“La verità è una sola, ma ha molte facce come il diamante” (Gandhi). Il mondo reale di Gismondo e il mondo ideologico di Speranza (mandato al macero)

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 12.11.2022 – Vik van Brantegem] – Il racconto della virologa e microbiologa clinica, Maria Rita Gismondo (foto di copertina), dal mondo reale. Il libro (andato al macero) scritto dal infaustamente ricordato ex-Ministro della Sanità, Roberto Speranza, con il suo racconto dal mondo ideologico della sanitocrazia, nonché prova di reato di Stato.

Colui che scrive… e riflette, non è un medico, non è un virologo, non è un epidemiologo e non è neanche un giornalista, e meno ancora un attivista o un giurista. Sono solo un comunicatore, quindi, comunico soltanto. Queste sono delle ovvietà, per chi vuole leggere mio curriculum, però, debbo costatare che è necessario sottolinearlo, in questa era di “prentjesmensen”. E poi, repetita iuvant.

“Prentjesmensen” è un termine nella mia madrelingua, il neerlandese, usato recentemente da un amico di una vita, l’Avv. Fernand Keuleneer, che ho citato in un post Facebook [QUI]. Non ho trovato un termine corrispondente in italiano (e dire “guardoni” mi sembrava fuorviante). Quindi, l’ho tradotto “prentjesmensen” come “persone che guardano solo le immagini”.

Potrei definirli anche autostereoscopici, che peraltro facilmente cadono nel fenomeno istintivo della pareidolia, cioè la tendenza a vedere forme ed oggetti che non esistono, riconoscibili per esempio in strutture amorfe che ci circondano. Come le nuvole, che guardo spesso prima di addormentarmi, dalla finestra della camera da letto, e perciò, come il Commissario Adamsberg di Parigi nei romanzi di Fred Vargas, che è un sognatore e disordinato per carattere, apostrofato come “spalatore di nuvole”.

Questa capacità della pareidonia è innata e dovuta probabilmente alla necessità che avevano i nostri antenati preistorici di riconoscere un eventuale predatore mimetizzato tra la natura: riuscire a collegare pochi elementi visibili per individuare un animale feroce era necessario alla sopravvivenza della specie. Tutti possediamo ancora questa attitudine e la utilizziamo quotidianamente, anche senza accorgercene…

Poi, come osservavo nel mio post su Facebook, a cosa serve leggere? È più faticoso di guardare per il 65% degli utenti sui social, che si concentra soltanto sulle immagini senza leggere i testi. Le immagini sono 60.000 volte più veloci da processare che i testi. Da bambini non eravamo attratti maggiormente dai libri con le figure (poi, i bambini di oggi pensano che un libro è un tablet rotto). Lo scrolling sui social si basa sullo stesso principio. Due utenti su tre guardano solo le immagini e ignorano i testi.

Ecco, se è arrivata fino a qui, vuol dire che è un attento lettore, non un “prentjesmens”… Buona continuazione.

Dopo questa premessa, passo, da comunicatore, alle più recenti osservazioni di Maria Rita Gismondo, Direttore del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano, che è stata in questi anni di pandemia voce autorevole e volto noto nella lotta contro il Sars-CoV-2 che provoca la malattia denominata Covid-19, e nella sua cura.

Gandhi diceva: “La verità è una sola, ma ha molte facce come il diamante” [*]. Per quel che riguarda la Covid-19, “ricordiamo come esimi ‘soloni’ abbiano tenuto conto dei dati dell’ISS (sulla cui veridicità non ci sono dubbi) solo quando erano utili a suffragare lugubri presagi, praticamente mai quando davano informazioni interessanti di altro tipo”. Lo scrive Maria Rita Gismondo nell’incipit del suo articolo del 10 novembre 2022, pubblicato nella sua rubrica Antivirus su il Fatto Quotidiano [QUI], citando il Mahatma.

Cioè, la stimata virologa e microbiologa clinica denuncia, che i dati Covid-19 sono stati riportati e pubblicizzati solo quando utili a suffragare lugubri presagi. “Il problema dei vaccini è la mancanza di trasparenza. Perché si nascondono i dati sulla sicurezza?”, ha affermato il 17 maggio 2022 nella trasmissione Fuori dal Coro condotta da Mario Giordano su Rete 4 e l’8 febbraio 2020: “L’epidemia più grande è l’ignoranza”. Nella trasmissione L’Aria Che Tira su La7 il 13 marzo 2020: “Il virus sta circolando tantissimo ma non uccide così tanto la gente, uccide la sanità”.

