Papa Francesco, il pragmatismo e le decisioni da prendere

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 05.12.2022 – Andrea Gagliarducci] – L’intervista che Papa Francesco ha concesso questa settimana alla rivista dei gesuiti America [QUI] è una sintesi della pragmatica visione del mondo di Papa Francesco. Il Papa, infatti, è fedele al principio che le realtà sono più grandi delle idee, e guarda al mondo in termini concreti, in modo pragmatico fino ad apparire cinico.

Questo pragmatismo mostra anche un modo di rivelarsi al mondo o di affrontare il mondo. Papa Francesco non dà mai opinioni nette, e quando deve fornirle usa la storia, anche se un po’ manipolata e imprecisa, per spiegare che non è lui che la pensa in un modo particolare ma che il suo approccio ha già preso radice e, quindi, da questo punto di vista, non è criticabile.

Ma questo pragmatismo ha anche controindicazioni pratiche, che potrebbero essere particolarmente pericolose.

Ci sono due passaggi dell’intervista di America che mostrano questo approccio pragmatico.

La prima riguarda la guerra in Ucraina. Da tempo il Papa cerca di avere un approccio moderato alla questione della guerra, che mira soprattutto a non offendere la parte russa. Il ragionamento del Papa sembra essere questo: se i Russi si sentono parte della storia e non sono esclusi o sotto attacco, saranno più propensi a discutere di fine della guerra.

Quindi, le dichiarazioni del Papa sulle atrocità della guerra sono state attribuite prima a mercenari e poi a gruppi etnici cosiddetti “non russi”, come Ceceni e Buriati. Il Papa ha sottolineato chiaramente, forse per la prima volta, che l’aggressore è la Russia.

Peccato che questo pragmatismo non abbia sortito gli effetti sperati. In effetti, i commenti su Ceceni e Buriati hanno suscitato le ire delle due popolazioni. Anche il Ministro degli Esteri russo Lavrov ha sottolineato che il Papa ha fatto “dichiarazioni non Cristiane”. Se l’obiettivo era aprire un dialogo con la Russia, questo non è stato raggiunto.

E non è stato raggiunto perché queste dichiarazioni mancavano di sostanza reale, non erano pianificate e formulate in termini “semplici” dal Papa. Papa Francesco non ama l’istituzionalità. Purtroppo, però, alcune affermazioni diventano necessariamente istituzionali.

Il secondo passaggio riguarda la possibilità di un ruolo più significativo per le donne nella Chiesa. Papa Francesco, anche in questo caso, si guarda bene dal prendere una posizione netta. Si limita a dire che il ministero petrino “non consente” l’ingresso delle donne negli ordini religiosi, ma che in realtà le donne hanno tutto sommato un “ministero mariano”, che vale molto di più, e, infatti, quando ci sono donne coinvolte, le cose funzionano meglio.

L’impressione è quella di un Papa con una visione chiara in materia, ma questa visione non viene esplicitata. L’obiettivo sembra essere quello di non dispiacere a nessuno. Il Papa sa che non concederà nulla all’idea delle donne nel sacerdozio, ma allo stesso tempo non vuole che le donne siano sottovalutate.

Anche in questo caso tutti sono rimasti scontenti: chi voleva da lui una presa di posizione netta per chiudere la questione e chi auspicava la riapertura della questione.

Alla fine, il pragmatismo di Papa Francesco lo porta a concedere troppo di sé all’opinione pubblica, fino al punto di non difendere gli uomini di Chiesa. Di qui le sue posizioni equilibriste sui rapporti sulla pedofilia nella Chiesa di Francia e Germania, rapporti contenenti statistiche discutibili, che il Papa ha accettato, arrivando a chiedere scusa per gli abusi.

Un pragmatismo che ha portato anche ad accettare le dimissioni dell’Arcivescovo metropolita di Parigi, Mons. Michel Aupetit, sull’altare dell’ipocrisia, e a chiedere la sospensione per sei mesi del Cardinale Rainer Maria Woelki, Arcivescovo metropolita di Colonia, per quello che la Nunziatura Apostolica ha chiamato mancata comunicazione adeguata.

Ed è un approccio pragmatico che porta il Papa a ridefinire le regole vaticane fino a consentire ai cardinali di essere giudicati da un tribunale ordinario, il che lo porta a riformare la Curia eliminando il principio secondo cui l’autorità deriva dagli ordini religiosi; o non dichiarare che il feto è un essere umano per evitare polemiche, perché la questione «è ancora dibattuta».

Papa Francesco ama la figura geometrica del poliedro e la utilizza spesso per descrivere la realtà. Si potrebbe dire, facendo un paragone, che questo è un papato poliedrico perché è difficile vederne tutti i volti e le sfaccettature.

In quello che è sembrato a lungo l’ultimo barlume di pontificato o comunque un periodo in cui il Papa stesso ha perso il suo slancio propulsivo, l’approccio pragmatico rischia di creare un papato a due velocità: una attenta all’opinione pubblica e una che invece, proprio per questo pragmatismo, si isola e lascia al comando un Papa solo, e quindi esposto ai propri errori.

È una questione importante da definire per il futuro, tanto più che Papa Francesco ha cambiato il Prefetto del Dicastero per l’economia e deve trovare dei sostituti ai vertici di almeno quattro altri dicasteri della Curia.

Sarà in quel momento che si potrà valutare il pontificato. È solo un pontificato pratico che è cambiato perché era necessario cambiare, ma senza una vera idea di fondo? Sarà un pontificato che ha raccolto le provocazioni del mondo senza il coraggio di sfidarle? O sarà piuttosto un pontificato che, nella sua volontà di cambiamento, non ha fatto altro che restare uguale?

Sono questioni che restano aperte mentre un cerchio sembra chiudersi: all’inizio del pontificato c’erano le commissioni, ora ci sono le ispezioni; all’inizio del pontificato si pensava di abolire lo IOR, ora ci sono i processi per questioni finanziarie. Ma in entrambi i casi ci sono più domande che risposte. All’inizio del pontificato vi furono alcuni personaggi che ciclicamente riappaiono anche loro.

Cambiare tutto per non cambiare nulla, si diceva nel Gattopardo. È forse questa l’idea pragmatica di Papa Francesco? Forse. Ma non è la Chiesa che non è cambiata, bensì il pontificato, che continua a ripetersi. Anche questo è un problema da discutere.

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato oggi dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].

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