Si omnia ficta…

Condividi su...

Ecco, se tutto è fiction… potremmo essere risucchiati in qualcosa che potrebbe essere anche chiamato Metaverso. Oh ci siamo già… Ma cosa è il Metaverso e dobbiamo preoccuparci, si chiedevano Adi Robertson e Jay Peters il 4 ottobre 2021 su The Verge [QUI].

Negli ultimi mesi potresti aver sentito parlare di qualcosa chiamato Metaverso. È una parte definizione, una parte aspirazione, una parte clamore e montatura (pubblicitaria dell’high tech). Forse hai letto che il Metaverso sostituirà Internet. Che forse dovremmo vivere tutti lì. Forse Facebook (o Epic, o Roblox, o dozzine di aziende più piccole) sta cercando di prenderne il controllo. E forse ha qualcosa a che fare con gli NFT’s, non-fungible tokens (gettoni non fungibili)? Un gettone non fungibile è un tipo speciale di gettone crittografico che rappresenta qualcosa di unico. I gettoni non fungibili non sono quindi reciprocamente intercambiabili. Ciò è in contrasto con le criptovalute, come bitcoin e molti gettoni di rete o di utilità, che sono per loro stessa natura fungibili. I gettoni non fungibili possono davvero essere qualsiasi cosa digitale (come disegni, musica, il tuo cervello scaricato e trasformato in un’intelligenza artificiale), ma gran parte dell’eccitazione attuale riguarda l’uso della tecnologia per vendere arte digitale.

A differenza di molte cose, il Metaverso è difficile da spiegare, per una ragione: non esiste necessariamente. È in parte un sogno per il futuro di Internet e in parte un modo accurato per incapsulare alcune tendenze attuali nell’infrastruttura online, inclusa la crescita di mondi 3D in tempo reale. Ma veniamo alla parte divertente. Inizierai a controllare il tuo feed di Facebook in Fortnite con un paio di occhiali per realtà aumentata? I tuoi amici ti inviteranno al cyber-brunch invece del normale brunch? È ora di collegarsi e capirlo.

Quindi, il Metaverso è iniziato come una cosa di fantascienza, giusto? Corretta. Neal Stephenson ha notoriamente coniato il termine “Metaverse” nel suo romanzo del 1992 Snow Crash, dove si riferiva a un mondo virtuale 3D abitato da avatar di persone reali. Molti altri media di fantascienza includono sistemi simili al Metaverso (alcuni dei quali precedenti a Snow Crash). Ma il libro di Stephenson rimane uno dei punti di riferimento più comuni per gli appassionati del Metaverso, insieme al romanzo di Ernest Cline del 2011 Ready Player One.

In realtà, non esiste una definizione universalmente accettata di un vero e proprio Metaverso, tranne forse che è un successore più fantasioso di Internet. I sostenitori del Metaverso della Silicon Valley a volte fanno riferimento a una descrizione del capitalista di rischio Matthew Ball, autore del vasto Metaverse Primer: «Il Metaverso è una vasta rete di mondi e simulazioni 3D persistenti e in tempo reale che supportano la continuità di identità, oggetti, storia, pagamenti, e diritti, e possono essere vissuti in modo sincrono da un numero effettivamente illimitato di utenti, ciascuno con un senso di presenza individuale».

Facebook, probabilmente l’azienda high tech con la maggiore partecipazione (e interessi commerciali) nel Metaverso, lo descrive in modo più semplice: «Il Metaverso è un insieme di spazi virtuali in cui è possibile creare ed esplorare con altre persone che non si trovano nello stesso spazio fisico del tuo».

Per aiutarci a capirci qualcosa di Metaverso, nessun è meglio, finché so, di Paolo Attivissimo, il giornalista informatico e cacciatore di bufale, che gestisce il blog Il Disinformatico[*].

Roblox.

Le parole di Internet: Metaverso
di Paolo Attivissimo
Il Disinformatico, 8 ottobre 2021


La parola Metaverso, o Metaverse nell’originale inglese, con la M maiuscola, indica un insieme di luoghi virtuali digitali nei quali le persone possono interagire come se fossero fisicamente presenti in quel luogo con il proprio corpo.

Immaginate un videogioco che sta tutto intorno a voi invece di essere confinato nello schermo di un telefonino o di una console di gioco, ed è tridimensionale e interattivo. Voi vi muovete e gli altri utenti vedono il vostro movimento, rappresentato da un avatar. Il Metaverso è insomma una sorta di realtà virtuale e come tale richiede un visore apposito.

Il termine fu coniato nel 1992 dall’autore di fantascienza Neal Stephenson per il libro Snow Crash. Nel libro, il Metaverso è una sorta di successore di Internet. Qualcosa di simile si è visto in Ready Player One.
L’idea non è nuova, e il lockdown l’ha resa più interessante come modo alternativo, a volte unico, per socializzare e partecipare a grandi eventi in sicurezza. Epic Games ha già tenuto concerti in Fortnite e Roblox ha già fatto altrettanto, per esempio radunando in tutto 33 milioni di presenze per il concerto virtuale del rapper Lil Nas X.

