Sul ring del Cop26 di Glasgow solo bla bla bla sul clima e la Greta nera Vanessa Nakate mette KO Obama: «Ci hai tradito»

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Ricordate i film tipo «Maciste contro Ercole»? Si tiravano massi di cartapesta, e il tifo dei ragazzi dell’oratorio era per Maciste, giovane e meno onusto di gloria. Più di recente vanno forte gli scontri tra Super Eroi della ditta Marvel, più o meno stessa sceneggiatura.

Barack Obama dixit: «Voglio che restiate arrabbiati, ma canalizzate questa rabbia» (Foto di Sven Hoppe/DPA).

Sul web il più cliccato della categoria è «Captain America contro Hydra». Per ora. Tra un po’ sarà surclassato. A Glasgow, nel surreale scenario del Cop26 dedicato ai disastri climatici, sul ring dei media globali si è consumato uno scontro perfetto tra Super Eroi del progressismo di questo millennio. Barak Obama contro Vanessa Nakate [*], disposti qui in ordine alfabetico, di curriculum e d’età. A finire giù come un salame, tal quale il Colosso di Rodi dai piedi di argilla, è stato l’ex presidente, 60 anni, il primo di ascendenze africane della storia statunitense. A stenderlo come una pelle d’orso brizzolato è stata Vanessa, l’astro nascente del movimento green. Greta Thunberg, che conosce arci-bene il suo limite, cioè di essere bianca e nordica, latte e trecce, si era preventivamente ritirata a Stoccolma, ovviamente in treno, per lasciare campo alla 24enne ugandese, dalla criniera vincente, bella e commossa, scolpita nel fuoco africano.

Foto Getty.

Nei giorni scorsi il New York Times, da sempre paladino di Obama, aveva elogiato Vanessa mostrandola come alternativa potabile di Greta. La più giovane svedese è infatti troppo apocalittica, pessimista, furibonda. Poco adatta a occupare la bacheca mitologica degli ecologisti-radical-chic della West Coast. Altra pasta Vanessa, è l’anello che si congiungevo con Obama e oltre Obama. Risveglia i sogni dei fiori nei cannoni, fantasia al potere. Il New York Times aveva raccontato così il discorso di Nakate ai duecentomila manifestanti di Glasgow: «”Siamo in crisi”, ha detto. “Siamo dentro un disastro che accade ogni giorno”. Ma ha offerto anche parole di speranza: “Le fattorie possono fiorire di nuovo”, ha detto Miss Nakate. “Gli animali possono gioire, perché c’è acqua da bere. C’è un potente canto in terre un tempo arse. Il dolore e la sofferenza sono spariti”». Nakate «offre parole di speranza» Pareva la persona giusta per fare lega con Barak alla testa della sinistra universale, stessi sogni, stessa oratoria avviluppante. Ideale per la crème.

Troppo moderato

Ne era convinto anche il marito di Michelle, che aveva un bel programmino. Tirare botte da orbi contro Trump, massaggiare il cranio a Putin e Xi, e poi dare e prendersi carezze dalle giovani attiviste. In fondo Obama è o non è un Nobel della pace? Greta Thunberg, come detto, si è prontamente sfilata con l’aria di chi ritiene lui come gli altri caporioni del «bla-bla-bla» indegni di berci insieme anche solo uno yogurt biologico di renna. Va be’, resta Vanessa, pure meglio. Ma ecco il colpo di scena.

Obama sta ancora parlando al summit.  Già rimbalzano le sue parole ovunque, anticipate dal Washington Post quasi fosse lo scoop del secolo. C’è la captatio benevolentiae, la leccatina ben studiata (lui crede). Dice: «Due anni fa Greta Thunberg ha ispirato migliaia di giovani. Ora il mondo è pieno di Grete». Ha insistito: «Le proteste sono necessarie». Il presidente emerito dichiara però da maestrino che occorre andare oltre: «Io voglio che voi restiate arrabbiati, ma canalizzate questa rabbia, questa è una maratona non uno sprint: non si può più solo urlare o twittare contro, o creare problemi bloccando il traffico: dobbiamo ascoltare le obiezioni e la riluttanza della gente comune, comprendere la loro realtà e lavorare con loro in modo che azioni serie sul clima non abbiamo un impatto negativo su di loro. Dobbiamo persuadere quelli che non sono d’accordo o che sono indifferenti».

Si noti l’incedere del discorso: «Io voglio che voi…», salvo poi passare al «noi dobbiamo», ma chi l’ha autorizzato a ritenersi uno di loro? Davanti a questi geni della comunicazione con le trecce e le maglie variopinte si è fatto infilzare come un pollo spennato.

