“Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”. 51° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina in Vietnam. La pulce e la scolopendra

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Il 28 aprile scorso abbiamo dato notizia [QUI] dell’inizio del 51° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina che porta Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami in Vietnam fino al 7 maggio, con Padre Giovanni, camilliano, Direttore del Mai Tai Center a Saigon, e Men Thi Bui, Rappresentante della Fondazione Santina ad Hanoi. Dopo aver presentato il programma provvisorio di questo viaggio dal tema Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, durante il quale il 3 maggio verrà inaugurata una rete elettrica portata dalla Fondazione Santina nel villaggio di Khe Nhao, in Vietnam del Nord, di seguito proseguiamo con il Report 50/1 – La pulce e la scolopendra del 30 aprile, che Don Gigi – oggi in partenza per Hanoi, per la seconda parte del viaggio – ci ha inviato da Saigon.

2 maggio 2022. In partenza da Saigon per la seconda tappa del viaggio a Hanoi, con l’inaugurazione della rete elettrica nel villaggio di Khe Nhao.

La pioggia scende forte su Saigon, la metropoli del sud del Vietnam. Il clima è tropicale, assomiglia molto a quello di Acapulco… sono molto stanco: le tre ore notturne spese nell’aeroporto di Doha in Qatar sono state pesanti. Volo pieno alla follia e poi 5 ore di fuso orario. Cammino volontariamente con lentezza, mi faccio bagnare con gusto dall’acqua che scende in modo torrenziale. Mi fa bene quell’acqua. Mi sembra che lavi la mia stanchezza ed il mio cervello. Sono bagnato fradicio, ma mi sento a mio agio. A piedi nudi con un solo paio di ciabatte comperate nell’amazonia del Perù i piedi entrano fino al polpaccio.

Penso all’Italia così lontana ed alla festosa accoglienza dei bambini HIV del Mai Tham Center dove sono ospite in questa prima parte del viaggio. Tanti sono i motivi della missione: salutare i dieci bambini del precedente programma di adozione a distanza, conoscere nuovi dieci bambini per il triennio 2022-24, nel quale adotteremo a distanza i bambini vietnamiti siero positivi ed infine un nuovo progetto per aiutare il centro di Padre Giovanni; dimenticavo l’incontro con la piccola terza Santina vietnamita!

Non mi sembra vero di essere tornato in Vietnam, ma le rosse bandiere con falce e martello posizionate nella strada non lasciano dubbi. Ho il cuore che scoppia per la gioia di tornare. La cantilena della poetica lingua dai suoni dolcissimi quanto ermetici, la gentilezza di uno sconosciuto giovane che mi accompagna alla chiesa per il labirinto di vie e viuzze, mi riempie il cuore stanco, che cerca luoghi sicuri. E qui in Vietnam trovo un luogo sicuro per il mio cuore.

I bambini HIV del Mai Tham Center di Saigon alle prese con la loro abbondante dose di pastiglie la mattina e la sera.

Se mi lamento ancora… mi do una sberla, penso mentre la pioggia torrenziale mi ha bagnato fino alle mutande. L’ acqua scende copiosa ed abbondante, ma non la evito, né tanto meno mi affretto: addirittura la cerco. E lei, la pioggia, continua a scendere implacabile, ormai sono madido di acqua piovana, la gente mi osserva curiosa. E io, per i piccoli vicoli orientali, saluto le persone. Alcuni contadini hanno il classico cappello a cono in testa che tanto mi piace. Ringrazio Dio per questo nuovo viaggio, recito il rosario per voi che ora leggete, chiamo in Italia qualche amico.

Giungo al centro Mai Tham. I bambini ridono divertiti, scherzo con loro, vado nella mia modesta stanzetta e dopo una legittima doccia sprofondo nel sonno con addosso un intenso odore di Vietnam, fatto di sogno e magia: quella di essere ritornato dopo tre anni in questo Paese di incanto e che ha una fede immensa in Dio. Forse per la grande stanchezza o per la camminata sotto la pioggia torrenziale, mi addormento con un sonno profondo accompagnato dallo scrosciare dell’acqua sui tetti di una vicina pagoda.

È ormai giorno. Ho dormito bene 10 ore. Vado in cappella per la preghiera e poi scendo nel refettorio, dove i bambini HIV mi attendono. Padre Giovanni mi dà un casco, saltiamo in moto e partiamo con alcuni dei ragazzi per il fiume Saigon, dal quale prende nome la grande città.

Oggi è il 30 aprile ed è festa in Vietnam: il 30 aprile 1975 la guerra fu vinta. Mi ricordo che nel primo mio viaggio in Vietnam, il Nunzio Apostolico Mons. Leopoldo Girelli mi parlò di questa festa ad Hanoi, perché proprio in questa data ero giunto qui. La guerra in Ucraina anche qui è argomento dei telegiornali e mi auguro che l’Ucraina non si trasformi in un secondo Vietnam.

