Torna il giallo Orlandi. Giancarlo Capaldo: «Dal Vaticano ci fu disponibilità a trovare il corpo». La famiglia di Emanuela chiede alla magistratura vaticana di riaprire il caso e di sentire l’ex magistrato

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Torna il giallo Orlandi. Giancarlo Capaldo: «Dal Vaticano ci fu disponibilità a trovare il corpo». La famiglia di Emanuela chiede alla magistratura vaticana di riaprire il caso e di sentire l’ex magistrato.

«C’è un libro, si chiama “La ragazza scomparsa”, scritto da Giancarlo Capaldo, ex magistrato, e ispirato al caso di Emanuela Orlandi, svanita nel nulla nel 1983. Nei giorni scorsi, così come era stato già chiesto nel 2017, il legale della famiglia della quindicenne all’epoca dei fatti, ha depositato una istanza in Vaticano in cui si chiede di sentire “con urgenza” l’ex magistrato autore del libro. Capaldo, dal 2009, ha seguito per quattro anni il caso nelle vesti di magistrato alla procura di Roma. “Chiediamo che venga ascoltato in merito alle dichiarazioni, che noi riteniamo gravissime, fatte da Capaldo in occasione della presentazione del suo libro – ha detto all’Adnkronos l’avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia -. In quelle dichiarazioni si è fatto riferimento ad alti funzionari dello Stato Vaticano che si sarebbero resi disponibili per trovare una soluzione per il ritrovamento del corpo di Emanuela. Vorremmo sapere chi sono queste persone, a che titolo parlavano e soprattutto chi le aveva mandate e come facevano ad avere informazioni sui suoi resti. L’indagine”, ricorda la Sgrò, “è ancora aperta e questo aspetto merita di essere chiarito”» (Libero Quotidiano, 26 novembre 2021).

La storia umana è piena di misteri, composti di fatti ed eventi famosi e non che sono a prima vista incomprensibili. Ma poi con il tempo vengono alla luce elementi che permettono di capire le cause di quanto accaduto e risolvere i casi. Invece, ce ne sono altri che nonostante le ricerche, le analisi e gli approfondimenti sviluppati nel corso del tempo rimangono misteri incomprensibili e per questo inquietanti, talvolta terribili, che sembrano sfidare le leggi della fisica, della logica e della razionalità. E finché un mistero resta tale, il giallo costruito sopra continua a riproporsi ad intervalli regolari. Finché non arriva un elefante, che sfonda il mura di omertà e di segreti, che fa sgretolare il mistero e risolve l’arcano.

«(…) sarà un altro di quei piccoli calci. Che, per l’appunto perché piccoli, sono i più fastidiosi e prima o poi porteranno qualcuno ad averne abbastanza e a tirar fuori l’unico, vero fascicolo che conta. Quello che può portare verità e giustizia» (Ugo Barbàra, 10 aprile 2019).

Il manifesto affisso sui muri delle strade di Roma dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi il 22 giugno 1983, con il numero telefonico del Vaticano.

Potrebbe essere pure vero, che nel giallo intorno a Emanuela Orlandi, scomparsa nel nulla a Roma il 22 giugno 1983, all’età di 15 anni, è arrivata la (ennesima) svolta “storica”, con la frase di Giancarlo Capaldo: «il Vaticano si disse disponibile a ritrovare il corpo della ragazza»? O sarà soltanto un elefante che sfonda il muro come nel murales? Intanto, l’ex magistrato Giancarlo Capaldo ha rivelato quel elemento nel corso della presentazione del suo nuovo libro, ispirato proprio ad uno dei più oscuri e irrisolti gialli d’Italia, dal titolo La ragazza scomparsa (Chiarelettere 2021, 192 pagine). Sempre sperando che non finisca come nel caso della “patacca” (parola di del presunto dossier sul “caso Orlandi” di Emiliano Fittipaldi nel settembre del 2017 [*].

Poi, come scrisse Ugo Barbàra il 10 aprile 2019 nel suo articolo “La tentazione di credere alle svolte nel caso Orlandi” per AGI, in occasione della “ennesima segnalazione sulla scomparsa di Emanuela”, che “non crea più nemmeno illusioni”: “All’idea di una nuova svolta si deve credere, ma non si deve cedere” [**].

