Vocazioni, i molti frutti delle GMG

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Che le Giornate Mondiali della Gioventù abbiano il merito di aver contribuito al risveglio delle vocazioni è un dato ormai acquisito, anche per gli organizzatori: si calcola che molte scelte per il matrimonio, il sacerdozio e la consacrazione religiosa siano maturate proprio nel corso dei ventisette appuntamenti (ventotto, con Rio) incorsi tra il papa e i giovani in giro per il mondo dal 1986 ad oggi. Una relazione incredibilmente forte che papa Francesco non sta trascurando, se già alla vigilia della partenza per il Brasile, durante l’Angelus di domenica scorsa, ha dato alla settimana di Rio de Janeiro un’impronta tutta vocazionale: “Signore Gesù, che cosa devo fare della mia vita? Qual è la strada per me?”. Ai giovani pronti a partire oltreoceano e a quelli presenti in piazza san Pietro il papa raccomanda questa preghiera perché – dice – “tutti coloro che vengono a Rio vogliono sentire la voce di Gesù, ascoltare Gesù”.Durante la messa inaugurale della Giornata sul litorale di Copacabana, poi, il Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il card. Ryłko, promette: “Il Signore ha per noi tante sorprese! Saranno giorni indimenticabili, di scelte decisive per la vostra vita!”. E giovedì papa Francesco twitta: “Ringraziamo il Beato Giovanni Paolo II per le GMG e per le tante vocazioni che sono nate durante queste 28 giornate”.

Ma se un milione di ragazzi che si riversano pellegrini nelle vie di una metropoli per pregare con il papa ha il potere di rendere immediatamente visibile la Chiesa riunita, il potenziale vocazionale delle GMG è stato per la Chiesa stessa una scoperta progressiva, lunga ventisette anni. Giovanni Paolo II ha l’intuizione di concepire da subito le GMG come occasione d’incontro con Cristo e le istituisce con la finalità principale di “riportare al centro della fede e della vita di ogni giovane la persona di Gesù” (Lettera in occasione del Seminario di studi sulle GMG, 8 maggio 1996). Al termine dell’Anno Santo della Redenzione (1983-1984) ai giovani dona una croce che non solo girerà il mondo diventando il simbolo della Giornata, ma sarà il richiamo costante, anche nella festa, al mistero pasquale.

Col tempo, conti alla mano – e a fornire i numeri sono gli ingressi nei seminari nei paesi che hanno ospitato una GMG – questi incontri sotto la croce si rivelano una vera e propria fucina di vocazioni. A mettere in luce questo aspetto è Benedetto XVI, all’indomani della GMG di Colonia: al ritorno dal viaggio in terra tedesca, durante l’udienza generale del 24 agosto 2005 papa Benedetto rievoca l’incontro con i seminaristi, che dice chiamati “a una più radicale sequela di Cristo” e nel suo discorso fa esplicito riferimento ad una “dimensione vocazionale tipica” di questi appuntamenti: “Avevo voluto che ci fosse un momento specifico dedicato a loro, anche per mettere in risalto la dimensione vocazionale tipica delle Giornate Mondiali della Gioventù. Non poche vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata sono sbocciate, in questi venti anni, proprio durante le Giornate Mondiali della Gioventù, occasioni privilegiate nelle quali lo Spirito Santo fa sentire la sua chiamata”.

Specie a partire dalla settimana di Colonia, la struttura stessa delle GMG cambia per rispondere meglio al fine dell’incontro personale con Cristo: le adorazioni eucaristiche acquistano un ruolo centrale all’interno del calendario pastorale della settimana e il Pontificio Consiglio per i Laici, cui fa capo nella Città del Vaticano l’organizzazione delle Giornate, fa sapere che sono i giovani stessi a chiederle, definendosi “generazione eucaristica”. Così pure cresce lo spazio per le confessioni, che riscuotono un successo sempre crescente tra i  partecipanti. Ad ogni GMG poi non manca una Via Crucis, in cui i giovani si fanno pellegrini portando la croce, e non mancano neppure le Fiere vocazionali. Quella di Rio si trova alla Quinta da Boa Vista, il grande parco che si estende nel quartiere di São Cristóvão e dove papa Francesco si è recato ieri per confessare alcuni giovani.

Anche la Giornata del 2011 a Madrid è un’occasione per tornare sul tema dei frutti vocazionali delle GMG. Da Castel Gandolfo, durante l’udienza generale che, ormai per consuetudine, rievoca la settimana appena trascorsa con i giovani, Benedetto XVI ricorda la Santa Messa nella Cattedrale della Almudena con i seminaristi, “giovani che vogliono radicarsi in Cristo per renderlo presente un domani, come suoi ministri”. “Auspico – dice in quell’occasione – che crescano le vocazioni al sacerdozio! Tra i presenti vi era più di qualcuno che aveva udito la chiamata del Signore proprio nelle precedenti Giornate della gioventù; sono certo che anche a Madrid il Signore ha bussato alla porta del cuore di molti giovani perché lo seguano con generosità nel ministero sacerdotale o nella vita religiosa.” (24 agosto 2011, Udienza generale).

E ai volontari di Madrid Benedetto parla ancor più apertamente di vocazione: “E’ possibile che in molti di voi si sia manifestata timida o con forza una domanda molto semplice: Che cosa vuole Dio da me? Qual è il suo disegno sulla mia vita? Cristo mi chiama a seguirlo più da vicino? Non potrei spendere tutta la mia vita nella missione di annunciare al mondo la grandezza del suo amore attraverso il sacerdozio, la vita consacrata o il matrimonio? Se è sorta questa inquietudine, – dice – lasciatevi guidare dal Signore e offritevi volontariamente al servizio di Colui che «non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,45)”. (Discorso ai volontari, 21 agosto 2011).

Il tema della settimana di Rio de Janeiro, dedicato alla missione “Andate e fate discepoli tutti i popoli! (Mt 28,19)”, fa naturalmente della vocazione un nodo centrale, e il messaggio scritto e promulgato da Benedetto XVI per la Giornata non ha mancato di affrontare, in apertura e a conclusione dello scritto, il tema della “chiamata”. Alle parole di Benedetto XVI fa seguito in queste ore la GMG vissuta per strada, in spiaggia, nei confessionali, nei parchi e nei santuari insieme a papa Francesco.  Ad Aparecida mercoledì il papa ha incontrato a pranzo i seminaristi nel Seminario “Bom Jesús”: un incontro di tre ore, prima del ritorno in elicottero a Rio de Janeiro. Poi, nella serata di giovedì, le parole conclusive del discorso ai giovani sulla spiaggia di Copacabana suonano come un invito: “Anche tu caro giovane, cara giovane, puoi essere un testimone gioioso del suo amore, un testimone coraggioso del suo Vangelo per portare in questo nostro mondo un po’ di luce. “E’ bello per noi stare qui”, mettere Cristo nella nostra vita, mettere la fede, la speranza, l’amore che Lui ci dona. Cari amici, in questa celebrazione abbiamo accolto l’immagine di Nostra Signora di Aparecida. Con Maria, vogliamo essere discepoli e missionari. Come Lei, vogliamo dire “sì” a Dio. Chiediamo al suo cuore di madre di intercedere per noi, affinché i nostri cuori siano disponibili ad amare Gesù e a farlo amare. Lui ci attende e conta su di noi!” . E da Rio de Janeiro, la lunga storia di vocazioni a “mettere Cristo” continua.

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