La tenerezza della Comunione con le mani giunte – Parte Terza: “Materialità e Preghiera”

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Partecipare alla Messa Vetus Ordo, dove la Comunione è distribuita rigorosamente secondo la legge universale della Chiesa, significa traslare se stessi in una dimensione più alta. Lì dove il sacro si impone senza poter opporre resistenza, la spiritualità si fa incandescente e chiaro si delinea il quadro della situazione attuale e del valore della preghiera, anche personale.

San Giovanni Paolo II sosteneva che “le mani sono il paesaggio del cuore”. Sin da bambini, siamo abituati a tenerle giunte quando si è raccolti in preghiera. L’usanza nasce nel Medioevo, introdotta dai francescani e risale alla liturgia promossa da San Francesco per l’adorazione dell’Eucarestia. La pratica ricalca quella utilizzata dai vassalli di fronte al loro signore. Fu Papa Gregorio IX, protettore dell’Ordine Francescano, a rendere la preghiera manibus junctis una consuetudine. La preghiera a mani giunte consente di accostarsi a Dio col massimo senso di rispetto, “disarmati” davanti al Suo amore. Ricalcando la reccomandatio feudale, il fedele ridimensiona se stesso, riconosce di essere piccolo di fronte alla grandezza sconfinata del Signore ed invoca il Suo aiuto. L’usanza di tenere le mani giunte continua ad essere la preferita dai fedeli che sentono in questo modo di vivere un’esperienza di preghiera più intensa.

Appena giunti alle soglie del XXI secolo, un’ondata di degenerazione travolge le esili speranze a fatica ricostruite sulle macerie della guerra atomica e dell’illusione economica. Crisi del lavoro, dell’economia, della sanità, della santità e della morale. Dolenti interrogativi contraddittori si accavallano nelle menti: “Verso dove?”.

I nostri giorni, spaesati testimoni del crollo di un sogno, si accompagnano al rischio di nuovi, impensabili e temibili conflitti e… l’inferno è già qui. La realtà storica imporrebbe di cavalcare progetti più nobili di quelli attuali, dei quali non c’è certo di che vantarsi. È davvero incredibile constatare come l’uomo possa diventare stupido e crudele. Forse non esiste nessun altro sulla terra capace come lui di anticipare la sua fine e quello che fa un po’ ridere è che si autodistrugge per la paura di morire.

Sicuramente chiunque sarebbe più felice se sapesse di vivere in eterno e senza traumi, e per svelare il mistero della morte, per tentare di sconfiggerlo o dimenticarlo: le religioni si moltiplicano, la scienza impazzisce e l’uomo si fa padrone di castelli e roccaforti dove vivere segretamente infelice. Ma il problema resta ancora lì, malamente celato tra grucce di pellicce e cibi congelati.

E questi corpi, esageratamente disinfettati, comprimono col loro appesantimento morale le più nobili attività umane: i sentimenti soffocano, l’intelligenza si omologa, la fantasia mai usata si esaurisce, la spiritualità si contrae e si paralizza. Signori, il caos è servito!

Credere di possedere un’anima è per l’uomo comune, compreso l’attuale, un’impresa ardua, dato che si tratta di un fenomeno non immediatamente sperimentabile, ma credere o non credere è la stessa cosa, se entrambe le condizioni vengono assunte a priori. Molto meglio però è, e sarebbe, affermare dopo aver sperimentato.

La realtà del momento, peggiore di quella di tanti altri che ci hanno preceduto, dimostra che non è così facile vivere amputando: fede e spiritualità. Certi problemi si aggravano, altri potrebbero non risolversi mai o trovare tardi una soluzione.

Il corpo è solo la parte più appariscente della creatura umana ed è il luogo dell’attività spirituale ed intellettiva. Spirito e materia, giorno e notte, e checché se ne dica: maschio e femmina, sono categorie di opposti attraverso cui la vita si manifesta e infallibili binomi che ne consentono la continuità. Da questa legge inviolabile nulla e nessuno può essere escluso una volta intrapreso il ciclo della vita, salvo ricorrere e tramare deliranti alternative velenose. Anzi, tutto nel mondo sembra trovare nel suo contrario la prova della sua esistenza ed i contorni esatti della propria identità.

La spiritualità è l’essenza delle cose: il luogo immateriale, permanente e immutabile in cui gli opposti si conciliano, dando luogo alla perfezione. La spiritualità è quella parte interiore dell’uomo, accessoriata a renderlo puro, divino, eterno e capace di mettere ordine nella sua vita e di darle un senso, anche quando si fa così dura, da diventare insopportabile. La preghiera e la meditazione sono mezzi che permettono la conoscenza della propria essenza e di attingere al suo inesauribile potere, tutte le volte che se ne ha bisogno: sempre.

