Punti fondamentali nella guerra in Ucraina, in ogni guerra: propaganda, fake news, cancellazione della storia e i pacifici disarmati come nemici

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Nel mondo in cui viviamo, cresciuto al contrario come il baobab, la memoria storica è la prima cosa che viene rottamata e sostituita. La memoria storica è la base da cui ripartire, il punto fondamentale dei tempora currunt.

«La quasi totalità dei miei colleghi osservatori disquisisce su quale sia il fake più clamoroso o la bufala più iperbolica della guerra d’informazione in corso: io dal canto mio sono partito con una mentalità talmente preparata all’idea del confronto su tutti piani (armato, intellettuale, memetico) che non vi ho fatto nemmeno troppo caso, dando le contraffazioni come scontate (e non si deve invece, perché se anche il fake non riesce a scalfire l’utente preparato, riesce benissimo a fuorviare quello impreparato, che numericamente è 20/30 volte superiore al primo). Non ho gli strumenti e la volontà per fare analisi comparata e puntigliosa della guerra massmediologica in corso: non faccio – come molti altri (giustamente) fanno – il bollettino delle fake news sulla mia bacheca social» (Daniele Lanza).

Nietzsche diceva che non esistono i fatti ma solo le interpretazioni. Talvolta la stampa italiana appare sbadata nel raccogliere e fornire notizia dei fatti; ma è sempre pronta e creativamente incoerente quando si tratta di interpretarli al posto dei lettori. Quello che Lanza pensa lo esprime con delle riflessioni, un po’ più ampia anche parla di fake news o in generale di quanto sta succedendo in Ucraina. Ribadiamo. che è lo stesso spirito che ci muove nel nostro lavoro di comunicazione. Come oggi, mentre dedichiamo attenzione a due argomenti, con delle brevi osservazioni.

Lo sdoganamento del nazismo “buono” e del razzismo “buono” purché anti-russo e russofobica

Il primo argomento è la preoccupante deriva nell’Occidente per quanto riguarda la giustificazione del nazismo “buono” se sta dalla parte degli “amici”, diffusa dai talk show televisivi, che va a pari passi allo sdoganamento del razzismo e della fobia contro un popolo, quello russo, con la russofobia. Secondo Sergey Kravzov, il Ministro dell’Istruzione della Federazione Russa, l’analisi di 300 libri di testo ucraini mostra che ai bambini viene intenzionalmente insegnato a “odiare la Russia”. “Non permetteremo mai che i fatti della Grande Guerra Patriottica, la nostra amicizia con l’Ucraina e altri Paesi vengano distorti nei libri di storia e geografia russi”, ha aggiunto Kravzov: “Il nostro Paese è sempre aperto, ha sempre aiutato i popoli fratelli, compresa l’Ucraina”. D’altra parte, il Primo Ministro polacco Mateusz Morawiecki ha affermato che la russofobia è diventata la tendenza dominante in Europa. “Quella che in precedenza era chiamata russofobia è già mainstream oggi, Oggi è già accettata come la realtà in cui operiamo”.

Per quando la Z sul petto per i Russi che vivono da noi (e per i putiniani)? «Con questa guerra psicologica, antropologica e sociologica alla gente russa, alla cultura russa, agli sportivi russi, agli artisti russi, ai cibi russi, ai simboli russi, alle lettere dell’alfabeto, con qualsiasi mezzo accusando tutti i non acriticamente allineati alla weltanschauung del regime occidentale di essere pagati da Putin – oltrepassando il ridicolo – le istituzioni stanno perdendo definitivamente qualsiasi autorevoleZZa e credibilità, sempre che ne abbiano avuta una. Non ho capito se debbano convincere più se stessi o semplicemente siano affetti da una psicosi trasformata in sociopatia di gruppo, oppure ancora sia emersa una malattia psichiatrica ben dissimulata e palesata chiaramente con gli stimoli adatti. Dormono la notte con questi pensieri ossessivi? Mi aspetto a questo punto, da parte delle autorità, il costringere i russi che vivono nelle nostre zone ad andare a giro indossando una Z, come una volta successe a un altro popolo» (Ilaria Volpi).

