Il card. Bagnasco alla Cisl: la promozione del lavoro per una riforma della società
Raffaele Bonanni è stato riconfermato Segretario Generale della Cisl al termine del XVII Congresso nazionale della Cisl che si è concluso sabato 15 giugno a Roma, che nel suo intervento di chiusura ha ribadito che: “La politica italiana, improntata al ‘bipolarismo distruttivo’, ha eroso profondamente il consenso e la fiducia dei cittadini e lasciato spazio al populismo prorompente. La situazione economica e sociale è al limite del collasso con la crescita della povertà, della disoccupazione, della cassa integrazione.
Per quanto riguarda l’occupazione, le risorse disponibili vanno concentrate in pochi interventi mirati: staffetta generazionale, per favorire forme di part-time per chi è vicino alla pensione con contestuale assunzione di giovani; rafforzamento quantitativo e qualitativo dell’apprendistato e sgravi per favorire il lavoro giovanile stabile… Infine, serve una nuova governance per i servizi per l’impiego che li rafforzi e migliori il raccordo tra sevizi pubblici e privati, coinvolgendo pienamente il sindacato, per affiancare al sostegno al reddito politiche attive di riqualificazione ed accompagnare i lavoratori espulsi verso nuove occupazioni, anche valorizzando quei settori dove ancora cresce la domanda, come il socio sanitario e i servizi alla persona”.
Il segretario generale della Cisl ha ripreso, nel suo intervento conclusivo le parole del presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, che giovedì 13 giugno aveva sottolineato il lavoro come centro della questione sociale, invitando ad un ripensamento del modello di sviluppo finora adottato: “La crisi, se affrontata con capacità autocritica, coraggio e determinazione, può e deve diventare occasione di discernimento e di nuova progettualità. Non può passare senza averci lasciato un insegnamento; non deve passare senza averci resi consapevoli dei limiti del nostro sistema sociale e capaci di costruire uno sviluppo più giusto e sostenibile. Mediante la sua Dottrina Sociale, la Chiesa non intende delineare un preciso modello di sviluppo; essa non ha soluzioni tecniche e preconfezionate da offrire, ma propone dei principi capaci di orientare le scelte concrete. Di tali principi, quello della dignità dell’uomo è la sintesi e il vertice, poiché centro e perno dello sviluppo è l’uomo stesso: non sono le ricchezze prodotte né il rendimento economico, ma la persona umana, a cui tutti i beni sono finalizzati”.
Quindi il card. Bagnasco ha sottolineato che l’uomo per realizzarsi come persona ha diritto al lavoro e la disoccupazione, che investe soprattutto i giovani, induce al pensiero che la società non ha bisogno di loro: “Per il nostro Paese lo scarso investimento sui giovani in termini di formazione scolastica e universitaria, oltre che di inserimento nel mondo lavorativo, assume il carattere di un’autentica calamità, che si trasforma in dramma esistenziale per molti e spinge altri a emigrare in cerca di un inserimento lavorativo.
Da parte loro, i giovani dovranno mostrare spirito di sacrificio, adattabilità e intraprendenza, accettando di compiere lavori che non sempre corrispondono in pieno alle loro aspettative e sapendo essi stessi immaginare nuove modalità e forme di impiego… Nel suo incontro di sabato scorso con il presidente Napolitano, il Santo Padre Francesco ha richiamato l’attenzione sulla ‘prevalenza di logiche che privilegiano il profitto rispetto al lavoro’, e ha invitato a ‘garantire e sviluppare l’impianto complessivo delle istituzioni democratiche’, guardando al futuro con speranza. Questa speranza non consiste nella semplice attesa di un futuro migliore, ma deve tradursi nell’impegno concreto a costruire nuove possibilità di crescita e di lavoro per le generazioni che verranno”.
Quindi per far ripartire l’economia sono necessarie riforme strutturali: “Per fare ripartire il lavoro e l’economia serve il concorso di tutta la società, così come la valorizzazione delle eccellenze di cui l’Italia è ricca, specialmente nell’ambito dell’industria manifatturiera, la cui promozione non può prescindere da maggiori investimenti destinati alla ricerca, e innanzitutto tenere in casa i gioielli di famiglia che, una volta usciti, non tornano più. Un’immagine biblica ci illumina: il piccolo Davide ha resistito e superato il grande Golia con la sua agilità e il suo genio!
Ma le sole imprese non sono sufficienti a ridare vigore al tessuto sociale: si rendono necessari anche investimenti sui lavori di cura, sul versante assistenziale, educativo e sociale. Si tratta di ambiti che dischiuderebbero enormi potenzialità di lavoro e permetterebbero di realizzare progetti di formazione, insieme alla cura del territorio e alla promozione dei beni culturali, artistici e paesaggistici, di cui il nostro paese è incomparabilmente il più ricco”.
Ma per le riforme strutturali è urgente il rinnovamento morale ed una nuova corresponsabilità: “In un contesto di diffuso individualismo, l’associazionismo riveste un compito imprescindibile e di valore addirittura profetico. Esso ricorda a tutti che solo insieme si conseguono i risultati più veri, perché è attraverso il confronto e la valorizzazione della prospettiva altrui che si riesce a completare la parzialità del proprio punto di vista. Due o più persone che lavorano insieme non sommano, ma moltiplicano il frutto della loro attività, perché la loro stessa collaborazione rappresenta un valore aggiunto. Il sindacato, come luogo intelligente di dialogo, di condivisione dei valori, di rivendicazione dei diritti e lotta contro le ingiustizie, rappresenta un punto di forza e un’esperienza insostituibile per tutto il contesto sociale.
L’Italia della responsabilità ha bisogno del contributo di un sindacato nuovo, che sappia avanzare proposte concrete, disporsi al dialogo, essere aperto al confronto e disponibile alla collaborazione. Questo non implica l’accettazione acritica di ciò che non è negoziabile, in quanto tradisce valori da cui non è possibile prescindere nel costruire il vero bene dell’uomo”.