San Giorgio – insieme a San Michele Arcangelo – protegga tutti noi, le nostre famiglie e i popoli del mondo intero contro il drago maligno

Il 23 aprile è il giorno della grande festa annuale per il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, in onore del suo santo patrone e protettore. Oggi facciamo memoria di San Giorgio, martire, la cui gloriosa lotta a Diospoli o Lydda in Palestina è celebrata da tutte le Chiese da Oriente a Occidente fin dall’antichità.

La tradizione popolare, secondo la leggenda, lo raffigura come un cavaliere che affronta un drago, simbolo della fede intrepida che trionfa sulla forza del maligno.

Pochi santi possono vantare un culto così diffuso e tanta venerazione popolare: lo testimoniano le innumerevoli chiese a lui dedicate e i tanti Paesi e Regioni del mondo di cui è patrono. La sua memoria è celebrata il 23 aprile nei riti romano, ambrosiano, siro e bizantino.

San Giorgio, prega per noi.
Preghiera a San Giorgio Martire
O glorioso San Giorgio che sacrificaste il sangue e la vita per confessare la fede, otteneteci dal Signore la grazia di essere disposti a soffrire per amor suo qualunque affronto e qualunque tormento, anzi che perdere una sola delle cristiane virtù; fate che, in mancanza di carnefici, sappiamo da noi stessi mortificare la nostra cerne cogli esercizi della penitenza, affinché morendo volontariamente al mondo e a noi medesimi, meritiamo di vivere a Dio in questa vita, per essere poi con Dio in tutti i secoli dei secoli. Amen.
14 aprile 2021. Primo giorno della Novena a San Giorgio per sconfiggere il drago infernale – 14 aprile 2021

L’opera si trova citata per la prima volta in un sonetto del Lomazzo assieme al San Michele e il drago nello stesso museo, il che ha fatto pensare che le due opere formassero una sorta di dittico, anche per le analogie nelle misure e nel soggetto. Sempre secondo il Lomazzo l’opera era stata ceduta da un milanese “avaro e ignorante” ad Ascanio Sforza, Conte di Piacenza. Passata in seguito nelle collezioni del Cardinale Mazzarino (almeno dal 1661), finì nelle raccolte reali di Luigi XIV, che sono poi confluite nel Louvre.
In un dolce paesaggio dal sapore tipicamente umbro, fatto di colline e alberelli fronzuti, San Giorgio a cavallo sta per finire il drago con un colpo di spada, che ha già sollevato con la mano destra, mentre la lancia giace ormai spezzata a terra e nel petto del mostro. Il santo indossa una lucente armatura e un elmo con alto cimiero, mentre il mantello è gonfiato dal vento, esaltando il dinamismo della scena. A destra la principessa fugge impaurita, voltandosi per un ultimo sguardo. Tutta la scena è efficacemente impostata lungo la diagonale, con precise rispondenze ritmiche tra l’estremo gesto offensivo del drago, l’impennata del cavallo e la stessa fuga della principessa. Tale stratagemma aiuta l’osservatore a comprendere con un colpo d’occhio l’intera narrazione, nonché a facilitare la scansione dei piani in profondità. Equilibrato è il rapporto tra pathos, visione e movimento, ma si percepisce anche un elegante distacco, quasi aristocratico, nel volto imperturbabile di San Giorgio.