Ucraina: Moretti (Pd): “Sanzioni penali per chi usa segno ‘Z’ in tutta Europa”
Roma, 26 mar. (Adnkronos) –
“Gli stati federali tedeschi della Bassa Sassonia e della Baviera annunciano sanzioni penali per chi userà il segno ‘Z’ nei luoghi pubblici. Nessuna equidistanza e totale condanna per l’aggressione di Putin. Facciamo lo stesso in tutta Europa”. Così su Twitter l’eurodeputata del Pd Alessandra Moretti.
«Un mondo in putrefazione che oramai ha paura anche della propria ombra. La sopravvivenza di questo sistema di potere marcescente, non potrà essere garantita ancora a lungo attraverso la sola propaganda. Per questo motivo bisogna avere paura. Il soft power sta per mostrare la corda e a quel punto non gli resterà altro da fare che giocare la carta dell’hard power» (Giorgio Bianchi Photojournalist).

Divieto di Zeta: la cancel culture ce l’ha proprio con l’alfabeto
di Debora Billi
Visone Tv, 31 marzo 2022

https://visionetv.it/divieto-di-zeta-la-cancel-culture-ce-lha-proprio-con-lalfabeto/
Con la “cancel culture” funziona così. Non appena qualcuno individua il nuovo nemico immaginario, tutti i lemmings corrono ad obbedire ciecamente: e ora tocca di nuovo all’alfabeto, vittima prediletta della furia demenziale di costoro. Dopo le infinite discussioni sulle vocali in desinenza, l’uso degli asterischi, l’adozione dell’inesistente schwab, la demonizzazione della Q, ora il nemico da combattere è la lettera Z.
Ha cominciato la Moretti, e fin lì sembrava la solita scemenza piddina. Poi sono arrivate ben due regioni della Germania, e la questione si è fatta seria: divieto di uso della lettera Z “a scopo politico” e a supporto della Russia, ovvero non si potrà probabilmente disegnarla su muri, striscioni, adesivi eccetera.
La richiesta di criminalizzare la Z è arrivata dal governo ucraino, che evidentemente non ha altro di meglio di cui occuparsi. E visto che ogni desiderio del governo ucraino è ormai legge per il mondo intero, alla Germania si sono uniti brand celeberrimi come Zurich e Samsung che si sono affrettati a depennare logo storici su cui erano stati investiti milioni in marketing. Persino Vuitton si preoccupa per la L e la V, che unite insieme potrebbero ricordare la lettera incriminata. L’ansia di non passare da filorussi è ormai manifestamente suicida.
Dunque ora chiunque userà la Z sarà guardato in cagnesco o segnato a dito, come nelle migliori pratiche degli Stati totalitari o regimi orwelliani che abbiamo già assaggiato in occasione del Green Pass. La neolingua di 1984 cancellava man mano riferimenti storici, persone, frasi, modi di dire: noi per farla spiccia siamo passati direttamente all’alfabeto. Il Grande Fratello ne sarebbe orgoglioso.
E quando, dopo la colpevolizzazione della P, della A e della R per chissà quale idiozia l’alfabeto sarà totalmente cancellato, si potrà passare direttamente agli ideogrammi cinesi. Cominciate a studiarli, ragazzi, perché dopo di voi l’alfabeto non esisterà più: siete o non siete la Generazione Zeta?