È andato avanti. Ha cercato di sintonizzarsi ancora con la piazza dei manifestanti climatici. Invano ha confessato: «Non abbiamo fatto abbastanza». Ha ammesso in pratica che aveva ragione Greta a dichiarare fallita questa parata scozzese: «È stato particolarmente scoraggiante vedere i leader di due dei più grandi propagatori di emissioni, Cina e Russia, declinare persino l’invito all’incontro, mentre i loro piani nazionali riflettono il desiderio di mantenere lo status quo, da parte di entrambi quei Paesi. E questa è una vergogna». Vergognati tu, Obama dei miei stivali. Non sono state queste le parole messe a verbale da Vanessa, ma il senso è quello. Invece di partecipare alla tavola rotonda con lui, organizzata per includerla nel club, ha risposto che non se ne fa niente. Non ha però replicato al bla-bla berciando un bleh-bleh, ma mandando per le terre i presidenti Usa di qualsiasi colore siano o siano stati con un documento che ne attesta la mala fede.

Foto AP.

L’accusa

È accaduto infatti che un militante sudafricano abbia inviato un video. Fresco di Nobel, ottenuto prima ancora di cominciare a governare, aveva promesso pace e cooperazione specie con l’Africa dei suoi antenati. Vanessa Nakate lo diffonde con queste frasi taglienti. «L’Africa contribuisce con le sue emissioni solo al 3 per cento del totale, e paga prezzi altissimi. Quando avevo 13 anni, nel 2009, tu Obama avevi promesso 100 miliardi di dollari per finanziare la lotta al cambiamento climatico. Gli Stati Uniti hanno tradito le loro promesse, questo costerà perdite di vite umane in Africa. Il paese più ricco della Terra non contribuisce abbastanza ai fondi salvavita. Tu vuoi incontrare i giovani della COP26. Noi vogliamo i fatti».

Match finito. Kappaò dell’anziano progressista di Chicago. Tra Barack Captain America e Vanessa l’Amazzone d’Africa non c’è stata partita.

Questo articolo è stato pubblicato ieri, 9 novembre 2021 su Libero Quotidiano.

[*] Vanessa Nakate, nata il 15 novembre 1996 a Kampala, la capitale dell’Uganda, laureata in economia aziendale alla Makerere University Business School, ha iniziato il suo impegno per il clima nel gennaio del 2019. Preoccupata per le temperature insolitamente alte, ha deciso di iniziare una protesta solitaria. Negli stessi giorni dei Fridays for future presidia i cancelli del Parlamento ugandese tenendo in mano un cartello: “Amore verde, pace verde” e ha creato il primo gruppo di Fridays for future dell’Uganda. Partecipa nel dicembre del 2019 alla Cop25 di Madrid. Interviene poi nell’evento ‘Unite behind science’ dialogando con scienziati e climatologi per includere la conoscenza tradizionale degli agricoltori del suo paese colpiti in prima persona dall’impatto della crisi climatica. Il primo contatto con Greta Thunberg è dell’8 gennaio 2020. Nakate ricorda in un tweet la protesta in atto nel suo Paese e l’attivista svedese ricondivide la sua storia lanciando un appello in favore dell’Africa. Da quel giorno si moltiplicano gli eventi in cui Nakate prende parte per raccontare i problemi del suo Paese. Dal Forum Economico Mondiale di Davos, alla Desmond Tutu International Peace Lecture. Nel novembre 2020 è stata inclusa nella lista stilata dalla Bbc delle 100 donne più illuminate ed influenti dell’anno.

Foto AFP.

Diventata la voce del sud del mondo, era rimasta ai margini della discussione globale sulla transizione ecologica, finché è diventata una dei protagonisti del primo giorno dello Youth4Climate di Milano: “Siamo responsabili solo del 3% delle emissioni globali di Co2, ma ne subiamo molto di più le conseguenze”, ha detto dal palco del Milano Conference Centre, dove non ha intonato slogan per avere l’attenzione del pubblico. Al contrario, l’attivista ugandese ha ripetuto una semplice frase: “Who is going to pay?” (chi pagherà?) [Fonte SkyTG24].

Foto di copertina: Vanessa Nakate, ugandese, 24 anni, attivista ecologista, l’8 novembre 2021 a Glasgow ha attaccato Barack Obama per le promesse non mantenute sul clima: “SHOW US THE MONEY” (Foto Lapresse).

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