Riflessioni sparse nell’era dei bambini onnipotenti al potere. Per capire (spiegare non è giustificare) cosa sta succedendo realmente in Ucraina – Parte 12
Prosegue da parte 11: QUI.
«Il cuore dell’uomo grida l’ESSERE PER e non l’ESSERE CONTRO. Questo documentano le migliaia di persone che si mettono a disposizione per accogliere i profughi o per curare i feriti della guerra in Ucraina» (Cardinale Angelo Scola).
«Chi lo desidera può pregare davanti all’Icona mariana della Vergine Odigitria, donata a San Giovanni Paolo II durante il viaggio in Ucraina. Per la pace in Ucraina e in tutti gli altri luoghi in cui sono in corso conflitti. Con il pensiero rivolto in modo particolare ai bambini.
Nei Musei Vaticani è custodito un unico esempio di arte ucraina: l’icona mariana della Vergine Odigitria, risalente al XVII secolo, la cui storia è legata a Giovanni Paolo II, che tanto ebbe a cuore le sorti dell’Europa orientale.
Fu infatti il Papa polacco a ricevere questa icona in dono a Leopoli nel 2001, durante il suo viaggio apostolico in Ucraina. Insieme all’originale, deteriorata dal tempo, il Papa ne ricevette una copia che ne ricostruiva le parti mancanti. Entrambe furono donate a loro volta da san Giovanni Paolo II alla Congregazione per le Chiese orientali e in seguito, nel 2004, le due opere furono acquisite dai Musei Vaticani.
Ispirata all’icona bizantina custodita nel monastero Odigon di Costantinopoli, la Madonna Odigitria (che in greco significa “colei che indica la via”) raffigura la Madre di Dio con il Salvatore sul braccio sinistro, mentre con la mano destra lo mostra ai fedeli. Di questa icona furono create numerosissime copie in tutto l’Oriente cristiano, compresa l’antica Rus’ di Kiev, dove immagini sacre di questo tipo erano già conosciute già nel XII e XIII secolo.
L’opera è molto danneggiata perché nel periodo dell’Unione Sovietica fu utilizzata come ripiano di un armadio, all’interno di un ripostiglio del campanile del villaggio di Popeliv. Fu nascosta lì per evitare che finisse requisita, poi, agli inizi degli anni Novanta, dopo il crollo del regime comunista, fu ritrovata dal monaco Sebastian Dmytrukh, un cercatore di immagini sacre sopravvissute alle distruzioni.
Dopo il restauro (che comunque ha potuto fare poco a fronte di un danneggiamento così profondo), l’icona è stata esposta nella galleria d’arte di Lviv (Leopoli) e in seguito, assieme alla ricostruzione dell’originale, fu appunto donata a papa Giovanni Paolo II durante l’incontro che concluse il suo viaggio in Ucraina del 2001.
L’opera rappresenta la Madonna a mezzo busto, vestita con una tunica blu dalle maniche ornate e avvolta da un ampio maphorion rosso con bordure dorate. Sulla fronte e sulle spalle c’erano, come vuole la tradizione, tre stelle, a simboleggiare la perpetua verginità.
La figura del Bambino è molto danneggiata: ne resta solo parte del braccio benedicente e del nimbo. Si suppone che fosse abbigliato con chitone e himation e avesse in mano un rotolo della Legge. Ai lati ci sono due medaglioni tondi, uno rosso e uno blu, con gli angeli e i monogrammi della Madre e del Figlio» (Aldo Maria Valli).
Papa Francesco consacrerà la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria
Dichiarazione del Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni: «Venerdì 25 marzo, durante la Celebrazione della Penitenza che presiederà alle ore 17:00 nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco consacrerà all’Immacolato Cuore di Maria la Russia e l’Ucraina. Lo stesso atto, lo stesso giorno, sarà compiuto a Fatima da Sua Eminenza il Cardinale Krajewski, Elemosiniere di Sua Santità, come inviato del Santo Padre».
«La dichiarazione della Santa Sede è di grandissima importanza. Rivolgiamo un appello a tutti i vescovi del mondo affinché quello stesso giorno si uniscano a Papa Francesco, adempiendo alla richiesta della Madonna che il 13 luglio 1917 chiese Fatima la consacrazione della Russia al Suo Cuore immacolato e il 13 giugno 1929 comunicò a suor Lucia, nel monastero di Tuy, la richiesta che questa consacrazione fosse fatta “in unione con tutti i vescovi del mondo”.
