenti, o dietro per evitare che nessuno rimanga indietro, ma anche, e fondamentalmente, perché il gregge stesso ha il proprio fiuto per trovare nuove strade.”

Un discorso da vescovo a vescovo, dice il Papa salutando i presenti. Dopo alcuni colloqui privati con i presenti Papa Francesco ha lasciato la residenza di Sumarè in elicottero per recarsi a salutare i volontari della GMG.

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