Un cartellone pubblicitario con il simbolo “Z” nei colori del nastro dell’Ordine di San Giorgio, arancio con tre strisce nere, e un hashtag che recita: “Non molliamo il nostro popolo”, a sostegno delle forze armate russe, a San Pietroburgo il 7 marzo 2022 (Foto AFP).
Il nastro simboleggia il fuoco e la polvere da sparo, i “colori militari della gloria” secondo il simbolismo russo e probabilmente essi erano derivati dal primitivo stemma imperiale russo (un’aquila nera su uno sfondo dorato). Esso successivamente associò l’arancio che era il colore della divisa delle guardie d’onore dello Zar.
L’Ordine Militare di San Giorgio Grande Martire Trionfante o Ordine Imperiale di San Giorgio, un ordine cavalleresco russo, venne fondato nell’ambito dell’Impero Russo il 26 novembre 1769 dalla Zarina Caterina II di Russia, un anno dopo l’inizio della guerra russo-turca del 1768-1774. Esso rappresentò un unicum per il periodo in cui venne creato perché per la prima volta in Russia veniva creato un ordine con più gradi e destinato esclusivamente per le eccellenze nelle imprese militari sulla scorta di altri ordini sorti in Europa presso altre monarchie. Il primo regolamento prevedeva che le concessioni venissero fatte a quei “figli fedeli della patria che si fossero distinti con zelo e lucentezza di coraggio” e che al IV grado fossero ammessi come minimo coloro “che, ufficiali, avessero prestato servizio lodevole all’estero in almeno 18 campagne militari”.
Soppresso con la rivoluzione russa del 1917, nel 1943 il governo comunista russo stabilì la fondazione dell’Ordine della Gloria che si modellava su questo stesso ordine come meriti di concessione e che rappresentava la più alta onorificenza militare del governo sovietico post-bellico. Venne inoltre recuperato il medesimo nastro dell’Ordine Imperiale di San Giorgio.
Con il crollo dell’URSS e la fondazione della Federazione Russa l’Ordine Imperiale di San Giorgio venne ristabilito il 2 marzo 1994 con il nome di Ordine di San Giorgio; regolato con un decreto dell’8 agosto 2000, a tutt’oggi continua ad essere conferito dallo stato russo.

Odessa, l’identikit di una strage che diventa improvvisamente solo un “rogo”

Il secondo argomento è la cancellazione della storia e anche la sua riscrittura secondo le proprie convinzioni ideologiche. Parlando il 5 luglio 2014, un mese dopo i fatti, della «strage di Odessa e la stampa italiana: censura di guerra?», Daniele Scalea concludeva sull’Huffington Post: «Il 2 maggio a Odessa, un gruppo di manifestanti filo-russi disarmati si è rifugiato nel Palazzo dei Sindacati. Una folla composta da ultrà calcistici ed estremisti di destra ha circondato il palazzo e l’ha incendiato. Trentotto persone, intrappolate all’interno, sono rimaste uccise. Eppure, per quasi un giorno intero la stampa italiana è stata incredibilmente vaga nel raccontare l’evento».

Del “massacro di Odessa” e su come lo davano i giornali italiani, parlò allora nel suo approfondimento Pino Cabras, il Direttore di Megachip.info.
Oggi, dei cazzari ritardati di otto anni pensano di sapere cosa è successo allora e si auto-nominano fact-checker e debunker. Patetici.

Il 2 maggio del 2014 furono bruciate vive dai neonazisti ucraini presso la Casa dei Sindacati di Odessa 48 persone. Per Wikipedia da oggi è un generico “rogo”, come è stato denunciato da @lafionda sui social.