Non sappiamo se questa consacrazione allontanerà la minaccia della guerra, della fame e della persecuzione alla Chiesa e al Santo Padre che la Madonna previde a Fatima se il mondo non si fosse convertito, ma certamente l’atto annunciato dalla Santa Sede è destinato a portare grandi grazie alla Russia, all’Ucraina e al mondo intero. Fin da questo momento ci raccogliamo nella preghiera, diffondendo la straordinaria notizia» (Roberto de Mattei).
Ucraina, conduttore di uno dei principali canali tv in diretta ha affermato di esser pronto ad uccidere i bambini e le famiglie dei Russi
«Fakhrudin Sharafmal, uno dei conduttori del canale televisivo “24”, in diretta ha dichiarato di sposare la tesi di Adolf Eichmann, secondo la quale andrebbero uccisi anche i bambini dei nemici, affinché, crescendo, essi non si possano vendicare.
“Solo così è possibile proteggere la nazione – afferma il giornalista ucraino. – I nostri soldati e difensori dell’Ucraina non possono uccidere i bambini, essendo vietato dalla convenzione di Ginevra, ma io non sono un militare e non sono vincolato a queste convenzioni. Se ci sarà la possibilità di fare i conti con i russi, lo farò”.
Rivolgendosi direttamente ai Russi ha poi affermato: “Dato che ci chiamate nazisti, seguirò la dottrina di Adolf Eichmann e farò di tutto per garantire che né voi né i vostri figli possano vivere nella nostra terra. (…) A noi non serve la pace, ma la vittoria”» (Giorgio Bianchi Photojournalist).
Avete giocato con l’abisso, ora ce l’avete davanti
di Raoul Kirchmayr
Giubbe Rosse News, 15 marzo 2022
A “Otto e mezzo” di ieri sera c’è stato un momento – durato una decina di minuti circa – in cui si è capito che un atterrito Massimo Giannini (La Stampa) ha capito. Ha capito che qualcosa non torna più, nel racconto – meglio: nella narrazione – della guerra in Ucraina. Da questa parte dello schermo lo abbiamo capito dallo sguardo sbarrato e dalle labbra serrate in una sorta di smorfia angosciata. Perfino Lilli Gruber è parsa vacillare, non sapendo più da dove e come riprendere il filo del discorso. Poi, con molto mestiere e bravura ha rimediato. L’unico che è parso non sorpreso è stato Caracciolo, il direttore di Limes, che evidentemente non si era fatto soverchie illusioni. E purtuttavia, aveva il volto parecchio tirato, e un po’ scavato.
Insomma, il gelo era sceso nello studio, dopo che – intervistata da Gruber – Iryna Vereshchuk, divisa verde e sguardo di ghiaccio, ha detto a nome del governo ucraino, da lei rappresentato nella veste di vicepremier, le seguenti cose:
a) Il governo ucraino sa qual è la verità e ha il coraggio di dirla;
b) la verità è una sola;
c) il presidente è il popolo, il popolo si riconosce nel presidente;
d) no-fly zone subito sulle centrali nucleari;
e) intervento militare degli USA in Ucraina;
f) garanzie internazionali occidentali, da parte di USA e GB, per l’Ucraina per il dopoguerra;
g) Crimea e Donbass restituite all’Ucraina, dopo periodo di monitoraggio internazionale;
h) né il riconoscimento delle repubbliche del Donbass né della Crimea né la neutralità dell’Ucraina possono costituire base di trattativa con la Russia.
Giannini, nonostante lo sconcerto – e, immagino, il brivido lungo la schiena – è stato lucido nel far notare a Vereshchuk che, con queste premesse non ci potrà mai essere nessuna trattativa con la Russia. La risposta è stata che l’Occidente deve prendersi ora quelle responsabilità che non si è preso in passato. Caracciolo ha fatto notare alla vicepremier che questa base negoziale forse poteva andare bene nel 2014, certo non ora, con la situazione attuale sia politica sia militare. E che una trattativa realistica non poteva che avere come punto di partenza lo status ante 23 febbraio, poiché gli USA non interverranno mai in Ucraina in un confronto militare diretto, poiché questo significherebbe lo scoppio di un conflitto mondiale. La replica è stata che la Russia va fermata ora in Ucraina perché il conflitto ci sarà ugualmente.
In precedenza, su domanda di Gruber circa le vittime odierne a Donetsk e sul rimpallo delle responsabilità del bombardamento, la risposta è stata che i russi sparano sui (loro) civili per attribuire la responsabilità agli ucraini. Gli ucraini, ha aggiunto poco dopo, sono credenti e sono per l’amore.
