Il quarto giorno del processo a carico del Vescovo emerito di Orán, Mons. Gustavo Zanchetta. Le perizie psicologiche hanno evidenziato che gli accusatori sono credibili
Oggi, 24 febbraio 2022, nel quarto giorno del processo a carico del Vescovo emerito di Orán, Mons. Gustavo Oscar Zanchetta – rinviato a giudizio per il reato di abuso sessuale semplice continuato aggravato per essere stato commesso da un ministro di culto religioso riconosciuto ai danni di due ex seminaristi, GFLG e MC – è stata ascoltata la dichiarazione di una psicologa del Distretto giudiziario di Orán, un amministratore del vescovado, sei ex seminaristi, un collaboratore e diacono della Diocesi e un seminarista.
Le psicologhe del Distretto giudiziario di Orán, Silvia Aguirre e Nadia Miguez, nelle loro deposizioni rese ieri pomeriggio, 23 febbraio, hanno fornito dettagli sulle analisi psicologici che hanno eseguito insieme ad una terza professionista, Rosanna Otaiza, rilevanti per il reato di cui è accusato Zanchetta. I due ex-seminaristi che lo hanno denunciato, hanno testimoniato lunedì scorso, nel primo giorno del processo, e le loro dichiarazioni sono state confermate nei giorni successivi da testimoni oculari dei fatti.
Aguirre ha affermato che GFLG presenta ” indicatori di abuso sessuale”, che durante le interviste ha raccontato situazioni ed esperienze “impreviste e sconcertanti” e che le sue esposizioni sono state “coerenti nel tempo e dei luoghi”. Ha detto che ciò che ha vissuto, gli ha causato “interferenza a livello mentale”. Anche in CM ha osservato “indicatori di abuso sessuale”.
Miguez nella sua relazione ha evidenziato la “vulnerabilità” dei denuncianti e ha ribadito che entrambi presentavano “indicatori di aver subito reati contro l’integrità sessuale”. Ha anche confermato che GFLG è stato vittima di abusi sessuale già quando era bambino: “Ha i sintomi di aver subito una situazione lontana nel tempo e un’altra più vicina”. La psicologa ha sottolineato che GFLG è una persona “vulnerabile” e suscettibile di essere “influenzata da persone che detengono il potere di attaccare la sua integrità sessuale”. Ha riferito che soffre di disturbi alimentari, di aver registrato cambiamenti fisici – aumento di peso – e che era “ansioso e soffriva di insonnia”. Per quanto riguarda CM, ha rimarcato che si evidenziava una “invasione del suo spazio fisico e corporeo”, che le sue risposte erano “assertive e congruenti” e che mostrava una tendenza a stabilire “relazioni asimmetriche, con fattori di rischio”. La psicologa ha affermato: “Non c’è nulla che mi indichi che possano essere stati influenzati da terzi, o che sia stato il prodotto della loro fantasia”.
Ieri pomeriggio ha testimoniato anche Eleonora Naranjo, la psicologa per la difesa, che ha definito Zanchetta una persona “dettagliata, ordinata, meticolosa ed esigente”. Ha affermato che Zanchetta ha “una sana struttura della personalità”, che “non mostra segni nevrotici o tratti di perversione o psicopatia” e che “ha un’identità sessuale adeguata”. Ha aggiunto che i test effettuati hanno rivelato che “si identifica con i poveri e gli indifesi, e non ci sono segni di malattia”. Naranjo, che è psicologa della Congregazione dei “Hermanos Discípulos de Jesús de San Juan Bautista” e professore all’Università Cattolica di Salta, è la stessa professionista che a metà dello scorso anno ha testimoniato a favore del sacerdote Agustín Rosa Torino, rinviato a giudizio per tre denunce di abusi sessuali, per cui è stato condannato a 12 anni di reclusione. Naranjo affermò di non essere a conoscenza dei fatti di cui il sacerdote era accusato e ha sottolineato che uno degli ex denuncianti religiosi – che aveva curato – “favolava”.
Uno dei giudici ha fatto notare a Naranjo, che la sua descrizione di Zanchetta mostrava differenze rispetto a quella fatta da un’altra psicologa che ha lavorato con lei nella perizia. Il magistrato ha fatto questa osservazione perché la sua collega aveva indicato nella sua relazione di aver percepito in Zanchetta aspetti che suggerivano una possibile “identificazione sessuale con persone dello stesso sesso”, ma Naranjo non aveva menzionato nulla al riguardo.