A volte pregando si ha l’impressione di sconfinare nell’immateriale. La sensazione può essere così forte da spaventare, ma superato il momento dello stupore non si può che trarre gran vantaggio dall’avvenuta unione dell’uomo all’infinito, sua parte integrante. La preghiera permette di conoscere il Mistero che sta alla base dell’esistenza e l’amore e il rispetto fortissimo che l’uomo è tenuto a provare per il Creatore di tutte le cose, per se stesso e per gli altri, quali maglie della catena della vita, che trova nell’esistenza umana la massima occasione per manifestarsi. La preghiera è l’appuntamento quotidiano con la propria coscienza, la finestra che si apre sull’oscurità innata, illuminando la strada che porta alla realizzazione di se stessi, escludendo a priori gli istintivi ingranaggi dell’egoismo, sempre fallimentari. Così, giorno dopo giorno, la vita diventa più semplice ed armoniosa e più forte l’amore è il rispetto per la vita stessa. L’uomo senza preghiera è come acqua chiusa in bottiglia: schiavo della propria corruttibilità, impotenza e irritabilità. Ostacoli di carattere e di temperamento, false opinioni su se stesso, paura della propria imperfezione e del giudizio altrui lo rendono incapace di vivere la vita in pienezza e leggerezza.

La preghiera, esperienza di santità, quale unione della volontà divina ed umana, motivo per cui teniamo le mani giunte pregando, permette di riportare continue vittorie sulle personali debolezze, dato che spinge ad accettare la vita e i suoi fenomeni nella totalità della loro transitorietà, riducendo al minimo, spesso azzerandola, l’ossessiva oscillazione tra inferno ed estasi, tra condanna ed auto-esaltazione.

La Meditazione è un’arma che si scaglia prepotentemente contro la parte malata di noi stessi facendoci crescere in forza, coraggio e saggezza. Un elevato livello spirituale aiuta a colorare la realtà, a individuare, di volta, in volta, l’azione più esatta da compiere anche illuminandoci sulle conseguenze delle nostre azioni. Come è se tutto ciò possa accadere va compreso sperimentandolo di persona, ma evitando di compiere un errore sull’altro la vita comincia ad assumere l’aspetto in cui ci troviamo più a nostro agio e diventiamo artefici responsabili, consapevoli e collaborativi del nostro miglior destino, anche fosse a tratti doloroso.

Infine la preghiera permette di conquistare l’eternità, luogo di beatitudine al quale tutti aspiriamo. Essa alimenta e tiene in vita l’interiorità umana che non passa: l’anima. Unico bene che ci sarà concesso di ereditare, quando la vita riterrà più opportuna la nostra presenza altrove.

In ogni istante della nostra vita, è molto bello avere confidenza con l’anima propria: luogo del Tesoro Permanente. Sperimentarlo ed attingerne non ha pari. E se il mondo così come è diventato ci fa orrore è perché, lentamente da decenni, abbiamo cominciato a percorrere nei pensieri e negli atti la via dell‘oblio della Fede e della preghiera. Di fatto, attualmente individui e moltitudini subiscono lo scotto di vedere in esilio bellezza, giustizia e verità: sempre assenti dove è assente Dio. E c’è fila continua nello sportello di adesione e sottomissione al Male. Davvero non si capisce il motivo dell’elevato numero di adepti che sta racimolando il maligno, visto che offre il supplizio eterno come ricompensa.

Dio Creatore e Salvatore, invece, è stato sfrattato da ogni ambito delle attività umane, dai cuori e ultimamente anche dalle chiese, che sembra diventato il luogo meno adatto per adorarLo e dove sta diventando assolutamente vietato mostrarsi troppo affascinati da Gesù Cristo. E questo è straordinariamente inquietante. Sopportabile solo per il fatto che il buon Dio nella Sua infinita Misericordia ci ha lentamente preparato a questo che sembra incredibile, ma che noi raccontiamo lo stesso, perché purtroppo è vero.

Evidentemente nelle chiese e fuori di esse, c’è qualcuno che si è messo in competizione con Dio Trino, approfittando del fatto che il Bene avanza a passo di lumaca e dimenticando che alla fine, proprio Egli trionferà. Chi si mette contro di Lui, infatti, è astuto come un uovo che volesse andare in guerra contro le pietre. La cosa che ci tranquillizza è che salvezza e dannazione sono fatti individuali e non dipendono dall’esterno. Dio Fonte di vita abita e suggerisce dal cuore tutto quello che alla creatura è necessario in termini di necessità spirituali e materiali. A questo serve la preghiera. Ad ascoltarlo. Ascoltarlo alimenta la fede. E la fede salva.

Dio benedica, protegga e confermi quei sacerdoti e quelle chiese dove l’esercizio della preghiera, della Meditazione e della conoscenza delle cose sante è ancora testata d’angolo e benedica noi che impugnata l’arma per questo secolo: la corona del Santo Rosario, così insistentemente richiesta da Nostra Signora a Lourdes e a Fatima, restiamo saldi nella fede. Amen.

Cordialmente in Gesù e Maria.

Veronica Cireneo

Articoli precedenti

La tenerezza della Comunione con le mani giunte – Parte Prima: “Com’era, come sta diventando e la Comunione Spirituale” – 24 settembre 2021
La tenerezza della Comunione con le mani giunte – Parte Seconda: “È volontà di Dio” – 2 febbraio 2022

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