Vereshchuk, che ha anche un passato come militare, è considerata esponente conservatrice e moderata nella compagine di governo.
Ecco, lo sguardo angosciato di Giannini ha restituito l’istante dell’illuminazione, quando ha capito di non aver capito granché su chi fossero i difensori della libertà, su quali fossero i loro obiettivi e su quale fosse il “frame” psicologico – prima ancora che politico – su cui si organizzano le loro decisioni: la mistica del sacrificio. Di questa mistica è imbevuto, per esempio, il culto degli eroi di Maidan. È uno dei tanti anacronismi del post-guerra fredda: un pezzo di medioevo partorito dai nazionalismi del dopo-URSS, ideologie di risulta nel vuoto politico della (breve) fine della storia.
La storia ha ripreso da tempo il suo cammino con questi grumi arcaici sopravvissuti chissà come e riportati alla superficie dalle correnti putride dei fascismi postmoderni.
Almeno spero che a Giannini da oggi sia chiara una cosa: è sufficiente ricordare qual è la linea – a quanto pare ufficiale – del governo Zelensky. E la linea è: nessuna linea, diritti allo scontro, verso il sacrificio finale. Se l’Ucraina vincerà, vincerà la verità, se l’Ucraina verserà il suo tributo di sangue lo farà sacrificandosi per la verità. L’Apocalissi non fa paura quando è la verità che deve trionfare.
Auguri, Giannini. Avete giocato agli apprendisti stregoni con l’abisso, ora ce l’avete davanti.
Botta e risposta tra lo storico Franco Cardini e David Parenzo sulla guerra in Ucraina: “Lei dice una falsità quando sostiene che in Ucraina vige un sistema democratico”.
«Mentre ero in macchina tornando dal fronte ho visto lo scontro tra Parenzo e lo storico Franco Cardini.
Devo dire che la violenza di Parenzo è riuscita a scuotermi più delle immagini di distruzione, cadaveri in strada compresi, che avevo visto poche ore prima.
Quell’uomo ha un che di malvagio. Le inflessioni della voce, il ringhio che emette, schiuma alla bocca, quando parte all’attacco del suo interlocutore, ricordano molto da vicino lo squadrismo dei giorni più bui della nostra storia.
La violenza squadrista si scatena quando cadono tutti i freni inibitori, quando ci si sente con le spalle coperte dal Sistema, quando si è consapevoli che ogni atto rimarrà impunito.
Ogni trasmissione ha un proprio squadrista di riferimento. La sua missione è quella di uccidere il dibattito, di neutralizzare il ragionamento dell’interlocutore, di intimidirlo ricordandogli che qualsiasi cosa dirà non ci sarà modo che arrivi al pubblico.
L’avversario deve capire che la sua è una battaglia persa in partenza, che il manganello dalla parte del manico lo hanno loro.
Oramai non è più il caso di domandarsi sotto quale veste tornerà il totalitarismo, perché è già qui con noi, ed è perfettamente incarnato dagli squadristi mediatici. E dal silenzio complice di milioni di collaborazionisti del regime, che si godono lo spettacolo quotidiano del linciaggio delle opposizioni.
Nel frattempo il regime di apartheid è ancora in vigore, i canali russi sono stati silenziati nel silenzio generale, e l’ultimo giornalista vero che il cosiddetto Occidente abbia avuto, Julian Assange, rischia di marcire in carcere fino alla fine dei suoi giorni.
Ho paura, e siamo solo all’inizio» (Giorgio Bianchi Photojournalist).
Armi all’Ucraina mascherati da “aiuti umanitari”
A Pisa i lavoratori si rifiutano di caricare gli aerei
C’è chi non vuole la pace ma che vuole dichiarare guerra dell’Italia alla Russia e vuole la Terza Guerra Mondiale
No alla guerra. No a tutte le guerre. Sì alle soluzioni diplomatiche. Sì alla pace
Ponti di pace, non voli di guerra!
«Alcuni lavoratori dell’aeroporto civile Galileo Galilei di Pisa ci hanno informato di un fatto gravissimo: dal Cargo Village sito presso l’Aeroporto civile partono voli “umanitari”, che dovrebbero essere riempiti di vettovaglie, viveri, medicinali e quant’altro utile per le popolazioni ucraine tormentate da settimane da bombardamenti e combattimenti. Ma non è così!
Quando si sono presentati sotto l’aereo, i lavoratori addetti al carico si sono trovati di fronte casse piene di armi di vario tipo, munizioni ed esplosivi.