Nella quarta udienza odierna, le diverse testimonianze hanno approfondito ulteriormente i comportamenti di Zanchetta. I testimoni hanno assicurato che Zanchetta, oltre ad avere un gruppo di seminaristi prediletti, avesse una «ossessione speciale» per uno di loro; e che è entrato in crisi quando questo ha lasciato il seminario. Nelle udienze passate, diverse testimonianze hanno sottolineato questa relazione. «I ragazzi hanno detto che era in lutto», ha detto uno dei sacerdoti della denuncia di Zanchetta alla Nunziatura Apostolica. Un ex-seminarista ha affermato che Zanchetta ha inviato lettere d’amore a un suo compagno. «Quando H. ha lasciato il seminario, il vescovo mi ha chiesto di scoprire cosa stesse facendo il mio compagno, cosa stesse pensando», ha dichiarato. Un cancelliere del Vescovado ha affermato di aver fatto il postino: «Sono andato a portargli una lettera quando è uscito dal seminario e lui [l’ex-seminarista] mi ha detto di dire al vescovo che non ero riuscito a trovarlo».
Anche altri ex-seminaristi hanno aggiunto testimonianze sui presunti abusi sessuali di Zanchetta. Un ex-seminarista ha confermato che «il vescovo si è messo le dita in bocca» e che per lui l’atto è stato «un invito al sesso orale».
Il diacono R., uno dei pochi seminaristi che ha potuto terminare gli studi religiosi, ha assicurato, come altri tre testimoni mercoledì, di aver assistito agli abusi contro i suoi ex-compagni di seminario: «Ho visto i suoi abbracci da dietro, e tra una battuta e l’altra sosteneva i genitali». Ha definito Zanchetta un «manipolatore» perché «ha detto che voleva darci quell’affetto che non avevamo mai avuto in casa». Ha anche riferito di aver trovato un giorno l’allora vescovo nella sua stanza: «Dormivo e quando mi sono svegliato Zanchetta era seduto in fondo al letto e sorrideva».
Alle coincidenti testimonianze sulle visite che Zanchetta fece nelle stanze dei seminaristi, si è aggiunta quella dell’ex-seminarista, NA che ha dichiarato di aver visto Zanchetta bighellonare nella sua stanza. Lo stesso testimone ha anche ammesso, vergognandosi, che insieme al vescovo «guardavamo la tv e parlavamo sgarbatamente, vedevamo donne e dicevamo cosa le avremmo fatto». Interrogato sul silenzio che si ripete nelle diverse testimonianze, ha spiegato che «nella Chiesa si parla di obbedienza e lui era il vescovo».
Altri due ex-seminaristi, pur negando di essere stati testimoni diretti dei fatti riferiti, hanno affermato di essere stati bersaglio delle attenzioni di Zanchetta: «Una volta tornato da Roma ha regalato a K. e a me una camicia».
Víctor Ranieri, vecchio collaboratore del Vescovado, «dai tempi di Cargnello», ha affermato di essere stato accusato da Zanchetta. «Mi trattava come un ladro, pensava di essere Dio, era arrogante», ha detto e ha confermato di aver assistito alle richieste di massaggi di Zanchetta.
In mattinata ha testimoniato anche un impiegato amministrativo del Vescovado. «La finestra del mio ufficio dava sul Seminario. Quando partì Don Martin [il Rettore], Zanchetta entrava», ha detto. Ha anche confermato di essere stato incaricato dell’acquisto di bevande alcoliche per i barbecue organizzati da Zanchetta il venerdì. «Ho comprato lo champagne», ha specificato.
L’unica testimonianza a sostegno di Zanchetta è stata quella del parroco RB, che ha adottato la stessa ipotesi che sostiene la difesa di Zanchetta. L’Avvocato Enzo Gianotti, il difensore ufficiale – assistito in ogni udienza dai due avvocati canonisti, Javier Belda Iniesta e Francesco de Angelis – ha affermato che le denunce di abusi fanno parte di un piano orchestrato da tre sacerdoti, gli ex-Vicari generali Martín Alarcón, Gabriel Acevedo e Juan Manzano. I tre sacerdoti, insieme ad altri due noti sacerdoti, denunciarono il comportamento del allora loro superiore alla Nunziatura Apostolica. In seguito Zanchetta fu chiamato in Vaticano. «La lotta tra i genitori la pagano i figli», ha riassunto Zanchetta in un suo comunicato.
Il parroco RB ha dichiarato, che quando Zanchetta ha lasciato il vescovado, è stato escluso: «Ho perso la fiducia in Don Martín, mi ha detto che essendo molto vicino al vescovo, i seminaristi sospettavano di me», ha affermato. Sull’ipotesi della difesa, il sacerdote RB si è detto d’accordo, perché questi sacerdoti «hanno fatto tutta una mossa per demonizzare Monsignor Gustavo e tutto ciò che ha fatto e lasciato nella diocesi». Affermazioni sulle quali il giudice López è tornato: «Cosa ha lasciato? Perché il seminario è stato chiuso dopo questo?». Mentre i procuratori Soledad Filtrín e Pablo Rivero si consultavano sul complotto denunciato, il sacerdote ha detto: «Per potere».
