Decisione del Consiglio di Stato contro l’interesse dei cittadini: conferma la sciagurata “cura Speranza” con paracetamolo e vigile attesa. Canis canem non est

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Condividiamo l’articolo da Nicolaporro.it e introdotto con il commento da Il Nuovo Arengario in riferimento all’incredibile decreto monocratico emesso dal neo presidente del Consiglio di Stato, Franco Frattini a difesa del #brancodibalordi che ci “governa”, contro l’interesse dei cittadini. Canis canem non est, che in italiano si dice cane non mangia cane. Sarebbe un proverbio, ma traslato significa che i farabutti non vanno l’uno contro l’altro.

Oscenità sfrontata. Paracetamolo e vigile attesa: incredibile decreto del Consiglio di Stato
Il Nuovo Arengario, 20 gennaio 2022


Nello schifo quotidiano in cui viviamo, ecco un altro scandaloso esempio di “Potere” usato nel modo più deteriore, per salvare la faccia di un “amico degli amici”. Chi ancora coltivi qualche pia illusione sulla “divisione dei poteri” (esecutivo-legislativo-giudiziario), rifletta su quanto è accaduto. Riprendiamo questa notizia dal sito Nicolaporro.it e ci scusiamo con le prostitute, i ladri e i truffatori, che tante volte abbiamo offeso, paragonandoli agli individui che ci governano. Queste vilipese categorie sono formate da individui che, al paragone della nostra “classe dirigente”, sono specchi di moralità. Buona lettura a tutti.

Blitz di Frattini per salvare Speranza
Paracetamolo e vigile attesa: incredibile decreto del Consiglio di Stato
Nicolaporro.it, 20 gennaio 2022


Se a Roma c’è un giudice, dev’essercene anche un altro che annulla il lavoro del precedente.

Ha quasi dell’incredibile, la storia della sentenza del Tar Lazio [*], che alcuni giorni fa aveva sospeso il famoso protocollo Speranza, quello basato su “paracetamolo e vigile attesa” e che, si leggeva nel dispositivo, “anziché dare indicazioni valide sulle terapie da adottare a domicilio”, riporta “un lungo elenco delle terapie da non adottare”. Ponendosi così “in contrasto con l’attività professionale così come demandata al medico nei termini indicati dalla scienza e dalla deontologia”: compito del dottore, infatti, non è mettere in standby il paziente, bensì “agire secondo scienza e coscienza, assumendosi la responsabilità circa l’esito della terapia prescritta quale conseguenza della professionalità e del titolo specialistico acquisito”. Insomma, per i giudici amministrativi di primo grado, il protocollo Speranza impediva ai medici di fare i medici e ai pazienti di curarsi.

Fin qui, tutto bene. Il ministro aveva fatto l’ennesima figuraccia e, soprattutto, giustizia sembrava fatta. E invece… E invece, ieri, nientepopodimeno che con “decreto monocratico”, il presidente del Consiglio di Stato (l’organo amministrativo d’appello), l’appena nominato Franco Frattini, ha sospeso la sentenza del Tar del Lazio. Il motivo? Reggetevi forte: le linee guida del dicastero, contenute nella circolare sulle terapie domiciliari, erano solo “raccomandazioni” e non “prescrizioni vincolanti”. Come dire: se i dottori avevano tanto a cuore la salute dei pazienti, potevano anche bellamente fregarsene e agire di conseguenza.

In effetti, qualcuno l’ha fatto. Ed è grazie a questi pochi coraggiosi, che abbiamo capito anche in Italia che il Covid è curabile, che esistono trattamenti efficaci, che, soprattutto prima dell’arrivo dei vaccini, ma anche ora, come strumento complementare di lotta contro la malattia, si sarebbe potuta evitare un’ecatombe. Tuttavia, non tutti sono eroi. Non tutti hanno la forza di remare controcorrente, attirandosi talora calunnie da parte dei colleghi e incappando nell’ostracismo delle autorità, o magari rischiando la sospensione dall’Ordine, come il dottor Geraldo Torre, l’uomo che ha curato a casa 3.000 pazienti e che è finito alla sbarra, dinanzi agli altri medici, per non aver “rispettato le disposizioni previste dal protocollo nazionale in materia di cura della patologia Covid-19” [QUI]. Ma come? Non s’era detto che quel regolamento non conteneva “prescrizioni vincolanti”?