Una amara e terribile sorpresa, che conferma il clima di guerra nel quale ci sta trascinando il governo Draghi.
Di fronte a questo fatto gravissimo, i lavoratori si sono rifiutati di caricare il cargo: questi aerei atterrano prima nelle basi USA/NATO in Polonia, poi i carichi sono inviati in Ucraina, dove infine sono bombardati dall’esercito russo, determinando la morte di altri lavoratori, impiegati nelle basi interessate agli attacchi.
Denunciamo con forza questa vera e propria falsificazione, che usa cinicamente la copertura “umanitaria” per continuare ad alimentare la guerra in Ucraina.
Chiediamo:
1) alle strutture di controllo del traffico aereo dell’aeroporto civile di bloccare immediatamente questi voli di morte mascherati da aiuti “umanitari”;
2) ai lavoratori di continuare a rifiutarsi di caricare armi ed esplosivi che vanno ad alimentare una spirale di guerra, che potremo fermare solo con un immediato cessate il fuoco e il rilancio di dialoghi di pace;
3) alla cittadinanza di partecipare alla manifestazione di sabato 19 marzo di fronte all’aeroporto Galilei (ore 15) sulla parola d’ordine “Dalla Toscana ponti di pace, non voli di guerra!”.
Unione Sindacale di Base – Federazione di Pisa» [QUI].
«Il sindacato denuncia: “Le armi verso l’Ucraina partono anche dall’aeroporto Galileo Galilei di Pisa mascherate da aiuti umanitari” – L’Unione Sindacale di Base Federazione di Pisa denuncia quanto sta avvenendo in questi giorni all’aeroporto Galielo Galilei di Pisa dove, secondo quanto affermano, vengono caricate armi e munizioni ed esplosivi da imbarcare su aerei diretti in Polonia per l’Ucraina» (Lagazzettadiluca.it, 15 marzo 2022).
«Aiuti all’Ucraina: in tredici giorni 27 voli italiani verso la base polacca di Rzeszow Jasionka
La rivelazione dello spotter olandese Gerjon. Le spedizioni coperte da segreto, ma lo scalo, protetto da militari Usa e missili Patriot, è spesso usato come terminale per le armi destinate all’esercito di Kiev. Negli ultimi tredici giorni 27 voli di velivoli militari da trasporto italiani sono atterrati nell’aeroporto polacco di Rzeszow Jasionka, considerato il terminal dei rifornimenti americani ed europei per la resistenza ucraina. I mezzi dell’Aeronautica sono tutti partiti da Pisa e da Pratica di Mare. Secondo l’analisi realizzata da Gerjon, uno spotter olandese che studia le rotte con vari sistemi di ricerca, 18 volte è stato impiegato un Boeing KC767 e altre nove volte due distinti C-130 J Hercules» (Floriana Bulfon – Repubblica.it, 14 marzo 2022).
E qui si capisce anche le notizie su “Russi sparano su convogli umanitari”, ovviamente senza quella “verifica indipendente” che viene sventolata dalle stesse media che le diffondono, e che per la propria ammissione non sono in grado di effettuare (e si vede).
Niente armi. Una lettera di Gino Strada del 27 giugno 2006 a Repubblica.it
«Ma l’abolizione della guerra non è un’utopia di sinistra
Caro direttore, “Sostiene una parte della sinistra radicale… che l’Italia non debba mandare in Afghanistan soldati: semmai medici. Non blindati: ospedali da campo. Non aerei da combattimento: sale operatorie” ha scritto ieri Guido Rampoldi. “È una idea di Gino Strada” ha precisato subito dopo. Non so perché il signor Rampoldi si diverta a classificarmi di fatto come appartenente alla “sinistra radicale”. Io sono contro la guerra. Non perché la pace mi sembri “un valore di sinistra”. Sarebbe azzardato, e poco rispettoso della Storia passata e recente. Sono contro la guerra per la violenza di massa che ogni guerra erutta, e di cui ho visto molti tragici frammenti in vent’anni di lavoro tra i conflitti. Sono contro la guerra perché ne ho conosciuto le vittime. Sono contro la guerra perché credo sia necessario e urgente disegnare un mondo non più basato sulla violenza e sulla aggressione militare, economica, culturale, ambientale. Nel 1932 a Ginevra, Albert Einstein dichiarò in conferenza stampa ai giornalisti di tutto il mondo: “La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire”. Anche se oggi molti “opinionisti” bollerebbero il pensiero di Einstein di mancanza di realismo, di utopia, forse anche di stupidità, io sono convinto che Einstein avesse del tutto ragione. Confesso anche di credere fino in fondo in un altro documento importante nella Storia umana quale il Manifesto del 1955 di Bertrand Russell e dello stesso Einstein. Rivolgendosi “da esseri umani” ai governanti del mondo, e insieme alla coscienza di tutti, i due scienziati scrissero: “Questo allora è il problema che vi poniamo davanti, reale, terribile, non eludibile: dobbiamo mettere fine alla razza umana oppure l’umanità deve rinunciare alla guerra?”