Venerdì Santo. Stabat Mater e Via Crucis simbolo di riconciliazione

Condividi su...

È Venerdì Santo. Stabat Mater dolorosa, iuxta Crucem lacrimosa, dum pendebat Filium. La Via Crucis papale al Colosseo. Per la XIII Stazione un gesto simbolico di riconciliazione tra Ucraini e Russi, ma Zelensky, Shevchuk, varie comunità ucraine protestano, dichiarandosi indignati e offesi. Pure il Nunzio Apostolico a Kiev esprime perplessità. È una reazione umana comprensibile, ma molto triste [L’Ambasciatore dell’Ucraina presso la Santa Sede polemico con il Papa: “Via Crucis al Colosseo non con i Russi” – 12 aprile 2022].

William-Adolphe Bouguereau, Pietà, un olio su tela, 230×148 cm, 1876. L’opera è stata di proprietà dell’attore Mel Gibson fino al 2010, poi è stata venduta da Sotheby’s a Londra per 2,77 milioni di dollari, sempre ad un privato.
La tela raffigura Maria, la madre di Gesù, con gli occhi rossi di pianto mentre abbraccia con tutte le sue forze il corpo oramai esanime del figlio sottoposto a crocifissione. Nove figure angeliche, sparpagliate intorno a loro a far da cornice, esprimono il proprio supremo dolore e strazio con vari gesti e posture rivelanti. Il defunto giace in grembo alla madre; la brillantezza data dalle vene blu che traspaiono dall’epidermide contrasta col bianco pallore delle membra senza vita. I piedi stanno penzoloni nei pressi di un panno imbevuto di sangue sopra cui è stata posta la corona di spine appena tolta dal capo.

Dal dopo-Angelus di Papa Francesco, Domenica delle Palme, 10 aprile 2022 (a proposito della guerra in Ucraina):

«Si depongano le armi! Si inizi una tregua pasquale; ma non per ricaricare le armi e riprendere a combattere, no!, una tregua per arrivare alla pace, attraverso un vero negoziato, disposti anche a qualche sacrificio per il bene della gente. Infatti, che vittoria sarà quella che pianterà una bandiera su un cumulo di macerie? Nulla è impossibile a Dio. A Lui ci affidiamo, per intercessione della Vergine Maria».

È Venerdì Santo. Un Venerdì Santo che coinvolge ancora più del consueto…

Stabat Mater dolorosa
iuxta crucem lacrimosa,
dum pendebat Fílius.

Cuius animam gementem,
contristatam et dolentem
pertransivit gladius…

(conclusione)
Quando corpus morietur,
fac, ut animae donetur
paradísi gloria.

Stabat Mater. L’abbiamo ascoltato l’ultima volta venerdì 8 aprile 2022 presso il Museo degli Strumenti musicali a Santa Croce in Gerusalemme. Strofe in gregoriano, alternate con quello frutto dell’armonizzazione tanto intensa quanto commovente del compositore ungherese Zoltán Kodály. L’occasione? La conferenza-concerto dell’ultraottantottenne Maestro Pablo Colino (sempre innamorato della vita e appassionato della musica che rende gloria a Dio), coadiuvato dal coro dei fedelissimi, sull’importanza intramontabile del gregoriano.

Stabat Mater. Cantato per l’Addolorata (15 settembre), ma soprattutto il Venerdì Santo, nel Rito tridentino viene eseguito anche il venerdì precedente la Domenica delle Palme. Nel nostro caso proprio l’8 aprile.

Stabat Mater. Una sequenza certo famosa, armonizzata da tanti tra i maggiori compositori (da Josquin des Prés a Palestrina, da Pergolesi a Haydn, da Rossini a Schubert, da Verdi a Perosi), che quest’anno assume se possibile una pregnanza ancora maggiore, considerato quanto succede dal 24 febbraio nell’Ucraina invasa dalla Russia (e già dal 2014 luogo di un aspro, crudele e sanguinoso conflitto nel territorio separatista del Donbass).