Gismondo osserva, che nell’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, quello del 2 novembre 2022 [QUI], la tabella 3 (pagina 19) conferma che il Sars-CoV-2 non ha praticamente colpito più i più giovani e le figure 23 (pagina 25) e 24 (pagina 27) dicono, afferma, che il tasso di infezione sia peggiore tra i vaccinati. Altrimenti detto, conclude, si verifica esattamente ciò che i medici non allineati vanno affermando da mesi: più si effettuano dosi più la protezione diventa negativa, ossia ci si contagia maggiormente. Il report evidenzia inoltre, che l’incidenza del Sars-CoV-2 a seconda delle fasce d’età e del numero di vaccinazioni, specie nelle fasce tra 12 e 39 anni e tra 40 e 59 anni come i vaccinati con dose booster si contagiano di più rispetto agli altri. Insomma, numeri alla mano, solo gli over 80 non vaccinati si contagiano di più.

Sempre il 10 novembre 2022, in un’intervista esclusiva per “1984”: Piano di fuga, il talk show di Byoblu condotto da Francesco Borgonovo, Gismondo è intervenuta ancora sullo stesso tema: “La vaccinazione contro la Covid-19 è stata un’ideologia e non un suggerimento per la tutela della salute”. Continua: “Sono due anni e mezzo che dico di guardare le tabelle dell’Istituto Superiore della Sanità. Già nel 2020 mostravano come le morti si concentravano nelle fasce d’età più avanzate e tra persone che avevano altre tre o quattro patologie ma di questi dati non ne ha parlato nessuno”. Prosegue: “Quello che oggi è evidente e che non mi stupisce avendo studiato per più di trent’anni immunologia è che, se il nostro sistema immune viene continuamente stimolato con lo stesso antigene, finisce per addormentarsi e non reagisce più a quell’antigene. E non lo scopriamo oggi con il Covid-19 ma lo sappiamo da cinquant’anni”.

Maria Rita Gismondo (foto di copertina) è nata a Catania il 18 febbraio 1954. Ha due lauree, Medicina e Chirurgia e Scienze Biologiche. Alla sua carriera accademica aggiunge quella di Direttore del Laboratorio di Microbiologia Clinica, Virologia e Diagnostica delle Bioemergenze presso l’Ospedale Sacco di Milano. Dal 2003, anno in cui è in prima linea per la diagnosi dell’epidemia di Sars, si dedica alla bioemergenza. Ha pubblicato 270 lavori su riviste nazionali ed internazionali. È esperto indicato dal Ministero degli Affari Esteri presso UNODA (implementazione della Convenzione delle Armi Biologiche, Nazioni Unite, Ginevra). Diventa capofila di numerosi progetti internazionali in questo settore che la portano in tutto il mondo. È Commendatore della Repubblica e Ambrogino d’Oro del Comune di Milano e ha ricevuto premi nazionali e internazionali alla carriera e per la sua attività di volontariato. È presidente e fondatrice di Fondazione Donna a Milano Onlus.

Ama scrivere e nel suo saggio Ombre allo specchio. Bioterrorismo, infodemia e il futuro dopo la crisi (La Nave di Teseo 2020, 159 pagine), Maria Rita Gismondo racconta gli antefatti, la gestione e l’eredità dell’epidemia di Covid-19. Un libro che parla di errori e di successi, di difficoltà e di solidarietà, del passato ma soprattutto del futuro. A partire da quello che sappiamo e da quello che possiamo solo ipotizzare, degli eventi che abbiamo vissuto, che hanno cambiato il mondo e il nostro modo di vederlo. L’autrice disegna un quadro preciso in cui si denunciano incompetenze e inadeguatezze, si sottolineano le scelte vincenti e i rischi me- no conosciuti, come quello del bioterrorismo, e si fanno proposte per non arrivare impreparati alla prossima emergenza. Alla storia pubblica si intreccia la vicenda personale di un medico, il racconto dalla prima linea del fronte dell’emergenza, le notti insonni, i turni estenuanti, i dubbi e le paure di un’emergenza sconosciuta e vissuta insieme a una squadra che non si è risparmiata pur di portare a termine il proprio dovere. Con rigore scientifico e chiarezza, Gismondo ricostruisce ciò che è stato e ciò che sarà, le cause della crisi e le sfide future che dobbiamo prepararci ad affrontare, perché ciò che abbiamo vissuto non debba ripetersi.