Fatto sta che esso ha prodotto conseguenze nefande per un numero indefinito e sicuramente enorme di malati. I camici bianchi meno audaci, o che semplicemente si sono fidati dell’autorità competente, lo hanno seguito pedissequamente. Molti nostri concittadini, che si potevano salvare con un trattamento precoce tutto sommato semplice e poco dispendioso, non ci sono più. E il Consiglio di Stato che fa? A tempo di record, soccorre Speranza e sospende la sentenza dei magistrati di primo grado.

Uno dei cardini della democrazia liberale è il principio dei pesi e contrappesi istituzionali. Ecco: ora il piattino pende mostruosamente a favore dell’arbitrio sconsiderato e mortifero dei governi in carica. Chi ha voglia di riequilibrare un po’ la bilancia?

[*] Covid-19: il Tar del Lazio annulla la circolare ministero sulla “vigilante attesa”. Accolto il ricorso del Comitato Cura Domiciliare Covid-19
ANSA, 15 gennaio 2022

Il contenuto della nota ministeriale con la quale, in merito alla gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2, si prevede una “vigilante attesa” e la somministrazione di Fans e Paracetamolo, “si pone in contrasto con l’attività professionale così come demandata al medico nei termini indicati dalla scienza e dalla deontologia professionale”.
Così il Tar del Lazio in una sentenza con la quale ha accolto un ricorso del Comitato Cura Domiciliare Covid-19.Il Tar annulla la Circolare nella parte in cui prevede la “vigilante attesa” nei primi giorni della malattia e pone indicazioni di non utilizzo di farmaci.
Il ricorso è firmato dal presidente e avvocato Erich Grimaldi e dall’avvocato Valentina Piraino. Si annulla quindi la Circolare del Ministero della Salute aggiornata al 26 aprile 2021, nella parte in cui, oltre a prevedere la “vigilante attesa” nei primi giorni d’insorgenza della malattia, pone anche indicazioni di non utilizzo di tutti i farmaci generalmente utilizzati dai
medici di medicina generale per i pazienti affetti da Covid.
Per il Tar, “in disparte la validità giuridica di tali prescrizioni, è onere imprescindibile di ogni sanitario di agire secondo scienza e coscienza, assumendosi la responsabilità circa l’esito della terapia prescritta quale conseguenza della professionalità e del titolo specialistico acquisito. La prescrizione dell’AIFA, come mutuata dal Ministero della Salute, contrasta, pertanto, con la richiesta professionalità del medico e con la sua deontologia professionale, imponendo, anzi impedendo l’utilizzo di terapie da questi ultimi eventualmente ritenute idonee ed efficaci al contrasto con la malattia COVID-19 come avviene per ogni attività terapeutica”.
La conclusione è che “il contenuto della nota ministeriale, imponendo ai medici puntuali e vincolanti scelte terapeutiche, si pone in contrasto con l’attività professionale così come demandata al medico dalla scienza e deontologia professionale”.
“Finalmente un punto fermo a una battaglia che portiamo avanti da due anni, è la fine della vigile attesa – ha commentato l’avvocato Grimaldi – per dimostrare che le linee guida ministeriali fossero di fatto uno strumento per vincolare i medici di medicina generale alle eventuali responsabilità che derivano dalla scelta terapeutica. Il Governo, andando a vincolare i medici, ha di fatto privato i cittadini delle cure domiciliari precoci, paralizzando la sanità territoriale, e portato al collasso il sistema ospedaliero, con le drammatiche conseguenze che migliaia di famiglie conoscono purtroppo molto bene”. “Le scelte terapeutiche sono da sempre un dovere e un diritto dei medici, eppure chi ha curato a casa è stato ingiustamente bistrattato e accusato più volte di agire in malafede – ha aggiunto la portavoce di CDC-19, Valentina Rigano – invece di ascoltare e recepire le costanti richieste di collaborazione che abbiamo più volte proposto al Ministero, per trovare una soluzione comune all’emergenza, chi ha preso decisioni ha ignorato le capacità e l’esperienza di migliaia di medici. Questa decisione cristallizza una volta per tutte quale sia il ruolo del medico di medicina generale, ovvero agire e non lasciare i malati Covid ad attendere l’evolversi della malattia”.