Magistrato ora in pensione, Giancarlo Capaldo è stato responsabile della Direzione distrettuale antimafia di Roma e del pool antiterrorismo. È stato titolare di importanti indagini sull’eversione nera, i desaparecidos dell’America Latina, la banda della Magliana, gli scandali della P3 e quelli di Finmeccanica e Telecom-Fastweb, nonché del sequestro di Emanuela Orlandi. Con una grande passione per la scrittura, è autore, oltre di numerosi saggi, del libro Roma mafiosa. Cronache dell’assalto criminale allo Stato (Fazi Editore 2013) in cui, partendo da un’interpretazione delle stragi del 1992-1993 narra delle mafie insediatesi a Roma. Inoltre, ha pubblicato I delitti di via Margutta (Chiarelettere 2020).

Da Procuratore aggiunto di Roma, Capaldo era stato titolare dell’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, dal 2009 per quattro anni, fino a che questa non venne avocata a sé dall’allora Procuratore Capo Giuseppe Pignatone (oggi Presidente del Tribunale vaticano), che poi ne chiese l’archiviazione insieme ai pm Simona Maisto e Ilaria Calò, accolta infine dal Gip Giovanni Giorgianni.

Nonostante l’archiviazione chiesta (e ottenuta) dall’allora Procuratore Capo di Roma Giuseppe Pignatone, la Verità è ancora in camino, mentre lui adesso è il Presidente del Tribunale vaticano.

«Il Vaticano mi chiese un incontro, che aveva come oggetto la richiesta di trovare un sistema per non mantenere l’attenzione della stampa in modo negativo sul Vaticano. In quell’occasione, chiesi la possibilità del rinvenimento del corpo di Emanuela Orlandi o almeno di sapere, di conoscere la sua fine. Si mostrarono disponibili, e mi dissero “le faremo sapere”», ha spiegato Capaldo. «Feci quella richiesta perché sapevo che conoscere la verità toglie il tormento alla famiglia, lo sapevo per esperienza. Quello che non accettiamo infatti non è la morte, ma di non conoscere cosa sia accaduto ai nostri cari. Loro si resero disponibili a fare ogni sforzo possibile, ammettendo dunque che fosse una soluzione percorribile». Capaldo ha aggiunto: «C’è stato un momento storico in cui il Vaticano, che fino ad allora aveva scelto la strada di rimandare alle calende greche la conoscenza di tutta la vicenda, ha usato un’altra strategia: quella di fare alcune azioni verso la possibilità di permettere alla famiglia di riabbracciare le spoglie di Emanuela». Un’apertura che per Capaldo e durata circa un mese, ed è intercorsa «proprio nel momento che mi ha visto protagonista».

Puntuale la reazione dell’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò: «Intendiamo rivolgerci immediatamente all’autorità giudiziaria vaticana, per chiedere chiarimenti dopo le rivelazioni del magistrato Giancarlo Capaldo, al fine di conoscere a che titolo è avvenuto questo incontro, chi erano gli interlocutori, a che titolo parlavano». L’avvocato Sgrò ha aggiunto: «Ci attiveremo subito, erano anni che aspettavamo questo momento. Dopo 38 anni, la famiglia ha diritto di sapere la verità».

Nell’istanza depositata il 22 novembre scorso presso il Tribunale vaticano, la famiglia Orlandi chiede che l’ex magistrato Capaldo, oggi scrittore, venga convocato «con la massima urgenza», «affinché spieghi chi siano gli interlocutori definiti “alti prelati” che ha incontrato, quale sia stato l’effettivo tenore delle conversazioni intercorse e quali persone siano state coinvolte in questa presunta “trattativa”», alcuni aspetti della vicenda dei quali ha parlato durante la presentazione del suo libro La ragazza scomparsa.

Nell’istanza al Tribunale vaticano, l’avvocato Laura Sgrò scrive che «in data 17 novembre 2021, il dottor Giancarlo Capaldo, nell’occasione della presentazione del suo ultimo romanzo, “La ragazza scomparsa”, ispirato alla vicenda di Emanuela Orlandi, ha rilasciato ai giornalisti presenti, Andrea Purgatori e Francesco Paolo del Re, dichiarazioni gravissime del seguente tenore: “Il Vaticano mi chiese un incontro, che aveva come oggetto la richiesta di trovare un sistema per non mantenere l’attenzione della stampa in modo negativo sul Vaticano. In quella occasione, chiesi la possibilità del rinvenimento del corpo di Emanuela Orlandi o almeno di sapere, di conoscere la sua fine. Si mostrano disponibili e mi dissero: ‘Le faremo sapere'”». Quindi: «Tale ultima dichiarazione lasciò intendere al magistrato che i suoi interlocutori fossero a conoscenza di dove fossero i resti di Emanuela. Ad un successivo incontro, gli interlocutori avrebbero detto al magistrato: “Va bene”. Il dottor Capaldo ha riferito, sempre nel corso della presentazione, di una interlocuzione con alti vertici vaticani durata circa due mesi, avvenuta poco prima dell’apertura e della traslazione della tomba di Enrico De Pedis, detto Renatino, noto esponente della Banda della Magliana, inspiegabilmente sepolto nella cripta della chiesa di Sant’Apollinare. Tale ultimo avvenimento è del giugno 2012».