Il 24 febbraio 2020, Gismondo fu attaccata dal notorio virologo televisivo e social, Roberto Burioni, invitandola a “riposarsi” per aver “minimizzato” la gravità del Coronavirus cinese di Wuhan. Il giorno precedente Gismondo aveva definito, in un post su Facebook, “una follia” scambiare “un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale”. Ha risposto per le rime alla viro-star con un post sempre su Facebook: “Burioni? Lasciamolo alla sua gloria” e ha spiegato che gli allarmi peggiorano la situazione: “Io mi occupo di scienza e dico: non siamo in guerra. Sono stanca e disgustata. Il mio lavoro non è curare un profilo Facebook, ma la salute della gente. Non seguirò né risponderò a commenti. Lascio ad altri questo hobby. Non posso permettermi di sprecare tempo. Il concetto rimane lo stesso. Anziché seguire diatribe seguite i siti ufficiali di OMS e Ministero. La calma e l’educazione sono i migliori condimenti”.

A Adnkronos Salute, il 24 ottobre 2022 Gismondo ha affermato: “I bollettini giornalieri sulla Covid-19 avrebbero dovuto stopparli già da tempo ed eliminarli. Sarà la prima cosa da fare per risvegliare la gente da questo incubo sociale”. Su questo punto, come su altri, si è detta “assolutamente d’accordo con il collega Francesco Vaia”, il Direttore generale dell’Inmi Spallanzani di Roma, che in un’intervista a Libero Quotidiano aveva ripetuto il suo “basta” alla conta quotidiana dei morti Covid. “Niente più bollettini”, ha detto Gismondo, né sulla positività generica a Sars-CoV-2 né sul numero di decessi, “che non ha alcun significato e che spesso non è neanche corretto, nel senso che quelli che vengono registrati come morti Covid-19 non sono tutti pazienti che hanno perso la vita per la malattia Covid-19, ma anche ricoverati per altre patologie gravi, risultati positivi al coronavirus”. Con Vaia “ci confrontiamo spesso – evidenzia Gismondo – e le nostre idee, i nostri pensieri su questa pandemia hanno sempre coinciso”.

In una intervista al quotidiano La Verità del 19 settembre 2022 a cura di Alessandro Rico, Gismondo ha parlato dei tanti errori che a suo parere sono stati fatti, in particolare a livello comunicativo in riferimento alla campagna con i vaccini aggiornati. A partire dalla campagna vaccinale di questa estate per la quarta dose, un “flop” secondo Gismondo. Perché da un lato “le persone sono stanche di vaccinarsi in continuazione” e dall’altro l’annuncio dell’arrivo imminente dei vaccini aggiornati alle nuove varianti ha avuto un effetto demotivante rispetto al farmaco tarato sul Coronavirus cinese di Wuhan. La campagna vaccinale con i vaccini aggiornati è partita male, ha affermato Gismondo. Nell’arco di 15 giorni sono arrivati prima il bivalente contro Omicron 1, poi quello tarato sulle sottovarianti Ba.4 e Ba.5, “percepito come un ulteriore miglioramento”. Ha affermato che ciò ha creato disorientamento nelle persone: troppi vaccini, con tanti che si chiedono quale è il migliore. Poi, ha dichiarato che la comunicazione istituzionale sulla campagna vaccinale anti-Covid è stata “carente” e controproducente”. “Tutta la comunicazione del governo è stata improntata su un dogma indiscutibile: andatevi a vaccinare, senza che ci spiegassero né perché né per come”, ha sostenuto. “La gente non ha avuto neanche il diritto di sapere quale fosse il rapporto rischi-benefici dell’iniezione, a seconda dell’età”.