. L’ alternativa è questa, non altra. L’abolizione della guerra è la prima garanzia di futuro per l’umanità e per il pianeta. Finché la guerra resterà tra le “opzioni possibili” di fronte a problemi anche gravi, ci sarà sempre chi – per una ragione o per l’altra – finirà col ricorrervi. E guerra, nel Terzo millennio, significa impiego (presente, imminente o futuro) di tecnologie di distruzione di massa un milione di volte superiori alla bomba di Hiroshima. Vogliamo entrare – se già non ci siamo – nella roulette del rischio, anche se in palio ci potrebbe essere, come dice Noam Chomsky, “la fine dell’esperimento umano”? L’umanità deve rinunciare alla guerra. Utopico, ma non più di quanto fossero utopiche, nei decenni e secoli passati, l’eliminazione del vaiolo o l’abolizione della schiavitù. Semplicemente, non si erano ancora realizzate. Penso, banalmente, che l’abolizione della guerra – che ha anche bisogno di una nuova etica e di nuovi comportamenti collettivi basati sulla costruzione e la pratica dei diritti di tutti – sia la cosa più bella, razionale e intelligente che gli esseri davvero “umani” possano fare. Non è utopia “di sinistra”, o di “sinistra radicale”. È un lavoro e un compito che sta di fronte, ancora cinquant’ anni dopo, a tutti “gli esseri umani, membri della specie Homo, la cui esistenza minaccia di non continuare”, come scrisse Russell. In Emergency troviamo sintonie con quelle parole: nascono dal nostro lavoro, creare ospedali. Luoghi “ospitali” dove chi ha bisogno, senza discriminazione alcuna, viene curato perché è suo diritto, non nostra discrezione. Non è “una idea di Gino Strada”, è la pratica di Emergency. Il senso della nostra presenza in Afghanistan è tutto dentro il milione e centomila persone curate in sette anni in questo Paese. Un piacevole “effetto collaterale” è che si stabiliscono spesso rapporti di solidarietà e amicizia con molte persone di qui. “Taliban e bande alleate hanno preso ad uccidere i medici e gli infermieri… se dunque un qualche migliaio di medici europei – asserisce Rampoldi – si sparpagliasse per il sud dell’Afghanistan senza alcuna protezione militare, i più non arriverebbero vivi alla fine della settimana”. Emergency ha un Centro chirurgico per vittime di guerra a Lashkargah, nel profondo sud talebano, come si usa dire. Un ospedale intitolato a un grande uomo di cultura e di pace, Tiziano Terzani. Da anni a Lashkargah i nostri medici e infermieri, molti italiani, ma anche inglesi, statunitensi, russi, canadesi… lavorano e addestrano il personale afgano, e incontrano il rispetto e perfino l’affetto della popolazione. Sono arrivati stanchi, ma vivissimi, a più di cento fine settimana. Non è la “protezione militare” che protegge i medici, signor Rampoldi. I medici sono protetti quando e in quanto si comportano da medici, al servizio solo dei bisogni di esseri umani sofferenti. Senza distinzioni. Quando si agisce “da medici” – e non da medici “di supporto” ad altre operazioni – la protezione militare non solo è inutile, diventa fattore di rischio. Per noi e per i nostri pazienti. I cartelli “Niente Armi” che stanno alla porta di tutti i nostri ospedali non sono lì per caso. Senza armi intorno, si è più protetti.
Gino Strada».
Questo articolo va letto anche da chi nega – soprattutto tra i medici – le cure a certe categorie di persone, tra cui chi decide di non vaccinarsi, visto che la vaccinazione non è obbligatoria e visto la Costituzione italiana, che tra altro, ripudia la guerra: « L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo» (Art. 11).
«Pregliasco che chiede di non cancellare il Green Pass è lo stesso che non curava i pazienti non vaccinati discriminandoli? Se sì, perché viene ancora intervistato?» (Alex Bazzaro).