Finché le immagini restano su uno schermo piatto, il Metaverso sembra semplicemente una riedizione di Second Life (ve lo ricordate? era il 2003) ma con una grafica più ricca. Ma quando si indossa il visore per realtà virtuale tutto diventa molto differente e l’esperienza è fortemente immersiva. O almeno questa è l’intenzione.

Il concetto di Metaverso è tornato alla ribalta in una serie di post, discorsi e interviste di Mark Zuckerberg, che l’ha descritto come “una Internet corporea, dove invece di limitarti a vedere dei contenuti, sei nei contenuti”. Zuckerberg dice che vuole che Facebook si trasformi da una rete di social network in una “società del Metaverso”, nel giro dei prossimi cinque anni e secondo lui andremo a lavorare in “uffici infiniti” personalizzabili e potremo incontrare i nostri colleghi e amici nella stessa stanza virtuale e chiacchierare come se fossimo fisicamente vicini, vedendo le espressioni e la gestualità dei nostri interlocutori. Ne ha parlato anche Swisscom, pochi giorni fa, nel keynote di Stefano Santinelli (delegato del CEO per la Svizzera italiana) agli Swisscom Business Days di Lugano. Il Metaverso è business.

Non è un caso che Facebook abbia speso due miliardi di dollari per acquistare Oculus, società specializzata in visori per realtà virtuale, e stia lentamente facendo confluire Facebook e Oculus. Da qualche tempo per poter creare un account Oculus bisogna avere un profilo Facebook.

Le ragioni dell’interesse di Facebook e di molti investitori per il Metaverso sono molto pratiche: permette di raccogliere ancora più dati personali. Oggi viene schedato e analizzato minuziosamente il modo in cui clicchiamo e cosa decidiamo di condividere, ma nel Metaverso vengono analizzati anche i movimenti del corpo, le direzioni dello sguardo, le reazioni ai vari stimoli: una miniera d’oro per chi fa soldi vendendo i nostri dati.

Avranno ragione? Andremo davvero a lavorare e a trovare gli amici indossando scomodi visori e gesticoleremo comicamente agli occhi di qualunque osservatore esterno oppure il Metaverso sarà un flop come lo fu Second Life dopo la febbre iniziale? Forse sì, se la qualità delle immagini migliora e soprattutto i visori diventano più leggeri. E se accetteremo di essere ancora più sorvegliati di oggi, persino nei gesti.

[*] Paolo Attivissimo – sì, è il suo vero cognome (nomen est omen) – nato a York (UK) nel 1963, vive e lavora a Lugano (Svizzera) dal 2004, con sua moglie Elena, un gatto e mezzo (Ciuffo plus Trilli, condiviso con i vicini) e fin troppi computer e gadget. È scrittore e giornalista informatico, divulgatore scientifico, oratore pubblico, traduttore e interprete tecnico e smascheratore di bufale. Il suo sito principale è Attivissimo.net e il suo blog principale è Disinformatico.info, con cui ha accumulato oltre 100 milioni di visualizzazioni. È presente su Twitter con @disinformatico (primary) e @AttivissimoLIVE (for livetweets) e ha 410.000 follower. Facebook? «No, grazie, ho smesso a giugno 2013. Adesso ho solo una pagina segnaposto». WhatsApp? «No. Mi rifiuto di dare i miei contatti telefonici a Facebook». È presente anche su altri social, come Instagram (disinformatico), Youtube (Antibufala), Telegram (t.me/il_Disinformatico), Signal (+41 79 759 8264, che è anche il suo numero di telefono).
Ha scritto 18 libri in italiano su vari argomenti informatici e oltre 100 articoli per Le Scienze (l’edizione italiana di Scientific American). I suoi ultimi libri: “Facebook e Twitter: manuale di autodifesa” (2013, in Italian), “Moon Hoax: Debunked!” (in English, 2013) and “Luna? Sì, ci siamo andati!” (in Italian, 2018). Dal 2006 conduce il programma radiofonico Il Disinformatico sulla Radio e TV Nazionale Svizzera (RSI). È consulente per RSI, RAI e Mediaset in materia di informatica e disinformazione mediatica.
Premi e riconoscimenti: Premio Italia 2016 come traduttore. 2011 Tweet Award come “tweeter più geek”. Il blog Disinformatico.info ha vinto il premio Macchianera nel 2008, 2009 e 2013 come miglior blog di divulgazione tecnologica in lingua italiana. C’è un asteroide chiamato “357116 Attivissimo (2001 WH)” grazie ai suoi scopritori presso l’Osservatorio Astronomico di Cavezzo.

Free Webcam Girls
151.11.48.50