A Panorama l’11 gennaio 2022 Maria Rita Gismondo – «io, la pecora nera. Contraria al Green Pass. Osteggiata dalle lobby universitarie e dalle altre “virostar”» – a partire da Roberto Burioni e Massimo Galli, continua a ripetere, da quando all’inizio della pandemia giudicò il Covid una semplice influenza: “Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia. Gestiamo il Covid come l’influenza, basta col tamponificio. Dobbiamo uscire dall’isteria collettiva, non servono i bollettini quotidiani”. E indica la via spagnola. Il Primo Ministro spagnolo Pedro Sánchez, in un’intervista a El Paìs, ha indicato la via: “Smettiamo di trattare questa ondata di Covid-19 come le precedenti. La letalità, per chi ha tre dosi di vaccino, è identica a una influenza qualsiasi. Iniziamo a fare un tracciamento diverso, simile a quello per l’influenza”. La strada è quella giusta per Gismondo, preoccupata soprattutto dall’isterismo italiano e dalla corsa al tampone a tutti i costi. Paese bloccato, ricoveri gonfiati. Perché serve il modello spagnolo Covid, Bassetti: “Numeri di morti e ricoverati sono falsati”. Omicron, Ema: “Rischio ricovero dimezzato rispetto a Delta”. Il modello di Madrid potrebbe andar bene anche per noi? “Sì, l’Italia dovrebbe seguirlo perché solo da questa scelta deriva la convivenza possibile con Covid-19. Il virus non ci abbandonerà per tanto tempo, ma abbiamo le armi del vaccino e degli antivirali: possiamo accerchiare il virus e ottenere il massimo del risultato che è mantenere bassissimi i casi severi e i decessi”. Ma su quale basi la Spagna ha ragione? “Basta guardare i numeri e quello che il virus sta provocando. Ovvio, dobbiamo continuare a stare attenti, ma come si fa con l’influenza che ha un programma di osservazione, reti di medici e osservatori sentinella. Nessuno può dire ’facciamo finta che questo virus non ci sia’, sarebbe un’incoscienza. Basta tenere una sorveglianza attiva, in modo da cogliere eventuali variazioni in termini di incidenza. Ma apriamo e torniamo a una vita normale”.

Nella lunga e circostanziata intervista a Panorama Gismondo si toglie anche qualche sassolino dalle scarpe, analizzando gli errori del Ministro della Salute, Roberto Speranza, del famigerato Comitato tecnico-scientifico (Cts) e dello stesso Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi.

Con un’analisi impietosa, conclude senza ombra di dubbio, che Roberto Speranza era totalmente inadeguato: «Alcuni errori erano inevitabili, altri restano incomprensibili». Inoltre, le «misure adottate dal ministro della Salute sono ridicole, metà dei contagi è colpa sua». «L’enfasi catastrofista ha creato un danno psicologico, sociale ed economico assolutamente paragonabile a quello della pandemia», premette Gismondo, riconoscendo che «abbiamo sbagliato tutti nell’emergenza», ma che «alcune cantonate restano inaccettabili». Ad esempio, «sono stata sempre contraria al green pass. Piuttosto, il governo doveva avere il coraggio di imporre l’obbligo. Ma non si può andare avanti così: a vaccino e cappuccino».  Spiazzante, poi, la sua risposta ad Antonio Rossitto sui vaccini ai bambini dai 5 anni in su: «Nella fascia da 0 a 19 anni, dice l’Iss, ci sono stati 34 morti per Covid, non sappiamo se con altre patologie. E l’Aifa sostiene che, ogni 10.000 somministrazioni, c’è un caso di endocardite, magari non grave. Lei, padre, correrebbe questo pericolo?». E ancora: «Per conoscere gli effetti a lungo termine di qualsiasi farmaco, bisogna osservarlo per 10 o 15 anni. Questo dice la scienza. E ricordarlo non vuol dire essere no-vax. D’altronde, pure la copertura doveva durare un anno, ora s’ è scoperto che crolla dopo tre mesi. E il governo, a ruota, ad accorciare la durata dell’inutile green pass».

L’accusa della rivista Lancet: colpa dell’Italia se la pandemia si è diffusa. Altro che modello… Quindi, Gismondo boccia Speranza – “nel rapporto di Lancet il Cts è il peggiore d’Europa” – con una spietata analisi della condotta del Ministro della Salute, Roberto Speranza. È inadeguato? «Alcuni errori erano inevitabili, altri restano incomprensibili. A partire da ‘tachipirina e vigile attesa’. Posso capire all’inizio. Ma il protocollo, totalmente inadeguato, viene confermato il 26 aprile 2021: quando già l’Istituto Mario Negri ha presentato uno studio sulle cure domiciliari, azzerando praticamente i ricoveri. Ma c’è un Cts? Ha mai letto una pubblicazione? Non a caso, Lancet l’ha definito il peggiore d’Europa. Nato per combattere una malattia da virus, non ha nemmeno un virologo». Altre mancanze? «Speranza ha consigliato misure ridicole e inadeguate, dalla scuola ai trasporti. Ma soprattutto è responsabile almeno della metà dei contagi, perché ha dato indicazioni fuorvianti sui vaccini. E non ha neppure rettificato le sbalorditive parole del Premier, Mario Draghi». Come quelle sul green pass, che avrebbe dato la sicurezza di «ritrovarsi tra persone non contagiose». «Una frase che ha finito per acuire un deleterio senso di sicurezza». Continuiamo però a dirci che siamo i migliori d’Europa. «Inutile autoreferenzialità. Pensiamo piuttosto alla connivenza con l’Oms, sul piano pandemico. È stata vergognosa. Solo un anno dopo, hanno pubblicato un elenco di buone intenzioni. Insomma, continuiamo a navigare a vista».

