Come riprendere la via del negoziato per avviare un processo che porti ad una pace giusta in Ucraina
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 10.12.2022 – Vik van Brantegem] – Si svolgerà martedì 13 dicembre 2022 a Palazzo Borromeo in Roma una conferenza promossa dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede sul tema L’Europa e la guerra. Dallo spirito di Helsinki alle prospettive di pace.
“La guerra scoppiata nel cuore dell’Europa con l’aggressione della Russia all’Ucraina continua senza sosta con pesantissime conseguenze per la popolazione del Paese aggredito che affronta l’inverno sotto i bombardamenti non potendo più contare su tante infrastrutture distrutte”. Per discutere di questo tema e “interrogarsi su quali siano le vie concrete e percorribili per ridare spazio al dialogo, tenendo anche presente l’importanza di costruire un nuovo e più giusto sistema di relazioni internazionali”, l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, in collaborazione con la rivista di geopolitica Limes e i media vaticani (L’Osservatore Romano e Radio Vaticana-Vatican News), organizza l’incontro L’Europa e la guerra. Dallo spirito di Helsinki alle prospettive di pace, che si svolgerà martedì 13 dicembre alle ore 10 a Palazzo Borromeo, presso la sede dell’Ambasciata in viale delle Belle Arti 2 in Roma.
“Se da una parte si fatica a vedere possibili vie d’uscita, dall’altra – afferma un comunicato – ci si domanda se e come riprendere la via del negoziato per avviare un processo che porti a una pace giusta. Nei mesi scorsi sia il Presidente della Repubblica italiana che Papa Francesco hanno citato la Conferenza internazionale di Helsinki e i suoi principi che contribuirono alla distensione in Europa codificando dei punti fermi sul dovere di rispettare i confini degli Stati e di risolvere le controversie con la diplomazia. I molti cambiamenti avvenuti da allora rendono difficile il replicare iniziative simili, ma Helsinki rimane un riferimento e un valore, proprio a partire dallo spirito che animò la Conferenza, al quale non a caso oggi si riferisce chi cerca soluzioni di pace”.
All’incontro era prevista la presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che però oggi è risultato positivo al Covid-19.
Saluti introduttivi di Francesco Di Nitto, Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede e di Andrea Tornielli, Direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede.
Nella prima parte dell’incontro si svolgeranno gli interventi del Prof. Matteo Luigi Napolitano, dell’Università degli Studi del Molise, per un inquadramento storico sulla Conferenza di Helsinki e del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità.
La seconda parte dell’incontro prevede una tavola rotonda, coordinata dal Direttore di Limes, Lucio Caracciolo, alla quale parteciperanno Prof. Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità Sant’Egidio; Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni; e Prof. Monica Lugato, della Libera Università Maria SS. Assunta (LUMSA).
Sarà possibile seguire l’intero evento via streaming sul portale informativo di Vatican News [QUI], via Radio Vaticana sulle frequenze di 105 FM, DAB+, e in diretta video, per la zona di Roma, sul canale 555 del Vatican Media.
“La triste verità è che non è ancora arrivato il momento per una mediazione”. Il Ministro degli Esteri dell’Ucraina, Dmytro Kuleba, non crede a possibili venti di pace nella guerra con la Russia. Le parole di ieri di Vladimir Putin (“Alla fine accordo inevitabile per concludere il conflitto”) non convincono Kuleba. Guarda con favore ad un possibile futuro ruolo della Santa Sede nella eventuale trattativa di pace: “Arriverà il momento della mediazione e se la Santa Sede vorrà partecipare sarà benvenuta”. Ma non mancano le frecciate: la Santa Sede o qualsiasi Stato “non devono dire che se aiutano con qualcosa, devono anche essere neutrali per non spaventare i Russi. Noi non accettiamo questo”. Kubela ribadisce: “Ricordiamo che la Russia è l’aggressore e l’Ucraina la vittima. Non possiamo essere messi sullo stesso piano, altrimenti si crea un messaggio sbagliato, come se entrambi fossero responsabili della guerra”. E ancora: “Non si può insistere sul concetto di fratellanza, non siamo fratelli”. “È come Caino e Abele. Hanno violato tutte le leggi di Dio nel nostro territorio”.
Nel frattempo, continuano i raid russi sull’Ucraina e il lancio di razzi ucraini sul Donbass.
Il Presidente dei Capi di stato maggiore statunitensi, il Generale Mark A. Milley, ha sollecitato una soluzione politica negoziata al conflitto, osservando che “l’Ucraina ha fatto tutto il possibile” e che le possibilità dell’Ucraina di una vittoria militare “non sono alte”.