Descrizione dell’editore di La ragazza scomparsa

«”Chi tocca il Vaticano a volte muore, è accaduto perfino ai papi”.

Quando la realtà più cruda diventa romanzo. Dopo il successo de I delitti di via Margutta, il nuovo noir di Giancarlo Capaldo che racconta il fascino sordido e i vizi indicibili e sconosciuti della Città Eterna. Dalla penna del magistrato che ha indagato sul Vaticano, sulla banda della Magliana, su Emanuela Orlandi e su alcuni tra i più grossi scandali che hanno coinvolto prelati, magistrati, agenti segreti, politici e finanzieri.

Questa volta la missione sembra davvero impossibile. Il principe Gian Maria Ildebrando del Monte di Tarquinia e la moglie Gloria, insieme al loro fido maggiordomo inglese Oliver, dovranno districare un intrigo internazionale legato allo Ior, la banca del Vaticano, e si imbatteranno nella scomparsa a Roma di una giovane ragazza di sedici anni, Eloisa. Tutto ha inizio da un misterioso conto corrente di imponente consistenza, aperto presso la banca vaticana e denominato Alea iacta est, che Anna Chiara, amica della principessa Gloria, ha ricevuto in eredità dal marito Adolfo Marcucci, finanziere intimo di papi e cardinali, personaggio chiave per gli equilibri all’interno delle mura leonine. Il terzetto, già protagonista de I delitti di via Margutta, si mette sulle tracce del conto sottratto all’amica dei principi e interpella Luciano, l’uomo che custodisce i più reconditi segreti di numerosi notabili in Italia e all’estero. Luciano però mette subito in guardia i principi: è materia che scotta, può essere pericoloso cercare la verità. La soluzione, tanto anelata quanto inattesa, è anche la chiave giusta per far luce su una storia tragica, ma molto importante, che rischia di macchiare per sempre l’immagine del Vaticano; una storia che si snoda tra ragioni di Stato, interessi privati e vizi disonorevoli, e coinvolge anime candide, eminenti cardinali e boss criminali. Anche questa volta i principi riceveranno aiuto dall’Anonimo, ora divenuto papa con il nome di Giovanni Paolo III, a cui spetta di contemperare le ragioni della Storia e le ragioni di Dio. L’avvincente romanzo di Capaldo, sostenuto da uno stile ironico e tagliente, sembra suggerirci che là dove, per incapacità, impossibilità o dolo, non arriva la verità giudiziaria, può intervenire la ricostruzione romanzesca, che talvolta tanto romanzesca non è» (Chiaralettere).

In “La ragazza scomparsa” di Giancarlo Capaldo i segreti del sequestro Orlandi
Un giallo che si snoda fra le maglie oscure della Città Eterna, tra prelati, massoni, finanzieri e politici
Adnkronos, 18 novembre 2021


“L’immagine di una donna nuda in copertina sintetizza efficacemente qualcosa di sregolato, di profondamente o tendenzialmente perverso che è proprio quello che la storia riserva”. Giancarlo Capaldo descrive così la copertina del suo secondo romanzo, ‘La ragazza scomparsa’, che esce per Chiarelettere e racconta, sotto forma di finzione, la vera storia del rapimento e dell’uccisione di Emanuela Orlandi. Il libro fuoriesce dalla penna dello stesso magistrato che indagò sulla vicenda, riannodando i fili degli intrighi tra Vaticano, banda della Magliana, finanzieri, massoni, politici e alti prelati.

“È un romanzo -spiega l’autore- e racconta più storie che si collegano tra loro. Una è quella di Emanuela Orlandi, che però non è una storia romanzata: io mi ci sono dedicato per quattro anni professionalmente. È una storia che non solo ha segnato la mia vita professionale, ma anche la mia vita di uomo”, spiega Capaldo, che si occupò della tragica vicenda per ben quattro anni, a partire dal 2009. “È una storia che mi sono sentito in dovere di scrivere perché, come è noto, il processo è terminato con un’archiviazione che mi ha visto in opposizione. Sentivo il dovere morale di raccontare il perché della storia”.