«Buona domenica e buon voto a tutti. Oggi più che mai serve favorire un grande dibattito nel Paese sul futuro del nostro Servizio Sanitario Nazionale, la cosa più preziosa che abbiamo. Per questo sto raccogliendo in un testo le mie idee e le mie esperienze di questi mesi, anche alla luce della lezione del Covid»: è il breve messaggio del 20 settembre 2020 del Ministro della Salute Roberto Speranza che, sulla propria pagina Facebook, annunciava la sua fatica letteraria.
«Non ci sono dubbi: guariremo», scrive a pagina 14 del suo libro, uno variante dell’«andrà tutto bene» e sappiamo come è andato.
Dopo un periodo di incertezza sulla distribuzione del libro, l’editore ha comunicato che la commercializzazione avrebbe subito un leggero ritardo. La data, fissata per il 22 ottobre 2020, sicuramente non era più conveniente: tra il Dpcm del 18 e del 24 ottobre 2020 che ha posto le basi per le proteste di piazza di questi giorni e la crescita esponenziale di ricoveri nelle strutture sanitarie. “Perché guariremo” parla di coronavirus, pandemia, lockdown e sanità pubblica. Argomenti complessi alle porte della seconda ondata, ampiamente prevista e prevedibile. Poi, il Portavoce del Ministro della Sanità, Nicola De Duce ha precisato: «Il libro è stato pensato per aprire un dibattito sul futuro del Servizio Sanitario Nazionale. E i suoi proventi sono destinati alla rete dell’IRCCS, l’Istituto superiore di ricerca. Sarà pubblicato quando il ministro avrà il tempo da dedicare alla sua presentazione. Oggi ogni energia è impegnata nella gestione dell’emergenza». Il 24 ottobre 2021 la sorpresa: il libro era disponibile presso alcune librerie ed era possibile reperirlo anche online.

Nel frattempo, con la prima occasione del voto, il popolo sovrano della Repubblica italiana ha svitato i bulloni alla poltrona del Ministro della Salute comunista, da cui era stato tenuto sequestrato in casa, spogliato dai diritti garantiti dalla Costituzione e sprofondato nel terrore. Finalmente ex-ministro – a ripetizione abbiamo chiesto in passato le sue dimissioni – è stato costretto a seguire senza onore né gloria il destino del suo libro Perché guariremo. Dai giorni più duri a una nuova idea di salute (Feltrinelli 2020, 240 pagine, 15 euro, “fuori catalogo-non ordinabile”). A pandemia ancora in corso il Ministro della Salute con la faccia di bronzo aveva scritto e dato alle stampe questo manoscritto apologetico del suo operato. Era diventato oggetto di scherno, ma anche di interrogazioni parlamentari. Poi, La Feltrinelli in accordo co l’autore ha inviato il libro al macero, nel silenzio inspiegabile di quasi tutti i media, ma per la gioia dei collezionisti.

Il caso del libro scritto dal titolare della Salute Roberto Speranza nel pieno della prima fase della pandemia non è solo un giallo. È un libro con cui si può misurare la distanza che separa la narrazione del Ministro della Salute dal disastro che avevamo sotto gli occhi, nel mondo reale in cui vivevamo noi. Questo esilarante libro innanzitutto è la prova che suo autore ha sbagliato mestiere e che mai avrebbe dovuto essere nominato Ministro, della Salute poi.