* * *

Mentre in Italia il Consiglio di Stato sospende la sentenza con cui il Tar del Lazio aveva annullato la circolare sulle terapie domiciliari nella parte della vigile attesa e trattamento con paracetamolo, l’Inghilterra abolisce le restrizioni. Il Primo ministro inglese Boris Johnson dice basta a Green Pass e mascherine obbligatorie.

Bye Bye restrizioni: Boris Johnson cancella il green pass
Il Premier inglese annuncia: basta Green Pass (già a minimi) e niente mascherine
Nicolaporro.it, 19 gennaio 2022


“Here we are”, direbbero gli inglesi. “Ci siamo”. Il tanto criticato Boris Johnson si appresta a ridurre le restrizioni anticovid. L’annuncio è chiaro: in Inghilterra non solo non sarà più obbligatorio esibire il lasciapassare alias green pass, ma si potrà addirittura smettere di indossare la mascherina e tornare finalmente a respirare. La notizia era nell’aria già da diversi giorni ma stamattina è stato proprio il primo ministro a spiegarlo alla camera dei Comuni.

La variante Omicron del nuovo coronavirus “è in ritirata”, ha spiegato il ministro della Salute Sajid Javid: il tasso di mortalità infatti è “in forte calo” e i ricoveri in terapia intensiva sono “tornati agli stessi livelli dello scorso luglio”. E così, come è normale che fosse in un Paese in cui il concetto di libertà è saldamente radicato nel cuore e nella testa delle persone, il green pass ha avuto una vita davvero breve. Lasciapassare che – è doveroso ricordarlo – non aveva nulla a che vedere con il pass sanitario italiano, ma doveva essere esibito solamente in alcuni casi specifici, come ad esempio i grandi eventi pubblici.

Mentre noi italiani dovremo mostrare il QR code personale anche per andare dal tabaccaio e nel tragitto saremo costretti a respirare l’aria stantia nella nostra fantastica Ffp2 colorata, sarà bello pensare che, oltre Manica, ci sono persone che non devono più sopportare le nostre pene.

“Rip it out”, aveva titolato recentemente un noto giornale conservatore. “Stracciatelo”. E così è stato. Il green pass sarà solo un ricordo. Così come le mascherine che non serviranno più nemmeno al chiuso. Il folle obbligo di portarle all’aperto da quelle parti non vigeva, ça va sans dire. Novità anche per lo smart working, a quanto pare, per cui viene meno la raccomandazione alle aziende di incentivarlo.

In Inghilterra, si torna alla normalità, dunque. E – ahinoi – non è l’unico paese ad andare in questa direzione. Solo l’Italia rimane così saldamente arroccata sulle sue posizioni liberticide, tra restrizioni di ogni genere e stati di emergenza infiniti. Ai rigoristi allora non resta, come al solito, che gufare la povera Inghilterra nella speranza che il governo torni presto sui suoi passi e prenda esempio da noi. Dal paese che – siamo ironici – ha “gestito al meglio la pandemia”. Perché – come disse Mattarella rivolgendosi a Johnson che aveva osato criticarci – “noi abbiamo a cuore la libertà ma anche la serietà”.

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