Cari politici in armi, non ci rappresentate. Con le armi facciamo vincere la morte, non la pace

Condividi su...

Gesù, quando fu vicino alla vista della città, pianse su di essa dicendo: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee… abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te… perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata” (Lc. 19, 41-44). Voglio parafrasare la frase del Vangelo, sostituendo il soggetto: “Europa, Europa se avessi compreso anche tu la via della vera pace!”.

In queste settimane assistiamo non solo all’escalation di una politica a sostegno della guerra in corso, ma anche alla diffusione di un pericoloso concetto di legittimità nell’uso delle armi; dimenticandoci che la morte – cagionata a qualsiasi persona – non è mai un atto legale né cristiano!

Mi pongo, pertanto, e vi pongo, cari amici, alcuni interrogativi che turbano quotidianamente, non solo il mio essere cristiana, ma anche il mio essere cittadina di questa Nazione, così coinvolta – a detta dei suoi politici – nella tragica guerra che si sta consumando in terra Ucraina.

Mi chiedo:

  • Si può parlare, oggi, di un uso ideologico delle armi?
  • Si può definire pericolosa, oggi, l’accettabilità sociale-politica che giustifica il protrarsi della guerra?
  • L’evento negativo, quale è stato l’invasione da parte dei Russi ai danni dell’Ucraina, può ricadere – in concreto – su tutte le Nazioni Europee, in nome di una solidarietà, che vuole identificarsi con il popolo Ucraino coinvolto?
  • Esiste la legittimazione della morte in nome di Dio?

Queste domande sono motivate da una diffusa sensazione che il conflitto serva, in realtà, ad alcuni Stati per ottenere (al massimo possibile) il raggiungimento dei loro soli interessi economici; sebbene questo vada a danneggiare gli interessi vitali di altri Stati cosiddetti Alleati.

È chiaro che questo immenso e incontrollato dilagare di morte e atrocità avvalori la Parola di Dio e la Sua Verità, rispetto al fenomeno della morte violenta portandoci a dire con Lui: “Beati gli operatori di Pace perché saranno chiamati Figli di Dio” (Mt 5,9).

È incredibile come i nostri politici, in modo camaleontico, sembrino tutti stregati dal potente fascino nato dall’illusione – incomprensibile – che la guerra possa creare la vera libertà. Oggi è veramente coraggioso e controcorrente, contro il pensiero comune, rivendicare, di fronte a qualsiasi autorità civile, politica e religiosa, il dovere di non ammazzare altri uomini!

È in gioco la questione decisiva della libertà; una libertà, la nostra, incrinata dalla partecipazione a questa guerra impostaci dai nostri politici.

Una posizione, questa, che pare coinvolga tutti gli Stati Europei, non più abituati a costruire e proteggere i delicati equilibri della pace… praticamente ci siamo disabituati a considerare la pace come unica e sola alternativa alla guerra.

Certo, il clima che si respira è significativamente ampliato dalla grande cassa di risonanza dei mass media che sembrano, nella stragrande maggioranza dei casi, proni ad avvalorare anche scelte distruttive. Il tema delle armi non è un semplice tema di tipo ideologico o pretestuoso, ma una dimensione che coinvolge a fondo le nostre coscienze e la nostra millenaria cultura.

Mi stupisco che persino il nostro Presidente Sergio Mattarella, apparentemente così cauto e così restio nel pronunciarsi su temi forti quali la giustizia e la politica in generale, si sia pronunciato anche lui a favore dell’uso delle armi giustificando tale scelta, quale forma di soccorso e di contrasto rispetto all’invasione subita dall’Ucraina ad opera della Russia.

Nella storia, e nella vita di ciascuno di noi e dei popoli, ci sono sempre state violenze manifeste e violenze nascoste (mascherate dietro l’impossibilità di un dialogo serio, impostato sulla pace).

Che dire poi della violenta oggettivazione della guerra ad opera di più attori (partendo dall’America e coinvolgendo l’Europa), che prolunga ed amplifica, la sofferta agonia di intere popolazioni facendo, impietosamente, terra bruciata attorno alla pace?

Nelle recenti feste Pasquali, abbiamo visto contrapporsi vertiginosamente morte e vita, nel Cristo Morto e Risorto! Tutti sappiamo che la morte, per definizione, è la negazione della vita! Per questo Cristo è Risorto vincendo la morte.

Eppure, con assoluta leggerezza, assistiamo alla rimozione della morte nella coscienza dei politici, dei capi di Stato; la morte è ritenuta evento fatale ed ineluttabile: Come naturale effetto collaterale!

È così amici che, con le armi, continuiamo a far vivere – per paradosso – la morte.

Facile giocare, usando la frase – trita e ritrita: “Non possiamo girarci dall’altra parte”.

Non possiamo girarci dall’altra parte? Ma questa espressione vale anche per noi italiani? Sì perché, per molti di noi gente che si suda – come si suole dire – la pagnotta quotidiana – è comune l’esperienza di uno Stato spesso latitante, non solo in contesti tragici, ma anche in normali esperienze di semplice necessità. Quante volte abbiamo sperato che lo Stato avesse un volto che potesse “girarsi” anche dalla nostra parte qualche volta.

Del resto, chi ha avuto il coraggio di togliere Dio, in nome uno Stato totalmente laico, come può riconoscerne la sua immagine nell’uomo?

Normale, quindi, che nell’attuale situazione, si tratti con tanta superficialità la morte, naturalmente non la propria ma quella delle altre persone! Una morte che ai nostri occhi rischia di apparire sempre più lontana e che tende a scolorire rapidamente, fino quasi a scomparire pian piano, pure dall’orizzonte della nostra coscienza.

Questo è un punto cruciale, che permette a molti, troppi, di rimuovere, se non cancellare, la morte degli altri; è un aspetto fortemente motivazionale per qualcuno che ritiene indispensabile fornire armi ai belligeranti.

Avevano ragione i nostri vecchi quando ci dicevano “che a giocare con il fuoco prima o poi ci si scotta!” Così la morte degli “altri”, ovviamente, non ci fa pensare alla possibilità che quella orribile potenza distruttiva, quale è la guerra, possa a sua volta ricadere anche su di noi!

Siamo tutti risucchiati dalla vertiginosa seduzione della libertà e dalla tentazione – auto-delirante – di un potere che ci fa sempre credere di essere forti e immortali; ora come rullo di tamburo continuiamo a ripetere, in modo insistente e ossessivo, le stesse parole… armi, armi, armi…

Attenti che queste parole (armi, armi, armi) non trasformino poi in cenere i nostri figli.

Cari politici, non è vero che rappresentate tutti noi…, un po’ di umiltà, un po’ di buon senso… Oggi sono in molti ad essere assolutamente contrari al vostro pensiero ed al vostro modo di agire. In questo contesto storico che stiamo vivendo, grazie al confronto con situazioni, che diventano sempre più estreme ed intollerabili, si rivela in modo sempre più evidente la debolezza e la fragilità di chi ci guida.

Ritorniamo alla riflessione sulla Parola di Dio: “Com’è vero ch’Io vivo – Oracolo del Signore Dio – Io non godo della morte dell’empio, ma che l’empio desista dalla sua condotta e viva!” (Ez. 33, 11).

Solo così è possibile cambiare gli scenari di morte che ogni giorno, e in modo sempre più intenso la storia apparecchia per noi!

Suor Rosalina Ravasio
Comunità Shalom

Questa Lettera è stata pubblicata oggi su La Nuova Bussola Quotidiana [QUI].

Le Lettere precedenti di Suor Rosalina Ravasio [QUI].

151.11.48.50