Mi sorprende che con noi ci siano anche alcuni bambini HIV nella visita a questi poveri. Con l’aiuto di una Suora della carità di Vinh giungiamo al povero quartiere pieno di puzza, umidità e immondizia. Davvero un viaggio qui vale la pena di essere fatto per imparare da questa enorme povertà e miseria. In tutti questi viaggi non incontriamo mai i poveri per aiutarli, ma sono loro che aiutano noi a comprendere la nostra povertà. E sì, perché davanti a loro mi sento uno stupido pieno di false preoccupazioni davanti all’essenziale che loro propongono.

Don Gigi con Hien a Saigon.

Sono ormai 37 libretti che ho scritto [QUI e QUI] e sono 37 persone che mi hanno aiutato a crescere, come la 19enne Hien che è sieropositiva. Da piccola bambina di tre/quattro anni andava per le strada alla ricerca da mangiare dalla gente, per poi portare il cibo alla madre malata. Sarà proprio lei il #VoltoDiSperanza N. 37, di cui vi parlerò nel prossimo report.

Fondazione Santina – Nuovo libro #VoltiDiSperanza N. 37. Hien in Vietnam ha 19 anni ed è sieropositiva.

Arriviamo alle loro case, quelle dei poveri per dare a loro alcuni sacchi di riso e ci accolgono con un incantevole sorriso. Un uomo ha in mano una bottiglietta di acqua minerale vuota che contiene un piccolo animale. Lo osservò meglio e si tratta di una scolopendra, un invertebrato meglio conosciuto come millepiedi.

Diciamolo subito, il morso della scolopendra non è letale per l’uomo. Può esserlo però per un piccolo mammifero o un uccello. Ad ogni modo, anche se non è letale, il morso di questo insetto è però molto doloroso, poiché il veleno ha proprietà emolitiche. Queste vengono potenziate dalla presenza di lecitina, in un mix simile, ma meno potente, a quello che si potrebbe trovare nel veleno di un cobra. Essere punti da una scolopendra non è piacevole, i dolori sono fortissimi, anche se raramente conducono alla morte.

Padre Giovanni mostra evidente disagio e spavento. L’uomo ci spiega infatti che un suo parente due giorni prima è stato morsicato ed è in ospedale in fin di vita e che è riuscito a catturare l’animale velenoso. Ce lo mostra con un misto di paura e di orgoglio per averlo catturato, ma al posto di ucciderlo lo tiene prigioniero nella bottiglietta, in cui ha praticato alcuni fori per l’aria.

I cinque bambini che sono con noi non sembrano spaventati, ma anzi incuriositi. I piccoli HIV sembrano disprezzare il pericolo chiuso nella plastica della bottiglia. Mi faccio coraggio e prendo nelle mie mani la bottiglietta di plastica. L’uomo compiaciuto me la passa immediatamente, quasi che il mio gesto fosse il riconoscimento del suo gesto eroico di aver catturato la terribile causa di ricovero in ospedale del parente. Provo repulsione, ma mi costringo a tenere in mano la bottiglietta di acqua vuota contente il pericoloso animale.

Giunge una donna e mi dice: “Padre, in questo luogo dove noi abitiamo, vivono questi pericolosi animali e abbiamo paura ogni mattina al risveglio nei nostri squallidi tuguri di trovarci davanti ad uno di loro ed al loro morso. L’abbiamo catturato perché possa essere per noi una salutare paura, mentre lo guardiamo”. Queste parole mi sconcertano, dette in un luogo di miseria e fetido come quella discarica. Osservò con attenzione l’animale prigioniero e mi sento stupido. Come si fa a vivere in una catastrofica miseria come questa?

Nei giorni scorsi nella mia camera da letto a Bergamo Blanca aveva trovato una maledetta pulce che mi ha causato sei fastidiossime punture… non vi dico per quelle punture… cosa sarà? Chiamo il dottore? Emanuele mi dice di mettere il Gentalyn… Silvana pensa che potrebbe essere orticaria… Blanca mi chiede dove pongo la biancheria del giorno… insomma un gran casino per una pulce ammazzata per la quale abbiamo fatto festa. La pulce trovata da Blanca è ora incollata con nastro adesivo ad un pezzo di carta. Se mi pungesse ancora qualcosa la faremo analizzare. Bene. Con in testa la mia piccola pulce guardo l’animale di circa 15 centimetri e che avevo identificato come uno scorpione. Questo animale ti può ammazzare, mentre la mia pulce ti crea un gran prurito e tre giorni di Gentalyn, nulla di più.

