Il Sismografo esorta il Papa regnante di evitare parole che offendono, che seminano sconcerto, sofferenza e astio, che causano divisioni, dolori e umiliazioni

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Condividiamo di seguito un commento a cura dell’aggregatore para-vaticano Il Sismografo, ad alcune espressioni usate abitualmente dell’Uomo Nero che Veste di Bianco. Il Papa dovrebbe ricordarsi che non è un uomo qualsiasi e che ogni sua parola dovrebbe essere oro colato. Ovvero, dovrebbe parlare meno, con più cura e se parla, farlo con chiarezza. Soprattutto, dovrebbe evitare a rilasciare un’intervista un giorno sì e l’altro anche. Potrebbe porsi seriamente la domanda, come mai Elisabetta II, la Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri reami del Commonwealth, non ha concessa neanche una intervista in 75 anni ed è ancora considerata autorevole.

Nella sua ennesima intervista Francesco torna ad usare un linguaggio inappropriato. Ci vuole vero rispetto per tutti, soprattutto nel caso dell’aborto
Il Sismografo, 4 luglio 2022


“Abortire è come affittare un sicario”: parole che il Santo Padre dovrebbe evitare perché offendono e umiliano la sensibilità di molte donne e professionisti. Per esporre e divulgare la dottrina cattolica non è necessario questo linguaggio e tanto meno ripetere tali espressioni.

Provoca un grande dolore e una profonda lacerazione sentire il bisogno impellente di dire a Papa Bergoglio – che giustamente spesso parla di pace, fratellanza, amicizia sociale e misericordia – di fare più attenzione nel caso in cui alcune sue parole finiscono per seminare sconcerto, sofferenza e astio, eppure vengono ripetute come se niente fosse. Il Pontefice – ormai fa parte della storia del suo pontificato – quando parla a braccio sovente usa parole e frase che lasciano spazio all’ambiguità o si lascia trascinare dalle battute semplicistiche. Tutto fa parte della sua innovazione del linguaggio della comunicazione papale, dicono, che vanta grandi successi, ma che comporta anche molti rischi. A volte, le cose dette in modo poco chiaro alla fine comunque si capiscono e si comprendono ma altre volte invece si è troppo indulgente, si lascia passare quanto il Papa ha detto e come lo ha detto, facendo finta di nulla, magari appellandosi al luogo comune “il Papa è uno come noi”. Cosa ovviamente non vera.

Il problema grosso però si pone quando un suo sfogo irruente, frutto di una improvvisazione, diventa linguaggio abituale, frase da repertorio, in particolare in una questione come l’aborto, che sappiamo tutti è una vicenda umana fra le più serie, sconvolgenti e quanto sia, come questione di coscienza, vicina al cuore di Dio.

Oggi, parlando con la Reuters, Francesco è tornato ad accostare l’interruzione della gravidanza all’uso di un sicario. Dal primo giorno in cui usò queste espressioni, il 10 ottobre 2018, il Papa lo ha ripetuto altre volte, quasi compiaciuto, eppure sono espressioni offensive e umilianti, moralmente e legalmente gravissime, sia per le donne che abortiscono (per svariate e complesse ragioni, tutte drammatiche) e per i professionisti della medicina che devono eseguire questi interventi regolamentati e controllati dalle leggi dei loro Paesi.

Una domanda: se le donne che chiedono l’interruzione della loro gravidanza affittano sicari – e questi sicari sarebbero i medici e il personale paramedico – cosa dire dei politici e dei partiti che hanno legalizzato o depenalizzato l’aborto? E nel caso italiano e altri, cosa dire degli elettori che hanno votato referendum in difesa delle leggi sulla materia?

Il Papa, dal giorno di quella improvvisazione terribile all’ora dell’Angelus, periodicamente torna a usare questo linguaggio per nulla cristiano, poco appropriato per un Pontefice e per di più non necessario, e che così amplificato appare come una accusa gratuita, generica e arbitraria.
Non si annuncia il messaggio di Cristo e non si proclama la dottrina della sua Chiesa con queste parole.

Il 10 ottobre 2018 il Corriere della Sera online raccontava: «Ma come può essere terapeutico, civile, o semplicemente umano un atto che sopprime la vita innocente e inerme nel suo sbocciare?». È quando Francesco alza lo sguardo dai fogli e si rivolge a braccio ai fedeli in piazza San Pietro, che il tono si fa più duro: «Vi domando: è giusto far fuori una vita umana per risolvere un problema? È giusto affittare un sicario per risolvere un problema?». E mentre si levano dei «no», riprende: «Non si può, non è giusto far fuori un essere umano, benché piccolo, per risolvere un problema. È come affittare un sicario» (Corriere della Sera).

La posizione dottrinaria esposta era limpida e all’altezza. Allora, perché Bergoglio ha aggiunto: “È come affittare un sicario”?

Un errore?  Possibile. Un’esagerazione? Possibile. Uno sfogo?  Possibile.

Si poteva capire e comprendere quanto detto allora. Il Papa però in questi anni ha continuato a ribadire sino ad oggi questa battuta, orrenda e dolorosa, e ribadiamo ancora: non necessaria per spiegare la dottrina, anzi.
Vatican News, oggi in un ampio servizio sull’intervista di Philip Pullella della Reuters al Papa, racconta: “Infine, il Papa nell’intervista con Philip Pullella ha toccato il tema della decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha ribaltato la storica sentenza Roe contro Wade che stabiliva il diritto di una donna ad abortire, Francesco ha detto di rispettare la decisione ma di non avere abbastanza informazioni per parlarne da un punto di vista giuridico. Ma ha anche condannato con forza l’aborto, paragonandolo – come aveva già fatto molte volte in passato – all’ “assunzione di un sicario”. “Chiedo: è legittimo, è giusto, eliminare una vita umana per risolvere un problema?” (Vatican News).

Cosa fare a questo punto, dopo l’intervista di oggi alla Reuters?

Chiedere rispettosamente che Papa Bergoglio eviti l’uso di questo linguaggio che causa divisioni, dolori e umiliazioni.

Proprio Papa Francesco nella sua Prefazione a un libro di un amico scrisse: “Le parole possono essere baci, carezze, farmaci oppure coltelli, spade o proiettili. Con la parola possiamo bene-dire o maledire, le parole possono essere muri chiusi o finestre aperte” (Chieti Today).

Andrebbe aggiunta un’osservazione alla stampa specializzata in questioni vaticane: forse con più attenzione professionale e con più rispetto per i lettori si potrebbe far notare, come ha detto il Cardinale tedesco Reinhard Marx: “Nella Chiesa non si è mai insegnato che ogni parola del Papa deve essere oro colato” (Süddeutsche Zeitung, 3 febbraio 2022).

Sicario, chi uccide o compie delitti efferati su mandato altrui. Voce dotta (usata anche da chi non lo è), recuperata dal latino (usata anche da chi non la ama): sicarius (assassino), da sica (pugnale). Esempio: «No, non è venuto lui. Ha mandato i suoi sicari». Figura cupa, truce, spesso senza nome e senza volto, è però centrale in una quantità impressionante di narrazioni del reale e del finto. E si distingue con la sua aura peculiare anche grazie a questo suo nome, che suona preciso, ricercato e privo di parentele notabili di primo acchito.

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