No alla strumentalizzazione della religione: il messaggio vaticano per la festa indù del Diwali

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“Le religioni sono spesso accusate di essere responsabili dei mali della societa’”, ma non e’ cosi’: “e’ piuttosto la strumentalizzazione della religione che, contrariamente alle sue convinzioni fondamentali, viene utilizzata per compiere tante forme di violenza”. E’ scritto nel messaggio del Vaticano per la celebrazione del “Diwali”, la festa della luce che rappresenta il momento centrale della spiritualita’ degli indu’.

Quest’anno la festa si celebra nel pieno delle persecuzioni in atto contro i cristiani in Orissa e in altri Stati dell’India,e per questo il cardinale Tauran ,presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso non si limita a trasmettere “i piu’ sentiti auguri” della Santa Sede ai “cari amici indu'”, ma affronta il tema della collaborazione tre le religioni a favore della “non violenza” che, spiega il testo, “non e’ solo un espediente tattico ma e’ l’atteggiamento di colui che e’ cosi’ convinto dell’amore di Dio e della sua potenza, che non teme di affrontare il male con le sole armi dell’amore e della verita’”.Affrontare il male con le sole armi dell’amore e della verità: è questa la non-violenza, si legge nel messaggio. “L’amore per i propri nemici è la rivoluzione dell’amore – sottolinea il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso – un amore che non dipende dalle capacità umane, ma è un dono di Dio”.

Citando Benedetto XVI, il messaggio ribadisce che nel mondo c’è troppa violenza, troppa ingiustizia, che possono essere superate solo da un di più di amore e di bontà, un di più che viene da Dio e che equivale alla sua misericordia. Poi, il ricordo della figura del Mahatma Gandhi, definito “il Padre della nazione indiana”, “un modello di non-violenza” noto in tutto il mondo per “la sua totale dedizione al servizio dell’umanità”: colui che “si rese conto che, applicando il principio ‘occhio per occhio’, tutto il mondo diventa cieco”. L’appello del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, quindi, è che la non-violenza, “incoraggiata da tante religioni” sia centrale “come modo per promuovere la verità, la luce, il rispetto reciproco, la libertà e l’armonia”. “In quanto leaders religiosi – afferma il messaggio – facciamo tutto il possibile per promuovere la sacralità della vita umana, il bene dei poveri e dei deboli in mezzo a noi e per collaborare, attraverso il dialogo, perché sia rispettata la dignità di ogni essere umano senza distinzioni di razza o casta, credo o classe”.

Infine, il documento chiede che “indù e cristiani, soprattutto nella presente situazione”, “si lascino vincere dall’amore senza riserve, con la convinzione che la non-violenza è l’unica via per costruire una società globale più compassionevole, più giusta e più attenta ai bisognosi”.

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