Ci sono quattro questioni fondamentali da negoziare:
1. Sovranità e sicurezza dell’Ucraina
2. La spinosa questione dell’allargamento della NATO
3. Il destino della Crimea
4. Il futuro del Donbass
L’Ucraina chiede soprattutto di essere un Paese sovrano, libero dal dominio della Russia e con confini sicuri. Ci sono alcuni in Russia, forse incluso lo stesso Putin, che davvero ritengono che l’Ucraina sia parte della Russia. Non ci sarà pace negoziata senza che la Russia riconosca la sovranità e la sicurezza nazionale dell’Ucraina, sostenuta da esplicite garanzie internazionali del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e di nazioni tra cui Germania, India e Turchia.
La Russia chiede soprattutto che la NATO rinunci alla sua intenzione di espandersi in Ucraina e in Georgia, che circonderebbero completamente la Russia nel Mar Nero (aggiungendo Ucraina e Georgia agli attuali membri della NATO del Mar Nero, Bulgaria, Romania e Turchia). La NATO si definisce un’alleanza difensiva, ma la Russia la pensa diversamente, conoscendo bene la propensione degli Stati Uniti per le operazioni di cambio di regime contro i governi a cui si oppone (inclusa l’Ucraina nel 2014, con il ruolo degli Stati Uniti nel rovesciamento dell’allora presidente filo-russo Viktor Yanukovich).
La Russia rivendica anche la Crimea come sede della flotta russa del Mar Nero dal 1783. Putin ha avvertito George Bush Jr. nel 2008 che se gli Stati Uniti avessero spinto la NATO in Ucraina, la Russia avrebbe ripreso la Crimea, che il leader sovietico Nikita Khrushchev aveva trasferito dalla Russia all’Ucraina nel 1954. Fino al rovesciamento di Yanukovich, la questione della Crimea è stata gestita con prudenza da accordi Russia-Ucraina, che hanno dato alla Russia un contratto di locazione a lungo termine per le sue strutture navali a Sebastopoli, in Crimea.
L’Ucraina e la Russia differiscono fortemente sul Donbass, con la sua popolazione prevalentemente etnica russa. Mentre la lingua e l’identità culturale ucraina prevalgono nella maggior parte dell’Ucraina, nel Donbass prevalgono l’identità culturale e la lingua russa. Dopo il rovesciamento di Yanukovich, il Donbass divenne un campo di battaglia tra paramilitari filo-russi e filo-ucraini, con le forze filo-russe che dichiararono l’indipendenza del Donbass.
La guerra in Ucraina è una guerra estremamente pericolosa tra superpotenze nucleari in un mondo che ha un disperato bisogno di pace e cooperazione. È tempo che Stati Uniti e Russia, due grandi potenze sia del passato che del futuro, mostrino la loro grandezza attraverso il rispetto reciproco, la diplomazia e gli sforzi comuni per garantire uno sviluppo sostenibile per tutti, incluso il popolo ucraino, che ha urgentemente bisognosi di pace e ricostruzione.
Ogni giorno continuano a morire persone in Ucraina e nel Donbass, in una guerra crudele che minaccia di estendersi a livello globale. È urgente avviare colloqui immediati per porre fine allo spargimento di sangue.
All’evento «L’Europa e la guerra, dallo spirito di Helsinki alle prospettive di pace», all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, il Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin sulla guerra in Ucraina: “Il disarmo è l’unica risposta per un futuro di pace”. «Purtroppo abbiamo visto nelle scorse settimane quanto sia concreta la possibilità di scivolare nel baratro del conflitto nucleare, anche a motivo di un errore umano. Il disarmo è l’unica risposta adeguata e risolutiva se vogliamo costruire un futuro di pace». «Cerchiamo, insieme, di muovere qualche passo concreto in questa direzione. Non restiamo sordi al grido dei popoli che chiedono pace, non guerra; pane, non armi; cure, non aggressione; giustizia, non sfruttamento economico; energie pulite e rinnovabili per lo sviluppo, non energia atomica per ordigni distruttivi che negano le possibilità di futuro per la nostra casa comune». «Abbiamo bisogno del contributo di tutti, e specialmente di quello dei giovani, per non farci ripiegare su noi stessi, per non essere sordi al grido di pace che si leva da tante parti».
Il video integrale dell’evento [QUI].
Foto di copertina: la guerra in Ucraina (Foto di Emilio Morenatti/AP Photo).