Il caso Ovsyanikova…
La journalista dissidente russa Marina Ovsyanikova ha fatto irruzione in diretta televisiva durante Vremya, il principale telegiornale russo sulla Tv di Stato, Channel 1, alle spalle della conduttrice Ekaterina Andreeva urlando “Fermate la guerra!” e mostrando un cartello con su scritto “Non credete alla propaganda! Chi l’ha Visto si impegna in un appello per scoprire “dove l’abbiano portata” dopo il gesto, perché “sui social girano voci” della sua scomparsa.
… e il caso Asange
Appello per il giornalista Julian Assange, cui la Corte Suprema inglese ha appena respinto il ricorso contro l’estradizione negli USA non pervenuto. Qui si può ancora impedire preventivamente che sparisca nelle galere di Biden. Chi vuole può fermare la petizione di Amnesty International [QUI].
Poi, nella stessa giornata la notizia che Marina Ovsyannikova non era per niente scomparsa e che se la cava con una multa: la giornalista russa è libera dopo la protesta in Tv. Ecco, “si è salvata”. Rischiava da una sanzione amministrativa fino a dieci giorni di carcere per aver interrotto una trasmissione di informazione in onda sulla Tv di Stato. Il Tribunale ha fatto sapere che è stata condannata a pagare una multa ed è stata già rilasciata [QUI].
Vedremo se nella democratica Gran Bretagna Assange avrà la stessa “fortuna”.
«Trovai come tutti gli Italiani barbaro il filmato della Tv irachena nel 1991 in cui fecero esprimere il Capitano Cocciolone contro la guerra. È barbaro nello stesso modo continuare a trasmettere “confessioni” e “pentimenti” in lacrime di giovani soldati russi fatti prigionieri» (Franco Bechis). Oltretutto, si tratta di una violazione della Convenzione di Ginevra.
«E pensare che taluni considerano questi soggetti “professionisti”. Quanta pena per loro: non deve essere semplice esercitare continuamente il doppio standard per poter rientrare nei circuiti della gente che questa società considera di successo.
Secondo il mainstream italiano esistono anche i “nazisti per bene”. Basta essere contro Putin per vedere sanati tutti i peccati. Il doppiopesismo del giornalismo nazionale, ben incarnato dall’ipocrisia di Mentana, ha raggiunto il parossismo. Lo stato pietoso dell’informazione mette in pericolo la nostra democrazia?» (Giorgio Bianchi Photojournalist).
I nazisti sono diventanti patrioti; gli interventisti, pacifisti; i mercenari, volontari; i civili, resistenza o terrorismo a seconda della fazione. I colpi di stato sono diventati rivoluzioni colorate; provocazioni belliche e sanzioni, diplomazia; guerre decennali, sanguinose e con migliaia di morti, conflitti a bassa intensità; la guerra è diventata missione di pace; il dialogo e l’equilibrio, una minaccia; il diritto internazionale interpretabile a seconda dei casi. Ormai plasmano le parole come plastilina, riscrivono la realtà di volta in volta, adattandola alle esigenze come fosse il copione di un film non perfettamente riuscito. E molti, inebetiti dalla trama neanche troppo originale, non riescono a staccare gli occhi dallo schermo ingozzandosi di pop corn alla merda. Senza nemmeno accorgersi del sapore, perché gli hanno detto che è cioccolata» (Giorgio Bianchi Photojournalist).
«Voci di cambi importanti negli alti gradi delle forze armate ucraine. A causa della sconfitta nel Donbass, il Presidente Zelensky avrebbe rimosso il Generale Oleksandr Pavlyuk, comandante del fronte dell’Ucraina dell’Est, nominando al suo posto il suo vice, il Generale Moskalev. Altre cause della rimozione di Pavlyuk sarebbero la perdita di Volnovakha, l’accerchiamento di Mariupol e, soprattutto, l’uso non autorizzato del missilistico Tochka-U con testata a grappolo che nel centro di Donetsk ha ucciso ventuno civili» (Giorgio Bianchi Photojournalist).
La Corte Penale Internazionale si è svegliata
«Israele sin dalla sua nascita nel 1948 ha violato oltre 73 risoluzioni ONU e in questi 74 anni si macchiato di crimini di guerra e contro l’umanità. Eppure la Corte Penale Internazionale, ha dormito e fatto sogni sereni, non ha mai mosso un dito per fare chiarezza sulla pulizia etnica che portano avanti i sionisti nei confronti dei Palestinesi da quasi un secolo.
