Può piovere e far freddo, ma a Rio c’è la generazione di Papa Francesco

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“Pode chover e fazer frio, a Juventude de Francisco esta no Rio”. Cantavano questo, i giovani, sballottati da una parte all’altra di Rio de Janeiro, sorpresi dalla pioggia e dal freddo di un inverno brasiliano imprevedibile e rigido come non si vedeva da anni. Papa Francesco chiama, e i giovani rispondono: sono 250 mila a fine della scorsa settimana, salgono rapidamente a 330 mila alla data di inizio della Gmg, e poi il numero cresce sempre di più, fino ad arrivare ai quasi tre milioni stimati per la Messa di oggi. “Può piovere e fare freddo, ma la gioventù di Francesco sta a Rio”, cantano. Intervallando queste parole con un testo che è divenuto ormai universale: “Esta es la juventud del Papa”, “questa è la gioventù del Papa”.

A causa del maltempo, il Campus Fidei è impraticabile. Troppo fango, non si può fare la veglia lì. Tutti sulla spiaggia di Copacabana allora. Ma cosa ne è del tradizionale pellegrinaggio, della lunga camminata che i giovani fanno partendo dalle loro residenze fino al luogo della veglia? Semplice, si fa lo stesso. Così, Riccardo e i suoi compagni della Diocesi di Sora-Aquino- Pontecorvo, che alloggiano molto vicino alla spiaggia di Copacabana, si producono in un lungo giro per le strade di Rio de Janeiro, attraversano la città fino ad arrivare a percorrere lo stesso numero di chilometri che avrebbero percorso per raggiungere il Campus Fidei a Curitiba. “Ho provato – dice Riccardo, tra il serio e il faceto – a convincere che non c’era bisogno del pellegrinaggio, che ci avremmo messo solo dieci minuti ad arrivare a Copacabana. Ma vogliamo vivere questa esperienza fino in fondo”.

Alcune strade di Rio de Janeiro vengono chiuse per permettere ai pellegrini di camminare con facilità. E le percorrono persone di tutte le età. José Adilson è un uomo di 48 anni, senza lavoro, che ha partecipato al pellegrinaggio conducendo con fervore la preghiera del Rosario. “Abbiamo lottato duramente per essere qui e vogliamo raggiungere l’obiettivo di questo viaggio. Non si tratta solo di percorrere nove chilometri. Si tratta di portare avanti una ricerca di spiritualità e fare una esperienza di fede”.

Madeleine ha 22 anni, e non sente la fatica. “Mi aspettavo che il pellegrinaggio fosse la parte più difficile – dice – ma siccome siamo venuti tutti insieme, ci davamo forza l’un l’altro”. E Pedro Henrique, un giovane spagnolo anche lui 22enne, festeggia al termine dei 9 chilometri di cammino: “E’ stata una belle esperienza. Eravamo come il popolo di Dio che camminava verso la Terra Promessa. E ho la sensazione che sia stato un sacrificio piccolo rispetto a quello che Gesù ha fatto per noi”.

A sentire i racconti, si vede che è una generazione che vive con forza la preghiera. È la generazione che Papa Francesco eredita da Benedetto XVI, il quale con l’introduzione dell’adorazione eucaristica, con il suo insistere sulla confessione, aveva fatto fare alla generazione che era stata di Giovanni Paolo II un salto di qualità. La generazione di Papa Francesco riparte da qui.

Succede così che la stazione metropolitana di Saint Kitts, da dove si accede alla Quinta da Boa Vista, sede della Fiera delle Vocazioni, resti chiusa per un po’ nel tardo pomeriggio di mercoledì 24 luglio. Troppi pellegrini per una organizzazione che – come sempre durante le Gmg – deve far fronte a una miriade di imprevisti. E cosa fanno i giovani per ovviare all’imprevisto? Si fermano davanti all’ingresso della metro, sgranano il Rosario, e si mettono a pregare, ognuno nella propria lingua.

Un grande contributo lo dà Carlos, un pellegrino dello Stato di Bahia, che subito si mette al servizio di quanti sono spaventati o semplicemente infastiditi dall’inconveniente. “Ci stiamo formando nella pazienza. Sono questi i momenti in cui un cristiano deve dare una testimonianza, e aiutare invece di lamentarsi. Quello che è accaduto non può essere un segno di scoraggiamento: dobbiamo rimanere uniti nel perseguimento di una società più giusta, e lo dobbiamo fare sempre”.

Ma la Gmg è anche il luogo in cui movimenti e congregazioni si riuniscono e si incontrano. Ci sono, ad esempio, i giovani del Movimento Salesiano: provengono da 176 Paesi diversi e si sono dati appuntamento per parlare di nuova evangelizzazione. “Nel parlare, ci siamo resi conto che ci sono diversi modo di evangelizzare secondo la realtà di ogni paese, ma il principale è l’evangelizzazione nella vita di tutti i giorni attraverso la nostra testimonianza a scuola, all’università … Questo attira i giovani, perché dimostrano che siamo diversi e felice” , afferma il portoghese Inês Quintela, 20 anni.

Olivia, 21 anni, è partita dagli Stati Uniti, e per la precisione da Filadelfia, con l’intenzione di “essere presente e vedere con gli occhi in che modo persone differenti, con percorsi differenti, riescano a ritrovarsi insieme”. E, giunta quasi al temine dell’esperienza, afferma: “I giovani sono la Chiesa, e Cristo dà il compito ai giovani di uscire a diffondere il Vangelo e di vedere il Vangelo in una luce tutta nuova”.

Gli argentini, va da sé, sono il gruppo più numeroso. Silvana Grosso, 22 anni, proviene da Buenos Aires. “Sono commossa a pensare di aver visto il Papa – dice – avevo già assistito alle Messe che aveva celebrato nella mia città, e ora assisterò alla Messa che celebrerà come Papa. È un giorno molto bello per me. Ma è ancora più bello vedere in che modo la Chiesa genera amore. E noi argentini lo possiamo dire con orgoglio: siamo la generazione di Papa Francesco”.

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