«Volete sapere cosa fa davvero paura oggi?
Cose come quella testimoniata qui, dove Wikipedia – a palese sostegno delle politiche NATO – trasforma la strage di Odessa in un rogo accidentale (Siamo entrati nell’era dei Gramellini).
Essendo le nostre fonti di informazione oramai, in misura schiacciante, digitalizzate e accessibili dalla rete, chi ha la forza per agire può letteralmente cancellare e riscrivere la storia a proprio piacimento. E lo fanno, senza remore.
Qui siamo – di principio – alla soglia di un inveramento globale delle peggiori distopie: il passato, da memoria comune diviene strumento di battaglia cangiante a seconda di chi esercita il potere. Si dirà che cose del genere non sono inedite nella storia. Ma le cose non stanno proprio così. C’è una differenza di carattere materiale e una di carattere politico, entrambe cruciali. Sul piano materiale è vero che falsificazioni storiche con funzioni di strumentalizzazione politica non sono un evento inedito (per quanto non comune). Dopo tutto la “Donazione di Costantino” si rivelò essere un falso che giustificava il potere temporale della Chiesa. Ma Lorenzo Valla poté denunciare il falso analizzando un testo fissato settecento anni prima e la cui inerzia materiale impediva aggiornamenti. Niente di tutto questo accade in un sistema digitalizzato e connesso, dove potenzialmente puoi “aggiornare” qualunque cosa in remoto e in tempo reale e puoi cancellare le tracce del cambiamento (o renderle talmente periferiche e minoritarie da screditarle).
E sul piano politico il contesto qui cambia ogni cosa, perché tutto ciò oggi accade in un’epoca e in paesi che si pretendono democratici, e che ufficialmente traggono la legittimazione per i propri atti dall’opinione pubblica (dalla sovranità popolare).
In questo contesto manipolare la verità storica (e l’informazione in generale) è uno strumento politico di potenza davvero inedita, uno strumento che consente di mantenere parvenze esteriori di democrazia, mentre di fatto siamo in presenza di un governo opaco e autoritario delle menti» (Andrea Zhok).

«Gli Winston Smith al servizio della NATO, stanno lavorando febbrilmente per rimuovere dal web le prove della matrice neonazista del corso post-golpista ucraino e i suoi crimini.
Un eccidio commesso dai neonazisti ai danni di inermi manifestanti, diventa improvvisamente un generico “scontri” e l’incendio appiccato per ucciderli, un “rogo che ha portato alla morte”.
È tutta colpa del rogo. Appiccato da chi? Non è dato di saperlo.
Il web da luogo libertà, si sta progressivamente trasformando nella materializzazione del concetto di post-verità.
Chi controlla la rete e il mondo dell’informazione controlla la percezione della realtà.
La Nato è oramai padrona assoluta del nostro immaginario.
Dal Metaverso della Nato è tutto.
Complimenti a L’AntiDiplomatico per aver portato alla luce la notizia» (Giorgio Bianchi Photojournalist).

Prima: la realtà storica, dichiarata dai fact-checker “indipendenti” e debunker “decisamente faziosa”: «La strage di Odessa è un massacro avvenuto il 2 maggio 2014 ad Odessa presso la Casa dei Sindacati, in Ucraina, ad opera di estremisti di destra, neonazisti e nazionalisti filo occidentali ucraini ai danni dei manifestanti sostenitori del precedente governo filo russo che si opponevano al nuovo governo instauratosi nel Paese in seguito alle rivolte di piazza di Euromaidan di fine 2013, che il 22 febbraio 2014 portarono il parlamento ucraino a votare, con 328 voti favorevoli e 0 contrari, l’impeachment di Janukovyč e indire nuove elezioni presidenziali previste per il 25 maggio. Nel rogo, preceduto e seguito da linciaggi e violenze nei confronti degli aggrediti, trovarono la morte almeno 48 persone tra impiegati della Casa dei Sindacati, manifestanti contrari al nuovo governo, o favorevoli al separatismo, simpatizzanti filo-russi e membri di partiti di estrema sinistra».

Dopo: la narrazione, considerata dai fact-checker “indipendenti” e debunker quanto “corrisponde a quanto si sa oggettivamente dei fatti. Continuare a diffondere la storia di Odessa parlando di massacro per mano dei pro-unione, senza spiegare tutto il resto, è disinformare” (attendiamoci ad essere censurato dai social network per tenerci alla realtà storica): «Il rogo di Odessa è stato un incendio verificatosi il 2 maggio 2014 presso la Casa dei sindacati di Odessa, in Ucraina, a seguito di violenti scontri armati fra fazioni di militanti filo-russi e di sostenitori del nuovo corso politico ucraino determinatosi nel paese dopo le proteste di Euromaidan. Il rogo ha portato alla morte di 42 persone».

