Il Papa accolga la supplica del Popolo di Dio ambrosiano: aggiunga il nome dell’Arcivescovo di Milano all’elenco dei nuovi cardinali che vuole creare

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Papa Francesco esclude l’Arcivescovo metropolita di Milano, Mons, Mario Delpini dall’elenco di nuovi porporati: un’amara retrocessione per la Città di San’Ambrogio e San Carlo. Uomo di Cristo: Delpini è il primo a ritenersi un uomo comune, ma chiunque lo avvicina sente il profumo di Cristo. Mancata vigilanza: dicono che dietro all’esclusione di Delpini ci sia un problema di mancata vigilanza di un caso di prete pedofilo. Ah sì? Chi è senza peccato in Vaticano scagli la prima pietra. Dopo lo sgarbo di Bergoglio, appello a Papa Francesco: Santità, non lasci Milano senza cardinale.

Il Papa domenica ha nominato 21 nuovi cardinali, che saranno imberrettati di porpora il prossimo 27 agosto. L’Arcivescovo Mario Delpini non c’è, manca Milano. C’è Ulan Bator, ma Milano no., Nell’ultimo secolo essa ha dato due Papi alla Chiesa (Pio XI e San Paolo VI), ed ora si ritrova retrocessa, fuori rosa: tra gli attuali 131 che saranno chiamati in Conclave a eleggere (il più tardi possibile) il nuovo Vescovo di Roma non c’è chi regge la cattedra di Ambrogio e Carlo. A questo punto del pontificato la scelta appare definitiva, ed appare a chiunque come una punizione, come quei reggimenti dello Zar che avevano remote colpe da scontare. Di certo con questa esclusione Milano ufficialmente non è più sede cardinalizia. Perché?

Risposta numero uno, che taglia la testa al toro: perché il Papa è il Papa, e la nomina dei cardinali è affar suo. Non deve renderne conto a nessuno. Ha deciso, rompendo con la tradizione, che non esistono sedi cardinalizie privilegiate, ma soltanto la propria discrezionalità. E un fedele deve inchinarsi a queste novità. Francesco però ha chiesto ai battezzati di esercitare la parresia, la franchezza nel parlare. Ed allora mi incuneo in questo spazio di libertà, e chiedo se non ci sia un salto logico, una rottura con il buon senso in questa rinuncia alla tradizione. Il Papa è il Papa perché è Vescovo di Roma. La sede che fu di Pietro decide il Primato di Francesco. Perché questo non debba valere, per analogia, con l’attribuzione della porpora al successore di Ambrogio sfugge alla sinderesi.

Umiliazione

Certo, il primo a dire di sé che vale poco, e a sostenere che persino il nome di Mario voluto dai genitori lo qualificava dall’inizio per quello che è: un tipo comune, non una cima. (Se Draghi è Supermario, Delpini si sente invece Minusmario). Chi lo avvicina – anzi è lui ad avvicinarsi a chiunque e dovunque – sente il profumo di Cristo amico personale. Dicono ci sia un problema di mancata vigilanza in un caso di prete pedofilo. Ah sì? Chi è senza peccato lassù in Vaticano, scagli la prima pietra. Diciamolo: che non sia fatto cardinale da Francesco infligge un’umiliazione a un prete di puro Vangelo. Ma ciò che per Delpini è occasione di santificazione, per Milano e i Milanesi tutti, credenti o no, è stato come uno schiaffo in faccia, generando nel popolo sfiducia e confusione. A cui si aggiunge lo sberleffo: come interpretare altrimenti l’elezione a cardinale del Vescovo di Como, Oscar Cantoni (sia chiaro: un uomo mite e buono), mentre il suo superiore diretto, il Metropolita Delpini, è scartato?

Supplica

Uso il diritto che il Concilio Vaticano I assegna anche al meno degno dei cattolici di rivolgersi direttamente al Sommo Pontefice, perché la Chiesa non è una caserma. È una comunione gerarchica certo, e in essa vige l’obbedienza. Ma non è quella delle pecore bensì dei figli. il Papa – lo dice l’evidenza delle sillabe – è il Papà, il Padre. Mi viene da citare san Paolo: “Figli, ubbidite ai vostri genitori in ogni cosa, poiché questo è gradito al Signore” (Colossesi 3,20). Obbedienza in tutto! Il versetto successivo, il 21, dice: “E voi padri, non irritate i vostri figli, affinché non si scoraggino”. Ecco. Non scoraggi i milanesi. Domenica prossima, Santità, aggiunga il nome di Delpini. C’è persino un precedente, quando San Giovanni Paolo II nel 2001 rimediò a una dimenticanza e incluse, pare su pressione del Cancelliere Kohl, il Presidente dei vescovi tedeschi, Karl Lemhann. Noi non siamo cancellieri di niente, ma accolga questa supplica.

Questo articolo è stato pubblicato oggi su Libero Quotidiano.

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