Referendum «Eutanasia legale». Pro Vita & Famiglia: «Il grande inganno dei Radicali: vogliono legalizzare l’omicidio!». Card. Bassetti: Eutanasia è antropologia nichilista e senza speranza

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«Lo “straordinario” risultato del referendum sull’Eutanasia di cui parla Cappato è frutto di un colossale inganno e di falsità diffuse sulla pelle dei più fragili. Si parla di Eutanasia legale, ma in realtà il quesito referendario presentato dai radicali è per la depenalizzazione dell’omicidio del consenziente». È il commento di Antonio Brandi, Presidente di Pro Vita & Famiglia Onlus, in occasione della consegna alla Corte di Cassazione delle firme sul Referendum per l’Eutanasia legale.

«Attenzione – precisa Jacopo Coghe, Vicepresidente di Pro Vita & Famiglia Onlus – l’Eutanasia non riguarda il “diritto di decidere come e quando morire”, ma il “diritto di decidere come e quando farsi uccidere da altri”. La differenza è abissale e cruciale. Non è una questione di libertà individuale, ma di ordine sociale e collettivo. “Eutanasia legale” significa che lo Stato, la società sospende il divieto assoluto di omicidio, consentendo ad alcuni di uccidere altri. Di ammazzarli».

«Sia il Referendum che il Testo Unico sul Suicidio Assistito [Firma per bloccare il testo unico sul suicidio assistito!] che arriverà alla Camera il 25 ottobre – continua la nota di Pro Vita & Famiglia Onlus – riguardano i maggiorenni ma il passo per togliere il limite di età è breve, se pensiamo che la proposta dei Radicali non ha limiti nelle modalità, tanto che anche la decapitazione o lo squartamento sarebbero consentiti. Dove arriveremo? – conclude la nota di Pro Vita & Famiglia Onlus. – Vogliamo forse fare come Belgio [Eutanasia. Pro Vita & Famiglia: «In Belgio il 10% dei neonati uccisi. Vogliamo questo anche in Italia?»] e Paesi Bassi [Verhagen, l’autore del Protocollo per l’eutanasia su bambini e neonati], dove vengono uccisi i bambini senza prospettiva di vita sana o dove ha trovato la morte un’adolescente vittima di abusi sessuali?».

Bassetti, l’eutanasia non è compassione ma una antropologia nichilista e senza speranza
Il presidente della CEI è intervenuto al XXVII Congresso nazionale AMCI, l’ Associazione Medici Cattolici Italiani
di Angela Ambrogetti
ACI Stampa, 8 ottobre 2021


Non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire, ma il prevalere di una concezione antropologica e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali”.
Lo ha ribadito il cardinale Bassetti nel suo intervento al XXVII Congresso nazionale AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani) in corso a Roma.
La “Pandemia” – ha detto il cardinale- “suscita molti interrogativi” e “ci invita a riflettere sulla morte e su tutte quelle domande che investono il morire: ovvero l’elaborazione del lutto oppure i confini tra vita, respiro, soffio vitale e morte. Oggi c’è un inquieto dibattuto pubblico sull’eutanasia. Come ho avuto recentemente modo di osservare con i confratelli Vescovi del Consiglio Permanente della CEI «suscita una grave inquietudine la prospettiva di un referendum per depenalizzare l’omicidio del consenziente». E soprattutto oggi, davanti ai medici, «è necessario ribadire che non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire, ma il prevalere di una concezione antropologica e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali.
C’è una contraddizione stridente tra la mobilitazione solidale, che ha visto un Paese intero attivarsi contro un virus portatore di morte, e un’iniziativa che, a prescindere dalle intenzioni dei singoli firmatari della richiesta referendaria, propone una soluzione che rappresenta una sconfitta dell’umano. Chi soffre va accompagnato e aiutato a ritrovare ragioni di vita; occorre chiedere l’applicazione della legge sulle cure palliative e la terapia del dolore»”.
Il cardinale invita i medici cattolici a “chinarsi” davanti ai malati: “Chinarsi è l’opposto di indifferenza, l’opposto della contemporanea “cultura dello scarto”, e nella “clinica medica” ha una sua specifica configurazione”. E ha aggiunto: “Ovviamente, non si può chinare la testa di fronte al male comandato da una legge ingiusta, e oggi sembra quanto mai necessario richiamare questi principii: occorre sempre difendere l’irrinunciabile valore e l’intrinseca dignità della vita umana dal suo inizio al suo naturale compimento”.
Per questo “l’obiezione di coscienza ed il diritto alla libertà di coscienza da parte dei medici e dei professionisti sanitari è un diritto fondamentale che necessita di una testimonianza coerente tra i valori affermati e quelli vissuti in concreto nella professione”.
Infine Bassetti ha sottolineato: “Come medici non vivete da soli, isolati in un ambiente asettico, ma siete chiamati a vivere la fede in comunione con la Chiesa che prega per i suoi malati, e che ringrazia anche il Padre celeste per chi di loro si prende cura. Per questo motivo, voglio ribadire un concetto che è anche un grande incoraggiamento: nessun medico è mai del tutto solo!”.

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