Una delle prime testimonianze di questo giovedì è stata resa dalla terza psicologa del Distretto giudiziario di Orán, Rossana Otaiza, che ha analizzato entrambi gli ex seminaristi MC e GFLG ed è giunto alla stessa conclusione degli altri due esperti, Aguirre e Miguez, secondo cui «le due vittime presentavano segni o indicatori di abuso sessuale». Nel caso di GFLG, ha riferito che ciò che gli è successo quando era seminarista «gli ha fatto ricordare e rivivere la sua esperienza di abusi da bambino». Riguardo a MC, ha sottolineato di aver mostrato una «rigidità difensiva, con l’angoscia di perdere il controllo, si sentiva teso e angosciato». L’abuso sessuale ha generato tra l’altro, ha assicurato, «una grandissima crisi di identità», in relazione alla sua vocazione e ai suoi studi in seminario. Gli ha detto che tutto quello che è successo «ha influito sul suo progetto vocazionale» e che sente che gli anni vissuti in seminario sono stati «anni perduti della sua vita».
Dalle deposizioni delle psicologhe del Distretto giudiziario di Orán risulta che GFLG e MC sono credibili, poiché non hanno individuato in essi tratti di mendacità o di fantasia.
La prossima udienza si svolgerà domani, venerdì 25 febbraio dalle ore 08.30, con il confronto dei testimoni richiesti ieri dall’accusa – originalmente previsto per oggi – e l’audizione dei restanti testimoni.
Originalmente previsto per domani, la corte composta dai giudici María Laura Toledo Zamora, Raúl Fernando López e Héctor Fabián Fayos della Sezione II del Tribunale di Orán emetteranno la sentenza la prossima settimana. L’ultima udienza nel processo a carico di Zanchetta inizierà alle ore 10.15 di giovedì 3 marzo 2022 per la presentazione delle argomentazioni conclusive delle parti, i procuratori Maria Soledad Filtrin Cuezzo e Pablo Rivero per l’accusa e l’avvocato Enzo Giannotti per la difesa.
La presentazione delle argomentazioni conclusive è l’occasione per esprimere al giudice quale dovrebbe essere, a giudizio delle parti, la conclusione cui si dovrebbe giungere dopo aver analizzato i motivi di fatto, di diritto e il corpus di prove, senza che sia possibile a questo punto del processo presentare nuove accuse o richiedere nuove prove. Le argomentazioni conclusive costituiscono l’opportunità procedurale concessa alle parti affinché, se ne hanno, di esprimere le proprie impressioni su quanto accaduto nel corso delle udienze. Se si aprirebbe la possibilità alle parti di utilizzare le argomentazioni conclusive per aggiungere gli addebiti del giudizio o i motivi del ricorso, il giusto processo sarebbe compromesso in quanto l’altra parte o anche i terzi collegati al processo non avrebbero la possibilità di opporsi a queste nuove argomentazioni. Non si può trascurare che il processo è strutturato in modo tale che ogni fase segua una struttura logica volta a garantire i diritti delle parti e a consentire al giudice di prendere una decisione nel merito.
Nel quarto giorno del processo a carico di Zanchetta, il penultimo prima della sentenza che verrà emessa dopo il Carnevale, la giornalista di El Tribuno che fece scoppiare con la sua inchiesta lo “strano caso Zanchetta”, Silvia Noviasky @silviagonn·ha twittato poco prima della mezzanotte un “bilancio” sommario: «Le testimonianze contro Zanchetta includono 3 psicologhe, diversi ex seminaristi che dicono di aver visto gli abusi sessuali e altri che l’hanno sentito. E la Chiesa ad Orán? Contro anche i fedeli che ieri avevano portato dei manifesti e oggi hanno tirato su il morale con la Sacra Famiglia. I cinque fedeli pregano all’angolo del Tribunale, come pregano anche nella sala d’attesa i testimoni, tra cui il conteggio è diverso. La maggior parte sono ex seminaristi che hanno testimoniato contro “il Monse” [come l’imputato viene chiamato ad Orán]. E i sacerdoti? Lì siamo al 50/50. Hanno testimoniato coloro che hanno denunciato Zanchetta alla Nunziatura Apostolica e “hanno messo insieme il piano per una lotta di potere”. A favore si sono dichiarati in due. Anche se domani sicuramente si aggiungerà qualcuno, perché dichiara per iscritto chi lo ha sostituito, Mons. Scozzina e chi l’ha accolto quando ha lasciato Orán, Mons. Stanovnik».
Fonte delle testimonianze: Silvia Noviasky/El Tribuno.
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