La donna sulle rive del fiume Saigon, nel caldo umido della mattina, mi guarda incuriosita: sto osservando con attenzione l’animale nocivo che ha spedito un tizio in ospedale e chiedo a lei: £Scusa posso farti una domanda?”. “Dimmi Don Gigi”, risponde la donna. “Mi fai un regalo?”. “Che regalo vuoi da me? Sei tu che viene a regalare a me un sacco di riso, io non ti posso regalare nulla!”, ride divertita. “Vorrei chiederti di regalarmi questo animale imprigionato, la scolopendra”.

Padre Giovanni traduce e vedo nella donna uno sguardo sorpreso, come del resto lo è quello dei bambini che sono con noi e di padre Giovanni, che mi chiede: “Ma cosa te ne fai di questo regalo?”. Rispondo: “Vorrei mostrarlo a tutti i miei amici in Italia, forse vedendolo potranno capire un po’ di più la miseria in cui vive questa gente”.

La donna acconsente e insieme giriamo un breve video per TikTok nel quale lei mi dona il velenoso animale vivo. Lo prendo tra le mani e lui si muove nella bottiglia, i bambini curiosi guardano, Padre Giovanni e le suore accennano ad un sorriso. Ma voi invece ben conoscete il più profondo perché della mia richiesta. Paragono per dimensioni e soprattutto per pericolosità questo animale, che ha sbattuto uno in ospedale in fin di vita, alla mia pulce a Bergamo e mi dico: come sono cretino! Molte volte nella vita incontro delle minuscole pulci che mi creano qualche prurito. Eppure, per me sono grossi problemi, perché scomodo il mondo intero. Cosa sono, mi dico, i miei problemi da pulce nei confronti di tale pericoloso animale, la scolopendra? Molte volte i nostri piccoli problemi da pulce sono per noi un disastro. Devo venire in Vietnam e farmi regalare una scolopendra, per capire la mia stupidità.

Parlo della mia stupida pulce a Padre Giovanni, mostro a lui i segni delle sei punture e dico: “Vedi padre, non vengo in Vietnam per aiutare, ma per essere aiutato. Solo qui sono capace di rimpicciolire i miei piccoli problemi da pulce confrontandomi ora con questo animale nocivo imprigionato. Sono i poveri che aiutano me, non io che aiuto i poveri. Padre Giovanni sorride divertito e mi dice: “Sai perché oggi sono venuti con noi cinque bambini HIV del nostro centro? Perché voglio che fin da piccoli possano imparare dai poveri: loro, i nostri piccoli hanno un grave problema che è HIV, ma mai devono dimenticare la scolopendra, che esiste nella vita di miseria. Loro, i nostri bambini, vengono qui per imparare dai poveri, per capire che esiste nel mondo chi soffre più di loro. Solo dopo aver visto la miseria, allora possono regalare con le loro mani i sacchi di riso e tornare a casa con una medicina nel sangue che. si chiama condivisone”.

Rimango profondamente colpito dalle parole del padre e forte abbraccio il piccolo bimbo HIV vicino a me. Passiamo per le baracche regalando sacchi di riso, ma mentre in una mano donò un sacchetto di riso, nell’altra la scolopendra si muove mostrandomi che in quella miseria ci sono problemi ben più grandi della mia pulce di via Arena 5 a Bergamo.

Ripartiamo verso casa ed è quasi mezzogiorno. Padre Giovanni mi chiede se veramente voglia portare in Italia quell’animale velenoso, rispondo di sì. Andiamo in cucina, prendiamo un barattolo di vetro con la chiusura ermetica. Invia un uomo a prendere dell’whisky di riso. Con grande precauzione, con una molla usata per il cibo, togliamo la scolopendra con i suoi aculei dal barattolo di plastica. La bestia si divincola, ma non riesce a sottrarsi alla salda morsa. Finisce nel barattolo e viene affogata nell’alcool.

Padre Giovanni mi affida il regalo dicendomi: “Che questa scolopendra ti aiuti a capire che i tuoi problemi sono problemi da pulce”. lo guardo negli occhi e dico: “Sì padre, a casa lo metterò vicino alla mia pulce e quando incontrerò alcuni problemi a Bergamo, li paragonerò a questa scolopendra e ti giuro che li affronterò con più serenità. Ora ho un unico problema: chi dice a Blanca e Silvana che porto a casa una scolopendra?”. Padre Giovanni ride divertito e mi risponde: “Non ti preoccupare Gigi, le donne sanno distinguere una scolopendra da una pulce molto meglio di noi”. Scoppio a ridere e poi serio rispondo: “Non so se tutte le donne, ma Silvana e Blanca sicuramente lo sanno. Perché nella vita tutte e due purtroppo non hanno incontrato pulci ma scolopendre”.

La pulce e la scolopendra.
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