Un’ambientazione affascinante, quella delle stanze della nobiltà romana, di cui vengono svelati tic, vizi e debolezze per mezzo di uno stile tagliente e ironico e personaggi curiosi, un po’ alla Holmes e Maigret. L’autore è abile nell’affidare alla finzione romanzesca vicende reali rimaste ancora, dopo 38 anni, prive di verità giudiziaria. “Cerco di raccontare alcuni motivi che hanno determinato l’impossibilità e la paura di raccontare la verità”, spiega Capaldo. Questa storia “cerca di percorrere le vicende della ragazza e di rispondere agli interrogativi che la magistratura e i giornalisti si sono posti in tutti questi anni, per cercare di venire a capo di una verità che è particolarmente inquietante”, dice il pm. Che aggiunge: “È un libro scritto non con lo stile giuridico del magistrato: qui è confluito il mio lavoro non tecnico, le mie convinzioni profonde. È il racconto di una verità”.

In Italia scompare un bambino ogni 48 ore e 4 su 5 non vengono ritrovati

Secondo i dati pubblicati da SOS Il Telefono Azzurro Onlus in occasione della “Giornata internazionale per i bambini scomparsi” nel 2018, ogni due giorni in Italia sparisce un bambino e purtroppo, quattro su cinque non fanno più ritorno a casa dalle loro famiglie, facendo perdere le loro tracce per sempre. Secondo i dati pubblicati da SOS Il Telefono Azzurro Onlus, in occasione della “Giornata internazionale per i bambini scomparsi”, su 177 casi gestiti nel 2017, soltanto il 16,9% si risolve in maniera positiva. Un dato che tradotto in parole povere ha un significato drammatico: circa 147 minori nell’ultimo anno sono morti o sono stati rapiti, per finire, spesso e volentieri, nei circuiti dello sfruttamento sessuale e del lavoro minorile. Un numero che potrebbe essere ancora più grande se si tiene conto dei casi che non vengono in alcun modo segnalati alle autorità.

Sono 8 milioni i bambini che scompaiono ogni anno, vale a dire 22.000 bambini al giorno in tutto il mondo. Sono i dati diffusi da Telefono Azzurro in occasione dell’odierna Giornata Internazionale dei bambini scomparsi, che dal 25 maggio 2009 gestisce in collaborazione con il Ministero dell’Interno e le Forze dell’Ordine il numero unico europeo 116.000, attivo 24 su 24.

Attraverso il servizio 116.000 l’associazione si è occupata, nel decennio prima del 2018, di 1125 casi di bambini spariti perché fuggiti di casa o da un istituto, o perché rapiti o sottratti da un genitore. Il 2017 è stato uno degli anni più drammatici dall’attivazione del servizio, con 3,5 denunce a settimana. Il 64,5% delle segnalazioni riguardano la scomparsa di minori non accompagnati, giunti in Italia per sfuggire a povertà, guerra e situazioni d’emergenza. La fuga da casa, ovvero i casi di minori e adolescenti fuggiti da contesti familiari caratterizzati da abuso e violenza, ha un’incidenza del 12,4% e rappresenta la seconda causa di sparizione. A livello territoriale il Lazio è la Regione più problematica: da sola raggiunge quasi un quarto del totale dei casi (23,3%), seguita dalla Lombardia con il 22,7%. La situazione sembra essere più controllata al Sud e nelle isole, che registrano complessivamente solo il 24,4%.

Il fenomeno è monitorato a livello europeo da Missing Children Europe, network che riunisce 31 organizzazioni non governative in 27 Paesi Europei. Dal 2011 sono state 1,2 milioni le chiamate ricevute per i bambini scomparsi in tutta Europa. La situazione peggiore si registra in Romania, da cui arriva 1 denuncia su 5 e, più in generale, nell’Europa dell’Est, che raccoglie quasi il 50% dei casi trattati. Delle 190 mila chiamate, i bambini o gli adolescenti fuggiti o allontanati da casa rappresentano la casistica più numerosa (57,2%), seguita dai minori rapiti da un genitore (23,2%). Circa 1 minore scomparso su 4 è stato coinvolto in situazioni di abuso sessuale, sfruttamento o abbandono.