Stabat Mater. Francesco ha parlato chiaro: quella in Ucraina è molto più di un’operazione militare speciale. È una guerra di aggressione blasfema, sacrilega da parte della Federazione Russa, costellata di episodi di disumanità, una caratteristica purtroppo propria anche di tante guerre recenti (e nessuno tra i Grandi è autorizzato a calare lezioni di moralità a tale proposito). Mentre da Kiev e Washington (e di rimbalzo da Mosca) sembra si faccia a gara – anche utilizzando un linguaggio minaccioso nella sua follia, pervaso di inaudita violenza, incentrato sull’ossessione del riarmo – ad ampliare ombre fosche e mortifere su un territorio che ormai sta travalicando la stessa Ucraina, il Papa invece non si stanca di invocare la ricerca febbrile dello spiraglio per una trattativa e la cessazione immediata delle ostilità così da risparmiare altre morti, altre distruzioni, altri esodi, altri traumi esistenziali per tanti bambini e ragazzi.

Stabat Mater. Cessazione immediata delle ostilità? Qui si inserisce il discorso sulla fabbricazione e fornitura di armi, che danno grandi soddisfazioni economiche agli industriali e ai sensali (anche politici) del settore:  secondo ad esempio un’analisi riportata da Il Fatto Quotidiano del 7 aprile, costoro hanno tratto grande profitto finanziario nel periodo tra il 23 febbraio e il 6 aprile 2022 (le azioni dell’italiana Leonardo – quella invitata dalla Cei al convegno di Firenze sulla pace nel Mediterraneo, con Francesco che quando l’ha saputo ha mostrato come è noto un’indiscutibile e palese contrarietà – sono  aumentate addirittura del 43,9% e molte società belliche statunitensi pure hanno accresciuto il loro peso in borsa con percentuali a due cifre). Basta con questi strumenti di morte, continua a ripetere Francesco, ma molti governi non lo seguono… e alimentano oggettivamente il conflitto da complici (magari in violazione anche di articoli costituzionali) intensificando irresponsabilmente le loro forniture di armi all’Ucraina per quella che si connota sempre più come una guerra (tra Stati Uniti-Nato e Russia, sulla pelle del popolo ucraino e magari di altri) che si vuole condurre da parte dei contendenti fino alla vittoria finale.

Stabat Mater. Fino alla vittoria finale, senza nessuno spiraglio per almeno una tregua. Tale atteggiamento è alla base anche delle indignate, aspre contestazioni ucraine (governo Zelensky, Arcivescovo Maggiore Svjatoslav Ševčuk, Associazione Cristiana Ucraina in Italia, ma perplessità sono state espresse perfino dal Nunzio Apostolico a Kiev) contro la partecipazione di due amiche che lavorano e studiano al Campus biomedico di Roma, l’ucraina Irina e la russa Albina (e delle loro famiglie), chiamate a condividere il peso della Croce durante la Via Crucis papale al Colosseo. Atteggiamento anche comprensibile da parte di chi è stato aggredito e tuttavia atteggiamento che mette addosso tanta tristezza, soprattutto se è promosso non solo da Zelensky e dai suoi ispiratori statunitensi, ma da tanti cristiani ucraini. Eppure… dove si può trovare uno spazio simbolico per una riconciliazione (con valenza anche ecumenica), al momento certo problematica, se non nel contesto della Via Crucis?

Stabat Mater. Se si prende nota del testo della meditazione che sarà letta – riferita alla XIII Stazione, quella che ricorda Gesù morente sulla Croce… Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?  – chi riuscirebbe mai a intravedervi un messaggio offensivo contro il popolo ucraino?

«La morte intorno. La vita che sembra perdere di valore. Tutto cambia in pochi secondi. L’esistenza, le giornate, la spensieratezza della neve d’inverno, l’andare a prendere i bambini a scuola, il lavoro, gli abbracci, le amicizie… tutto. Tutto perde improvvisamente valore. “Dove sei Signore? Dove ti sei nascosto? Vogliamo la nostra vita di prima. Perché tutto questo? Quale colpa abbiamo commesso? Perché ci hai abbandonato? Perché hai abbandonato i nostri popoli? Perché hai spaccato in questo modo le nostre famiglie? Perché non abbiamo più la voglia di sognare e di vivere? Perché le nostre terre sono diventate tenebrose come il Golgota?
Le lacrime sono finite. La rabbia ha lasciato il passo alla rassegnazione. Sappiamo che Tu ci ami, Signore, ma non lo sentiamo questo amore e questa cosa ci fa impazzire. Ci svegliamo al mattino e per qualche secondo siamo felici, ma poi ci ricordiamo subito quanto sarà difficile riconciliarci. Signore dove sei? Parla nel silenzio della morte e della divisione ed insegnaci a fare pace, ad essere fratelli e sorelle, a ricostruire ciò che le bombe avrebbero voluto annientare».

