Quanto “vale” una ragazzo autistico? Un caso recente fa riflettere

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Possono bastare 10.000 euro di risarcimento per dimenticare le assurde sevizie perpetrate nei confronti di un ragazzo autistico da due insegnanti vicentine? È il timore che in questi giorni corre nella mente di tantissime persone dopo aver visto le agghiaccianti immagini – girate dai Carabinieri e pubblicate dal Corriere del Veneto – che incastrano Maria Pia Piron, 59 anni, insegnante di sostegno, e Oriana Montesin, 55 anni, “presunta” assistente sociale (poiché – precisa l’Ordine nazionale – “non risulta iscritta all’albo professionale degli Assistenti Sociali”), intente ad oltraggiare e a colpire con estrema cattiveria un ragazzo autistico di 15 anni: “Chiudi quella bocca, – si sente dire nel video – sei un animale, prendo un bastone e ti spacco la testa”, e giù schiaffi e strattoni, mentre il ragazzo – visibilmente terrorizzato – viene umiliato e vessato dalle due donne. Altre volte – come rivelano le immagini – il giovane viene preso a calci non appena entrato in classe, oppure percosso con una bacchetta o con una forbice. Violenze che non possono essere giustificate con l’alibi dello stress e dell’affaticamento psico-fisico come tentano di dimostrare i legali delle due aguzzine.

La raccapricciante sequenza dei fatti è stata scoperta in seguito ad alcuni sospetti dei familiari che hanno autorizzato i Carabinieri a piazzare una telecamera nascosta nell’aula dove il ragazzo autistico faceva lezione assistito dalle due donne. Le immagini raccontano “solo” cinque giorni (dal 3 all’8 aprile ) di terrore vissuti dal giovane alunno, seduto davanti al suo banco in balia dei suoi carnefici, mentre del rimanente tempo trascorso in quella scuola, in preda al panico e sotto assedio di educatrici senza scrupoli, nessuno saprà mai nulla, tranne il cuore e l’anima della giovane vittima dove ogni offesa e percossa ha certamente lasciato segni e inevitabili conseguenze.

Quando i Carabinieri, l’8 aprile 2013, fanno irruzione nella scuola arrestano le due donne e trovano il ragazzo sotto shock, con i vestiti bagnati di urina e il terrore dipinto nel volto. Le due “educatrici” – dopo aver versato entrambe la cifra di 10mila euro di risarcimento – hanno già ottenuto la scarcerazione e si trovano agli arresti domiciliari. Una delle due donne, Oriana Montesin, si è difesa dicendo che in quel periodo era molto stressata.

Simili circostanze ci interrogano non solo sul valore della persona, ma sulle reali capacità pedagogiche ed educative possedute dagli educatori, soprattutto da coloro i quali in ambito scolastico hanno il delicato compito del “sostegno” riservato agli alunni diversamente abili.

Che la scuola sia “questione di cuore” – come diceva Don Bosco – non vuol dire inadempienza, approssimazione, inadeguatezza o peggio ancora violenza. Chi è troppo preso da problemi personali e non riesce a governare l’irresponsabile istinto di scaricare nei discenti le proprie amarezze e le fatiche della vita, farebbe meglio a cambiare mestiere!

Duro anche il giudizio dell’Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici del Veneto a proposito di questa terribile vicenda. Ci complimentiamo con i genitori – si legge nel comunicato stampa di ANGSA Veneto – “per non aver taciuto, per aver avuto il coraggio di denunciare alle Forze dell’Ordine i loro sospetti. Sospetti che non sono stati sottovalutati, o considerati esagerazioni di genitori troppo apprensivi, come a volte ci sentiamo definire, ma considerati, valutati ed accolti, intervenendo poi con efficacia a tutela del più debole”. E ancora: “Non vogliamo invece dirigenti, responsabili di servizi, che si nascondono dietro comportamenti omertosi, dietro quei ‘non sapevo’ che dimostrano quanta poca partecipazione mettano nel loro lavoro. È intollerabile che per giustificarsi, si tiri in ballo in questa squallida vicenda, il ragazzo che non esprimeva disagio, che non comunicava i maltrattamenti cui era oggetto: se è autistico, è logico che sia così, visto che la comunicazione ed interazione sociale sono le aree maggiormente compromesse dall’autismo; questo rende ancora più infamante il comportamento di quelle due persone, che non chiameremo ‘insegnante’ od ‘operatrice socio sanitaria’ per rispetto ai tantissimi professionisti che popolano le nostre scuole, che a dispetto di mille difficoltà portano avanti con dignità ed abnegazione la loro ‘missione’: quella di affiancare il percorso di vita di una persona nata con un handicap gravissimo, com’è la sindrome autistica”.

Il 2 aprile scorso si celebrava la giornata mondiale dell’autismo. Una sindrome, almeno nel nome, conosciuta più per l’interpretazione  di Dustin Hoffman nel film «Rain Man» che per il reale dettaglio scientifico. In Italia, le famiglie che hanno a che fare con una persona autistica sono oltre 400mila, e la crescita di questi dati è in costante aumento. Se, infatti, nel 1985 si contavano circa 4 bambini autistici ogni 10 mila nascite, oggi si parla di 1 bambino autistico ogni cento nascite!

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