[*] La “pataccata” di Fitipaldi. Se vero o falso pari sono… un punto di svolta (o di non ritorno) per il giornalismo italiano. “Corruptio optimi pessima – Ciò che era ottimo, una volta corrotto, è pessimo” (San Gregorio Magno). Era un giallo “normale”… Poi diventò un affare di Stato (Vaticano) – 17 settembre 2017 [QUI] [per ritrovare queste Note che ho pubblicato su Facebook, visto che l’applicazione non è più accessibile direttamente, anche se non sono state cancellate, si deve fare un lavoro di archeologia; ed è un peccato, perché ne avevo pubblicato tante, con una montagna di materiale].

[**] La tentazione di credere alle svolte nel caso Orlandi
L’ennesima segnalazione sulla scomparsa di Emanuela non crea più nemmeno illusioni. Ma c’è una ragione per cui non bisogna smettere di crederci
di Ugo Barbàra
Agi.it, 10 aprile 2019


All’idea di una nuova svolta si deve credere, ma non si deve cedere. Sono coetaneo di Emanuela Orlandi e come tutti quelli che all’epoca della sua scomparsa avevano 15 anni fui molto impressionato da una vicenda che da subito apparve intricata e avvolta nelle nebbie dei depistaggi.
Per un Paese come l’Italia, quello della Orlandi è il ‘giallo dei gialli’. Eppure quello stesso popolo che si è appassionato a storie torbide come la morte di Wilma Montesi o a delitti brutali come quello di Simonetta Cesaroni ha seguito 36 anni di colpi di scena (finiti) e svolte (mancate) con un atteggiamento diverso, meno morboso.
Gli ingredienti per una storia che più torbida non si può ci sono tutti, però proprio il fatto che di mezzo ci fossero una ragazzina di appena 15 anni e il Vaticano – una di quelle cose sulle quali in Italia si può scherzare, ma fino a un certo punto – ha arginato la portata di certe speculazioni prive di qualunque sostegno, come il fatto che Emanuela fosse l’amante di questo o di quel prelato o che si fosse ritirata in un convento per espiare chissà cosa.
Questo non ha impedito a magistrati imprudenti di seguire ventre a terra piste sballate come quello del complotto bulgaro per ottenere la liberazione di Alì Agca. Personalmente mi sono appassionato all’ipotesi – mai del tutto smontata dalle inchieste – che ci fosse lo zampino della Banda della Magliana dietro alla scomparsa di Emanuela. La ricostruzione del contesto che era alla base del romanzo che ne ho tratto era sicuramente più intrigante che probante, ma era per l’appunto questo: fiction.
Il racconto di Sabrina Minardi, secondo cui la ragazzina era morta durante il sequestro ed era stata sepolta nelle fondamenta di una palazzina di Torvanianica fu presentato anche all’epoca come una svolta, ma era così sdrucciolevole e insidiosa che non poteva che portare fuori strada a meno di clamorose sorprese, come quella che diligentemente (e invano) i magistrati cercarono nella tomba del boss della mala Renatino De Pedis in quel di Sant’Apollinare, luogo in cui tumulare un criminale non era proprio l’ideale.
E come una svolta fu presentato, molto più di recente, il ritrovamento di alcune ossa nella sede della Nunziatura vaticana, salvo poi scoprire che erano talmente vecchie da anticipare di quasi un secolo la scomparsa della Orlandi.
Svolte e rivelazioni che non fanno sobbalzare più nessuno, forse nemmeno il pubblico dei programmi verità del pomeriggio, e pure hanno una funzione: allontanare come con piccoli calci poco accorti quell’oblio verso il quale a più d’uno farebbe comodo far scivolare l’intera vicenda.
Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, è il più stanco di sentir parlare di svolte, tanto che quando ha saputo della inchiesta aperta in Vaticano per far luce sull’ennesima segnalazione, non ha voluto nemmeno usare quella parola. Ha parlato piuttosto di verità e giustizia, le uniche cose che ormai importano in questa faccenda. Perché quella lettera anonima con la foto di una tomba e il messaggio “Cercate dove indica l’angelo” ricevuto l’estate scorsa suona vago e illusorio come le tante suggestioni che si sono susseguite negli anni.
Con ogni probabilità l’istanza presentata a inizio marzo al Segretario di Stato vaticano per avere informazioni riguardo a una tomba del cimitero teutonico all’interno della Santa Sede non porterà a niente, ma sarà un altro di quei piccoli calci. Che, per l’appunto perché piccoli, sono i più fastidiosi e prima o poi porteranno qualcuno ad averne abbastanza e a tirar fuori l’unico, vero fascicolo che conta. Quello che può portare verità e giustizia.

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