«Yuri Bereza, neo senatore, comanda il battaglione “Dniepr1” finanziato da Ihor Kolomoysky, il potente oligarca banchiere 2° o 3° più ricco del paese, da poco nominato governatore di Dniepropetrovsk. Kolomoysky, passaporto ucraino, cipriota e israeliano, avrebbe pianificato e finanziato il massacro di Odessa in cui sono stati torturati, mutilati e infine bruciati 37 civili, 19 dei quali ebrei. Il battaglione pullula di svastiche e mercenari Neo-Nazi. “Animali neonazisti”, li ha bollati l’assistente dell’oligarca» [I neo-Nazi imperversano in Ucraina, ma il Nazismo non è più il “male assoluto” (per l’Occidente) di Maria Grazia Bruzzone – La Stampa, 30 novembre 2014].

Se Wikipedia cancella la strage nazista di Odessa
di Agata Iacono
L’AntiDiplomatico, 30 marzo 2022


«Complimenti agli amici de La Fionda che hanno fatto luce sull’ennesimo, incredibile, atto di mistificazione sulle vicende ucraine.

Persino Wikipedia, in teoria superpartes, rimuove la strage di Odessa: non è più la strage nazista di chi ha preso il potere a Kiev con il golpe del 2014 all’interno della sede di un sindacato. No diventa un rogo, appiccato non si sa da chi e come, a seguito di confuse circostanze di scontri tra fazioni.

Magari un fenomeno di autocombustione o una cicca buttata accesa?

Il nazismo deve essere negato, “i nazisti sono buoni”, come ci dice Gramellini nel servizio pubblico, la storia deve essere riscritta.

E la strage di Odessa deve essere rimossa.

“A livello di fenomenologia di massa, a sette anni dal massacro di Odessa, uno dei rischi è quello di una rimozione non solo individuale, ma anche collettiva, di quanto commesso dai criminali nazisti del Settore Destro (Pravyj Sektor), il 2 maggio 2014 nella città sul Mar Nero”, scriveva nel 2021 Sara Reginella su l’AntiDiplomatico [QUI].

Ma la rimozione psicologica e la censura evidentemente, oggi, non bastano più.

La Strage di Odessa è troppo scomoda, le foto urlano, negano la nuova narrazione di rivalutazione del nazismo.

Il 2 maggio del 2014 furono bruciate vive dai neonazisti ucraini presso la Casa dei Sindacati di Odessa 48 persone.

Una carneficina, così come subito testimoniava Panorama (non certo la Pravda): «Frange paramilitari nazionaliste, compresa la famosa Pravyj Sektor, circondarono l’edificio e appiccarono il fuoco. Nell’incendio trovarono subito la morte 42 persone (34 uomini, 7 donne e un ragazzo di diciassette anni). I pochi che riuscirono a fuggire alle fiamme furono linciati dai militanti neonazisti che circondavano il palazzo. Tra le vittime del massacro furono trovate anche persone colpite da armi da fuoco e mutilate con armi da taglio».

Nel mondo al contrario in cui viviamo la memoria storica è la base da cui ripartire. La base valoriale per ricostruire un paese in macerie a livello politico, sociale, culturale. E non smetteremo mai di ricordare Vadim Papura, un giovanissimo comunista ucraino, di 17 anni, che morì arso vivo nel rogo della Casa dei sindacati di Odessa, appiccato da milizie neonaziste ucraine. Orde utilizzate per realizzare e consolidare il colpo di stato del 2014. “Ricordate l’assalto alla CGIL dello scorso anno da parte di Forza Nuova. Immaginate che quell’assalto si fosse concluso con un rogo e la morte di decine di persone innocenti. Immaginate che quel manipolo fosse parte di un’orda utilizzata per un colpo di Stato violento in Italia. Che cosa avreste detto? E perché non un solo ricordo di quel tragico evento di 8 anni fa in queste ore?”, si domandava giustamente Francesco Della Croce recentemente.

Partiamo tutti insieme da queste risposte.

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