Perché non siamo guariti. Ce lo spiega il Ministro della pandemia con suo libro, scritto e poi ritirato dalle librerie – 16 aprile 2021

Descrizione promozionale del libro Perché guariremo

«Meritiamo un Paese sano. Meritiamo un’Italia libera dalle disuguaglianze economiche, sociali e territoriali, in cui nessuno resti indietro. Meritiamo una nuova stagione di riforme senza tagli, ma al contrario con una decisa politica di investimenti. Questa è la lezione del Covid, appresa lungo i mesi durissimi di una pandemia che continua a imporci attenzione, regole, sacrifici. In un mondo in cui le tragedie non hanno confini, non devono averne neanche la solidarietà, la determinazione, la capacità di incidere sul reale. Dal fronte di una battaglia che continua e che cambierà la nostra vita per sempre, il ministro della Salute non solo racconta, ma spiega la tempesta che abbiamo attraversato, e che, in realtà, viene da molto lontano: dalle troppe e miopi politiche al risparmio che hanno indebolito il Servizio Sanitario Nazionale. Trent’anni di un’ideologia del mercato senza regole, dimostratasi fallimentare; trent’anni di scelte sbagliate che hanno messo a repentaglio la nostra salute. Quella stagione è finita. Dai giorni delle scelte più difficili alle prospettive su vaccini e cure; dallo scenario internazionale alle scelte sul territorio, quello di Speranza è un punto di vista inedito su ciò che insieme abbiamo vissuto. Ma è soprattutto un libro di attualità e di impegno civile, uno sguardo spalancato sul nostro futuro. Perché le possibilità aperte dalla nuova programmazione europea rendono oggi possibile la rivoluzione copernicana di una nuova “sanità circolare”, davvero vicina al cittadino: semplice, efficiente, integrata. Solo così la lezione non andrà sprecata.
Quella dell’emergenza Covid-19, che il Ministro della Salute Roberto Speranza racconta in questo libro per la prima volta, è una storia che molti credono di conoscere. Ma che ha risvolti più complessi, radici più profonde, e apre scenari più ampi di quanto immaginiamo. Dal fronte di una battaglia che continua e che è destinata a incidere sulla nostra vita ancora a lungo, e a cambiarla per sempre, Speranza non solo racconta, ma spiega una tragedia che, in realtà, viene da molto lontano: da una lunga e sciagurata stagione di tagli che hanno indebolito il SSN. Anni di un’ideologia del libero mercato dimostratasi fallimentare e di scelte sbagliate che hanno messo a repentaglio la nostra salute. Quella stagione è finita e il sacrificio del Paese non andrà sprecato. Perché con le possibilità aperte dalla nuova programmazione europea sarà possibile, per la prima volta da decenni, una riforma radicale della sanità fatta non di tagli, ma di investimenti. Una rivoluzione copernicana capace di portare la sanità davvero vicino al cittadino: semplice, efficiente, integrata. Questo libro spiega perché. E spiega come».

Questo libro spiega, soprattutto, perché non siamo guarito… La frase shock del libro, che da sola avrebbe meritato non soltanto le dimissioni ma l’arresto dell’autore, per provocata strage, è il “ringraziamento” alla pandemia, che «ha dissodato per la sinistra un terreno politico molto fertile», un tempo in cui «dopo tanti anni controvento perla sinistra ci sia una nuova possibilità di ricostruire un’egemonia culturale su basi nuove».

In una risposta al giornalista David Colantoni, che per la testata YOUng-Slow Journalism un anno fa ha racconto la storia inglorioso, il Ministero della Cultura ha spiegato perché l’opera è stata mandata al macero senza passare per la preventiva autorizzazione ministeriale, così come previsto dalla legge 633 del 1941. “Perché guariremo. Dai giorni più duri a una nuova idea di salute di Roberto Speranza non è mai stata effettivamente messa in commercio”, ha scritto il Ministero. “L’editore fa presente che, al tempo, erano state solamente distribuite le copie ai vari retailer e successivamente la Casa Editrice, di comune accordo con l’autore, aveva deciso di posticipare l’uscita dell’opera a data a definirsi”. La lettera del Ministero prosegue: “Secondo il rappresentante de La Feltrinelli le pochissime copie che sono state comunque vendute, contro la volontà de La Feltrinelli, su piattaforme come Amazon e/o diffuse attraverso altre modalità non note alla Casa Editrice sono state il frutto di errori tecnici-gestionali di alcuni retailer. Fermo quanto sopra ci è stato al contempo comunicato che recentemente l’autore e la Casa Editrice hanno, di comune accordo, definitivamente deciso di non pubblicare tale opera e di mandare al macero tutte le copie stampate da tempo ferme in magazzino”.

Il libro era introvabile nelle librerie, ma in vendita tramite Amazon in Francia e Spagna, e anche su eBay in Italia al prezzo di circa 50 euro perché «libro rarissimo», prezzo definito a suo tempo esorbitante. Poi, le copie hanno continuato a circolare su internet, messe in vendita a cifre sempre in salita, con offerte da 499 euro fino ad 850 euro a copia.