Stabat Mater. Il Papa è pastore. Abbraccia tutte le pecorelle, tutte. Chiede con forza che depongano gli odi reciproci e si riconcilino. Se non lo facesse, mancherebbe al suo servizio. Deve farlo in modo che il contesto sia adeguato e l’eco universale così che il messaggio tocchi il cuore di chi vede, sente e se del caso decide. È quanto si è proposto di perseguire il Papa con l’invito a Irina e Albina. È tanto difficile per un cristiano sentire propria una Croce condivisa da ucraini e russi? Per un cristiano ucraino probabilmente sì. Eppure sarebbe un atto eroico se anche lui, pur se oppresso dal peso delle atrocità della guerra, riuscisse a rimanere fedele all’essenza del Cristianesimo.

Venerdì Santo. Passione, Morte di Nostro Signore Gesù Cristo. Ma et resurrexit tertia die secundum Scripturas. C’è la Resurrezione che sconfigge la morte, Luce anche per i popoli in Ucraina e in tante altre parti del mondo che subiscono nella loro carne la crudeltà della guerra. Con questo spirito, Buona Pasqua a chi ci legge!

Questa riflessione è stata pubblicata oggi dall’autore sul suo sito Rossoporpora.org [QUI].

Come e dove vedere la Via Crucis presieduta da Papa Francesco al Colosseo

Dopo due anni in cui, a causa della pandemia, non è stato possibile per Papa Francesco celebrare la Via Crucis alla presenza dei credenti, oggi il Santo Padre tornerà a svolgere il rito al Colosseo.

La diretta televisiva della Via Crucis sarà visibile a partire dalle ore 21.00 in mondovisione, su Rai Uno e su Tv2000. Il sacro rito sarà anche trasmesso in diretta streaming sulla pagina Facebook di Vatican News [QUI] e sul canale YouTube di Vatican Media [QUI].

Irina e Albina, una donna russa e una ucraina, hanno portato la croce in corrispondenza della XIII stazione della Via Crucis presieduta da Papa Francesco al Colosseo. È la stazione che ricorda la morte in croce di Gesù. La meditazione inizialmente prevista viene sostituita da un’invocazione alla pace: “Di fronte alla morte il silenzio è più eloquente delle parole. Sostiamo pertanto in un silenzio orante e ciascuno nel proprio cuore preghi per la pace nel mondo”, questa l’orazione proclamata dal lettore.
Nella preghiera conclusiva della Via Crucis, Papa Francesco chiede a Dio di convertire “al tuo cuore i nostri cuori ribelli, perché impariamo a seguire progetti di pace”. “Porta gli avversari a stringersi la mano, perché gustino il perdono reciproco; disarma la mano alzata del fratello contro il fratello, perché dove c’è l’odio fiorisca la concordia”.

«Straordinario il silenzio di questa XIII stazione della Via Crucis qui al Colosseo. Papa Francesco ha deciso di porre tutta l’attenzione alla Croce portata da Irina e Albina insieme. Portando il coraggio e la nobiltà della loro amicizia a dispetto del sacrilegio della guerra» (Antonio Spadaro, SI).

«Albina e Irina, una russa l’altra ucraina, hanno portato insieme la Croce nella Via Crucis presieduta da Papa Francesco. L’hanno portata in silenzio, un silenzio che gridava dolore. Mentre le Tv nazionali di Kiev e alcuni media non hanno trasmesso per protesta la funzione in diretta, queste due donne hanno sfidato l’odio, lanciando un grande messaggio di pace» (Adriana Musella).

151.11.48.50