In Donbass sono 8 anni che si sta consumando una tragedia, anche lì c’è un tentativo di pulizia etnica da parte di bande di criminali che apertamente si rifanno al nazismo, e anche in questo caso i sogni della Corte Penale Internazionale non sono stati disturbati.
In Italia sono 2 anni che si viola ogni tipo di diritto e dignità umana, anche qui si stanno commettendo crimini contro l’umanità (con buona pace anche di quelli che inorridiscono davanti a questi paragoni, ma costringere esseri umani ad un trattamento farmacologico sperimentale è un crimine contro l’umanità, così come imbavagliare i bambini), anche in questo caso, la Corte Penale Internazionale, ronfa beatamente.
Fondamentalmente non sento quest’organo da quando era sotto processo Slobodan Milošević, morto in carcere in attesa di sentenza.
Dunque quando si risveglia la Corte Penale Internazionale? Oggi… E vuole condannare la Russia e Putin (notizia sentita poco fa in radio).
Giustizia selettiva, e anche distorta.
Poi quando diciamo che questi organi sono dirette emanazione del potere occidentale e della classe dominante non ci state e sbraitate con la bava alla bocca.
Ho finito gli insulti, le parolacce e anche le bestemmie» (Francesca Quibla – Telegram, 15 marzo 2022).
“Non penso servano bonus complessi che prevedono burocrazia per intervenire subito sui carburanti: basta eliminare più accise possibile, controllare che non ci sia speculazione fissando un massimo di ricarico ed abbassare l’IVA. Intanto per 2 mesi e poi si vede cosa accade” (Guido Crosetto).
Aumento dei prezzi di gas e carburante, la procura di Roma apre un’indagine
Nei giorni scorsi il ministro per la Transizione ecologica Cingolani aveva parlato apertamente di truffa nel caro prezzi sull’energia
La procura di Roma apre un’indagine sull’aumento di bollette, gas e carburante per capire se ci siano gli estremi di speculazioni illecite o truffe. L’ha fatto sapere con una breve nota il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi. L’inchiesta è stata affidata al nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza. Nei giorni scorsi vari esponenti politici, a cominciare dal ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, avevano parlato di truffa da parte delle aziende che avevano aumentato i costi delle forniture senza che quello delle materie prime fosse effettivamente salito (almeno per il momento).
Il Governo svedese abbassa le accise sui carburanti
Il Governo svedese ha presentato al Parlamento un pacchetto di misure di supporto, del valore di 14 miliardi di corone svedesi (circa 1,3 miliardi di euro) per aiutare le famiglie nella contingenza attuale. Il ministro delle finanze Mikael Damberg ha annunciato le misure, che comprendono aiuti diretti alle famiglie che vivono in zone isolate, una riduzione delle accise da giugno ad ottobre e uno schema per la riduzione delle bollette elettriche. La misura, secondo Damberg, è temporanea, ed è affiancata da un ulteriore pacchetto di incentivi per la transizione ai veicoli elettrici.
Europa si avvia verso la Weimarizzazione
«A causa della situazione di vassallaggio in cui versa, l’Europa assomiglia sempre di più all’Ucraina. E non parlo solo della dilagante russofobia. Dopo aver voltato le spalle alla Russia, l’Europa si avvia verso la Weimarizzazione: inflazione, disoccupazione, povertà. Bande di estremisti e criminali in tutti i posti di comando si spartiranno una torta sempre più piccola. Chi potrà emigrerà, un po’ come fanno da anni gli Ucraini.
La Russia invece, superato questo periodo di transizione in cui deve sostituire quello che prima importava dall’Europa, godrà dei benefici offerti dalla de-dollarizzazione e da un orientamento verso Est. Dotata di tutte le risorse di cui ha bisogno, sempre più integrata nello spazio dell’Asia centrale, meridionale e orientale l’economia russa potrà crescere in modo più sano ed equilibrato. Last but not least, anche a Mosca e a San Pietroburgo grazie alla dipartita della quinta colonna filo-occidentale si respirerà un’aria metaforicamente più pulita. Quando il popolo russo è sotto attacco sfodera un’unità impressionante ed esprime un’energia collettiva impensabile in occidente» (Laura Ru).
La Germania rivela il costo dell’embargo sull’energia russa
«Berlino afferma che non può staccare immediatamente la spina al petrolio e al gas russi senza causare povertà di massa nel paese. Il Ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck ha affermato che il taglio delle forniture di energia dalla Russia in questo momento distruggerà l’economia e renderà infelice la vita della gente comune. La dipendenza dai combustibili fossili russi rimane “relativamente alta”, ha detto Habeck all’ARD domenica, 13 marzo 2022.