Una recensione dell’aprile 2021 che accompagnava la messa in vendita privata online recitava: “Da leggere per capire chi ci governa. Rende bene il pensiero del Ministro della Sanità: un comunista autentico, uno degli ultimi mohicani e i suoi risultati si vedono, siamo i primi per morti, primi per le scuole chiuse, primi per le chiusure, ultimi per i vaccini”.

Il libro di Roberto Speranza va al macero! La lettera del Ministero della Cultura
di David Colantoni
YOUng-Slow Journalism, 13 novembre 2021


Dovrebbe essere una notizia scritta a caratteri cubitali su tutte le prime pagine dei maggiori quotidiani, se non lo capite allora il vostro intelletto è seriamente compromesso, e invece non la trovate nemmeno nelle ultime delle pagine dei giornali di Orwellandia detta anche Psicosistan, o Draghistan, nel lemma dei viandanti, un tempo fu Italia.

Libro scritto dal Ministro della Salute in carica sulla pandemia in corso, in piena prima ondata di pandemia, quella delle bare sui convogli militari, pubblicato intorno al 20 d’Ottobre del 2020 e urgentemente ritirato da tutte le librerie dopo pochi giorni, come fecero vagamente sapere, con la giustificazione di un rinvio della presentazione  per la sopravvenuta seconda ondata.

Invece quella presentazione non c’è mai stata.

E al macero tale libro ci sarebbe andato zitto zitto, coperto dai clamori di uno stato di emergenza infinito,  in un ininterrotto movimento di erosione e distruzione  dei preziosi diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione, se, a distanza di mesi e mesi dalle ultime vaghe risposte che il Ministero della Cultura  mi aveva mandato, a seguito delle mie martellanti mail-interrogazioni sullo status giuridico della scomparsa dalle librerie dove era giunto, di questo libro, e da me pubblicate in precedenti articoli che linkerò qui in fondo [i link possono essere consultati nell’articolo originale QUI], in cui mi si rispondeva che la commercializzazione era stata semplicemente rimandata per impegni improcrastinabili del ministro, causa recrudescenza pandemica, non mi fossi preso la briga da maniaco di scrivere nuovamente al Ministero della Cultura, a cui la legge 633 del 1941 affida di ricevere e vagliare richiesta di ritiro dei libri pubblicati e di pubblicare come atti tale richiesta dell’autore richiedente il ritiro, dunque ho scritto ancora a distanza di mesi, per chiedere fino a quando poteva andare avanti questa situazione di limbo fuori dalla legge del libro scomparso.

Ovviamente salta subito agli occhi l’estrema delicatezza, de facto un vero e proprio conflitto di interessi, della situazione che vede il Ministro della Cultura il cui ministero deve controllare che il ritiro di un libro sia a norma di legge, sedere nello stesso governo del Ministro della Salute che è autore del libro ritirato..

Il libro in questione, della cui sparizione dalle librerie il caso fu sollevato da un primo articolo della brava Simonetta Sciandivasci sul Foglio del 23 ottobre 2020 [QUI], come da migliori pagine del romanzo di Orwell, ora mi fanno sapere, verrà vaporizzato, il passato sarà modificato da chi avendo il controllo del presente, tenta modificando il passato di gestire il futuro, e dunque il libro va al macero come se non fosse mai stato scritto.

Il livello infimo della grande stampa nazionale, un club di direttori e giornalistoni che ossessivamente espone la propria presenza ora nei salotti televisivi dell’uno ora dell’altro, fino a fine processo di biodegradazione avvenuta dei propri corpi dopo 50 anni di tale liturgia, ma già una nuova generazione di direttori e giornalistoni sostitutivi è stata impiantata, e la biodegradazione in diretta degli uni fa da fertilizzante degli altri, non registra minimamente la portata smisurata dello scandalo e della immoralità vergognosa del caso di questo libro pubblicato e poi fatto sparire da un ordine di sequestro illegale da tutte le librerie dello Psicosistan, alias Italia, prima che il libro andasse nelle mani di un sufficiente numero di persone.

Nella civiltà dei diritti, e dunque delle responsabilità, che i poteri stanno tentando di seppellire viva cogliendo al balzo il kairos della pandemia (kairos per Platone era l’opportunità) per impiantare un copia del sistema panoptico e biopolitico di stampo cinese, tutto ciò avrebbe dovuto far gridare d’orrore.

