Finanza vaticana, ancora passi avanti a livello internazionale

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L’Autorità di Informazione Finanziaria vaticana è ufficialmente membro del Gruppo Egmont, che riunisce le Unità di Informazione Finanziaria a livello mondiale. Una partecipazione che – ha dichiarato René Bruelhart, direttore dell’AIF – “rappresenta il riconoscimento degli sforzi sistematici della Santa Sede e dello Stato di Città del Vaticano nell’identificare e combattere il riciclaggio del denaro e il finanziamento del terrorismo”.

 

Ma la notizia dell’ammissione al Gruppo Egmont sta a significare anche che l’impegno della Santa Sede a livello internazionale è apprezzato e riconosciuto nel mondo finanziario. Un impegno multilaterale che dimostra come la Santa Sede abbia ragionato, sul tema delle finanze, sul lungo periodo. Invece della “foglia di fico” di un rapporto bilaterale da costruire ogni qual volta si ponesse un problema di trasparenza finanziaria, la Santa Sede ha deciso di costruire un sistema riconosciuto a livello internazionale. E per questo la Santa Sede ha accettato di sottoporsi alla mutua valutazione di MONEYVAL (il comitato del Consiglio d’Europa che valuta l’aderenza agli standard internazionali dei Paesi membri) e ha cominciato un percorso di adeguamento agli standard internazionali del suo sistema finanziario, pur preservando la sua peculiare identità e sovranità.

Addirittura, si potrebbe desumere una ulteriore riforma della legge antiriciclaggio dalla scelta della Santa Sede di relazionare a MONEYVAL, alla prossima assemblea plenaria, di relazionare sui progressi riguardanti tutte le raccomandazioni “key and core” (chiave e cruciali) sull’antiriciclaggio, e non solo su quelle “core”, come previsto dalla procedura.

Già nel rapporto di MONEYVAL di luglio 2012 era specificato al punto 30 che “l’Autorità di Informazione Finanziaria sta seriamente considerando di diventare membro del Gruppo Egmont e ha già fatto i primi passi per iniziare la procedura di ingresso che le renderebbe possibile di cooperare direttamente con altre Unità di Informazione Finanziaria del Gruppo Egmont in accordo con i principi Egmont”.

Le valutazioni del Rapporto MONEYVAL – pubblicate al termine dell’assemblea plenaria di luglio 2012 – furono in linea di massima positive (9 valutazioni positive sulle 16 Raccomandazioni GAFI essenziali). Ma  rimanevano molte questioni aperte. Tra le altre cose, il Rapporto segnalava che l’Autorità di Informazione Finanziaria era limitata nella sua capacità di scambiare informazioni con altre Unità di Informazione Finanziaria.

Lo scorso dicembre sono entrate vigore due modifiche alla normativa antiriciclaggio dello Stato della Città del Vaticano – anticipate da korazym.org . Grazie a queste modifiche, all’AIF era dato il potere di stipulare dei protocolli di intesa con analoghe autorità di altri Stati senza il nulla osta della Segreteria di Stato. In questo modo erano ulteriormente favoriti  la cooperazione e lo scambio internazionale di informazioni, un passo importante che ha favorito l’adesione dell’AIF al gruppo Egmont.

L’Autorità di Informazione Finanziaria ha stipulato  quattro protocolli di intesa con autorità omologhe. Tra questi, quello stipulato lo scorso 7 maggio con il suo omologo USA FinCEM è di certo il più rilevante,  se si considera il fatto che a maggio dello scorso anno una classifica del Dipartimento di Stato USA definiva il Vaticano come uno Stato poco affidabile per quanto riguarda la trasparenza finanziaria. Una classifica che comuque si riferiva al 2011, quando in Vaticano c’era ancora il vecchio testo della legge antiriciclaggio.

Sono tutti passaggi che stanno a testimoniare il cambiamento di paradigma della Santa Sede, ormai sempre più indirizzata al multilateralismo, senza alcun rapporto bilaterale privilegiato.

“La partecipazione al Gruppo Egmont – si legge in una nota della Sala Stampa della Santa Sede –  rappresenta l’inserimento in una rete globale di Unità di Informazione Finanziaria e facilita lo scambio di informazioni per la lotta contro i crimini finanziari. Per la Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano ciò rappresenta un nuovo passo nella partecipazione a questo impegno internazionale” .

Il gruppo Egmont deve il suo nome all’Hotel Egmont di Bruxelles, dove un gruppo di Unità di Informazione Finanziaria (Financial Intelligence Unit) si riunì nel 1995. Lo scopo del Gruppo Egmont è d fornire un tavolo per le FIU di tutto il mondo per migliorare la cooperazione nella lotta contro il riciclaggio e il finanziamento al terrorismo, e di sviluppare il miglioramento dei programmi di ciascuno Stato in questo campo. Attualmente, raggruppa più di 130 paesi.

Un comunicato diramato dalla Santa Sede in occasione della firma del protocollo di intesa con la FinCEM ha sottolineato che l’Autorità di Informazione Finanziaria sta stringendo protocolli di intesa con altri oltre 20 venti paesi, e che la maggior parte di questi dovrebbe concretizzarsi entro l’anno.

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