“Se cambiamo immediatamente il formitore, ci saranno carenze di forniture, persino interruzioni delle forniture, disoccupazione di massa, povertà”, ha avvertito Habeck, aggiungendo che ci saranno “persone che non saranno più in grado di riscaldare le loro case, persone che si esauriranno di benzina”.
“Con carbone, petrolio e persino gas, stiamo passo dopo passo nel processo di renderci indipendenti”, ha osservato il ministro. “Ma non possiamo farlo in un istante. È amaro, e moralmente non è una bella cosa da confessare, ma non possiamo ancora farlo”. Allo stesso tempo, Habeck ha affermato che la Germania ha continuato a diventare più indipendente dall’energia russa.
L’Europa ha subito pressioni per imporre più sanzioni alla Russia in risposta alla sua campagna militare in corso in Ucraina. La Commissione Europea ha dichiarato la scorsa settimana che eliminerà gradualmente la sua dipendenza dal petrolio, dal gas e dal carbone russi entro il 2030, ma, a differenza di Stati Uniti e Regno Unito, si è fermata prima del divieto immediato di importare energia dalla Russia. Funzionari dell’UE hanno affermato che gli Stati membri devono affrontare l’aumento dei prezzi dell’energia e ricostituire le riserve di gas prima dell’inverno» (Laura Ru).
15 marzo 2015 il 19enne cattolico Akash Bahir impedì ad un attentatore suicida l’accesso ad un’affolata chiesa cattolica di Lahore in Pakistan. Oggi Aiuto alla Chiesa che Soffre ricorda il suo sacrificio che evitò la strage dei 2.000 fedeli presenti. Non dimentichiamolo.
Non dimenticare le altre comunità cristiane sofferenti, non solo quella ucraina, per esempio in Armenia. Oggi Alessandro Monteduro ha incontrato l’Ambasciatore armeno presso la Santa Sede, Garen A. Nazarian per pianificare nuovi interventi di Aiuto alla Chiesa che Soffre per il popolo armeno.
Il gas di Aliyev che piace tanto… La popolazione armena di Artsakh/Nagorno-Karabakh, al buio, senza gas e in difficoltà da una settimana – 14 marzo 2022
Papa Francesco: “Guerra in Ucraina dimostra che chi governa le sorti dei popoli non ha ancora recepito la lezione delle tragedie del XX secolo”. “L’economia sia concreta, né liquida né gassosa”. “A volte l’attivismo ci distrugge”
“La guerra in corso in Ucraina dimostra che chi governa le sorti dei popoli non ha ancora recepito la lezione delle tragedie del XX secolo”. Lo ha detto il Papa, ricevendo oggi in udienza i membri dell’associazione “Anima per il sociale nei valori d’impresa”. “Oggi, tenendo l’obiettivo puntato sul bene comune, risulta necessario che la politica e l’economia, in costante dialogo tra loro, si pongano decisamente al servizio della vita, la vita umana e la vita del creato, nostra casa comune”, l’appello iniziale di Francesco: “Non al servizio della non-vita e della morte, come purtroppo succede a volte”, ha aggiunto a braccio. “La grande crisi finanziaria del 2007-2008 avrebbe dovuto spingere in questa direzione”, ha fatto notare il Papa: “Sì, c’è stata una reazione positiva, ma mi pare che sostanzialmente il mondo abbia continuato e continui a essere governato da criteri obsoleti. Per non parlare dell’ambito geopolitico-militare, dove diverse guerre regionali e specialmente la guerra in corso in Ucraina dimostrano che chi governa le sorti dei popoli non ha ancora recepito la lezione delle tragedie del XX secolo”. “Voi, che rappresentate prevalentemente la realtà delle piccole e medie imprese, vi rendete ben conto di quanto sia difficile, in tale contesto, svilupparsi e creare occupazione nel rispetto dei valori etici e della responsabilità sociale”, le parole rivolte ai presenti: “Ma non bisogna scoraggiarsi e rassegnarsi. Qualcuno pensa che i criteri etico-sociali siano come una ‘gabbia’ che mortifica la libertà e la creatività economica. In realtà, è proprio il contrario, o almeno può esserlo. Infatti, se vogliamo che il mondo futuro sia abitabile e degno dell’uomo, bisogna che l’economia sia più libera dal potere della finanza e più creativa nel ricercare forme di produzione orientate a un’ecologia integrale” (SIR).
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