Un libro scritto da un Ministro in carica su una pandemia in corso, che più che di vite ora sta facendo strage dello stato di diritto che è quello che dà il valore assoluto alle vite di tutti e non solo a quella di alcuni, come era nel mondo classico e poi medioevale, dovrebbe essere considerato, dal momento della sua pubblicazione, ciò che è, ovvero  un documento di Stato, che dal momento della pubblicazione, diventa proprietà intellettuale del popolo sovrano, dato che a scriverlo è stato un Ministro della Salute in carica da ministro e avente come tema il suo operato sulla pandemia in corso. Chi non capisce e avrebbe il compito di denunciarla, è gravemente incapace a intendere e volere, chi finge di non capire la straordinaria gravità di questo caso, e quindi non la denuncia è un delinquente ai danni della cosa pubblica, e in questo caso della salute pubblica.

Aver sottratto questo libro è aver trafugato un documento di Stato, poiché a scriverlo, con oggetto il proprio operato in quanto tale, è stato un funzionario dello Stato in carica a cui è assegnata la responsabilità del Ministero della Salute, mandarlo alla chetichella al macero è la stessa cosa di quando in una ambasciata da cui si sta evacuando, come abbiamo visto in Afghanistan, si distruggono documenti di Stato per non farli cadere nelle mani di chi ha preso il potere nel Paese, ma ancor di più è la distruzione di  una prova che non può che indicare a un delitto.

È una vergogna senza fondo, un gesto da satrapia di stato sottosviluppato in mano a chiunque abbia la ferocia per possederlo.

Stavano per mandare al macero il libro scomparso di Roberto Speranza in silenzio, sperando nella dimenticanza generale, ma sono riuscito a beccarli con le mani nel sacco, il Ministero della Cultura rispondendo alle mie mail è scivolato su una buccia di banana e mi ha confessato la cosa. Ed è una vergogna inaudita, una cosa gravissima. Mandare al macero questo libro è come distruggere le prove di un delitto.

Come possiamo tollerare un gesto del genere? Il porsi questa domanda distingue un cittadino sovrano, che non può non porsela, da un suddito che non osa nemmeno pensarla in segreto.

Pubblico le ultime lettere fra me e il ministero della cultura, quella in cui chiedo notizie, quella in cui mi si dice che il libro va al macero e la mia ultima risposta [possono essere consultati nell’articolo originale QUI]. (…)

[*] Lo specchio e il diamante
di Gianfranco Ravasi
Avvenire, 14 ottobre 2007


La verità era uno specchio che, cadendo, si ruppe. Ciascuno ne prese un pezzo e, vedendovi riflessa la propria immagine, credette di possedere l’intera verità.

Bella è questa immagine che uno dei grandi mistici musulmani, Rûmî, contemporaneo di Dante e vissuto a Konya in Turchia, ha lasciato nei suoi scritti poetici. Ma ancor più suggestiva è la lezione sottesa. Da un lato, essa ci ricorda che la verità ha un’unità sorgiva: è una realtà che ci trascende e supera. D’altro lato, essa può manifestarsi in molte forme, attraverso aspetti e profili differenti.

Gandhi usava, al riguardo, un’altra immagine: la verità è come il diamante, è una sola ma ha molte facce. Noi riusciamo, dal nostro angolo di visuale, a vedere solo una di queste facce. Guai se ci illudiamo di possedere integralmente tutta la pietra preziosa del vero.

È questo l’atteggiamento che purtroppo spesso domina ai nostri giorni, quando non si ascolta mai l’altro con le sue ragioni, quando si grida la propria convinzione in modo prevaricatore, quando non si ha rispetto della pur piccola particella di verità che ciascuno custodisce. Detto questo, vorrei però sottolineare che le due immagini citate – lo specchio e il diamante – non sono del tutto perfette perché fanno pensare al vero come a qualcosa di limpido ma gelido. In realtà, la sua natura è quella di essere vivo e caldo, tant’è vero che Cristo ammoniva che «la verità fa liberi»: essa è personale, è vitale ed efficace. Uno scrittore austriaco, Musil, la comparava piuttosto a un mare in cui immergersi. È, allora, necessario ritornare a far palpitare attorno a noi e in noi la vitalità della verità, in una ricerca appassionata e sincera.

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«Riassumo in breve, che ogni individuo ha nella sua mente una sorta di teocrazia. Ognuno crede di sapere e, soprattutto, di essere nel sapere giusto. Che si fa in questi casi? Nulla, imparare a lasciar andare» (Valentina Villano).

Ed è così che funzione il mondo reale.

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